Studi sul Cristianesimo Primitivo

Due censimenti per una sola Natività...

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Emilio Salsi
view post Posted on 13/12/2008, 21:15 by: Emilio Salsi     +1   -1




CITAZIONE
...sarà il caso che gli storici Cattolici si sveglino , nel libro di Salsi ci sono delle pillole che per i Vangeli, visti come documeti storici ,sono vero cianuro.

Due censimenti per una sola natività.

In base alle descrizioni degli avvenimenti forniteci dagli evangelisti Luca e Matteo, gli unici che ne parlano, la nascita di Gesù risulta totalmente diversa, tranne i nomi dei protagonisti. Se togliessimo i nomi ci troveremmo di fronte a due eventi talmente estranei fra loro ed incompatibili al punto di far decadere la testimonianza dell’Avvento del Messia Salvatore, o meglio, anziché attestarne la “Rivelazione Divina”, ne dimostra l’invenzione umana. Lo capirono, sin dall’inizio, i Padri Apologisti della Chiesa i quali, nel tentativo di giustificare i contrasti insanabili contenuti nei due Vangeli, ottennero l’effetto contrario; come testimonia Celso, il filosofo greco loro coevo, vissuto fra il II e III secolo d.C. che dichiarò nel suo “Discorso Veritiero” contro i cristiani:
“E’ noto a tutti che ciò che avete scritto è il risultato di continui rimaneggiamenti fatti in seguito alle critiche che vi venivano apportate”.
Infatti Luca, facendo nascere Gesù il 6 d.C., anno in cui, Publio Sulpicio Quirino fece il censimento in Siria e Giudea, cioè, 10 anni dopo la morte di Erode il Grande; condannò la Madonna a rimanere 12 anni incinta rispetto alla nascita avvenuta, secondo Matteo, il 6 a.C., ossia, 2 anni prima della morte dello stesso Re, sempre che i due evangelisti di riferissero alla stessa donna, allo stesso parto e allo stesso “Figlio” di Dio.
“In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò di fare il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirino” (Lc. 2, 1).
Il primo ad accorgersi della grave contraddizione fu Tertulliano, Padre apologista cristiano, il quale, ignorando l’assurdità che il Vangelo riporta un censimento di tutta la terra, nel III secolo, smentendo Luca, per “eliminare” il problema, eliminò “Quirino” e lo sostituì con il Legato “Senzio Saturnino”, Governatore di Siria durante gli ultimi anni di vita di Erode il Grande:
Risulta siano stati fatti censimenti sotto Augusto, in Giudea, con Senzio Saturnino, nei quali è possibile sia stata ricercata la sua (di Gesù) origine” (Adversus Marcionem IV 19,10).
La titubante “testimonianza” di Tertulliano (ovviamente senza alcuna risultanza storica), eliminato Quirino, smentì la “Nascita” di Luca senza risolvere il problema ... al contrario: dimostrò che i Vangeli, “dettati da Dio”, erano incoerenti e dovevano essere modificati.
A complicare ulteriormente la data di nascita di Gesù ci si mise, nel III secolo, il maggiore dei “Padri”, Orìgene, il quale affermò: “nei giorni del censimento, quando con ogni probabilità nacque Gesù, un certo Giuda Galileo conquistò al suo seguito un gran numero di Giudei…” (Contra Celsus I, 57). Per Orìgene: censimento, nascita di Gesù e rivolta di Giuda il Galileo furono contemporanei, come per San Luca, e sappiamo avvennero il 6 d.C.; e lo ribadisce, subito dopo, cercando, comunque, di “coordinare” Luca e Matteo, ma:
Erode il Tetrarca mandò degli uomini per uccidere tutti i bambini nati nello stesso tempo, ritenendo di eliminare anche Gesù per timore che gli potesse occupare il regno” (C.Ce. I, 58).
Orìgene, dando per scontato la nascita di Gesù il 6 d.C., come appena riportato, ne dedusse, smentendo la “Nascita” di Matteo e di Tertulliano, che, a quella data, solo Erode Antipa, Tetrarca della Galilea, avrebbe potuto fare la “strage degli innocenti” poiché sapeva che Erode il Grande era morto il 4 a.C. e, essendo stato esiliato (il 6 d.C.) Erode Archelao da Cesare Augusto, in Giudea non c’era alcun Re a governare ma Coponio, un Prefetto romano.
Peraltro, Erode il Grande e i suoi discendenti sapevano bene che solo l’Imperatore decideva se potevano continuare a regnare o destituirli e, in quel caso, il Re poteva solo obbedire perché ad Antiochia stanziava il Legato di Siria, al comando delle legioni di Roma, pronto a far rispettare i decreti imperiali.
