Studi sul Cristianesimo Primitivo

Angelo Filipponi

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Hard-Rain
view post Posted on 13/7/2008, 20:36     +1   -1




Non vi è dubbio che tale Angelo Filipponi (uso il "tale" niente affatto in senso spregiativo, solo per evidenziare che per quanto ne so non è un ricercatore professionista di storia del cristianesimo che lavori in qualche università) sia una persona di un certo spessore culturale, come si evince dalle indicazioni bibliografiche del suo sito:

http://www.angelofilipponi.com/html/il_buco_storico_.php

Stavo leggendo quello che è riportato per sommi capi nel blog, a un certo punto mi sono imbattutto nella frase:

CITAZIONE
qanaah corrispondente a zelotes e a sicarius quindi ha valore di partigiano che combatte contro i romani secondo lo schema di una guerriglia montana e desertica o urbana , determinata da santoni ( esseni ) e da asceti come Giovanni il Battista che battezzano secondo un rito iniziatico penitenziale e militaristico.

fonte: http://www.angelofilipponi.com/html/il_buco_storico_.php

Mi chiedevo come sia possibile fare un simile calderone di gruppi religiosi e partiti giudaici del I secolo. Addirittura apprendo qui che il rito battesimale di Giovanni era un "rito iniziatico penitenziale e militaristico". Non so, certamente questo autore avrà le sue buone ragioni, ha pubblicato almeno un libro sull'argomento, il mio rispetto nei confronti delle persone di cultura mi impone certamente di approfondire. Qualcuno conosce le opere e i lavori di Angelo Filipponi?

Comunque per sommi capi la sua teoria è la seguente. Ci fu un Gesù storico che al tempo di Pilato riuscì a costruire un suo regno in Giudea per pochi anni, non era un predicatore pacifico bensì un rivoluzionario politico che lottava contro Gerusalemme, Vitellio riuscì a sconfiggerlo, in seguito negli anni '40, al tempo di Caligola o giù di lì, Paolo di Tarso, abile teologo eretico rispetto al giudaismo del tempo, si è inventato il mito del Gesù figlio di Dio e Messia del regno dei cieli diffondendo la sua dottrina in giro per il mondo (non si sa bene per quale motivo). Sono cose in linea di principio già udite, la novità di Filipponi consiste nel dimostrare l'esistenza di un vero e proprio regno politico del Gesù rivoluzionario, se ho ben compreso, naturalmente questo si evince solo dalle innumerevoli contraddizioni e dai buchi cronologici negli storici del tempo.
 
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sadinoel
view post Posted on 6/8/2008, 14:24     +1   -1




Abito a San Benedetto del Tronto dove il professor Filipponi lavora come ricercatore, linguista e storico oltre che traduttore di Filone alessadrino e di Giuseppe Flavio. Molte persone della provincia di Ascoli Piceno e nelle Marche conoscono la sua ricerca sul Regno dei Cieli, distinto nettamente dal Regno di Dio. In riviste locali spesso sono usciti articoli sul Malkut ha Shamaim precisato tra il 18 Ottobre del 31 d. C. e la Pasqua del 36 d. C. Il lavoro storico del Filipponi si è progressivamente ampliato, dopo lo studio e la "scoperta" di Giulio Erode Agrippa, therapeuon di Tiberio gemello e poi di Caligola, agoranomos di Tiberiade divenuto in seguito re di tutta la Giudea grazie all'imperatore Claudio.
 
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Frances Admin
view post Posted on 6/8/2008, 21:57     +1   -1




Salve, benvenuto nel forum. Ho intenzione di abusare della sua vicinanza geografica al sig. Filipponi, chiedendole maggiori informazioni sulla sua attività di ricerca. In particolare mi interesserebbe sapere se è un accademico o un libro ricercatore. Poiché nella pagina web del suo curriculum si accenna alla traduzione di opere in greco e latino di cui non vengono specificati i particolari della pubblicazione, mi interesserebbe sapere dove posso trovare queste traduzioni. La ringrazio in anticipo.

