Studi sul Cristianesimo Primitivo

Isaia 7:14, lezioni della LXX

« Older   Newer »
  Share  
Hard-Rain
view post Posted on 27/7/2008, 13:21     +1   -1




Qualcuno ha a disposizione in questi giorni un testo critico della LXX?

Infatti a me risulta che in Is. 7:14 il codice alessandrino legga il verbo EXEI (come nella citazione di Mt. 1:23) ma il codice vaticano B legge invece LHEMPSETAI, dal verbo LAMBANW (prendere, ricevere). Mi servirebbe sapere cosa legge il Sinaiticus.

Grazie!
 
Top
Hard-Rain
view post Posted on 28/7/2008, 11:11     +1   -1




In Nov.T., 43 (2001), pp. 144-160, a firma M.J.J. Menken, c'è un interessante articolo che riassume la questione della citazione di Is. 7:14 in Mt. 1:23 e si conclude con l'opinione dell'autore. L'articolo è ristampato anche nel libro dello stesso M. J. J. Menken, Matthew's Bible: The Old Testament Text of the Evangelist, Peeters Publishers, 2004.

E' interessante notare non solo la variante verbale sopra segnalata (non solo B ma anche altri testimoni la riporterebbero e l'autore ritiene fosse la lezione originaria della LXX, sebbene sostenga che Mt. 1:23 e il suo contesto siano redazionali e che comunque l'autore abbia attinto da un testo greco e non tradotto un testo ebraico) ma anche un fatto che abbiamo studiato recentemente nel Forum Biblico Ebraico, in conclusione di un lavoro comune, riportante l'opinione ebraica, riguardante la questione 'almah/parthenos in Is. 7:14 e Mt. 1:23:

http://forumbiblico.forumfree.net/?t=11757069&st=30

e cioè che il rotolo di Isaia 1QIs (a) (col. VI, l. 29) riporta la lezione Vav, Kuf, Resh, Alef nel verbo "chiamare" contro il testo masoretico che aggiunge una Tav finale (Vav, Kuf, Resh, Alef, Tav) causa del fatto che la LXX traduce in greco con kaleseis (Matteo invece usa una forma verbale diversa).

image
Sopra: in 1QIs(a) il verbo in questione è la quinta parola da dx verso sx
nella seconda linea, come si vede, termina con alef.

E' interessante notare anche la frase, per certi versi molto simile anche grammaticalmente, di Lc. 1:29, questo vangelo come noto non sembra utilizzare la profezia di Is. 7:14 però poi riporta una frase sorprendentemente analoga a quella di Mt. 1:23 e Is. 7:14 (sembra una allusione o comunque un gioco testuale basato su Is. 7:14). La cosa credo sia riportata anche in The Birth of Mess. di R. Brown. In altre parole, ecco il confronto:

Is. 7:14 (LXX) Idou hê parthenos en gastri hexei (ma qui è probabile che ci fosse lhempsetai, cioè il verbo lambanô) kai texetai huion, kai kaleseis to onoma autou Emmanouêl.

Mt. 1:23 Idou hê parthenos en gastri hexei kai texetai huion, kai kalesousin to onoma autou Emmanouêl, ho estin methermêneuomenon Meth' hêmôn ho theos.

Lc. 1:31 Idou sullêmpsêi (sun + lambanô) en gastri kai texêi huion, kai kaleseis to onoma autou Iêsoun.

Comunque sono frasi che ricorrono in modo simile anche in Gen. 16:11 e Gen. 17:19 secondo la LXX. Gen. 16:11 ebraico, in particolare, se scritto senza vocalizzazione (che non era presente nei testi pre-masoretici se non in forme rudimentali) è identico a Is. 7:14 tanto che si può vocalizzare Is. 7:14 come Gen. 16:11 e intenderlo sostanzialmente alla stessa maniera già nel testo ebraico.

