Per comprendere dove venne nascosto il vangelo degli Ebioniti, prima di essere distrutto è necessario esaminare attentamente la struttura dei vangeli sinottici: Mc /Marco, Mt /Matteo,Lc /Luca.
Già nella Chiesa antica è stato notato che fra i primi tre vangeli esistono concordanze sbalorditive:
• presentano lo stesso contenuto;
• possiedono una struttura complessiva simile e, soprattutto nella seconda parte, la sequenza dei singoli capitoli corre parallela;
inoltre, si trovano addirittura passi dal testo identico.
Particolarmente sorprendente è che quasi tutto il vangelo secondo Marco — ovvero 630 su 661 versetti, il 95,3% — si ritrovi in Matteo.
Nel vangelo secondo Luca si ritrovano 550 su 661 versetti, l'82,3% del vangelo secondo Marco.
Osservando la sequenza del contenuto, Matteo e Luca concordano l’uno con l’altro solo quando in questa sequenza corrono paralleli anche con Marco.
Se uno dei due, Matteo o Luca, non osserva la sequenza comune con Marco, la sua disposizione dei contenuti non concorda più nemmeno con quella che l’altro evangelista ha strutturato nel suo vangelo.
In altre parole, se Luca non si muove più parallelamente a Marco, non lo fa nemmeno con Matteo.
Così, subito dopo il terzo annuncio della passione da parte di Gesù (Mc 10,32-34), Marco racconta di rivalità fra i discepoli; esse vengono provocate dal fatto che Giovanni e Giacomo, i figli di Zebedeo, aspirano a una posizione particolare (Mc 10,35-40). Luca, al contrario, colloca questa disputa dopo l’Ultima Cena (Lc 22,14-23), anche se manca il riferimento a Giovanni e Giacomo (Lc 22,24-30). Luca pone l’istituzione dell'eucaristia prima di Marco. In Matteo la sequenza sia del l’annuncio della passione (Mt 20,17-19), sia del la cena (Mt 26,26-29) corrisponde a quella di Marco.
Da ciò emerge che il filo rosso comune che Matteo e Luca seguono è il vangelo secondo Marco.
Ciò è possibile solo se il vangelo secondo Marco, essendo la più antica delle tre opere, si trova a disposizione degli altri due evangelisti.
Questa osservazione è la cosiddetta teoria delle diverse fonti.
La teoria delle diverse fonti spiega un altro particolare che salta agli occhi nel rapporto fra i tre vangeli:
• a tratti i tre vangeli concordano nella sequenza, nel contenuto e nella lettera;
• spesso si incontrano solo Matteo e Luca, senza che si possa trovare un testo corrispondente in Marco;
• inoltre, vi sono brani che si trovano solo in Luca e altri che sono presenti solo in Matteo.
Matteo e Luca, infatti, raccontano storie completamente differenti dell’infanzia di Gesù o delle apparizioni del Risorto.Qui non si può dimostrare nessun contatto fra Luca e Matteo. Singole parabole, come quella del buon samaritano o del figliol prodigo, si trovano solo in Luca.
Quando
Matteo scrive il suo vangeli, ha a disposizione tre libri che trattano direttamente di Gesù:
Il vangelo di Tommaso;
Il vangelo degli Ebioniti;
Il vangelo di Marco;
e usa questi tre libri come aiuto e schema — come fonte — per formulare il suo vangelo.
Quando
Luca scrive il suo vangeli, ha a disposizione tre libri che trattano direttamente di Gesù:
Il vangelo di Tommaso;
Il vangelo degli Ebioniti;
Il vangelo di Marco;
e anche tutti gli scritti di Giuseppe Flavio
e usa tutto questo materiale come aiuto e schema — come fonte — per formulare il suo vangelo.
Sia Matteo sia Luca usano la struttura principale del vangelo di Marco per costruire la struttura portante del loro vangelo e poi copiano dalle altre fonti scritte anche modificandole nella forma letterale e contenutistica, ma in modo indipendente l’uno dall’altro e aggiungendo in pochi casi anche altro materiale.
Nella stesura dei loro vangeli, Matteo e Luca utilizzano il vangelo secondo Marco come struttura portante. Organizzano i contenuti, che traggono dal vangelo secondo Marco prevalentemente secondo la sequenza che già trovano in Marco.
Ciò spiega i parallelismi fra tutti e tre i vangeli. I contenuti del vangelo degli Ebioniti vengono inseriti in questa sequenza però modificati e interpretati a loro piacimento.
Risulta perciò, che Luca non sa quello e come fa Matteo e Matteo non sa quello e come fa Luca, e quindi il vangelo degli Ebioniti viene spezzettato, frammentato in piccole parti e riscritto in forme diverse, con aggiunte e modifiche nei contenuti; tanto quanto da renderlo irriconoscibile e nascosto. Quindi, strutturando, organizzando le parole uguali che compaiono nei brani che solo Matteo e Luca hanno in comune si riesce a ricostruire il vangelo degli Ebioniti. Usando solo le parole in comune, uguali, quindi primitive, si eliminano le interferenze e le falsificazione operate da Matteo e Luca; e si ottiene così il testo originario del vangelo degli EbionitiPoichè, Matteo e Luca rivelano parallelismi in testi identici parola per parola, il vangelo degli Ebioniti — come anche il vangelo secondo Marco — sicuramente era a loro disposizione in forma scritta.
Il vangelo degli Ebioniti quindi, non era semplicemente una tradizione orale, ma bensì un libro vero e proprio, che successivamente, quanto il cristianesimo è arrivato al potere, è stato distrutto e censurato per meglio falsificare la storia del cristianesimo e non poter più ricostruire quella degli Ebioniti.
Quindi il vangelo degli Ebioniti prima è stato inserito e utilizzato, nei due vangeli sinottici di Matteo e Luca, in modo tale da non esser riconosciuto e quindi nascosto, e successivamente distrutto.Qualcuno ha inventato la favola della fonte Q, quando invece poteva intravedere un ibrido del vangelo degli Ebioniti; e tutto questo per mantenerlo segreto, e non permettere una ricostruzione storica, più reale del cristianesimo primitivo.
Per maggiori informazioni:
http://www.storiacristianesimo.it/vangelo%...%20ebioniti.htmUn caro saluto a tutti.
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Edited by Giovanni Dalla Teva - 11/8/2009, 01:02