| In generale ti posso dire che le preghiere per i defunti e il purgatorio sono due cose che non hanno a che fare tra loro, a meno, naturalmente di non voler diventare ariani. Infatti, si presume che Dio (che è atemporale) conosca le preghiere per i defunti anche prima che esse vengano fatte, dunque pensare che Dio se ne avveda solo "dopo" la morte del defunto e che quindi ci sia un tempo in cui tali preghiere possono avere un effetto sulle sorti eterne del defunto, è introdurre il tempo nella vita di Dio, cioè arianesimo (nella migliore delle ipotesi). Circa i Padri, non mi risulta esistere alcuna tradizione relativa a un luogo di sofferenza e di espiazione in vista di una beatificazione futura. Esistono certo singoli Padri che si sono avventurati (alcuni sin troppo, cadendo nell'eresia, come il grande Origene e lo stesso Gregorio di Nissa) a cercare di descrivere con maggior dettaglio le nostre sorti ultraterrene, ma non mi risulta che esista una linea univoca, anzi. È di certo presente (e qui giocano gli ecumaniaci) nei Padri la descrizione dell'attimo in cui il defunto si troverà con timore e tremore innanzi al tremendo tribunale di Cristo, e questo in certo modo ha qualcosa a che fare con il Purgatorio anche se è decisamente "puntuale" e non certo durativo come il purgatorio propriamente detto, in cui la pena si misurava in giorni, mesi e anni fino a pochissimi anni fa, quando sono stati riscritte le norme per lucrare le indulgenze. Nulla di questo c'è nel primo millennio, almeno a mia conoscenza. Sono peraltro allergico ai collage di citazioni con fini apologetici. Se vuoi, prendi una citazione che reputi interessante e la vediamo, nel suo contesto, in un'edizione critica e nella lingua originale.
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