Edited by Frances Admin - 6/8/2008, 23:20
 
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ciccino74
view post Posted on 6/8/2008, 22:32     +1   -1




Conosco Angelo Filipponi da anni e per me risulta difficile sintetizzare in un Blog la sua opera e il suo pensiero. La sua produzione è praticamente ciclopica, ho sentito con le mie orecchie ricercatori del settore non credere alle sue capacità e al fatto che quanto da lui scritto sia frutto di un solo un uomo. E' un ricercatore instancabile, di elevate capacità di traduttore, ma soprattutto possiede una methodos capace di macinare mole e mole di dati necessari per avere una visione a 360°C di quello che è stato un fenomeno complesso, il primo cristianesimo. Avere una visione di insieme di un fenomeno vuol dire comprederlo, per quanto è umanamento possibile, da tutti i punti di vista, economico, linguistico, storico, filisofico, geografico, culturale, etc. Questo è quello che Filipponi ha fatto, pur nei limiti di un lavoro individuale, nei suoi studi.

Appunto scrive in solitudine, senza alcun gruppo accademico di supporto, forse per scelta o per indole. I suoi scritti sono per la maggior parte inediti.
La sua preparazione scaturisce da traduzioni dall'aramaico di parti del
Talmud di Babilonia, dal greco di venti libri di "Antichità giudaiche" di
Giuseppe Flavio, di 35 libri di Filone Alessandrino (opera omnia). Ha tradotto
parti interessanti di "Stromateis" di Clemente Alessandrino.
I suoi testi più importanti, che ho potuto apprezzare sono: "Jehoshua o
Iesous" (pubblicato nel 2003), "Il primissimo cristianesimo ed Erode Agrippa",
"una lettura del Pater noster"; "Scetticismo e tecnicismo a Roma".

Come sa, Filipponi ha pubblicato nel 2003 un'opera con il titolo "Jehoshua o Iesous?", ad opera della casa editrice Maroni. Il saggio ha avuto
diffusione solo regionale (Marche) ed è, quindi, sconosciuto ai più
accreditati centri di ricerca accademici nazionali.
Ritengo inoltre che, visto l'elevato grado di specializzazione con cui è
stato scritto "Jehoshua o Iesous?", non potrà mai riscuotere grande
successo, anche per i contenuti peraltro "eretici" sottesi.

Credo che forse solo dipartimenti universitari possano accogliere
opere come questa e magari valutarne i contenuti in modo serio e obiettivo ma, si sa, in Italia ci vogliono le raccomandazioni e non si devono ledere i primati e il prestigio dei baroni dei nostri centri accademici.

La "methodos"di Filipponi tende all'"acribeia" storica, in quanto coinvolge
studi sinergici di tipo linguistico, storico, filosofico e hanno permesso allo
scrittore di avere una visione d'insieme sugli argomenti trattati e di giungere
a delle conclusioni pertinenti che ritengo meritevoli di attenzione, almeno da
parte degli esperti del settore.

Il saggio sopracitato tende a distinguere il "Regno dei cieli" aramaico,
antisadduceo, essenico, zelota dal "Regno di Dio" filoromano, sadduceo che
nasce con Shaul di Tarso. Inoltre, da un'attenta analisi storica, dopo aver
ristabilito l'esatto cronotopo nel periodo sotto Tiberio (14-37 d.C), l'autore
giunge alla conclusione che il periodo posteriore a Seiano (32-36) fino alle
due entrate di Vitellio in Gerusalemme (la prima nel 35 e la seconda nel 36)
costituisce un "buco" storico, un periodo dove la congettura su una probabile
presa di Gerusalemme ad opera del Regno dei Cieli di Gesù, favorita da
probabili alleati (Monobazo, Izate, etc), può avere un fondamento storico.
Basti ricordare che la triplice scritta sulla croce di Gesù testimoniano la
condanna di basileus (nessuno poteva dichiararsi re senza la legittimazione
dell'imperatore nel cosmos romano). Questi e ad altri interessanti contenuti
vengono riportati in questo saggio.
Riporto una breve sintesi che avevo scritto in inglese su tale argomento:

"Based on research and translation jobs of ancient textes (i.e. Flavius Josephe (Ant.Giud.,all the 20 books), Philo Alexandrinus(all his omnia opera)),we strongly think that during the period 32 - 36 AD, just after the Seianus's death (18th of October 31 A.D), we had a judaic government free from the Roman Empire for a short while (four years), a sort of Regnum called in aramaic "malkut ha shamaim" (basileia ton ouranon)and probabily Jesus have led the judaic revolution which brought to this Regnum. That happened just after the prefectus Seianus'death: Rome, by its Emperor Tiberius, had to look after internal political issues so the Palestine was temporary "abandoned" until the entrance of Vitellius, legatus of Syria, in Jerusalem (the first was the 35 AD and the second one was the 36 AD), who was sent to Judae to re-etablish the roman imperium in Judae. This "malkut ha shamaim" (in greek "basileia ton ouranon")is mentioned more times in the Evangelion written by Matthew. From Flavius (Ant.Giud., XVIII,90-5)we know also moviments of army of Izates (of Adiabene)and of Artabano (Artabanus of Parthia) just during this period (32AD - 36AD): we don't know any relationship between Izates, Artabano and Jesus but we know that Helena(queen of Adiabene and wife of Monobaz I, with her husband she was the mother of Izates)was in Jerusalem at that period of time.We know also that Vitellius was involved against Artabano and Areta and we know a treatie between Rome and Artabano too (36 AD; Plinius in St. Nat. VII, 75). That could let us think about a possible relationship between Jesus and these Kings. The death of Jesus in cross and the label on it in three different languages (following also the studies of the british prof. Samuel Brandon, 1907-1971) allow us to realize that it was because of a roman repression started the 35 AD with Vitellius.
In the Gospels, there are three "proofs" of that Jesus was a king in Palestine: The entrance in Jerusalem (Mt. 21. 1-11;9)that is confirmed by Mark (11,1-11), by Luke (19,28-38) and by John (12. 12-16); when Jesus pulled away the retailers of the Temple (Mt.21. 12-13), (Mark 11, 15-19), (Luke 19. 45-48), (John 2, 12-17), the interview with Pilate (Matthew 27, 11-12), (Mark 15, 2-15), (Luke 23. 2-5), (John 18, 19-29).
Also we have several minor "signs" as in John (6,15: "Jesus, when realized that they had intention come to abduct him and to let him to be a king, went alone to the hill again...")."


Filipponi, dopo aver eseguito la traduzione dei 20 libri di Antichità Giudaiche di Giuseppe Flavio, ha appena ultimato la traduzione dell'opera omnia di Filone Alessandrino.Inoltre, questo lavoro di
traduzione ha generato diversi saggi come "Giudaismo Romano",praticamente è
stata riscritta la maggior parte storia romana (fino ai Severi) vista
dall'angolazione giudaica. Tutte queste opere sono ancora inedite e forse mai
vedranno la luce di una pubblicazione.

Posso testimoniare che il lavoro di traduzione è stato davvero eseguito da Filipponi sulle opere sopra menzionate, in quanto ho avuto dallo scrittore una copia delle sue traduzioni (su alcuni traduzioni mi sono cimentato ad una revisione dato che conosco il greco antico).
Ancora non comprendo come uno scrittore di questa levatura sia ancora sconosciuto ai più, oppure sia stato trattato con indifferenza dagli addetti ai lavori che hanno avuto l'occasione di conoscerlo (cit. Riccardo Calimani, Nicolotti del sito Cristianismus.it, per fare alcuni nomi, lo hanno conosciuto).
Il fatto è che il popolo italiano è di cultura medio bassa, ancora bambino, capace di recepire lavori modesti, prodotti da normodotati, romanzetti o saggi superficiali nati per vendere e dilettare, d'altronde le case editrici sono per esse delle aziende che devono fare fatturato.