Edited by Hard-Rain - 29/7/2008, 13:46
 
Top
Hard-Rain
view post Posted on 3/8/2008, 12:28     +1   -1




Una anticipazione dalla relazione su Is. 7:14 & Mt. 1:23 che sto ultimando:

I vangeli di Marco e di Giovanni non parlano delle circostanze della nascita di Gesù e neppure della sua infanzia: in Marco il racconto evangelico inizia con Gesù adulto che viene battezzato da Giovanni nel Giordano, in Giovanni sono riportati fin dall’inizio del vangelo episodi che riguardano soltanto il Gesù adulto. Marco non conosce Giuseppe, il padre di Gesù, che non viene mai citato. Nell’episodio in cui Gesù si reca in visita nella sua patria (Nazaret) e predica nella sinagoga (Mc. 6:1-6), l’incredulità della folla è espressa tramite la frase: “Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Joses, di Giuda e Simone?” (Mc. 6:3), Gesù è egli stesso chiamato “il carpentiere” (ho tektôn) e definito “il figlio di Maria” (ho huios tês Marias) senza alcuna relazione con il padre Giuseppe, mai citato nel vangelo di Marco, in nessuna circostanza (1). Se leggiamo il parallelo di Mt. 13:53-58, la frase viene riportata nella forma: “Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda?” (Mt. 13:55). In questa versione Gesù non è più “il figlio di Maria” e neppure “il carpentiere”, ma diventa “il figlio del carpentiere” (ho tou tektonos huios) e Maria diventa “sua madre” (hê mêtêr autou). La versione marciana, difatti, potrebbe creare qualche imbarazzo sulla legittimità della nascita si Gesù, che non ha un padre “legale” o “biologico” di cui si conosca il nome, inoltre nella cultura ebraica indicare una persona solo col nome della madre, come in Mc. 6:3, potrebbe sollevare dubbi sulla legittimità della sua nascita, sebbene non provi che il personaggio sia nato illegittimamente (2). Anche il parallelo di Lc. 4:14-50 l’agiografo pare correggere la versione marciana in modo simile, gli abitanti di Nazaret si domandano: “Non è il figlio di Giuseppe?” (Lc. 4:22). Il vangelo di Giovanni conosce la versione: “Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre” (Gv. 6:41) (3). Anche in un’altra circostanza il vangelo di Giovanni parla di “Gesù figlio di Giuseppe di Nazaret” (Gv. 1:45). Poiché il quarto vangelo non riporta alcuna fonte riguardante la nascita miracolosa, si può supporre che il suo autore ritenga Gesù un vero figlio di Giuseppe e non dia importanza o addirittura credito alla nascita da una vergine. Nei capp. XXI e XXII del terzo libro di Adversus Haereses, dove discute di verginità di Maria e nascita miracolosa di Gesù, Ireneo di Lione non riesce a citare dal corpus paolino nulla di più di Ef. 4:9-10 (Adv. Haer. 3, 21, 6), Gal. 4:4 (Adv. Haer. 3, 22, 1) e Rom. 1:3-4 (Adv. Haer. 3, 22, 1) il cui utilizzo a sostegno di una consapevolezza paolina della dottrina verginale appare alquanto dubbio. Nel primo caso il contrasto tra i verbi anabainô e katabainô nel parallelo tra l’ascensione e la discesa di Cristo potrebbe far pensare a una nascita altrettanto soprannaturale quanto l’ascensione: ma il passo appartiene a Efesini, una epistola che secondo diversi studi potrebbe essere pseudoepigrafa. Gli altri due passaggi sono ancora più evanescenti e Ireneo li cita contro le dottrine docetiche, sostenendo che Gesù, pur essendo disceso dal cielo in modo miracoloso, comunque ebbe un corpo vero e proprio attraverso l’incarnazione in Maria. E’ poi singolare che Paolo, parlando di condizione di verginità in 1 Cor. 7:25-35, non citi il modello della verginità mariana, qualora ne fosse a conoscenza, specialmente dove parla di verginità femminile (1 Cor. 7:25, 28, 34). Comunque l’argomentum ab silentio dovrebbe essere utilizzato con circospezione: se Paolo non riporta un determinato dato storico o letterario non può essere assolutamente certo che egli non ne fosse a conoscenza, saranno eventualmente argomentazioni di tipo contrario al dato stesso (per esempio proposizioni inconciliabili con la dottrina verginale) a far propendere per la sua non conoscenza o non condivisione (4).

