Studi sul Cristianesimo Primitivo

Iohannes Malalas e le testimonianze evangeliche in Giuseppe Flavio

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Saulnier
view post Posted on 15/2/2010, 12:15 by: Saulnier     +1   -1




Siamo nel terzo anno del regno di Caligola (39-40 d.C.) ad Antiochia.
La Chronografia (Libro X) di Malalas riporta un avvenimento del quale sorprendentemente non si trova traccia in alcuno degli storici anteriori.

Seguirono grandi disordini e un disastrò colpì la città. Infatti i Greci di Antiochia combatterono lì con i Giudei, uccisero molti Giudei e bruciarono le loro sinagoghe. Quando il sacerdote dei Giudei, chiamato Phineas, venne a conoscenza di ciò, raccolse un gran numero di Giudei e Galilei che erano cittadini. Con circa 30,000 di questi egli giunse all’improvviso nella città di Antiochia dalla città di Tiberiade e ne uccise moltissimi con un unico inaspettato attacco. Successivamente Phineas interruppe l’attacco e tornò a Tiberiade. Quando l’imperatore Gaius venne a sapere di questi eventi si adirò con Pontous e Varius, i senatori nella città di Antiochia e requisì le case che gli appartenevano. Queste case furono da allora chiamate ‘le case imperiali’ in Antiochia di Siria. I senatori stessi furono portati via in catene, poiché non avevano saputo né mettere fine alla rivolta in città né impedire al sacerdote Phineas di saccheggiare la città. Gaius andò nella città di Tiberiade in Palestina, catturò Phineas il sacerdote dei Giudei e gli tagliò la testa come ribelle. Egli mise pure a morte molti Giudei e Galilei. Mise la testa del sacerdote Phineas su di un palo fuori dalla città di Antiochia, dall’altro lato del fiume Oronto. Mandò denaro e ricostruì le aree della città che erano state incendiate.

Questo episodio, malgrado alcune esagerazioni, ha ottime probabilità di essere storico.
Nello stesso anno infatti Caligola ordinò di erigere una statua nel Tempio di Gerusalemme, estrema provocazione per un popolo, quello giudaico, che non accettava maestro e padrone all’infuori di Dio e che nella sua frangia più estremista, gli zeloti, non esitava a rivendicare con la violenza e lo spargimento di sangue i propri diritti.

Ora è probabile che proprio ad Antiochia, che era la residenza del governatore di Siria, responsabile dell’attuazione del decreto, cominciarono le proteste contro il folle progetto di Caligola.
I pagani, esasperati dai disordini e dalle proteste dei Giudei, reagirono uccidendoli e bruciando le loro sinagoghe, cui fece seguito la rappresaglia di Phineas il sacerdote a capo di un vero e proprio esercito di Galilei. La stessa decisione di Caligola, di erigere la propria statua nel Tempio di Gerusalemme, per quanto folle, fu essa stessa una reazione allo zelotismo sanguinario che imperversò il suo breve regno.

La situazione di Antiochia si rileva d’altra parte estremamente simile a quella di Alessandria, dove i contrasti tra le popolazioni pagane e la comunità giudaica provocavano violenti sommosse antisemite e grande spargimento di sangue. Questi disordini, cominciati nel 38 d.C., proseguirono almeno fino all’avvento di Claudio nel 41 d.C. (per questi avvenimenti Giuseppe Flavio ma soprattutto Filone Alessandrino)
Il 10 novembre del 41 d.C. Claudio scrisse una lettera agli Alessandrini e rivolgendosi ai Giudei, dopo aver confermato tutti i loro diritti ed aver parlato nei loro confronti in tono benevolo chiuse la lettera con un ammonimento carico di significati, ammonimento ignorato (volutamente?) da Giuseppe Flavio.

Non si facciano entrare o avvicinare da Siria o Egitto Giudei naviganti verso terra, cosa che mi farà venire i sospetti più grandi nei loro riguardi: altrimenti in tutti i modi mi opporrò a loro come quelli che alimentano una piaga del mondo.

I Giudei che da Siria ed Egitto confluivano ad Alessandria, portavano ai loro correligionari armi e uomini. Questi Giudei erano zeloti e Claudio, tollerante e bendisposto nei confronti della maggioranza della popolazione giudaica, mostrò il pugno duro verso di loro, non disposto a tollerare alcun tipo di connivenza da parte della popolazione giudaica.
La piaga (nosos) del mondo temuta da Claudio, la vera causa di tutti i disordini e le sommosse in Giudea, a Roma e in tutto l’oikoumene e che infine causò la distruzione di Gerusalemme fu quell’exitiabilis superstitio che momentaneamente sopita, di nuovo si diffondeva, non solo per la Giudea, focolare di quel morbo, ma anche a Roma, dove da ogni parte confluisce e viene tenuto in onore tutto ciò che vi è di turpe e di vergognoso.
Il morbo cristiano-zelota nella realtà dei fatti.
Claudio si dimostrò lungimirante ma alla fine Tito per uccidere il germoglio cristiano dovette estirpare per intero la radice giudaica distruggendo il Tempio di Gerusalemme.

