Studi sul Cristianesimo Primitivo

Leone X e la favola di Cristo

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Saulnier
view post Posted on 6/4/2010, 15:54 by: Saulnier     +1   -1




“Quantum nobis ac nostro coetui profuerit ea de Christo fabula, satis est seculis omnibus notum”

Prima di iniziare l’analisi di questa citazione occorre brevemente fare piazza pulita delle numerosissime amenità letterarie che circolano sulla rete concernenti il passaggio in questione.
Il passaggio contenuto nel libro “La favola di Cristo” di Cascioli (recentemente scomparso) su una presunta lettera tra Pietro Bembo e Leone X conservata all’Archivio Vaticano, contenente una versione del passaggio in questione non ha ricevuto, da parte dell’autore, il benché minimo riscontro documentale e pertanto può essere tacciata a ragione di pura invenzione letteraria, priva di qualsiasi valore storico. Cascioli per dare autorevolezza al passaggio potrebbe avere inventato una fonte storica inesistente, un comportamento indubbiamente da censurare.
Ma da censurare è pure il comportamento di chi, pretendendo di dare una lezione al Cascioli, si comporta esattamente allo stesso modo aggiungendo alle invenzioni letterarie la calunnia gratuita.

Citazione tratta da:

http://www.scienzeantiche.it/forum2005/top...837&whichpage=4

dove si è molto discuso sulla questione “la favola di Cristo”:

cit. Waylander
CITAZIONE
Hahahahahahahahaha!!!!! Sei sempre più divertente! Ti confiderò un segreto: qualche tempo fa mi ha chiamato il papa dicendomi che oramai non dormiva più la notte per tema del libro del Cascioli e che era necessario fare qualcosa. Per cui nottetempo ci siamo introdotti negli archivi, abbiamo distrutto tali lettere, spostato gli scaffali e cambiato il metodo di catalogazione degli interi Archivi Segreti in una notte. Visto che c'eravamo abbiamo anche spostato il Graal in una teca meno visibile e nascosto meglio la lancia di Longino. E nessuno se ne è accorto! Siamo stati proprio bravi! Hahahahahahahahahahahahahahaaaaa...... capisco la disperazione a vedere ridicolizzate in questo modo le proprie certezze, ma un minimo di dignità... suvvia!

Comunque, per coloro che fossero un minimo interessati alla storia e non ai quaqquaraqa, ecco come è andata. Questa citazione era originariamente in inglese perchè è tratta dall'opera satirica e anticattolica: "The Pageant of Pope", di John Bale (1495-1563), un ex carmelitano passato al protestantesimo, protetto e foraggiato dalla corte anglicana di Enrico VIII (c.f. Leslie P. Fairfield: John Bale - Mythmaker for the English Reformation; Purdue University Press 1976). Questo è il passaggio in questione: "He addicting himselfe to nicenesse, and takinge ease did pamper his fleshe in diverse vanities and carnal pleasures. At banqueting he delighted greatly in wine and musike: but had no care of preaching the Gospell, nay was rather a cruell persecutour of those that began then, as Luther and other to reveale the light thereof: for on a time when a cardinall Bembus did move a question out of the Gospell, the Pope gave him a very contemptuouse aunswere saiying: All ages can testifie enough howe profitable that fable of Christe hath ben to us and our companie". Come si vede non si parla neppure di una lettera, ma è una frase inventata che l'autore, che mai ha incontrato Leone X, gli mette in bocca per spirito polemico in una satira anticattolica. Non è storia, ma pura e semplice satira, invenzione letteraria dunque. Quest'opera è stata in pratica dimenticata dalla storia per le sue scarse qualità artistiche, e tale frase di Bale finì per secoli nel dimenticatoio sino a che nel XIX secolo un autore bizzarro di nome Robert Taylor rilesse l'opera di Bale e tirò fuori questa frase traducendola in latino. Tanto per far capire chi fosse, questo Taylor era un personaggio alquanto ridicolo che affermava che l'intera Bibbia era stata inventata e scritta da monaci egiziani nel 250 a.C. (Diegesis 1829)! Come si vede siamo ben lontani dalla storia e in pieno pettegolezzo satirico e fantasia para-storica.
Questa frase ha avuto molto successo prima nei circoli anticattolici e massonici inglesi poi è passata nel continente, dove passa di sito in sito e viene ripresentata continuamente con riferimenti diversi a seconda di chi la riporta, ma sempre e invariabilmente sbagliati e inventati, a dimostrazione della inesistente accuratezza scientifica di chi pretende di fare storia ma non è neppure in grado di fare verifiche sulle fonti che usa.

