Studi sul Cristianesimo Primitivo

il Purgatorio, Quando è nato, come è nato

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Polymetis
view post Posted on 7/7/2011, 13:37 by: Polymetis     +1   -1
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Per Lucifero

CITAZIONE
"Ma veramente non arriviamo a cosi' tanti Padri della Chiesa se ci fermiamo a livello documentale"

Avrei potuto scrivere anche 100 contro 1000, i numeri sono ovviamente a caso e servivano solo per trasmettere un concetto.
CITAZIONE
, a ciò che hanno lasciato per iscritto, tant'è che anche l'ANF riporta le opere di solo 5 o 6 Padri per secolo e dunque di cifre in realtà molto esigue..."

Ma cosa vuol dire? Tu pensi che l'ANF sia una raccolta esaustiva dei Padri della Chiesa?
Raccolte come questa traducono in inglese opere di Padri greci e latini, ma innanzitutto non esistono edizioni a tutt'oggi di molte opere, o esistono solo edizioni del testo originale. In secondo luogo c'è tutta una serie di Padri che ci sono stati tramandati solo frammentariamente, da citazioni indirette, o da fonti liturgiche, e, anch'esse, sono sterminate e ancora oggi spesso manchevoli di edizione critica.
Da ultimo, non esiste solo la patrologia greca e quella latina. Esiste un ampio guazzabuglio di opere di padri della Chiesa in siriaco, armeno, antico slavo, ecc. che invano cercheresti sull'ANF...

CITAZIONE
"Questo ovviamente considerando i primi secoli della Chiesa cristiana; è ovvio che più passa il tempo e più aumentano il numero di testimonianze, ma nello stesso tempo decresce la loro attendibilità a causa della loro tardività."

Questo è un ragionamento molto corretto storicamente, ma molto scorretto teologicamente dal punto di vista cattolico. Infatti il presupposto dell'idea di Traditio è che essa si tramandi integra nella Chiesa, sicché le testimonianze possono venire da qualunque epoca, e la scarsezza di testimonianze precedenti può solo essere un caso fortuito dovuto al cattivo stato in cui c'è giunta la documentazione, essendosi perse le opere più antiche. In questo caso poi stavamo discutendo, se non esso, il concetto di Purgatorio con una comparazione tra cattolicesimo ed ortodossia, sicché possiamo rifarci a fonti di tutto il primo millennio, che appartiene ad entrambi.

CITAZIONE
"Si, ma non è questo il punto. Il punto è che si dice che "riconosciamo i nostri peccati, ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni colpa". Dunque se il cristiano riconosce i suoi peccati in vita e viene automaticamente perdonato e giustificato da ogni colpa da Dio, che senso ha fargli espiare una purificazione dei suoi peccati anche dopo la morte?"

Come già detto la remissione della colpa e la remissione della pena nella teologia cattolica sono cose diverse, tant'è che la confessione ad esempio rimette la colpa, non la pena. La pena invece è rimessa dall'indulgenza. Quindi che Dio perdoni i peccati e purifichi dalla colpa, dal punto di vista cattolico implica solo che non ti dannerà per questi fatti, ma non implica la remissione della pena.

Dal CCC:

CITAZIONE
1471. La dottrina e la pratica delle indulgenze nella Chiesa sono strettamente legate agli effetti del sacramento della Penitenza.


Che cos'è l'indulgenza?

“L'indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, remissione che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa, la quale, come ministra della redenzione, autoritativamente dispensa ed applica il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei santi.

L'indulgenza è parziale o plenaria secondo che libera in parte o in tutto dalla pena temporale dovuta per i peccati” [Paolo VI, Cost. ap. Indulgentiarum doctrina, Normae 1-3, AAS 59 (1967), 5-24]. Le indulgenze possono essere applicate ai vivi o ai defunti.


Le pene del peccato

1472. Per comprendere questa dottrina e questa pratica della Chiesa bisogna tener presente che il peccato ha una duplice conseguenza. Il peccato grave ci priva della comunione con Dio e perciò ci rende incapaci di conseguire la vita eterna, la cui privazione è chiamata la “pena eterna” del peccato. D'altra parte, ogni peccato, anche veniale, provoca un attaccamento malsano alle creature, che ha bisogno di purifica zione, sia quaggiù, sia dopo la morte, nello stato chiamato Purgatorio. Tale purificazione libera dalla cosiddetta “pena temporale” del peccato. Queste due pene non devono essere concepite come una specie di vendetta, che Dio infligge dall'esterno, bensì come derivanti dalla natura stessa del peccato. Una conversione, che procede da una fervente carità, può arrivare alla totale purificazione del peccatore, così che non sussista più alcuna pena [Cf Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1712-1713; 1820].

1473. Il perdono del peccato e la restaurazione della comunione con Dio comportano la remissione delle pene eterne del peccato. Rimangono, tuttavia, le pene temporali del peccato. Il cristiano deve sforzarsi, sopportando pazientemente le sofferenze e le prove di ogni genere e, venuto il giorno, affrontando serenamente la morte, di accettare come una grazia queste pene temporali del peccato; deve impegnarsi, attraverso le opere di misericordia e di carità, come pure mediante la preghiera e le varie pratiche di penitenza, a spogliarsi completamente dell'“uomo vecchio” e a rivestire “l'uomo nuovo” [Cf Ef 4,24 ].

Ad maiora
 
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