Studi sul Cristianesimo Primitivo

Eleazar e lo Yosippon

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Frances Admin
view post Posted on 30/8/2009, 14:11 by: Frances Admin     +1   -1




CITAZIONE
Intendo approfondire la questione relativa ad Eleazar e alla sedizione avvenuta sotto Caio Caligola.
Il testo dello Yosippon riporta:

“A Tiberio successe Caligola che si mostrò ancora più crudele dei suoi predecessori. Egli si arrogò il titolo di Dio e ordinò che gli venissero dedicati degli altari nel mondo intero, che gli si desse il titolo di Dio e che si giurasse per il suo nome. Tutte le nazioni gli obbedirono e gli elevarono degli altari. Solamente i Giudei non acconsentirono e si prepararono alla lotta. “Moriamo tutti insieme” gridarono “piuttosto che obbedirgli e adorarlo”.

Per cortesia, dovresti riportare edizione, editore e anno di edizione di questo testo del Josippon.

CITAZIONE
Il grido di questi Giudei (zeloti) è sempre il grido di Giuda di Gamala.
A questo punto divergono le tradizioni manoscritte.
Tuttavia l’editio princeps di Mantova, senza dubbio la meno interpolata, riporta (seguo Eisler):

“In quei giorni, vi furono dei combattimenti e dei dissensi in Giudea tra i Farisei e i ‘briganti del nostro popolo’ che seguivano il figlio di Giuseppe, etc ...[lacuna] Eleazar, che commise grandi crimini in Israele fino a quando i Farisei non l’ebbero vinto.”

La foto del manoscritto è tanto in Eisler quanto nel documento di Frances.
Questa traduzione si discosta in maniera sostanziale con quella riportata da Frances Administrator (trad. Gunzburg?):

“In quei giorni in Giudea c’erano lotte e diatribe tra i Farisei e i trasgressori della Legge della nostra nazione che seguivano il figlio di Giuseppe Eleazaro, etc. Compì molti atti malvagi in Israele, fino a quando i Farisei lo sconfissero”.

Questa traduzione, a mio modo di vedere, è errata e travisa completamente il significato del testo dell’editio princeps. Il motivo fondamentale è che la posizione di ‘etc’ nella editio princeps è posta dopo ‘il figlio di Giuseppe’ segue una lacuna e solo successivamente è presente in nome di Eleazar.
Ergo, Eleazar non è affatto il figlio di Giuseppe (infatti si tratta di Eleazar ben Dinai catturato da Felice nel 54 d.C.).

Leggendo la versione dell’editio princeps in versione Eisler risulta chiaro che la recita conteneva uno sviluppo molto più esteso che è stato rimpiazzato da un ‘etc’ e da una lacuna, in quanto i briganti del nostro popolo che seguivano il figlio di Giuseppe, erano i partigiani del Cristo crocifisso sotto Ponzio Pilato (come non pensare a Svetonio: impulsore Chresto assidue tumultuantes). Il passaggio si riferisce ai seguaci del Cristo e non a Gesù stesso crocifisso pochi anni prima. Quello che è interessante capire è se in qualche modo anche lo stesso zelota Eleazar ben Dinaios fosse un partigiano del Cristo. Prima però è necessario analizzare altre tradizioni manoscritte dello stesso passaggio per comprendere come in seguito il passaggio contenuto nell’editio princeps (già interpolata) sia stato reso irriconoscibile nelle tradizioni successive.

Per la traduzione mi sono venuti in aiuto alcuni studiosi ebrei, tra cui Elisha Kimron. Sulla scelta della traduzione, invito a leggere quanto scriverò sotto.

CITAZIONE
Il manoscritto di Parigi riporta (Eisler):

“In quei giorni, vi furono numerosi combattimenti e grandi dissensi in Giudea tra i Farisei e i ‘briganti’ in Israele che seguivano Jeshu’ah ben Pandera il Nazareno che fece grandi miracoli in Israele fino a quando i Farisei non l’ebbero vinto e lo appesero ad un albero.”