NOTE:

(1) Mc. 6:3 è riportato in questa forma secondo quasi tutti i codici, in part. quelli testualmente più autorevoli (come B e א). La Bibbia C.E.I. traduce quindi giustamente con “il carpentiere, il figlio di Maria”. Secondo NA27, alcuni manoscritti, tra cui il papiro P45, leggono ho tou tektonos huios kai tês Marias. In P45, comunque, la lettura è segnalata in NA27 come incerta (vid). E’ quindi oggetto di discussione se questa lezione costituisca, semplicemente, una armonizzazione a Mt. 13:55 o una versione più pura del testo di Mc. La tesi dell’armonizzazione sembra la più convincente, una simile costruzione non è attestata in Mc. che costruisce più semplicemente le frasi (cfr. Mc. 15:21). Marco, inoltre, non antepone mai il genitivo a huios, invece per Matteo si possono citare non solo Mt. 13:55 (tutta la tradizione manoscritta riporta ho tou tektonos huios), ma anche Mt. 14:33 e la ripresa di Mt. 27:54. Si noti che Mt. 27:54 (Alêthôs theou huios ên houtos) ha parallelo sinottico in Mc. 15:39 dove il genitivo segue huios (Alêthôs houtos ho anthrôpos huios theou ên). Cfr. Mc. 3:11. E’ sorprendente e degno di attenzione che Origene (185-254 d.C.), in polemica con l’ebreo Celso, dichiari: “In nessuno dei vangeli correntemente in uso nelle Chiese Gesù è mai descritto come carpentiere (tektôn).” (Contra Celsum, cap. XXXVI).

(2) Rimando alla trattazione di J.P. Meier, Un ebreo marginale, vol. I, ediz. italiana, Queriniana, terza edizione, 2006, pp. 229-233.

(3) M. Pesce considera questo verso di Giovanni di “straordinaria importanza” e suppone che Giovanni non dia credito o non conosca alcun racconto sulla nascita verginale. Cfr. C. Augias, M. Pesce, Inchiesta su Gesù, XVIII edizione, 2007, pp. 105-106.

(4) Cfr. M. Pesce, op. cit., pag. 114.

Edited by Hard-Rain - 4/8/2008, 23:45
 
Top
pcerini
view post Posted on 4/8/2008, 09:08     +1   -1




"“In nessuno dei vangeli correntemente in uso nelle Chiese Gesù è mai descritto come carpentiere (tektôn).” (Contra Celsum, cap. XXXVI)."

Ho sempre pensato che la polemica di Celso abbia costituito una primissima forma di critica storica,seppure ben lontana dagli strumenti metodologici di oggi...

:1221.gif: :1221.gif: :1221.gif:
 
Top
JohannesWeiss
view post Posted on 4/8/2008, 13:45     +1   -1




CITAZIONE
4/8 11:31 Hard-Rain: Johannes se sei online mi dai un parere su quello che ho scritto nel thread su Isaia 7:14? Le tue osservazioni sono oro prezioso per me. Grazie!

Oro prezioso?? io? sono tanto lusingato quanto perplesso...comunque...se, propro me lo chiedi... proviamoci!

Mi piacerebbe provare a dire “due cosette” sulla questione della possibile illegittimità di Gesù.

Sai meglio di me che J.P. Meier nel primo volume di A marginal Jew esamina per bene l’ipotesi della illegittimità di Gesù, concludendo che essa non ha reale fondamento nel testo di Mc 6,3 (e meno ancora in Gv 8,39-41).
Meier fa anzitutto notare che l’identificazione a partire dalla madre, pur essendo chiaramente qualcosa di molto inusuale, non è propriamente senza precedenti (nell’ AT tre capi dell’esercito di Davide vengono indicati per un totale di 24 ricorrenze come “figli di Zeuria”. Meier afferma inoltre – senza però fornirci la documentazione, bensì rinviando al volume di un tale McArthur - che tale “uso” continua in seguito in Flavio Giuseppe e nella letteratura rabbinica).

