Studi sul Cristianesimo Primitivo

Mauro Pesce: Gesu' non fondo' il cristianesimo, discontinuita' tra il maestro e la Chiesa

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negazionista
view post Posted on 17/1/2012, 12:57     +1   -1




Mauro Pesce da storico tratteggia una figura di Gesù in netto contrasto con quella proposta dalla successiva tradizione cristiana, accusata addirittura di «tradimento» (p. 68 del libro Inchiesta su Gesu'). Secondo questa ricostruzione, già accennata, egli fu un ebreo di stretta osservanza, che non disse e non fece mai nulla per abolire la legge e il culto mosaico (pp. 26-28). «Era un ebreo che non voleva fondare una nuova religione. Non era un cristiano. Era convinto che il Dio delle Sacre Scritture ebraiche stesse cominciando a trasformare il mondo per instaurare finalmente il suo regno sulla terra» (p. 237).

Non concepì affatto la sua morte violenta come opera di salvezza per il mondo (p. 29), perché non tentò mai «di convertire i non ebrei» (p. 37), mentre invece era «del tutto concentrato su Dio e pregava per capire la sua volontà e ottenere le sue rivelazioni», premuroso con «le pecore perdute della casa d’Israele» (Mt 15,24), cioè verso quei giudei «sviati» che avevano bisogno di lui (p. 36). In definitiva, si sentiva inviato a sostegno «dei bisogni degli uomini, in particolare i malati, i più poveri e coloro che erano trattati in modo ingiusto.

Il suo messaggio era inscindibilmente mistico e sociale». Ma il regno di Dio non venne «e anzi, egli fu messo a morte dai romani per motivi politici. I suoi discepoli, che provenivano da ambienti più vari, ne diedero fin dall’inizio interpretazioni differenti. Si interrogarono sulla sua morte fornendo spiegazioni diverse e molti di loro si convinsero che egli fosse risuscitato […] e diedero vita a una nuova religione» (p. 237).

Il cristianesimo sarebbe dunque una creazione tardiva e sia l’annunzio della «buona notizia» (la redenzione e riconciliazione dell’umanità con Dio), sia la sua diffusione fra tutte le genti risalirebbero a convinzioni e interpretazioni dei differenti seguaci condensate negli scritti neotestamentari, specialmente nei vangeli, mentre quelle opere «che le Chiese considerarono apocrife a partire dal IV secolo, scomparvero» (p. 237).


Perciò la convinzione di Mauro Pesce che «la ricerca storica rigorosa non allontani dalla fede, ma non spinga neppure verso di essa», motivandola con il ragionamento che «una cosa è cercare Gesù per ottenerne benefici di salvezza o, al contrario, per criticare e combattere la fede delle Chiese», mentre altra cosa è «tentare di conoscere storicamente ciò che Gesù ha in effetti detto, fatto, sperimentato e creduto» (p. 236), contiene una sua ovvia verità ma ci sorprende per la sua acerbità oltre che per la sua impraticabilità.

La fede dei credenti, è vero, è una risposta personale all’appello che Gesù rivolge a ogni uomo e senza dipendere dalla storiografia deve però misurarsi con la storia, non può sfuggirla. Il Dio che agisce in Gesù Cristo è lo stesso Dio che ha cominciato a operare nella storia del popolo di Israele e non in modo episodico ed eccezionale, ma secondo il filo della ''continuità'' di cui storici e teologi, a diverso titolo, si devono far carico.
Ebbene, insistendo a piu' riprese che i discepoli si sono posti delle risposte alle domande scaturite dai vari problemi che Gesu' non si era per nulla posto - proprio in virtu' del suo rimanere ancorato all'ebraismo - sembra che l'operazione di Pesce sia quella di staccare, di tagliare, di recidere tale filo della continuita' di cui sopra, facendo edificare ed emergere l'intera dottrina della chiesa, e prima ancora l'intero messaggio paolino, piu' sopra il ''non detto'' di Gesu' invece che sulle sue stesse parole.
Ora, io penso che si ha l’impressione, leggendo il libro, che il punto di approdo della ricerca sia in definitiva una de-cristianizzazione'' di Gesù (che è insieme opzione metodologica e nel contempo il giudizio finale che ne si da').