Chissà forse un giorno questo lavoro di ricerca così ciclopico, anche
perchè eseguito da un solo uomo, in solitudine, verrà reso noto a distanza di
anni dalla morte dell'autore, proprio come successe a Reimarus!

Possiedo qualche copia del suo saggio Jesous o Jehoshua?, se è interessato posso spedirle una copia, così magari potrà trovare delle risposte ai dubbi che ha dopo aver visitato il sito angelofilipponi.com

andrea





 
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ciccino74
view post Posted on 6/8/2008, 22:53     +1   -1




Filipponi è un libero ricercatore, anche per scelta.
Certamente non rifiuterebbe di collaborare con qualche dipartimento universitario se ce ne fosse qualcuno interessato alla sua opera che credo sia piuttosto originale, anche se, ad una lettura superficiali, si possono trovare assonanze con autori come Brandon ad esempio.

Riguardo alle traduzioni, le consiglio di contattare direttamente l'autore tramite il sito, è persona disponibile, non posso divulgarle io. Inoltre, alcune traduzioni sono ora all'esame di case editrici, come l'opera "IN Flaccum" di Filone che è stata inviata da poco ad una casa editrice romana (ho partecipato personalmente alla revisione del testo dell'edizione di Cohn-Vendland del 1902).

Posso chiederle quale è lo scopo di avere le traduzioni?E' un accademico o un ricercatore libero come me?

andrea
 
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pcerini
view post Posted on 6/8/2008, 23:02     +1   -1




Mah,la tesi del buco storico tra il 32 e il 35 che sarebbe opera di un esperto "potatore" al fine di occultare la figura umana del Cristo dei vangeli,mi pare soltanto una ipotesi,senza riscontri precisi,lo stesso autore afferma che e' in attesa di elementi probanti di tipo archeologico ed epigrafico.

Comunque,se questo autore vuole puo' anche intervenire in questo Forum,libero da patrocini istituzionali.

 
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bardotto71
view post Posted on 7/8/2008, 16:15     +1   -1




Sono un accademico di un settore scientifico-tecnico; in questi settori è necessario appartenere a un'istituzione che fornisca laboratori e strumentazione: quindi Università, CNR, INFN etc. Lo stesso non mi sembra fondamentale per la storia; seppure con maggiori difficoltà, un ricercatore indipendente è in grado di condurre la propria ricerca in modo efficace.
Ho conosciuto personalmente Angelo Filipponi, ho letto parte dei suoi scritti e sono ammirato dalla sua conoscenza della storia giudaico-romana, dal suo entusiasmo e competenza. Meriterebbe un editore importante per divulgare il suo lavoro.
Giovanni
 
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Hard-Rain
view post Posted on 7/8/2008, 17:07     +1   -1




CITAZIONE
Lo stesso non mi sembra fondamentale per la storia; seppure con maggiori difficoltà, un ricercatore indipendente è in grado di condurre la propria ricerca in modo efficace.

Guardi, sono il primo a citare Truesdell quando scriveva nella prefazione di un suo libro che il progredire della scienza molto spesso è dovuto "a generazioni di appassionati che con pazienza s'avventurano nello studio teorico".

D'altra parte ritengo che non si possa neppure semplificare come credo di leggere nella citazione di cui sopra. Un ricercatore professionista o un professore di materie filologiche o storiche ha accesso a una quantità di risorse molto superiore a un ricercatore non accreditato. Per accedere a biblioteche di dipartimenti universitari, avere accesso a riviste di settore, sistemi e strumenti informatici (oggi sempre più indispensabili) non basta presentarsi allo sportello e chiedere il permesso. A meno di non supplire cercando di acquistare privatamente con enormi spese di denaro il contenuto di una biblioteca universitaria di dipartimento...

Ma a parte l'accesso alle risorse, è il continuo confronto con le altre scuole a fare la differenza. Un ricercatore di livello partecipa e organizza annualmente a una certa quantità di seminari, convegni, incontri. E' in occasione di questi convegni che ha la possibilità non solo di apprendere ma anche di sottoporre le proprie tesi al vaglio della comunità scientifica nazionale e internazionale.