In secondo luogo – e sembra essere il suo punto decisivo – Meier propende per assegnare alla strana espressione “figlio di Maria” un’origine nel contesto specifico dell’episodio nella singagoga: egli immagina che Maria, insieme agli altri suoi figli, fosse presente nella sinagoga, e che quindi la reazione di disappunto ed invidia (ma come? Ti conosciamo da sempre: tu non sei né speciale né migliore di noi!) da parte dei compaesani abbia fatto, in modo perfettamente naturale, riferimento ai famigliari presenti nel luogo.

La difficoltà, a mio avviso, con questa soluzione di Meier (certamente possibile) è che 1) come egli stesso precisa, la presenza di Maria e dei fratelli in sinagoga (pur probabile) dev’essere “immaginata”, in quanto non viene esplicitamente segnalata nel testo; 2) suppongo che sia anche possibile non essere così certi che la voce popolare riportata in Mc 6,3 abbia trovato espressione proprio nell’ambito della riunione sinagogale: potrebbe essere anche essere sorta in un altro contesto, per poi ricevere contestualizzazione nella scena della sinagoga durante il processo di tradizione (io però sono incline a pensare una cosa diversa...vedi sotto).

Ad ogni modo, penso comunque che Meier abbia ragione a vedere nell’ipotesi dell’illegittimità in riferimento a Mc 6,3 un caso di nostra retro-proiezione sul testo di una “voce” posteriore (Celso).

Dal punto di vista della storia della tradizione, è chiaro che Marco ha costruito la scena di Mc 6,1-6 mettendo insieme materiali tradizionali di origine diversa: questo è anzitutto il caso del v. 4 (il profeta è disprezzato in patria), un detto che secondo Bultmann circolava in modo originalmente indipendente, e che trovò un ottimo contesto appunto in questa scena.

Ma, oltre a ciò è possibile individuare una tensione tra il v. 2 (e, forse anche di buona parte del 3) e la frase conclusiva del v. 3 (“E si scandalizzavano di lui”). Sempre secondo Bultmann, questa finale reca l’impronta della redazione marciana, che modifica un racconto pre-marciano su una qualche apparizione di successo di Gesù. In effetti esso costituisce proprio il passaggio-chiave che consente l’aggancio del v. 4.

Se invece provassimo a leggere Mc 6,1-3b, eliminando “c” (cioè il riferimento narrativo allo scandalizzarsi) e gli altri tre versi successivi, non è più così evidente nel testo quel clima di astio e mormorazione che siamo soliti attribuirgli.

Nel v. 2, anzi, le cose sembrano stare proprio all’inverso: qui si dice che i compaesani, piuttosto che scandalizzarsi, si stupivano dell’insegnamento di Gesù. Leggo dal commento di Joel Marcus (Mark 1-8, Anchor Bible, 1999) che il verbo “explessesthai” nel vangelo di Marco ha sempre una valenza positiva. Marcus fa notare anche l’evidente parallelismo tra 6,2a-b-c-d e, rispettivamente 1,21-22-27a-27b , l’episodio nella sinagoga di Cafarnao, di carattere inequivocabilmente positivo, dove si dice che la gente era “stupita” per il suo insegnamento autoritativo, non come quello degli scribi, il che viene ribadito nell’episodio immediatamente seguente dell’esorcismo (un insegnamento nuovo … gli spiriti immondi gli obbediscono).