Secondo Matteo la “strage” riguardava direttamente il neonato “Gesù bambino”; lui era l’obiettivo di Erode e la conseguente “fuga in Egitto”, propiziata dalla omertà dei “Magi” venuti ad adorare il “Re dei Re”, fu un evento drammatico per la “Sacra Famiglia” al punto che l’esilio in quella terra si protrasse fino alla morte del Re “criminale”. Dramma che finirà, alla morte di Erode, nella celestiale “Nazaret”, unica città tranquilla della Galilea, ove la Madonna e San Giuseppe potranno accudire “Gesù bambino” ignari (come Matteo evangelista) del sangue che scorreva sulla loro terra, messa a ferro e a fuoco dalle legioni romane di Quintilio Varo, il Legato di Siria di Cesare Augusto, inviato per domare, con migliaia di crocifissi e decine di migliaia fra morti in battaglia e schiavi, la ribellione giudaica capeggiata da Giuda il Galileo, Re “pro tempore” di quella regione.
La sempliciotta ignoranza, palesata da Matteo, sugli avvenimenti che sconvolsero la Galilea dopo la morte di Erode il Grande, attesta la falsità del suo Vangelo ad iniziare dalla “fuga in Egitto”; infatti “Nazaret”, dove ritornò la “Sacra Famiglia”, era vicinissima (6 Km) alla capitale Seffori, che fu rasa al suolo e i suoi abitanti uccisi o deportati come schiavi.
San Luca, al contrario, ignora il pericolo che corre il “bambin Gesù”; per lui “Erode” non è un criminale: è un altro “Erode” e la “Sacra Famiglia” può pensare al suo tranquillo “mènage” domestico quotidiano senza avere la necessità di fuggire da alcuno.
Poiché gli evangelisti, Luca, Marco e Giovanni, non riportano il grave pericolo corso da “Gesù bambino”, con la “fuga” per sfuggirlo, ciò significa che è un’invenzione, e il “Natale”, festeggiato da centinaia di milioni di fedeli in tutto il mondo, è una subdola montatura ideata dai “Padri” del cristianesimo per sostituire, sia la festa annuale pagana del Dio Sole, resa ufficiale in tutto l’Impero da Aureliano a partire dal 25 dicembre del 274 d.C. (Dies Natalis Solis Invicti), sia quella del Dio Mitra, il “Salvatore” con maggior seguito popolare prima del nuovo “Salvatore” Gesù, nati entrambi, come il Dio Sole, nello stesso giorno dell’anno.
Accreditati di capacità profetiche e taumaturgiche miracolose (quasi quanto gli Apostoli), i “Magi” erano i sacerdoti del culto del Dio Mitra, originario nell’antica Persia, diffuso ed evolutosi nell’Impero Romano e anch’esso nato in una grotta (mitreo). Sia la grotta che il bue e l’asino non compaiono nei Vangeli canonici, e la “grotta”, in particolare, era un simbolo cultuale ricorrente in altre religioni orientali, preesistenti al cristianesimo; religioni che contemplavano la nascita di una divinità partorita in una grotta da una vergine, in fuga, cui le forze del male davano la caccia per impedire che il bene potesse sopravvivere ad esse per poi sconfiggerle.
L’evangelista Matteo (Mt. 2, 9), dal lontano Oriente, con tanta fantasia, fece recare i Magi a Betlemme - guidati da una stella che li precedette, lentamente, sino a posizionarsi (vista solo da loro ma non da Erode e i suoi militi, diventati tutti miopi) sulla casa dove era nato “Gesù bambino” - per sottomettersi al nuovo “Re dei Re” (era il titolo degli imperatori Parti) offrendo i doni simbolici del potere regale (oro), di quello spirituale (incenso) e della vita eterna (mirra). Ovviamente in casa mancavano il bue e l’asino.
“Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Entrati nella casa,lo adorarono” (Mt. 2, 9/11).
Impossibilitata a rendere coerente la data di nascita di un “uomo”, per le contraddizioni esistenti fra il Vangelo di Luca e quello di Matteo, agli inizi del VI secolo la Chiesa incaricò un erudito monaco, Dionigi il Piccolo, di risolvere il problema attraverso l’adozione di un nuovo sistema di riferimento
per la numerazione degli anni della storia. Anziché dalla fondazione di Roma, in vigore sino allora, tutte le vicende narrate dovevano riferirsi all’anno della nascita di “Nostro Signore”: l’Anno Domini, corrispondente al 753° anno dalla fondazione dell’Urbe. Dionigi fece i calcoli esatti ma, di fronte alle contraddizioni di Luca e Matteo, posizionò “diplomaticamente” la nascita di Gesù proprio a metà fra le due nascite, col risultato che, smentì entrambi gli evangelisti.
