QUOTE
Indubbiamente vi sono delle analogie piuttosto forti, tuttavia questa ipotesi presenta almeno due gravi limiti:
1) suppone che Epitteto abbia commesso un errore, (a meno di dimostrare che gli Esseni erano anche detti Galilei)
2) nella descrizione di Plinio degli Esseni non vi è traccia di quel disinteresse verso la vita (o verso la morte) che è invece la caratteristica essenziale per la quale i Galilei vengono tirati in ballo da Epitteto.
Ti ringrazio. Nello specifico il punto 1) sarebbe anche superabile poichè sono documentati altri errori e lapsus più o meno gravi nel resto delle "Diatribe", spiegabili col fatto che comunque erano lezioni pronunciate al pubblico anche a braccio, come meglio veniva, oltretutto fanno parte di una parte delle lezioni, quella meno tecnica, in cui Epittèto si sbottonava (tra virgolette) e parlava di morale stoica, si presume che fossero discussioni libere che si svolgevano al termine delle parti teoriche delle lezioni dove si studiavano i filosofi e la logica. Il punto 2) ritengo sia effettivamente più importante. Come nota anche Jossa, il richiamo al disinteresse per il corpo e quindi al disinteresse per la morte e per quanto può fare il tiranno è fondamentale e non costituisce un elemento secondario: per gli Esseni non è documentato un simile atteggiamento, nè nel ritratto di Plinio il vecchio, nè nel ritratto di Flavio Giuseppe. D'altra parte neppure gli zeloti, nè i membri della quarta filosofia di Giuda di Gamla, nè i Galilei intesi come popolazione della Galilea assommano in sè
tutte queste caratteristiche (disinteresse per il corpo, per le ricchezze economiche, per le relazioni con l'altro sesso e per i figli), ragion per cui l'ipotesi cristiana sembra tornare in ballo.
Per quanto concerne
Giuliano l'apostata, faccio notare che opera in un periodo relativamente molto tardo, conosceva molto bene i vangeli, conosceva tutto della vicenda del Gesù canonico e quindi poteva benissimo chiamare Galilei i Cristiani in senso spregiativo, come di rozzi contadini venuti da una terra periferica, attraverso le storie che ben conosceva dai vangeli canonici. Ma Epittèto non conosceva i vangeli cristiani e nel dettaglio le vicende cristiane, almeno non è possibile provare che fosse a conoscenza di queste cose, sebbene si noti una certa affinità di linguaggio che però alcune volte è solo formale (per esempio la parola λογος è frequentemente usata nei testi cristiani e nella filosofia stoica ma il significato non è lo stesso e lo stesso concetto di Dio in Epittèto non può essere confuso col monoteismo giudeo-cristiano, ecc...). In questo libro (vedi pag. 135):
http://cdigital.dgb.uanl.mx/la/1080020363/1080020363_07.pdfsi afferma che: "... i Galilei, come Giuliano chiamava
per derisione i cristiani, furono allontanati dalle grandi cariche dell'impero ...". In questo testo:
http://books.google.it/books?id=lhvh26ZuID...istiani&f=falseè scritto invece: "Giuliano chiamava Galilei i cristiani non per disprezzo, ma
per sottolineare il regionalismo della loro religione."
Interessante anche quanto riportato in questo libro:
http://books.google.it/books?id=FVJ5I0Vcda...istiani&f=falseriguardante Gregorio Nazianzieno, da cui si evince che Giuliano usava il nome come un titolo spregiativo per deridere i cristiani o comunque per sminuirli.
In questo vecchio libro del 1840 (p. 34) che descrive il rinvenimento di un epigramma funerario greco contenente la parola "galileo" si sostiene che Giuliano usava come una offesa il nome "Galileo":
http://books.google.it/books?id=XaMXAAAAYA...istiani&f=falseLa storia di questo epigramma potrebbe essere di un qualche interesse e forse vale la pena di leggere l'intera opera (scaricabile in PDF). E' conosciuto come epigramma o epitaffio di Pettorio, è venuto alla luce nel 1839 a Bibracte nelle Gallie, in un cimitero dove erano sepolti cristiani. Pare sia databile alla fine del II secolo d.C. (ma per alcuni risale a non prima del III sec. d.C.), la lezione "pesce Galileo" è comunque incerta, inoltre molto probabilmente si tratta di un titolo per Gesù, non è detto che si possa riferire a qualche setta dei Galilei. Già dai vangeli sinottici sappiamo comunque che Gesù stesso era chiamato "il Galileo" quasi come fosse un titolo o un soprannome. In concreto, non c'è nulla che abbia attinenza col nostro problema.
Sembra, dunque, che Giuliano l'apostata abbia coniato egli stesso il nomignolo di Galilei per deridere o sminuire i Cristiani: se così il suo uso non avrebbe alcuna attinenza col nome di una specifica setta dei Galilei e non può dirci alcunchè di storico che riguardi l'epoca precedente. Anche il documento di cui sopra riguardante l'epitaffio greco afferma che Giuliano coniò egli stesso quel particolare modo di riferirsi ai cristiani per schernirli e sminuirli. Il documento cita in particolare le seguenti fonti: (1) Socrate scolastico, Historia Ecclesiastica, III, 12; (2) Teodoreto di Ciro, Historia Ecclesiastica, libro III, capp. 4 e 16; (3) Gregorio Nazianzeno, Orat. III.
Ho trovato il passaggio riguardante
Socrate scolastico (380-440 d.C.), Hist. Eccl. III, 12 che legge in greco: Γαλιλαιον γαρ ειωθει ο Ιουλιανος καλειν τον Χριστον και τους Χριστιανους Γαλιλαιους che tradotto è: "Giuliano infatti era solito chiamare il Cristo [come] Galileo, e i Cristiani [come] Galilei.
Per quanto concerne
Teodoreto di Ciro (393-457 d.C.), il cap. 4 del terzo libro della sua Historia Ecclesiatica non ha nulla di interessante per il nostro argomento, mentre invece in Hist. Eccl. III,16 Teodoreto scrive (sta ovviamente parlando di Giuliano:
"(...) had visions of a campaign against the Galileans, for so he called the Christians, thinking thus to bring discredit on them." (trad. P. Schaff, non ho il testo in lingua originale al momento).
Edited by Hard-Rain - 25/6/2010, 10:02