Tornando, al racconto sull’episodio a Nazaret, in 6,2c vediamo che, oltretutto, gli astanti sembrano interpretare l’insegnamento di Gesù come una dimostrazione di “sapienza”, il che difficilmente sembra poter esprimere una caratterizzazione negativa. Secondo Marcus, anche la menzione dei famigliari di Gesù può essere vista come una valutazione positiva del tipo “il ragazzo è cresciuto proprio qui a Nazaret, sotto il nostro naso, in una famiglia che conosciamo tutti – e nessuno poteva immaginare di quali fantastiche cose fosse capace!”.

E anche Luca, del resto, sembra aver interpretato la scena in termini nettamente positivi: infatti, là dove Marco afferma che “lo ascoltavano e si stupivano”, Luca scrive addirittura che “tutti gli rendevano testimonianza e si meravigliavano per le parole di grazia che uscivano dalla sua bocca: e dicevano ‘Non è il figlio di Giuseppe costui?” (Lc 4,22).

Questo è di particolare importanza perché rende improbabile la tesi secondo cui la modifica lucana “non è il figlio di Giuseppe?” fosse dovuta all’imbarazzo di fronte ad un’ambiguità che poteva alludere ad una origine illegittima di Gesù. Luca infatti conosce l’episodio nella sinagoga di Nazaret (4,16-22) come un netto successo da parte di Gesù. E’ evidente infatti che la scena successiva – costruita ricorrendo al suo materiale proprio (L) – è incredibilmente in tensione – una tensione ancora maggiore di quella che troviamo tra Mc 6,2(3) e Mc 6,4-6 – con ciò che viene detto sopra: ma come? Prima i nazareni riuniti nella sinagoga rendono testimonianza a Gesù e sono meravigliati delle sue parole di grazia, e un minuto dopo sono pieni di furore, lo cacciano fuori dalla città e cercano di buttarlo giù dal monte?

Anche J. Fitzmyer (The Gospel According to Luke, vol. I, Anchor Bible, 1970) attribuisce la scena di successo dei versi 20-22 – con cui, a suo avviso, Luca ricalca, pur rielaborandola attingendo a fonti proprie, la versione di Marco - e quella di rifiuto a partire dal v. 23, rispettivamente a due contesti o fonti diverse.

Dunque, la domanda “non è il figlio di Giuseppe?” che troviamo in Luca non costituisce probabilmente una modifica con cui Luca avrebbe “corretto” Marco sulla base dell’imbarazzo verso le ambiguità del “figlio di Maria”: l’episodio nella sinagoga di Nazaret, così come lo conosce Luca, fu infatti un evento di successo ed egli conosce i riferimenti ai famigliari di Gesù che emersero durante tale riunione come espressione di meraviglia, e non di mormorazione.

Ora, alla luce della tensione che caratterizza anche lo stesso racconto di Marco, mi pare che ci si possa ragionevolmente chiedere se anche la tradizione marciana, in origine, conosceva un episodio di successo di Gesù nella sinagoga di Nazaret, che successivamente venne ad agganciarsi alle altre tradizioni (6,4-6) – di genere negativo – sulle reazioni degli abitanti di Nazaret nei confronti di Gesù.

Tale accostamento (marciano? Pre-marciano?) fece sì che l’interrogativo in riferimento ai famigliari di Gesù, che in origine era un’espressione positiva di meraviglia, venisse in un secondo momento a “colorarsi” di un certo tono di scetticismo e “mormorazione”; senza però che lo stupore positivo originario sparisse del tutto.

Se, dunque, in origine la domanda “Non è costui l’artigiano, il figlio di Maria etc. ?” era connotata da stupore positivo, allora ben difficilmente si può pensare che il riferimento a Gesù come “figlio di Maria” anziché “di Giuseppe” puntasse alla nascita illegittima di Gesù: come possiamo pensare, infatti, che i nazareni interpretassero come “sapienza” le parole di un individuo pubblicamente noto per essere nato da un rapporto illegittimo?
 
Top
Hard-Rain
view post Posted on 4/8/2008, 13:56     +1   -1




Ti ringrazio moltissimo. Sto aggiornando una mia relazione e il tuo parere mi interessa molto.