Un ricercatore poi pubblica le sue tesi sotto forma di articoli sulle principali riviste di settore, a carattere filologico. Non solo gli elaborati sono valutati e controllati prima della pubblicazione (come lei saprà certamente, dal momento che è un docente) ma, una volta pubblicato l'articolo, se questo ha una certa rilevanza, scatena l'interesse di altri professori, docenti, ecc...., in un botta e risposta continuo dal quale si possono verificare le qualità delle tesi proposte.

Per allenarsi a correre basta molto meno che nel caso di chi opera nel settore scientifico o nel settore storico e filologico: un paio di scarpe e pantaloncini. Tuttavia, ci sarà un motivo se Ronaldinho è seguito da uno staff di preparatori atletici e non si limita a correre da solo per la strada... Schliemann scoprì le rovine di Troia, ma fece anche tanti errori.

Ciò puntualizzato, sono comunque molto interessato a Filipponi anche in considerazione del fatto che non mi sembra uno di quelli che sfrutta la ricerca storica per malcelate battaglie politiche (come fanno molti dilettanti in cerca di notorietà).

Saluti.
 
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view post Posted on 7/8/2008, 18:10     +1   -1
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אריאל פינטור

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CITAZIONE
D'altra parte ritengo che non si possa neppure semplificare come credo di leggere nella citazione di cui sopra. Un ricercatore professionista o un professore di materie filologiche o storiche ha accesso a una quantità di risorse molto superiore a un ricercatore non accreditato. Per accedere a biblioteche di dipartimenti universitari, avere accesso a riviste di settore, sistemi e strumenti informatici (oggi sempre più indispensabili) non basta presentarsi allo sportello e chiedere il permesso. A meno di non supplire cercando di acquistare privatamente con enormi spese di denaro il contenuto di una biblioteca universitaria di dipartimento...

Ciò che dici è sacrosanto Hard Rain, peccato che in Italia facciamo i conti con una gestione mafiosa o dinastico-ereditaria del mondo accademico.
Io, nel mio settore professionale, l'ho capito molti anni fa ed ho fato una scelta solitaria.
Purtroppo per produrre scientificamente, non solo occorrono le condizioni che hai detto, ma vi è un requisito non trascurabile che è quello delle persone attorno a te, intendo collaboratori ed assistenti che sono indispensabili pe una enorme mole di lavoro "sotterraneo" che il singolo libero ricercatore non potrà mai fare.
Un Professore universitario stabilisce il lavoro, fa la programmazione, assegna i compiti a varie persone e la cosa parte e termina in modo organico e in tempi non biblici (studenti, ricercatori, assistenti, segretarie , sono lì per quello)
in paesi in cui i posti di rilievo universitario sono in base a veri titoli e veri meriti allora anche i lavori hanno pari valore.
Forse nel campo delle lettere questo non si sente tanto, ma nel campo della Medicina, noi fuoriusciti, o dissidenti che essendo figli di nessuno, abbiamo costruito la professione da soli, non avendo ereditato la cattedra da papà, e quel poco di ricerca o di pubblicazione lo facciamo con dignità, rubando il tempo qua e là e con notti insonni, usiamo dire che: "Chi sa fa e chi non sa insegna all'Università"
un'ultima considerazione alle riviste specializzate: davvero qualunque persona che presenti un lavoro valido (dico veramente e scientificamente valido) ha accesso alla pubblicazione su riviste accreditate o non sono anche e soprattutto queste monopolio esclusivo del mondo accademico, quindi a numero strettamente chiuso?
Nel mio campo, le cose che ho pubblicato, su riviste serie, sono riuscito a pubblicarle solo quando lavoravo all'estero.
Spero di essere solo un po' paranoico a causa delle scottature, ma temo che la triste realtà nel nostro paese sia questa

