Studi sul Cristianesimo Primitivo

Clemente I e la fenice

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RockNy
view post Posted on 3/1/2012, 11:27     +1   -1




Clemente I, detto "Romano" per distinguerlo da Clemente di Alessandria, visse nel primo secolo e fu vescovo di Roma. A lui sono attribuiti diversi scritti ma l'unico che sembra essere autenticamente suo è la "lettera ai Corinti".

Leggendo la lettera di Clemente I ai Corinti mi sono imbattuto in un passaggio che mi ha lasciato perplesso. Clemente cita il mito dell'araba fenice, uccello che vive 500 anni e risorge dal suo stesso cadavere.
Clemente cita questo mito nel parlare della resurrezione dei morti.
Sono rimasto stupito da questo accostamento. Il riferimento alla fenice è assente in tutti gli scritti del NT canonico. Non conosco gli apocrifi abbastanza per sapere se invece lì sia presente.
Nell'AT si trova solo in Gb 29,18.

Eppure la lettera ai Corinti di Clemente I è stata per secoli letta in diverse comunità ed è inserita nel Codice Alessandrino.

Vi chiedo dunque aiuto per capire:
1 - da dove trae origine questa citazione del mito della fenice nella lettera di Clemente I? Clemente si riferiva solamente ad un mito conosciuto nella cultura generale del tempo, oppure esistono altri documenti in cui la storia della fenice veniva riportata?
2 - come interpretare nell'ottica del messaggio cristiano questo accostamento? Clemente ne dà una sua lettura in XXVI,1; ci sono altri aspetti da considerare?

Grazie!


Riporto di seguito i brani che ho citato.

Il passo in questione; sotto anche il link al testo completo in italiano e greco.
XXV, 1. Consideriamo lo strano prodigio che avviene nelle terre d'oriente, cioè in quelle vicino all'Arabia. 2. Vi è un uccello chiamato fenice: è il solo della specie e vive cinquecento anni. Quando è vicino a morire si fa un nido con incenso, mirra ed altri aromi e giunta l'ora vi entra e muore. 3. Dalla carne in putrefazione nasce un verme che nutrendosi dei succhi dell'animale morto, mette le ali. Poi, divenuto forte prende quel nido in cui sono le ossa del suo genitore e portandoselo passa dall'Arabia all'Egitto nella città chiamata Eliopoli. 4. E di giorno sotto lo sguardo di tutti, volando sull'altare del sole lo depone e così torna indietro. 5. Pertanto i sacerdoti esaminano gli annali e trovano che esso è giunto al compiersi del cinquecentesimo anno.
XXVI, 1. Riteniamo, dunque, cosa grande e straordinaria che il creatore dell'universo opererà la risurrezione di coloro che lo hanno servito santamente nella sicurezza di una fede sincera. Non ci comprova anche in un uccello la grandezza della sua promessa?


www.liturgia.it/1cor_clem_greco.pdf
www.liturgia.it/1cor_clem_ita.pdf

Il testo di Giobbe in cui viene citata la fenice
Gb 29,18 Pensavo: "Spirerò nel mio nido e moltiplicherò i miei giorni come la fenice."

Edited by RockNy - 3/1/2012, 17:32
 
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RockNy
view post Posted on 4/1/2012, 09:42     +1   -1




Devo aggiungere che la traduzione di Gb 29,18 non è unanimemente riportata come la traduzione CEI 2008 di cui sopra. Altre traduzioni anziché "fenice" utilizzano "sabbia", come ad esempio la CEI74.

(Testo CEI74)
Gb29, 18 Pensavo: «Spirerò nel mio nido e moltiplicherò come sabbia i miei giorni».

In tal caso nessun testo delle sacre scritture canoniche citerebbe la fenice.
 