Ma tu come ti spieghi quella strana affermazione di Origene nel Contra Celsum che ho citato e che anche pcerini ha notato?

Tu pensi che Mc. 6:3 potesse leggere "il figlio del carpentiere" come Matteo? Qual è la lezione originale? E perchè Origine fa quella affermazione?

Come ti spieghi che Marco, se l'ho letto bene tutto, non cita mai neppure una volta Giuseppe o che Gesù abbia un padre?

E di Paolo cosa possiamo dire? Secondo te conosce o no la dottrina della nascita verginale? Ireneo non ha trovato di meglio che Gal. 4:4 e Rom. 13:3-4 dei passi quanto mai incerti e vaghi! che ne pensi?

Grazie
 
Top
JohannesWeiss
view post Posted on 4/8/2008, 14:24     +1   -1




CITAZIONE (Hard-Rain @ 4/8/2008, 14:56)
Ma tu come ti spieghi quella strana affermazione di Origene nel Contra Celsum che ho citato e che anche pcerini ha notato?

Mi sembra molto condivisibile quello che scrive Meier: "Una controtradizione, che Gesù fosse illegittimo, non è chiaramente attestata se non intorno alla metà del II sec. d.C.: si tratta con molta probabilità di una reazione polemica e denigratoria alle affermazioni dei racconti dell'infanzia, probabilmente filtrata attraverso dispute popolare".
Meier fa inoltre notare che nel dialogo di Giustino col giudeo Trifone, in cui si parla molto del concepimento verginale, Trifone non replica mai con l'accusa di illegittimità.
Se ciò che ho ipotizzato - cioè che gli interrogativi di Mc 6,3 costituivano in origine espressioni di meraviglia e non di mormorazione - non ci rimane assolutamente nient'altro nel NT che testimoni una circolazione di questo "rumour" popolare sulle origini di Gesù.
Mi sembra quindi più ragionevole pensare che tali "rumours" si siano sviluppati in un secondo momento e, come dice Meier, proprio a seguito dello sviluppo teologico da parte cristiana circa l'origine di Gesù dallo Spirito (che è la ratio del theologumenon sulla verginità), la cui azione su Gesù veniva retroproiettata - a partire dalla Risurrezione - non più solo sulla vicenda terrena (cf. battesimo) ma sino al momento del concepimento stesso.

CITAZIONE
Tu pensi che Mc. 6:3 potesse leggere "il figlio del carpentiere" come Matteo? Qual è la lezione originale?

No...penso che Mc 6,3 leggesse sin dall'inizio "il figlio di Maria". E' certamente un dato molto singolare e inusuale, e non credo che sia possibile spiegarlo con certezza: potrebbe avere ragione Meier a inquadrarlo come riferimento alla presenza fisica di Maria (insieme agli altri fratelli di Gesù) nella singoga. E' un'ipotesi ragionevole, benché non dimostrabile.

CITAZIONE
Come ti spieghi che Marco, se l'ho letto bene tutto, non cita mai neppure una volta Giuseppe o che Gesù abbia un padre?

Al momento non saprei offrire alcuna spiegazione ... :)

CITAZIONE
E di Paolo cosa possiamo dire? Secondo te conosce o no la dottrina della nascita verginale? Ireneo non ha trovato di meglio che Gal. 4:4 e Rom. 13:3-4 dei passi quanto mai incerti e vaghi! che ne pensi?

Anche su questo - almeno così, su due piedi - non ho molto da dire ... penso anch'io che sia possibile che non la conoscesse.
 
Top
Hard-Rain
view post Posted on 4/8/2008, 14:34     +1   -1




Origene afferma:

"In nessuno dei vangeli correntemente in uso nelle Chiese Gesù è mai descritto come carpentiere (tektôn).” (Contra Celsum, cap. XXXVI)

Ma come è possibile? Quale versione di Mc. 6:3 leggeva? Ricordo che Mc. 6:3 afferma che Gesù stesso era carpentiere. Vedi tutta la discussione di sopra.
 