Christianos ex Iudaeis exstitisse; radice sublata stirpem facile perituram.


I Cristiani hanno origine dai Giudei: con la radice rimossa, il germoglio viene ucciso facilmente afferma un frammento di Tacito preservato da Sulpicio Severo (2.30.7)

Se una copia del decreto di Claudio fu mandato anche in Siria (Giuseppe Flavio A.G. XIX, 279) ci sono buone probabilità che esistesse ad Antiochia di Siria una situazione molto simile a quella in Egitto, una situazione che richiedeva un intervento diretto dell’imperatore.
Un episodio come quello di Phineas, all’evidenza tutt’altro che marginale, non poteva essere ignorato da Giuseppe Flavio. Eppure in nessuna delle sue opere vi è il minimo accenno.
Phineas il sacerdote Galileo è un personaggio sconosciuto alla storia.
Ma è sempre stato così?
Se una mano cristiana è intervenuta nello scritto dello storico giudeo, per eliminare ogni traccia dell’episodio in questione ci sono ottime probabilità che esso fosse strettamente correlato alle origini del cristianesimo.
Si può congetturare che Phineas (un nome che è tutto un programma!) come Eleazar ben Dinaios fosse un personaggio di rilievo nello zelotismo giudeo-cristiano del primissimo periodo cristiano.
Ora, dove trovare le tracce di questo sacerdote Galileo?
Come abbiamo visto in precedenza alcuni elementi originariamente presenti nell’Halosis ma in seguito epurati in quanto imbarazzanti per l’ortodossia (come la rivolta che precedette l’arresto e la crocifissione di Gesù) si ritrovano, opportunamente camuffati in chiave cristiana, all’interno degli scritti apocrifi appartenenti al Ciclo di Pilato.
Ed infatti proprio negli Acta Pilati ecco cosa leggiamo:

Gli Ebrei allora tennero consiglio, ammassarono una grande somma di denaro e la diedero alle guardie, dicendo: "Dite che mentre voi dormivate, nella notte, vennero i suoi discepoli e lo rubarono. Qualora il procuratore udisse questo, gli parleremo noi affinché non abbiate da preoccuparvi". Ed essi preso (il denaro) fecero come erano stati istruiti.
Ma dalla Galilea vennero a Gerusalemme un sacerdote, Phineas, uno scriba, Adas, un levita, Aggeo, ed annunziarono ai capi della sinagoga, sacerdoti e leviti: "Abbiamo visto Gesù che sedeva sul monte Mamilch con i suoi discepoli.

...
Il sacerdote Phineas, lo scriba Adas e il levita Aggeo risposero ai capi della sinagoga, ai sacerdoti e leviti: "Se le parole che abbiamo detto e quanto abbiamo visto sono peccato, eccoci davanti a voi! Fateci quanto è giusto ai vostri occhi".
Essi allora presero la legge e li scongiurarono di non ripetere mai più ad alcuno queste parole. Poi diedero loro da mangiare e da bere e li scacciarono dalla città dopo aver loro dato anche del denaro e tre uomini che li accompagnassero fino in Galilea. E se ne partirono in pace.


Ecco il sacerdote galileo Phineas con un ruolo ben diverso da quello che gli attribuisce Malalas nella sua cronaca e che con ogni probabilità lo storico bizantino poteva leggere ancora al VI secolo nell’Halosis di Giuseppe Flavio.
Phineas negli Acta Pilati diventa nientemeno che uno dei testimoni della resurrezione di Gesù e della sua assunzione in Cielo sul monte Mamlich in Galilea, pronto ad immolarsi per difendere la sua testimonianza...lo stesso Phineas che solo pochi anni dopo si metterà a capo di un esercito di Galilei per vendicare ad Antiochia le offese del popolo giudaico e che Caligola punirà con la morte per decapitazione.

Tutto si può dire della religione cristiana ma non che essa non si dimostrò riconoscente nei confronti di coloro che furono i veri protagonisti del cristianesimo nascente: i martiri zeloti che nel primo secolo pagarono col prezzo della propria vita l’ardente desiderio di libertà coniugato con un odio implacabile del goy.
Questi personaggi, zeloti di nascita, trucidati dai Romani e sconfitti nella Storia, vi rientrarono con l’inganno dalla porta sul retro apertagli dagli scribi cristiani dal secondo secolo in poi. E vi rientrarono da vincitori e da eroi, con un vestito nuovo di zecca, pazientemente ordito dopo che la sconfitta di Bar Kochva avevo reso inevitabile la trasposizione su un piano puramente metafisico e trascendentale del regno millenarista e assolutamente terreno predicato dal Cristo nella sua Apocalisse.
Qualcuno di questi martiri zeloti venne promosso papa (Pietro, ma anche Clemente!) qualcun altro addirittura Dio... a ciascuno secondo i suoi meriti.