Su basi scientifiche, con ritmo incalzante, si vuole ricavare dai vangeli un Gesù solo uomo e solo giudeo, un visionario candido e generoso la cui morte è descritta senza alcun riferimento alle scritture profetiche d’Israele, come uno dei tanti incidenti di percorso in cui periodicamente incorrono i puri davanti alla macchina repressiva e sanguinaria del potere. Insomma, Gesù, che non è mai chiamato Cristo e non è mai indicato come messia, è un uomo di elevata statura morale e di rara tempra spirituale, proteso verso un futuro utopico e prevedibilmente deludente. Non ha mai avuto in mente di cambiare il mondo: se ciò accadde fu suo malgrado, per una favorevole congiuntura politico-religiosa abilmente e sollecitamente sfruttata da ingegnosi e tardivi seguaci.

Altrettanto rivelatrice è la corrente di ricerca in cui Mauro Pesce si colloca, non nascondendo la sua preferenza per l’approccio contemporaneo che, nel suo insieme, ha preso le distanze dal doppio criterio negativo di Käsemann, che voleva una discontinuità del Gesù storico sia dall’ambiente giudaico d’origine sia dalla successiva comunità dei discepoli. Questa corrente a cui Pesce appartiene invece, si è fattivamente impegnata ad astrarre il rabbi galileo solo dalla tradizione cristiana, volendo nel contempo mostrare la sua totale contiguità e omogeneità al giudaismo.

Desidero avere una conferma di questo giudizio (che mi sembra piuttosto obiettivo) su tale studioso (peccato che l'utente Johannes Weiss non mi ha piu' risposto per sapere la sua opinione sulla tesi della semi-inesistenza: spero che ne approfitti rispondendo qui :) ).

PS. scusatemi, mi faro' vivo solo in rari momenti futuri su tale topic di mio interesse, ma piu' che altro per porvi le dovute domande (in compenso avete il tempo per riflettere sulle risposte).

Grazie, un saluto.




 
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view post Posted on 17/1/2012, 16:36     +1   -1
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QUOTE (negazionista @ 17/1/2012, 12:57) 
[Gesù] Non ha mai avuto in mente di cambiare il mondo: se ciò accadde fu suo malgrado, per una favorevole congiuntura politico-religiosa abilmente e sollecitamente sfruttata da ingegnosi e tardivi seguaci.

Invece Gesù aveva proprio in mente un mondo assai diverso, un cambiamento radicale da lui inaugurato (intervento divino che lui confermava ad esempio attraverso i miracoli: strano, Pesce non ne parla?) e che si sarebbe completato a breve.
Gli ingegnosi e tardivi seguaci erano così tardivi da aver camminato insieme a lui e così ingegnosi da finire uccisi per qualche ignoto ma ingegnoso scopo.
Se invece mi chiedi se il "mondo nuovo" che aveva in mente Gesù era quello che vedo tutte le sere al TG, allora no. Non credo avesse in mente quello.

Ciao,
Talità

P.S. è inutile invocare ad ogni post l'intervento di JW, questo forum non è la sua segreteria personale. Mandagli un MP e attendi. Grazie.
 
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view post Posted on 17/1/2012, 17:01     +1   -1
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Certo che si potrebbe specificare in Regolamento di citare solo la letteratura scientifica e non i pamphlet da supermercato
 
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negazionista
view post Posted on 18/1/2012, 09:10     +1   -1




QUOTE
Invece Gesù aveva proprio in mente un mondo assai diverso

Be', mi sembra chiaro che Pesce intendeva affermare il ruolo totalmente passivo di Gesu' nell'attuare tale cambiamento, in cui solo Dio avrebbe avuto un ruolo attivo da protagonista.
QUOTE
Certo che si potrebbe specificare in Regolamento di citare solo la letteratura scientifica e non i pamphlet da supermercato