Top
JohannesWeiss
view post Posted on 4/8/2008, 15:02     +1   -1




Eh... io a ste cose non so proprio dare risposte :)

Meier inquadra così il passo che citi di Origene:
"La lezione 'ho tu tektonos hyios' (il figlio del falegname) è documentata da P45, dalla famiglia 13, dai minuscoli 33, 472, 543, 565, 579, 700, dai manoscritti della Vetus Latina a, b, c, e , i, r, δ, aureo, molti manoscritti della Vulgata, tre manoscritti della versione copta bohairica, l'etiopica e implicitamente in Origine in Contra Celsum 6,36 (...)" (Un ebreo marginale, vol. I, p. 230 nota 92).

A quanto pare Origene leggeva questa lezione, che oltretutto aveva una certa circolazione...e si allargò (in buona coscienza? o facendo lo gnorri?) a sostenere che tale era la lezione in uso in tutte le chiese...

mah!
 
Top
Hard-Rain
view post Posted on 4/8/2008, 17:33     +1   -1




Ci sono tante cose che non tornano alle volte.

Per esempio Giustino entrò in polemica con l'ebreo Trifone e scrisse il dialogo con Trifone Giudeo che certamente conosci.

Tra i vari argomenti non poteva mancare la divergenza sulla interpretazione di Is. 7:14.

A un certo punto Giustino cita tutto Is. 7:10-17 parola per parola, una preziosità che tanto ci può aiutare per fare confronti col testo della LXX (Giustino scrive naturalmente in greco).

Ebbene nella versione citata da Giustino, la lunga citazione si interrompe in Is. 7:16a dopodichè Giustino aggiunge qui tutto Is. 8:4 come fosse a seguire Is. 7:16a, poi riprende il testo esattamente da dove si era interrotto e cita Is.7:16b fino a Is. 7:17 compreso. Un altro bel mistero.

Ma la cosa interessante è che Giustino accusa gli ebrei di avee modificato la Scrittura, Trifone gli chiede di cosa si tratti e Giustino cita quattro casi di presuta manomissione del testo. Ebbene questi casi di studio citati da Giustino sono:

i) il cosiddetto pseudo Esdra, una aggiunta al libro di Esdra che sembra una inerpolazione cristiana;

ii) un verso del libro di Geremia che in realtà è sempre stato presente e non è ben chiaro per quale motivo Giustino lo citi;

iii) il Salmo 96 che sarebbe stato interpolato

iv) un altro passo dell'Esodo che avrebbe subito manipolazioni.

E' anche strano che Giustino dica che Trifone vedeva nell'Emmanuele di Is. 7:14 il re Ezechia, io non conosco tradizioni ebraiche in tale senso, ho chiesto ausilio al forum biblico, ci stanno lavorando anche loro per verificare. A noi risulta che la tradizione ebraica (Pesikta Zuthra) identifichi nell'Emmanuele di Is. 7:14 il figlio primogenito di Isaia stesso, non il re Ezechia che è un'altro personaggio profetizzato da un'altra parte.
 
Top
Hard-Rain
view post Posted on 4/8/2008, 20:35     +1   -1




 
Top
a_ntv
view post Posted on 11/9/2008, 21:54     +1   -1




Mi scuso è il primo post. Nel caso i moderatori lo cancellino.

Leggevo il testo "The great high Priest " di M. Barker (rif pagina 303 nel capitolo, che si trova anche on-line, "text and contect") e ci sono un paio di affermazioni che non sono in grado di controllare e chiedo aiuto:

1) secondo l'autrice nel papiro 1QIsaiah(a) 7.11 la prima lettera non è un ‘ayin come nel testo masoretico ma è un aleph. La frase cambierebbe senso da "chiedi un segno del Signore tuo Dio.." a "chiedi un segno della Madre del Signore tuo Dio" (?). E' plausibile (bisognerebbe verificare su una foto di 1QIsaia(a)) ?
(spero di non essere off-topic rispetto Is 7:14, ma mi sembra legato)