Tali mascheramenti del resto si rivelavano indispensabili in quanto il popolo, per quanto credulo, si dimostrava poco propenso ad adorare come un Dio, un giudeo il cui programma prevedeva la distruzione di tutto il mondo extra-giudaico e a venerare come santi quei capi zeloti che insanguinarono la Palestina nel corso di tutto il primo secolo dell’era cristiana.

Gli Acta Pilati non sono gli unici scritti apocrifi in cui compare Phineas. In effetti nella letteratura pseudo-clementine (ed in particolare le Recognitiones), apocrifi del IV secolo attribuiti a Clemente il Romano troviamo delle tracce interessanti. Queste opere sono rimaneggiamenti operati al IV secolo su scritti primitivi molti dei quali oggi perduti.
Nelle Recognitiones (Libro II cap. I e cap. LXVIII) troviamo elencati i compagni dell’apostolo Pietro e tra questi vediamo associati due nomi, Phineas ed Eleazar.
Questi due personaggi, importanti capi zeloti, furono insieme a Simon-Pietro, lo barjona dei discepoli di Gesù, i protagonisti delle rivolte giudaiche durante l’impero di Caligola. Rivolte che la censura cristiana ha tentato di cancellare intervenendo sui testi in maniera decisiva lasciando ovunque le proprie impronte digitali.
Il caso Eleazar è davvero emblematico e dimostra quanto gli scritti di Giuseppe Flavio, per come ci sono pervenuti, si possano dimostrare totalmente inaffidabili.
(per tutti gli approfondimenti del caso https://cristianesimoprimitivo.forumfree.it/?t=42232860)

Il testo dello Yosippon, secondo l’editio priceps di Mantova, riporta:

A Tiberio successe Caligola che si mostrò ancora più crudele dei suoi predecessori. Egli si arrogò il titolo di Dio e ordinò che gli venissero dedicati degli altari nel mondo intero, che gli si desse il titolo di Dio e che si giurasse per il suo nome. Tutte le nazioni gli obbedirono e gli elevarono degli altari. Solamente i Giudei non acconsentirono e si prepararono alla lotta. “Moriamo tutti insieme” gridarono “piuttosto che obbedirgli e adorarlo”.
In quei giorni, vi furono dei combattimenti e dei dissensi in Giudea tra i Farisei e i ‘briganti del nostro popolo’ che seguivano il figlio di Giuseppe, etc...[lacuna] Eleazar, che commise grandi crimini in Israele fino a quando i Farisei non l’ebbero vinto.


La lacuna nel testo dello Yosippon ci priva del resoconto dei combattimenti, partigiani di Cristo, alla fine del regno di Caligola. Zeloti che gridano “Moriamo tutti insieme piuttosto che obbedirgli ed adorarlo” e che in Palestina come ad Antiochia, Alessandria ed in tutto l’oikoumene rinnovavano l’urlo di battaglia che fu già quello di Giuda di Gamala.
Giuseppe Flavio nel testo greco di Guerre Giudaiche ed Antichità Giudaiche non conosce questi disordini, per lui i Giudei sono tutti pacifisti, arrivano a dichiarare (A.G. XVIII, 271):

“Per nessun motivo noi combatteremo, noi moriremo piuttosto che violare le nostre leggi” e mettendosi bocconi a terra e scoprendosi il collo si dicevano pronti ad essere uccisi.

Non c’è traccia alcuna del movimento zelota. Lo zelo per la Legge si traduce in accettazione passiva per la morte.
Ma fu davvero così?
Zonara, cronografo bizantino del XII secolo, afferma che secondo lui Giuseppe Flavio ha omesso diverso cose concernenti la faccenda di Caio Caligola e del tempio e che in effetti quell’episodio fu il vero inizio della distruzione giudaica.

Templum Hierosolymitanum in suam aedem commutavit, ut Gaii novi illustris Jovis appelleretur: quamvis Josephus in suis Antiquitatibus dissimulavit. Eaque res Judaicae defectioni initium fuit.

