Teodoro Studita |
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| CITAZIONE Quello che fa parte della Traditio è l'idea di una un individuo, nella sua limitatezza, deve purificarsi interamente prima di accedere all'intimità con Dio. Non mi permetterei mai di fare scherzi filosofici a un filosofo, tuttavia non posso fare a meno di notare come l'atemporalità di cui parli (e che personalmente condivido) faccia a pugni con "prima di accedere". Per quanto mi riguarda, tirando le conseguenze del discorso sull'atemporalità, "prima di accedere" a Dio uno è vivo. Posso accettare "quando" (i.e. al momento in cui), ma non "prima", altrimenti stiamo sussumendo che esista un lasso di tempo tra la morte e l'accesso a Dio. Mi sembra altrettanto pacifico che il purgatorio nella sua esplicitazione classica non sia compatibile con questa atemporalità di cui parliamo, mentre può funzionare con il "prima" che lascia aperte le porte a ogni tipo di speculazione su questo tempo intermedio. CITAZIONE Quanto al verbo "lucrare", esso in italiano vuol dire "guadagnare", dunque il significato non è "pagare indulgenze", ciò non avrebbe senso, perché dal punto di vista monetario chi lucra non è colui che paga, ma colui che riceve i soldi. Sicché il verbo "lucrare" riferito a chi ottiene le indulgenze non significa "pagarle", ma "guadagnarle". E le si guadagna com'è noto con la contrizione, una buona confessione, ecc. A beneficio dei lettori, lucrum, come il corrispettivo greco λάω, indica etimologicamente qualcosa che si arraffa e che costituisce un guadagno (ἀπολαύω). Il termine è assolutamente perfetto perché nella fattispecie come ogni bene fisico anche questi sconti di pena avevano un valore monetario e un mercato. Oggi questo non esiste più ma è rimasto il relitto linguistico.
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