La Chiesa non dette peso all’anacronismo e, contando sull’ignoranza delle masse dei credenti, adottò tale calcolo pur sapendo che l’Anno Domini 1 aveva tagliato sia la “strage degli Innocenti”, attuata da Erode il Grande (secondo Matteo) 6 anni prima, sia “l’anno del censimento di Quirino”, riportato da Luca 6 anni dopo; inoltre, i mistici inventori si prodigarono, nei secoli a venire, per arricchire la favola stabilendo in “tre” il numero dei “Magi”, con tanto di nomi e doni: il tutto ignorato dai Vangeli.
Di fronte a queste incongruenze, gli esegeti “ispirati” odierni, stanno facendo “miracoli” per falsificare la storia tentando di accreditare a Quirino un altro inesistente censimento, basato su impossibili ipotesi, potendo contare sul silenzio dei “media” e delle istituzioni scolastiche.
Sanno che la storia, così come risulta nella realtà, smentisce la realtà di “Gesù” e ad essi non rimane altro che modificare la realtà della storia pur di “garantire” la loro dottrina, ne consegue che, una volta fatta propria la “teoria” del doppio censimento di Quirino, per esigenze di coerenza, devono insistere e mantenere la tesi basata su vuoti sofismi.
Per la documentazione degli avvenimenti e i loro moventi, per l’archeologia, per la semplice elementare logica, tutti gli storici (tranne i pochi mistici pervasi da profonda fede), riconoscono l’unico censimento effettuato da Quirino il 6 d.C., quando, per la prima ed unica volta, fu inviato da Cesare Augusto come suo Legato in Siria a sovrintendere tale atto.
Roma deliberò il provvedimento finalizzato all’esazione diretta dei tributi come misura amministrativa conseguente alla costituzione della nuova Provincia, annessa alla Siria, sui territori della ex Etnarchia di Erode Archelao, appena deposto dall’Imperatore Augusto ed esiliato in Gallia per inettitudine. (Ant. XVII 344).
Le reggenze di Archelao e di Antipa furono contrassegnato da numerose sommosse guidate da ribelli che si proclamarono “Re”, non riconoscendo loro il diritto a sedersi sul trono dei Giudei (Ant. XVII 271/285) e solo il continuo intervento delle legioni romane di Siria riuscì ad eliminarli
tutti, tranne Giuda il Galileo, ripristinando l’ordine, finché, dopo dieci anni, Augusto, vista la incapacità di Archelao a governare, prese in mano la situazione sottoponendo quel territorio alla diretta egemonia di Roma.
La regione soggetta ad Archelao fu annessa alla Siria e Quirino, persona consolare, fu mandato da Cesare a compiere una stima delle proprietà in Siria e vendere il patrimonio di Archelao (Ant. XVII 355). “Quirino vendette i beni di Archelao, e nello stesso tempo ebbero luogo le registrazioni delle proprietà che avvennero nel trentasettesimo anno dalla disfatta di Azio, inflitta da Cesare ad Antonio” (Ant. XVIII 26). La battaglia di Azio avvenne il 31 a.C..
I territori dell’ex Etnarca, costituiti da Giudea, Idumea e Samaria, furono registrati come possedimento di Roma e affidati con “pieni poteri”, il 6 d.C., al Prefetto Coponio, di rango equestre, di stanza a Cesarea Marittima con guarnigioni militari dislocate anche a Gerusalemme e a Sebaste, capitale della Samaria. (Ant. XIX 365).
Nell’ambito di quei territori, l’egemonia del Prefetto era subordinata solo al Legato di Siria e all’Imperatore e contemplava il “ius gladii”, il diritto di processare, sottoporre a supplizio (torturare) e condannare a morte anche i cittadini civili che si fossero ribellati all’autorità del funzionario di Roma.
Queste furono le vicende che, da quella data, indussero i Giudei a ribellarsi nuovamente a Roma, capeggiati dal potente Dottore della Legge, il fariseo zelota, Giuda detto “il Galileo”.

Ho riportato solo la prima parte dell’analisi tesa ad evidenziare le molte e insanabili contraddizioni riscontrabili fra le nascite di Gesù narrate nei Vangeli di Luca e di Matteo, e la datazione è una di queste. Poiché nel forum, ho constatato, è consuetudine “citare” nomi di studiosi famosi per avvalorare e rendere credibili tesi che ritengo insostenibili e in tal modo zittire chi solleva dubbi
io proporrei ai fedeli credenti di sollecitare uno storico famoso, italiano, magari titolare della cattedra di storia dell’Università Cattolica, a dichiarare e sottoscrivere col suo vero nome che Pubblio Sulpicio Quirino effettuò un censimento in Giudea prima della morte di Erode il Grande.
In attesa di una risposta, nel frattempo, diamo la possibilità che il messaggio arrivi alla sua precisa destinazione.
A presto.

http://www.vangeliestoria.eu/index.php

Edited by Emilio Salsi - 14/12/2008, 19:14
 
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