Ma la colpa è di Giuseppe Flavio o della censura cristiana?
In effetti se lo storico giudeo non avesse mai accennato minimamente in nessuno dei suoi scritti a questi disordini, come mai lo pseudo-Egesippo (IV secolo), autore dell’adattamento cristiano in latino dell’opera di Flavio Giuseppe, ne parla? Pur trattandosi di un’opera cristianizzata la testimonianza dello pseudo-Egesippo è importante in quanto i manoscritti più antichi di questa opera risalgono al VI secolo (quindi di alcuni secoli anteriori ai manoscritti più antichi delle opere flaviane). Ivi leggiamo:

Morto Tiberio, Caio gli successe il quale, volendo essere visto e chiamato Maestro e Dio, fornì i motivi di una gravissima sedizione ai Giudei.

Ora, lo pseudo-Egesippo elabora il suo testo a partire dalle Guerre Giudaiche di Giuseppe Flavio, che tuttavia non parlano assolutamente di questa sedizione. Dove ha preso lo pseudo-Egesippo questa notizia se non in un testo di Flavio Giuseppe (l’Halosis?) ben diverso rispetto a quello che conosciamo?
Coloro che non volevano chiamare nessuno Maestro e Dio erano gli zeloti di Giuda di Gamala, nessuna meraviglia se tra i protagonisti di questa sedizione vi fosse proprio Eleazar.
La censura cristiana non si è purtroppo limitata a Giuseppe Flavio.
Filone, nella sua Legatio ad Caium ci racconta in termini diversi rispetto a Flavio Giuseppe, e certamente più verosimili, la vicenda relativa a Petronio e alla statua di Caligola nel Tempio.
I motivi che spinsero Petronio a posticipare l’esecuzione degli ordini imperiali non sono legati alla all’ammirazione e alla pietà per il popolo giudaico pronto ad immolarsi senza combattere (Giuseppe Flavio), bensì al timore, molto realistico, di un sollevamento in Giudea legato alla consapevolezza di Petronio del fanatismo religioso del popolo giudaico. Ma questa rivolta si concretizzò oppure no? Se sì quali furono i protagonisti?
Il racconto di Filone ci riserva un’amara sorpresa.

“Non sai tu che così facendo causi l’origine di tutti i mali volendo realizzare ciò che è criminale fare e persino immaginare?[lacuna] Vale la pena raccontare ciò che abbiamo visto e inteso durante l’ambasciata di cui fummo incaricati per difendere i nostri diritti politici.”

Una lacuna interrompe sul più bello il racconto di Filone relativo agli avvenimenti di Siria e all’affare della statua di Caligola nel Tempio. Il racconto dei fatti relativi all’ambasciata degli Alessandrini riprende senza alcuna transizione.
La critica moderna ritiene certa l’esistenza di una lacuna in questo punto della Legatio.
Su questi avvenimenti la censura cristiana non ha risparmiato neppure Tacito.
I libri degli Annali relativi al periodo di Caio Caligola non ci sono pervenuti, tuttavia in Annali (XII, 54) troviamo un flashback molto istruttivo, Tacito fa un excursus sulla Giudea e dice:

Senza dubbio i Giudei avevano dato segni di rivolta con una sommossa in seguito [lacuna] , appresa la sua uccisione, non avessero obbedito, restava il timore che un altro imperatore potesse dare loro il medesimo ordine.

Ancora un taglio mirato quindi ma grazie ad un passaggio delle Historiae (V, 9) dopo il famoso “sub tiberio quies” troviamo un’ulteriore conferma di questa rivolta zelota:

In seguito all'ordine di Caligola di collocare nel tempio una sua statua, [i Giudei] preferirono prendere le armi e solo la sua morte troncò la rivolta.

Phineas ed Eleazar camminano a braccetto non solo nelle Recognitiones ma anche nella Storia. Essi furono i principali protagonisti delle rivolte giudaiche che seguirono l’ordine di Caligola di erigere la propria statua nel Tempio ed un destino comune, il martirio, li accomunò.
Congiura del silenzio per i fatti avvenuti in Giudea sotto Caligola dovuta al coinvolgimento di partigiani di Cristo, crocifisso da pochi anni, nelle vicende.
Le stesse mani che hanno fatto sparire dall’Halosis le tracce della spedizione zelota ad Antiochia capeggiata da Phineas non hanno risparmiato neppure tutti quegli storici che si erano occupati di narrare le vicende giudaiche sotto l’impero di Caligola ed in particolare gli exploits di Eleazar e degli altri partigiani di Cristo.

Lo storico non condizionato, di fronte a tutte queste evidenze, dovrebbe evitare di ficcare la testa nella sabbia ma tentare di ricostruire con pazienza la vicenda storica che fa da substrato alle favole. Compito reso arduo e difficoltoso, inutile negarlo, dall’intervento doloso sulla Storia, ampiamente dimostrato, di gente avvezza alla frode e all’inganno.

Continua...
 
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