Il passaggio non contiene lacune ma deriva chiaramente da quello dell’editio princeps. Ciò che ha fatto il copista è palese: cucitura delle due frasi prima separate da una lacuna.

Infatti, il compilatore del manoscritto parigino non potendo tollerare che nel vorlage vi fosse contenuta l’espressione ingiuriosa “atti malvagi”, la sostituì con un’espressione tipicamente cristiana “prodigi”, “miracoli” (פלאות). Se tu sostieni che il copista ha trasferito in Gesù quelle che erano le qualità rovesciate di Eleazaro, significa che nel manoscritto dal quale ha tratto il passaggio, il riferimento era “Eleazar ben Ioseph”, successivamente trasformato in "Jeshu ben Ioseph", poi in “Jeshu ben Pandera” e da ultimo in “Jeshu ben Pandera ha-Notzri. Questi i passaggi interpolatori: riferimento originario “Eelazar ben Ioseph”; cambio in Jeshu ben Ioseph; Jeshu ben Pandera; Jeshu ben Pandera ha Notzri. La logica dei passaggi è suffragata dalle prove interne ed esterne al testo(i).
Eleazar b. Dinai è noto essere stato un personaggio vissuto ben al di là degli anni 30 dell’era volgare. Fu catturato da Felice e condotto in catene a Roma nel 60 d.C. Ora, accettare la lezione testuale emendata da Eisler, comporta tre ostacoli insormontabili: 1) post datazione della vicenda gesuana di circa 20-25 anni. E’ inoltre difficile immaginare che gli ebrei, per quanto potessero essere ostili verso il cristianesimo, avrebbero di proposito postdatato ex nihilo la vicenda gesuana e confuso lo stesso Gesù con un capo brigante qualunque, la cui attività e assai più gretta e meno articolata. 2) Le modalità di cattura, esecuzione, i luoghi, le date e i riferimenti storico-politici non corrispondono al contesto storico-politico in cui visse Gesù. Ora è anche possibile che l’autore dello Josippon possa aver creato ex nihilo questi riferimenti, ma in ogni caso, postulata la loro autenticità, non hanno nessun valore storico. Si tratta infatti di riferimenti coniati 1100 anni dopo i fatti. Lo stesso Eisler dice che sulla base delle scarne informazioni ricavabili dallo stato della tradizione testuale è impossibile determinare se nell’opera originaria dello Josippon vi fossero contenuti riferimenti genuini su Gesù e Giovanni Battista. Con il termine “genuini” si deve intendere “autentici”, cioè facenti parte del testo originario. Il contenuto ha scarse probabilità di storicità. 3) Eleazar b. Dinai è ricordato nel Talmud per la ferocia e l'attività criminosa. La descrizione di Eleazar nello Josippon è molto più simile per contenuto e retorica alla descrizione che ne da il Tallmud piuttosto che a quella asettica e narrativa offerta da Giuseppe Flavio. Anche nel Talmud si parla di conflitto tra Eleazaro e i farisei, in particolare con J. ben Zakkai: è descritto come un brigante, un assassino, uno che causò molte sofferenze al popolo ebraico. Il ritratto coincide in entrambi i testi. Un ulteriore prova a suffragio della lezione "Eleazar b. Ioseph".
L’”etc.”del testo dell’edizione mantovana a mio avviso deve essere interpretato come residuo di una glossa tardiva sulla base delle considerazioni di cui sopra. Levando l'"etc.", infatti il passo è più scorrevole e logico e trova corrispondenze di contenuto nella tradizione rabbinica. Il fatto che poi l'avverbio sia stato inserito tra il patronimico e il nome proprio, è traccia dell'intervento di un glossatore. Inoltre, dalla disamina delle varianti testuali del passaggio incriminato, si nota l'escalation in ordine di tempo di glosse, manomissioni, aggiunte nei vari rami testuali, indice del fatto che i riferimenti più "caratterizzanti", quali "ben Pandera" "ha-Notzri" e lo stesso "Jeshu" sono stati aggiunti dopo la pubblicazione dell'edizione mantovana.
Ma la prova decisiva, sul fronte dell'autenticità, a mio avviso proviene dal resoconto di Gherardo di Galles (XII sec. d.C.), il quale narra che Robert Cricklade (cristiano) rinvenne in Inghilterra alcune copie in ebraico del Josippon dove in certe non c'erano riferimenti su Gesù; in altre il riferimento compariva "in the logical place":