2) secondo l'autrice sempre in 1QIsaiah(a) 52.14 nella parola "mshchth" (sfigurato) è presente una lettera in più rispetto al testo masoretico tale per cui la parola si potrebbe leggere come 'masahti" (l'unto, cfr Num 18.8), con importanti implicazioni. E' vero?

grazie
 
Top
Hard-Rain
view post Posted on 11/9/2008, 22:44     +1   -1




Dunque, confermo che in Is. 7:11 (1QIs. a, col. VI, l. 25) abbiamo alef + vav + tav (= owth = "segno") quindi la parola successiva è mem + alef (anzichè la 'ayin del TM) + mem (e qui la parola si conclude in quanto abbiamo una forma finale) + YHWH (tetragramma). La alef al posto della 'ayin si vede chiaramente. Madre in ebraico è 'em = alef + mem, forse la lettura ci potrebbe anche stare.

Confermo anche che in Is. 52:14 (cfr. 1QIs. a, col. XLIV, l. 2) c'è uno yod finale, quindi abbiamo proprio MSHTI. Ma l'aggiunta dello yod trasforma semplicemente il nome mischath (= "corruzione") dal singolare del TM al plurale del rotolo. Ad esempio invece di qualcosa del tipo: "nel suo apparire, corruzione più che in ogni altro uomo", il rotolo legge: "nel suo apparire, corruzioni più che in ogni altro uomo", il termine rende l'essere sfigurato, ma è un nome.

Quanto alla vocalizzazione e alla possibilità che stia in piedi grammaticalmente è meglio sentire il parere del forum biblico ebraico:

http://forumbiblico.forumfree.net/

Consiglio di chiedere agli esperti del forum biblico il prima possibile, se vuole una risposta rapida: gli utenti ebrei dal venerdì pomeriggio non frequentano il forum per onorare lo shabbath.

Comunque mi sembrano letture molto ipotetiche. Non ho a disposizione una edizione critica della LXX, mi pare che simili varianti non abbiano attestazione, io almeno non ne ho mai sentito parlare. Di recente ho letto anche il Dialogo con Trifone di Giustino dove si fa uso abbondante di Is. 7:10-17 e dei carmi del servo sofferente, non ricordo di aver mai incontrato citazioni che vadano in questa direzione molto "cristiana".

Saluti.

Edited by Hard-Rain - 12/9/2008, 08:24
 
Top
Hard-Rain
view post Posted on 12/9/2008, 07:20     +1   -1




Ho aperto la discussione nel forum biblico dove ci sono esperti (madrelingua) di ebraico, sentiamo che rispondono:

http://forumbiblico.forumfree.net/?t=32027

Saluti.
 
Top
a_ntv
view post Posted on 12/9/2008, 17:36     +1   -1




CITAZIONE (Hard-Rain @ 12/9/2008, 08:20)
Ho aperto la discussione nel forum biblico dove ci sono esperti (madrelingua) di ebraico, sentiamo che rispondono:

http://forumbiblico.forumfree.net/?t=32027

Saluti.

Ho letto la risposta sul forum biblico ebraico e ringrazio il moderatore

Su Is 7:11, anche se la risposta non mi è chiarissima tecnicamente (specie riguardo la linea trasversale dritta), è comunque una risposta chiara. Peraltro la traduzione della Barker non ha troppo senso.

Se si può davvero leggere "consacrato" in Is 52:14, ("nel suo apparire, consacrato più che in ogni altro uomo") potrebbe essere importante per legare il servo sofferente al Messia (anche se sempre secondo la Barker Isaia 52-53 fu scritto avendo in mente le vicende di re Ezechia 2Re19, per cui secondo l'autrice per consacrato si intende propriamente il re)

Ringrazio Hard-Rain per aver postato nel forum biblico ebraico. Lo avrei fatto io ma, non sapendo l'ebraico, avrei preso qualche giorno per porre correttamente la domanda.

 
Top
110 replies since 27/7/2008, 13:21   2273 views
  Share