Edited by nagev - 8/8/2008, 01:19
 
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Hard-Rain
view post Posted on 7/8/2008, 19:41     +1   -1




Paradossalmente è proprio nel campo umanistico, storico-critico e filologico che più che altrove è d'obbligo il confronto. Qui non esistono prove certe e inconfutabili, non si può fare un esperimento o una sperimentazione e vedere se la cosa funziona e dà dei risultati. E' un terreno di pura discussione e di confronto di opinioni senza la possibilità di prove certe e incofutabili (con buona pace di certi storici che le millantano). Purtroppo l'unico confronto che in Italia si può avere è di quel tipo. Idubbiamente all'estero c'è più apertura.
 
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view post Posted on 8/8/2008, 00:41     +1   -1
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אריאל פינטור

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Non mi riferivo al campo del confronto e della sperimentazione: quello è indispensabile anche nelle altre materie. Mi riferivo al fatto che il mondo accademico che è quello, come tu hai sottolineato, che ha accesso gratuito alle informazioni, che ha i mezzi congressuali, economici ecc per la scientificità dei lavori e delle publicazioni, è anche il regno della clientela e della successione dinastica e non sempre un elemento valido può arrivarci, anzi quasi mai, data la gestione politica dei concorsi a Prof. associato o ordinario.
all'estero esisteranno anche le spinte e la politica universitaria ma sempre a parità di competenza e di questo ho avuto testimonianza.
ecco il mio scetticismo verso il mondo accademico
 
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Frances Admin
view post Posted on 8/8/2008, 09:49     +1   -1




Purtroppo Nagev ha ragione e le condizioni della ricerca accademica in Italia sottostanno a una serie di limitazioni e regole assurde, anche per chi è già dentro il giro. A parte l'accesso alle risorse bibliografiche, non bisogna dimenticare che gli assistenti e i dottorandi sono sottoposti a un regime di totale sottomissione ai professori. Questi ultimi dettano l'agenda del lavori, l'argomento di ricerca, l'attività accademica da svolgere e obbligano a sacrificarsi per i loro interessi personali, interessi che di solito sono locali, talmente ristretti che, a seconda di dove si svolge il dottorato o l'attività di assistenza universitaria, non c'è proprio possibilità di miglioramento, sia a livello di carriera, sia sul piano delle competenze acquisite. Poi il baronato, la peste che affligge il sistema universitario italiano, con il risultato che coloro che accedono alla ricerca universitaria sono i meno preparati di tutti, nonostante vantino una lunga e confermata tradizione familiare nel settore. Di solito chi è esterno al mondo accademico, ha una percezione un po' distorta delle competenze dei ricercatori. Dipende da casi. Alcuni sono preparati, altri ostentano competenze inesistenti, eccentricità e poca umiltà.
 
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Hard-Rain
view post Posted on 8/8/2008, 10:56     +1   -1




Lo so, questo è un male ed è un problema. Tuttavia non so se ritirarsi sull'Aventino e fare tutto di testa propria sia la soluzione migliore, proprio in queste materie dove il confronto è imprescindibile. Anche perchè c'è poco da fare: l'accesso a certe risorse passa attraverso quei canali. Purtroppo nel caso del Filipponi il ritiro sull'Aventino è forzato in quanto non appartiene ai circuiti tradizionali di ricerca, se ho ben capito.
 
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view post Posted on 8/8/2008, 17:10     +1   -1
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אריאל פינטור

