| In Mc. 16:17 abbiamo γλωσσαις λαλησουσιν καιναις = "parleranno [in] lingue nuove".
Nel greco neotestamentario, tuttavia, la separazione del sostantivo dall'aggettivo con cui è concordato (per mezzo del verbo) è rarissima, praticamente assente, se si escludono casi particolari come certi genitivi, frasi con verbi copulativi (es. ειμι, γινομαι, ecc...) o basate sul verbo εχω.
In poche parole, sarebbe ben più normale nel greco neotestamenario trovare scritto: λαλησουσιν γλωσσαις καιναις. Per λαλεω combinato col dativo di γλωσσα, cfr. At. 10:46, 19:6, 1 Cor. 12:30, 13:1, 14:2, 14:4-5 e altri passaggi della 1 Corinizi.
Ciò premesso, la mia domanda è: come possiamo tecnicamente definire, secondo la corretta terminologia grammaticale, questo spezzettamento, ottenuto per interposizione di un verbo, così inusuale nel NT? Iperbato, tmesi, anastrofe o cosa?
Grazie.
Edited by Teodoro Studita - 15/5/2011, 13:24
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