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Hard-Rain
view post Posted on 4/1/2012, 15:05     +1   -1




Giobbe 29,18
La LXX in Giobbe 29,18 ha ωσπερ στελεχος φοινικος, dove στελεχος significa "tronco", "ceppo", "fusto" mentre invece φοινικος è il genitivo singolare di φοινιξ che denota varie cose: (i) una palma da datteri; (ii) porpora; (ii) cetra fenicia (strumento musicale); (ii) la fenice (uccello mitologico); (iii) la fenice come tipo di pesce; (iv) aggettivo che significa "fenicio, della Fenicia" o anche "cartaginese"; (iv) nome proprio di persona (in italiano si traduce con Fenicio). Esistono poi anche altri traducenti minori (ad esempio un particolare tipo di bendaggio). Data la presenza di στελεχος mi pare che la LXX in Giobbe 29,18 si riferisca a un "tronco di palma" che cresce e si sviluppa "per molto tempo" (πολυν χρονον), più che alla "fenice" intesa come uccello mitologico. Cfr. Es. 15,27 (LXX) e altri passaggi della versione greca.

Tertulliano
Il mito della fenice è raccontato dalle fonti classiche, in particolare da Erodoto (II, 73) e da Plinio il vecchio (Nat. Hist. X, 2). Tra gli autori cristiani ne fece uso anche Tertulliano (De Resurr., cap. 13), con una interpretazione simile a quella di Clemente di Roma. Tertulliano, in questo passaggio, a un certo punto cita il salmo 92,12 (91, credo, nella numerazione cattolica) e interpreta il verso "il giusto fiorirà come la palma" come se si riferisse alla fenice. Infatti il testo greco del salmo ha proprio δίκαιος ὡς φοίνιξ ἀνθήσει, ma φοίνιξ, come ho detto sopra, in greco può riferirsi sia alla fenice come uccello mitologico, sia a una palma da datteri e in effetti il salmo 92, subito dopo, parla del "cedro del libano" (η κεδρος η εν τῳ Λιβανῳ) e il contesto è tutto una metafora basata su piante, crescite e fioriture. Forse Tertulliano, che scriveva in latino, aveva poca dimestichezza con l'ebraico o il greco, oppure, molto probabilmente, non aveva letto o non ricordava l'intero contesto del salmo per cui il suo riferimento scritturale mi sembra alquanto vano.

Origene
Origene nel contra celsum libro IV, cap. XCVIII accenna alla fenice, in polemica con Celso, ma senza mettere il tutto in relazione con la risurrezione, peraltro pone anche qualche dubbio che questo uccello veramente risorga dopo tanti anni (ἐάνπερ ᾖ ἀληθές, cioè "qualora sia vero", "se è davvero così"):

But further, Celsus, as still contending for the piety of the irrational creation, quotes the instance of the Arabian bird the phoenix (τὸ ἀράβιον ζῷον, τὸν φοίνικα), which after many years repairs to Egypt (διὰ πολλῶν ἐτῶν), and bears thither its parent, when dead and buried in a ball of myrrh, and deposits its body in the Temple of the Sun. Now this story is indeed recorded, and, if it be true (ἐάνπερ ᾖ ἀληθές), it is possible that it may occur in consequence of some provision of nature; divine providence freely displaying to human beings, by the differences which exist among living things, the variety of constitution which prevails in the world, and which extends even to birds, and in harmony with which He has brought into existence one creature, the only one of its kind, in order that by it men may be led to admire, not the creature, but Him who created it.

Costituzioni degli Apostoli
Nel cap. VII delle costituzioni degli Apostoli abbiamo riferimenti alla fenice e alla resurrezione: la datazione di questa raccolta è incerta e probabilmente varia a seconda dei vari capitoli, generalmente si ritiene che sia stata composta tra il III e IV secolo d.C.

Edited by Hard-Rain - 5/1/2012, 15:07
 
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RockNy
view post Posted on 7/1/2012, 16:19     +1   -1




Un momento ..... Tertulliano è successivo a Clemente Romano....
Così pure Origene e la "costituzione degli Apostoli"...

Quindi Clemente sarebbe stato il primo autore cristiano ad usare l'esempio della fenice collegandola in qualche modo al tema della resurrezione.

Nessun intento polemico nei tuoi confronti Hard Rain, anzi! Però vorrei capire meglio il valore di questo passaggio di Clemente Romano, dato che, per quanto capisco, la sua lettera ai Corinti è stato per molto tempo considerato un testo di valore almeno catechetico, valutato per essere incluso nel canone.

O forse sto sopravvalutando lo scritto di Clemente?
 
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3 replies since 3/1/2012, 11:27   614 views
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