| Un passaggio del filosofo neo stoico Epittèto (50-120 d.C. c.a.) contiene un riferimento ai Galilei che viene interpretato come una allusione ai Cristiani del suo tempo. Si trova in Arr.EpictD. 4,7,6. Per prima cosa iniziamo a leggere e tradurre il testo. In seguito cercheremo di delineare i tratti caratteristici di questi Galilei e verificare se possono essere i Cristiani oppure se Epittèto allude a un'altra setta o gruppo o semplicemente agli abitanti della Galilea, il popolo Galileo. Ecco una traduzione, se volete ancora un po' legnosa, da rendere un po' più scorrevole in certe parti, ma che comunque rende fedelmente il testo originale, dove ho riportato le parole greche più importanti. Il testo parte dall'inizio del cap. 7 del quarto libro delle "Diatribe", capitolo che si intitola "Riguardo la mancanza di paura" (περι αφοβιας).
[4,7,1] Cos’è che rende temibile il tiranno (τυραννος)? – I pretoriani (1) – dice (l’interlocutore di Epittèto) – e le loro spade, chi sta (a guardia) sulla camera da letto (del tiranno) e quelli che possono lasciare fuori quelli che si presentano (al tiranno). – Per quale motivo, dunque, se (tu) condurrai (v. προσερχομαι) un bambino presso di lui (= presso il tiranno) mentre (= il tiranno) si trova assieme ai (suoi) pretoriani, (il bambino) non ha paura? Non sarà forse perché il bambino non ha paura di questi (dei pretoriani)? Se, dunque, uno avrà percezione (v. αισθανομαι) dei pretoriani e che (essi) hanno delle spade, tuttavia gli si avvicinerà (= al tiranno) per questo stesso (motivo), [cioè al fine di] voler morire (di proposito) a causa di una qualche situazione particolare (περιστασις) e cercando volontariamente/serenamente questo (= di voler morire) da parte di un altro, forse (costui) teme i pretoriani? – No. Desidera, infatti, ciò per cui (i pretoriani) sono temibili. – Dunque, se uno che non vuole né morire né vivere per forza (εξ απαντος, a tutti i costi, per forza) ma (si comporta) come è stato dato (come capita), gli si accosterà, che cosa impedisce (v. κωλυω) che (egli) non si trovi ad aver paura (ptc. perf.to di δειδω) di accostarsi a lui (= al tiranno)? – Niente. – Dunque se uno sarà disposto allo stesso modo (ωσαυτως εχῃ) anche per quanto concerne il patrimonio (κτησις), proprio come (καθαπερ) per quanto riguarda il corpo (το σωμα), e (così) anche per i figli (τα τεκνα) e per la moglie (η γυνη) e, in breve, sarà così disposto (ουτως ῃ διακειμενος) da follia/passione insensata (μανια) e insensatezza (απονοια), così che (ωστε + inf.to) avere o non avere queste (cose) sarà (per lui) indifferente, anzi, come (ως) i bambini (τα παιδια) che giocano (v. παιζω + dat.vo) con le conchiglie litigano per il gioco (η παιδια) ma non si preoccupano delle conchiglie, allo stesso modo (ουτως) anche costui non terrà per niente in conto le materie (η υλη) ma perseguirà con piacere (v. ασπαζομαι) il gioco riguardante le materie e la condotta di vita, (se avverrà tutto ciò), quale tiranno (risulterà a uno così disposto) temibile o quali pretoriani o quali spade di costoro?
[4,7,6] Ebbene, uno può essere così disposto (inf.to pass.vo di διατασσω) riguardo a queste (cose) da pazzia (μανια) e i Galilei (οι Γαλιλαιοι) da abitudine/usanza/costume/tradizione (εθος) (2): invece nessuno è capace di imparare dalla ragione (λογος) e da una dimostrazione deduttiva (αποδειξις) che (il) Dio (ο θεος) ha fatto (perf.to ind.vo di ποιεω) (3) tutte le (cose) nell’universo (τα εν τῳ κοσμῳ) e lo stesso universo intero (è stato fatto dal Dio) privo di impedimenti e autosufficiente (ακολωτος και αυτοτελης) mentre le sue parti (τα εν μερει αυτου) (sono state fatte dal Dio) per l’utilità del tutto (= dell’universo, τα ολα)? Tutti gi altri esseri (del creato) sono lontani (perf.to di απαλλασσω) dal poter comprendere il suo (= del Dio) ordinamento (διοικησις) mentre invece l’essere razionale (το λογικον ζῳον, l’uomo) ha mezzi/risorse (v. αφορμη) per la riflessione su tutte queste (cose), (per riflettere) che è (una) parte, una parte di un certo tipo e che è bene che le parti cedano/siano inferiori (v. εκω + dat.vo) al tutto. Ma oltre a queste (cose), [poiché] è venuto (sogg. το λογικον ζῳον, l’uomo) per natura nobile, magnanimo e libero, vede che tra le cose che lo riguardano, alcune le ha prive di impedimenti e a lui sottoposte, mentre invece altre (le ha) soggette a impedimenti e soggette ad altri (4): non soggette a impedimenti sono le (cose) dipendenti dalla propria possibilità di scelta morale (τα προαιρετικα), soggette a impedimenti sono le (cose) indipendenti dalla possibilità di scelta morale (τα απροαιρετα).
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NOTE:
(1) οι δοριφοροι a Roma erano i pretoriani, le guardie armate dell’imperatore.
(2) I Galilei (οι Γαλιλαιοι) potrebbero essere i Cristiani. Sia la traduzione inglese di Oldfather che quella italiana di Cassanmagnago (curata da G. Reale) esprimono notevole sicurezza circa la possibilità (“Si tratta sicuramente di cristiani, ecc…” (cfr. p. 894 dell’edizione italiana). Questo è l’unico passaggio delle “Diatribe” in cui Epittèto allude ai Γαλιλαιοι. Un altro possibile riferimento al cristianesimo si rintraccia in Arr.EpictD. 2,9,19-21 (dove allude, tuttavia, ai Ιουδαιοι).
(3) Non si tratta del Dio creatore distinto dal creato come nel pensiero ebraico e cristiano, ma del fuoco-logos creatore della dottrina stoica, cfr. Arr.EpictD. 1,9,7.
(4) La tipica bipartizione degli oggetti e delle questioni (διαρισεσις), asse portante della filosofia di Epittèto.
Edited by Hard-Rain - 17/6/2010, 18:18
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