Ora, come fate ancora, umanamente e logicamente, a credere al Cascioli?

Vedi anche

www.tektonics.org/lp/popeleox.html

Ora umanamente e logicamente, non si può credere al Cascioli ma neppure alle fandonie contenute in questo breve post che parla di “inesistente accuratezza scientifica di chi pretende di fare storia ma non è neppure in grado di fare verifiche sulle fonti che usa” e poi ricade esattamente nel medesimo errore. Si combatte la mistificazione e la disinformazione in sostanza con gli stessi mezzi (aggiungendovi calunnie gratuite contro Robert Taylor che, per ovvie ragioni, non è nelle condizioni di potersi difendere). Ora questo autore ‘bizzarro’ e avrebbe tradotto in latino nientemeno che nel XIX secolo la frase di John Bale che sarebbe stata tratta da “Pageant of the Popes” originariamente scritto in inglese. La mendacità di tale affermazione è talmente evidente che sorprende che qualcuno abbia potuto permettersi di utilizzarla senza essere messo in ridicolo.
John Bale scrisse la sua opera originariamente in latino nel 1558 con il titolo “Acta Romanorum Pontificum” e naturalmente in essa vi si ritrova, in latino per l’appunto, il passaggio in questione.
Per delegittimare in maniera completa il reverendo Robert Taylor e poter privare di qualsiasi valenza storica il passaggio su Leone X si ricorre di seguito ai cari metodi della vecchia apologia cristiana (Tertulliano docet), ovvero la calunnia e la menzogna sulle opere di autori che non possono più difendersi perché morti e sepolti da un paio di secoli. Robert Taylor avrebbe affermato che l’intera Bibbia sarebbe stata inventata e scritta da monaci egiziani nientemeno che nel 250 a.C. Questa è davvero grossa! E’ proprio il caso di dire che Taylor era un personaggio ‘alquanto ridicolo’ e che pertanto come risulta evidente ‘siamo ben lontani dalla storia e in pieno pettegolezzo satirico e fantasia para-storica.’
Il problema dei nuovi apologeti è che mentre gli scritti degli autori che Tertulliano ed i suoi numerosi epigoni denigravano sono andati irrimediabilmente perduti, (troppo spesso dunque è impossibile stabilire la veridicità delle loro affermazioni) tale non è il caso per l’autore in questione, Robert Taylor per l’appunto.
Ora aprendo il Diegesis a pag.429 ecco cosa vi troviamo scritto:

www.archive.org/details/diegesis00unkngoog

The version of first translation of the Jewish scriptures into Greek, made by 70 or 72 translators called in proof, the Septuagint is properly the Alexandrian version, as having been made at Alexandria in Egypt, about 250 years b.C.


Taylor ha dunque semplicemente affermato (con ragione) che la versione Greca della Bibbia, comunemente nota come versione dei Settanta è stata redatta ad Alessandria in Egitto, intorno al 250 a.C. e non che l’intera Bibbia sia stata inventate in quegli anni.
Si tratta dunque solamente di una calunnia gratuita per delegittimare l’autore e di conseguenza la possibile autenticità dell’aneddoto, sulla quale in verità vi è moltissimo da dire e sul quale nei prossimi giorni tenteremo di dare una, quantomeno verosimile, interpretazione storica.

 
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