"In two of these manuscripts he found this testimony to Christ intact and written in the logical place, but it appeared as though it had been recently erased. In all other manuscripts however, it had been missing for a long time: it appeared as though it had never been there" (De Instructione principum, 1,17)

Cosa significa "in the logical place"? Significa che dal momento che Gherardo pensava fossero manoscritti di Antichità Giudaiche, il riferimento su Gesù in queste copie del Josippon si trovava nello stesso punto in cui compariva il Testimonium Flavianum in Antichità Giudaiche. Evidentemente una glossa. Dal momento che Gherardo sarebbe stato ben felice di riferire di un presunto passaggio concernente Gesù situato nello stesso locus del manoscritto parigino del Josippon, ma non dice niente in proposito, ne deduciamo che quest'ultimo è una glossa. Non solo nell'edizione mantovana non esiste un passaggio su Gesù "in the logical place", ma testimonianze indirette escludono che qualora il vorlage contenesse un riferimento su Gesù nel luogo in cui è attestato nell'edizione mantovana, questo non è un autentico.
Pertanto anche qualora l'"etc." dell'edizione mantovana posto tra il patronimico e il nome Eleazaro indicasse un riferimento esplicito su Gesù, non potrebbe mai risalire al testo originario. Di qui non solo la non storicità del riferimento, ma anche e soprattutto la "non autenticità".

CITAZIONE
Queste conclusioni non mi trovano d’accordo. Nello Yosippon non c’è traccia di uno Eleazar figlio di Giuseppe, al contrario quello che risulta dall’editio princeps è un possibile collegamento tra i partigiani del Cristo e i movimenti di ribellione sotto Caligola. E’ vero che non possiamo sapere quali sono state le parti censurate dell’edizione mantovana dello Yosippon ma è nostro dovere interrogarci sul significato di questa censura cercando, con gli strumenti che la scienza ci mette a disposizione (studio delle lingue antiche, paleografia, codicologia), di valutare la possibilità che alcune ipotesi siano veritiere, per quanto incredibile ci possa sembrare.

Io penso di aver dimostrato che la lezione originaria fosse "Eleazar ben Ioseph". Come lei saprà l’“editio princeps” non corrisponde al testo originario. L’edizione mantovana è il prodotto della collazione di più manoscritti, di datazione tardiva. Tra la pubblicazione anonima dello Josippon nel XI-XII secolo e la collazione dei successivi manoscritti passarono più 400 anni, con il risultato che non è più possibile ricostruire lo stemma codicum e quindi lavorare sulle manomissioni che nel frattempo si sono verificate. Le censure e le manomissioni avvenute poco tempo prima e successivamente, cioè dopo la pubblicazione delle edizioni mantovana e costantinopoliana, in più rami della tradizione manoscritta, sono state catalogate e studiate da D. Flusser, il quale ne ha sottolineato il carattere “non genuino”, ora attribuibile all’attività censoria cristiana, ora all’attività dei glossatori ebrei. Autenticità di un testo inoltre non è garanzia di storicità dei fatti narrati. Ma ritengo che prove indirette, come quella di Gherardo di Galles e altre prove esterne ed interne al testo escludano anche l'autenticità della lezione testuale "Jeshu ben Ioseph" in luogo di "Eleazar ben Ioseph".
La ringrazio per aver sottoposto alla mia attenzione le sue considerazioni. Sulla base del dibattito maturato,, provvederò a modificare il documento del mio sito con le considerazioni che ho scritto. Il documento pubblico è infatti è un'epitome (circa la metà) di una monografia più vasta e inedita, nella quale avevo incluso materiale aggiuntivo anche sulla tradizione testuale dello Josippon.

Edited by Frances Admin - 30/8/2009, 17:06
 
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