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Per sottolineare ulteriormente il dramma italiano, vi porto un esempio personale che conosco bene: da 15 anni opero non meno di 1500 pazienti l'anno, popolozione omogenea, per patologie, operatore, metodologia, tecnica, strumentazioni ecc. Ho quindi dei numeri che mi sono invidiati da Università straniere prestigiosissime, nel senso che in mano a loro, da questi numeri uscirebbero decine e decine di lavori internazioinali di ottimo livello. Qual è il problema? E' che sono solo a combattere. Cioè o mi occupo di CURARE loa genter e di avere buoni risultaqti o mi occupo di ricerca, cioè bibliografia, studio, revisione dei casi, randomizzazione ecc. Potrei certamente farlo se, alle ore 19-20 finito tutto il lavoro, mi metto a revisionare, a vedere casi, radiografie, pubblicazioni, fino a notte fonda. Questo è possibile ai cattedratici perch<é hanno gli secializzandi, i volontari, i dottorandi, praticamente schiavi e servi della gleba a vari livelli che DEVONO OBBEDIENZA.
Trasferendo il discorso alle materie iumanistiche, vi è certamente la possibilità di fare qualcosa di più senza essere nell'ambito accademico, perché il lavoro di ricerca non si svolge supersone (pazienti) ma su libri, articoli, pubblicazioni, computer. Resta però il fatto che la divulgazione ed il confronto necessari, che hard giustamente sottolinea, sono monopolio esclusivo dei circuiti universitari, mentre tutti gli altri sono considrati meno di nulla. Vi ripeto: è cosa molto recente che è possibile pubblicare anche essendo ospdedalieri o chirurghi dell'ospedqalità privata. Fino a qualche anno fa, il lavoro non poteva essere nemmeno presentato se non vi era il tinvro di un reparto universitario. ora lo0 si può presentare, ma non te lo accettano lo stesso su riviste importanti, per assoluto monopolio,. Restano solo i giornalini della parrocchia e i bollettini dell'oratorio.
Io ho rinunciato. Quando ho qualcosa di dìserio da pubblicare pubblico in Francia o in inghilterra, con coloro che erano studenti in formazione con me e che sono ora PROFESSORI UNIVERSITARI nei loro rispettivi paesi.
Parlo sempre del mio settore, ma vi garantisco che le università di Marocco e Tunisia sono molto più serie ed avanzate dellle nostre e per lo meno, un tipo valido va di certo in cattedra. per non dire degli stati uniti.
la smetto qui perché questo argomento ha angustiato i miei anni migliori ed ogni volta che ci torno sopra mi viene un attacco di collera, per le energie e le speranze che hio profuso nel credere in questo paede ingrato.
Infatti sono debitore in tutto ai Francesi, che saranno anche scioviniscti, ma il mestiere me lo hanno insegnato con generosità
 
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pcerini
view post Posted on 8/8/2008, 17:56     +1   -1




Anche in Brasile c'e' la possibilita' di portare avanti il proprio lavoro senza subire per cosi' dire certa discriminazione dovuta al fatto di non far parte di una qualche sorta di elite.

In Brasile,c'e' molta ricerca,il governo sostiene le varie istiuzioni scientifiche ma anche ricerche condotte da privati sebbene sottoposte a rigidi controlli.

Tutto sommato,a livello di ricerca e anche di formazione e preparazione professionale,il Brasile e' piu' avanti di noi,ma non so dire di quanto,se di poco o di tanto.

La mia ragazza e' brasiliana e sta studiano per diventare neurologa,nel suo paese,lei si trova in una citta' che si chiama Teresina ed e' famosa per le numerose cliniche private,dove si fanno curare brasiliani di ogni rasza fede cultura e distanza,e mi ha detto che e' uno'ottimo "laboratorio" di vita dove fare esperienze culturali e scientifiche nel suo campo.

Ci sono professori italiani che vanno a fare congressi nelle universita' brasiliane perche' li' e' consentito la libera esposizione delle proprie ricerche ed esperienze professionali.

Il mio otorinolaringoiatra,per esempio,professore e chirurgo che lavora al policlinico umberto I,mi ha raccontato come ad un certo punto ha dovuto rivolgersi alla politica nel tentativo di osteggiare il dominio dei °baroni° (Italo De Vincentiis era uno di questi,tanto da riuscire a piazzare come primario nel policlinico il proprio figlio Marco de Vincentiis).
Anche lui alcune volte si reca in Brasile per fare conferenze e congressi di otorinolaringoiatria, e quando l'ho saputo sono rimasto di stucco,chissà,magari un giorno si trasferisce li'.

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