Studi sul Cristianesimo Primitivo

Il Cristo storico, il Gesù della fede ed una "coraggiosa" riflessione del prof Jossa

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PAS60
view post Posted on 6/8/2010, 17:05 by: PAS60     +1   -1




CITAZIONE (jehoudda,3/8/2010]

Ora io scivevo fra l'altro:

<i>Molto difficile, se non addirittura impossibile, secondo me, conciliare una fede solida con una comunque fortemente sentita esigenza di indagare storicamente l'oggetto primario della propria fede.
Se vi è fede nella trascendenza di Gesù mi appare estremamente complessa una operazione di ricerca che si svincoli da questa premessa di base partendo da un' ipotesi che, seppur in via dubitativa, concepisca un Gesù immanente.

Mi sembra evidente che quella fede nella trascendenza di Gesù comporti ineluttabilmente la morte del concetto di "Gesù storico" per la buona e semplice ragione che in questo caso Gesù non sarebbe nella Storia, ma sarebbe egli stesso la Storia</i>

Ebbene devo insistere su questo punto che mi sembra fondamentale:

Può uno studioso "credente" esercitare un obiettivo tentativo di analisi storica di un fenomeno complesso quale quello delle origini del cristianesimo e delle reali "fatture" dell' uomo che ne sarebbe stato "primo motore"?

Può cioè un uomo, pur dotato di profonda conoscenza dei rigorosi metodi di ricerca storico-critica, tentare una significativa (e significante) ricomposizione delle frammentarie e magmatiche fonti "storiche" connesse a questi eventi, quando lo stesso uomo parta da una "non superficiale", "non marginale" intima convinzione che quel "primo motore" sia entità "sovrastorica", "ultrastorica" o in ultima analisi "la Storia" egli/esso stesso?

Come può quella legittima (se ci riferiamo alla libertà di cui ogni uomo gode di credere a ciò che vuole) e pregnante convinzione interiore, fondante nella sua vita privata (e nel dipanarsi del suo relazionarsi con l'altro da sè) non diventare una seria pregiudiziale nel momento in cui egli dovesse trasportare il proprio "io pensante" su un piano di indagine "oggettiva" ed "oggettivante" su un fenomeno storico che per sua stessa natura richiederebbe la sospensione ferma di ogni "empatia emotivo-affettiva" rispetto al soggetto trattato?

Come può, in altre parole, un uomo di siffatta sensibilità, indagare su un piano storico-razionale un fenomeno storico che per motivi complessi ha "trasceso" fin dalla sua genesi un piano "puramente umano" per assurgere ad una dimesione metafisica che ne ha forse deformato per sempe i lineamenti originari?

E' questo un problema che attiene metaforicamente al classico principio di indeterminazione di un oggetto osservato a causa del disturbo ("rumore") dell' osservatore. E si potrebbe giustamente argomentare che, nel nostro caso di specie, questa difficoltà sorge ineluttabilmente anche quando l'osservatore sia qualcuno che non abbia una sovrastruttura (o infrastruttura) di tipo onestamente fideistica.
Il problema è, a mio avviso, che data la particolare natura della fede @ che "aggiunge" una percezione di tipo irrazionalistico all' osservatore credente, lo studio di un sistema storico-razionale subisce (o quanto meno è fortemente indiziato di subire) nel caso di quest'ultimo una "distorsione percettiva" supplementare e drammaticamente condizionante.
E' un po' come se da una parte si trovasse un osservatore e dall' altra un osservatore "osservante"...
[/QUOTE)
[QUOTE=jehoudda,6/8/2010]In questa ottica ho tentato di evidenziare come, l ‘osservazione conoscitiva di un sistema di riferimenti di tale portata possa risultare particolarmente (e maggiormente) “sensibile” alle specifiche connotazioni emotive dell’osservatore, non esimendo da questo fenomeno di distorsione percettiva l’osservatore “non credente”, ma ritenendo in linea generale che le sovrastrutture (o infrastrutture) tipiche del soggetto con fede trascendente finiscano inevitabilmente per “inquinare” diversamente e più significativamente il sistema studiato.

Scusami se mi permetto di entrare in questa discussione anche se non ho le competenze adeguate, ma vorrei porre il problema da un punto di vista pratico:
secondo te, ai tempi di Gesù, quando non era mai stata fatta alcuna biografia di persona comune, popolana, come era possibile che delle persone senza nemmeno conoscere perfettamente la lingua e assolutamente non edotti - come quelli che erano considerati scrittori - avrebbero potuto accingersi in un'opera del genere se non avessero avuto una spinta particolare, per esempio avevano riconosciuto in Gesù il Messia, o erano stati curiosi seguento le voci della gente e poi si erano convertiti a Lui, oppure lo hanno visto risuscitato vivo? Come si può pensare che uno storico dell'epoca, non attratto da Gesù, avesse scritto la biografia di un uomo del popolo? E avrebbe avuto valore la storia scritta senza spinta emozionale, per esempio per soldi?
Come ti voglio far notare , è nella natura che non è possibile un porsi autenticamente neutrale, che ne pensi? Sono stato chiaro?

Premetto che sono cristiano e ti faccio un esempio di oggi in Italia (un esempio analogo in qualche modo per quanto per noi vi è sempre una differenza incolmabile tra Gesù e qualunque altro uomo, come sai): c'è stata una signora stigmatizzata, una tale Natuzza di una frazione di Mileto in Calabria, che è morta meno di un anno fa. Finora, oltre a libriccini chiamiamoli devozionali ad uso persone che l'hanno conosciuta o che comunque si sono fidati di lei, è appena uscito un solo libro che si vende normalmente nelle librerie e di cui ho appena letto la recensione oltre che l'intervista all'autore sulla rivista Jesus di agosto.
Chi è l'autore? Potrebbe sembrare un'opera apologetica; in effetti l'autore è stato in qualche modo convertito da lei. Cioè: secondo te chi si mette a ricercare e divulgare oggi, che è ben più facile che al tempo di Gesù, la biografia di una signora qualunque di un paesino sperduto del Vibonese, se non fosse attratto dal misticismo o se volesse al contrario dimostrare che è tutta una montatura?
Chi potrebbe scrivere la sua storia a prescindere dalle sue esperienze mistiche? E chi la leggerebbe? ecc...

Scusami per lo sproloquio, volevo sotanto porti la preoccupazione di coniugare il discorso metodologico che hai fatto con la naturale spinta che c'è in chi si dedica in particolare a personaggi "speciali".

Ciao da Pasquale

Edited by PAS60 - 6/8/2010, 19:45
 
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