Non mi pare che nei brevi accenni che fa al Gesu' storico ed al suo rapporto col cristianesimo successivo Pesce smetta di ribadire il fatto che le risposte date dai discepoli erano a domande che Gesu' non si era mai posto. Comunque, non volevo criticare ad ogni frase quanto detto o scritto da Pesce (rispettivamente nelle sue interviste o nei suoi libri), dato che si tratta di un importante studioso del settore riconosciuto - penso - a livello internazionale.
Volevo solo sapere se siete d'accordo con me soprattutto in quanto ho gia' scritto e che ripeto di seguito:

QUOTE
Perciò la convinzione di Mauro Pesce che «la ricerca storica rigorosa non allontani dalla fede, ma non spinga neppure verso di essa», motivandola con il ragionamento che «una cosa è cercare Gesù per ottenerne benefici di salvezza o, al contrario, per criticare e combattere la fede delle Chiese», mentre altra cosa è «tentare di conoscere storicamente ciò che Gesù ha in effetti detto, fatto, sperimentato e creduto» (p. 236), contiene una sua ovvia verità ma ci sorprende per la sua acerbità oltre che per la sua impraticabilità.

La fede dei credenti, è vero, è una risposta personale all’appello che Gesù rivolge a ogni uomo e senza dipendere dalla storiografia deve però misurarsi con la storia, non può sfuggirla. Il Dio che agisce in Gesù Cristo è lo stesso Dio che ha cominciato a operare nella storia del popolo di Israele e non in modo episodico ed eccezionale, ma secondo il filo della ''continuità'' di cui storici e teologi, a diverso titolo, si devono far carico.
Ebbene, insistendo a piu' riprese che i discepoli si sono posti delle risposte alle domande scaturite dai vari problemi che Gesu' non si era per nulla posto - proprio in virtu' del suo rimanere ancorato all'ebraismo - sembra che l'operazione di Pesce sia quella di staccare, di tagliare, di recidere tale filo della continuita' di cui sopra, facendo edificare ed emergere l'intera dottrina della chiesa, e prima ancora l'intero messaggio paolino, piu' sopra il ''non detto'' di Gesu' invece che sulle sue stesse parole.
Ora, io penso che si ha l’impressione, leggendo il libro, che il punto di approdo della ricerca sia in definitiva una de-cristianizzazione'' di Gesù (che è insieme opzione metodologica e nel contempo il giudizio finale che ne si da').

Quanto ho sottolineato e' a dire il vero cio' che mi interessa - e forse avrei fatto meglio a creare il topic in settore teologia - , ossia se nel rapporto tra storia e fede (perche' Pesce non parla unicamente da teologo, ma indaga da storico sul confine tra storia e teologia), quelle parole di Pesce debbano suscitare fastidio di sorta a credenti, ispecie se cattolici (dato che questi ultimi sono piu' aperti al metodo storico di quanto lo siano i protestanti, secondo un mio personale parere).
Insomma, ringrazio l'admin Talita' Kum se puo' collocare il topic nel posto giusto.
grazie, ciao
 
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view post Posted on 18/1/2012, 16:49     +1   -1
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QUOTE (negazionista @ 18/1/2012, 09:10) 
le risposte date dai discepoli erano a domande che Gesu' non si era mai posto.

E come facciamo a sapere quali domande si poneva Gesù? Noi conosciamo solo le domande alle quali ha risposto, e a questo riguardo ci mancano:

tutte quelle risposte alle quali la tradizione evangelica non era interessata
tutte quelle risposte tramandate da comunità scomparse senza lasciare traccia
tutte quelle risposte mai tramandate
tutte quelle che risposte che Gesù non ha avuto il tempo di dare nei dodici (o trantasei) brevi mesi della sua predicazione

Inoltre, e' naturale che i suoi discepoli si siano trovati nella situazione di dover fornire risposte a questioni e situazioni che Gesù non aveva trattato direttamente: non accade lo stesso con gli scritti rabbinici? Evidentemente la Torah non ha fornito le risposte a tutte le domande. Ma i rabbini non sono mica considerati traditori di Mosé, eh? ^_^

QUOTE
vari problemi che Gesu' non si era per nulla posto - proprio in virtu' del suo rimanere ancorato all'ebraismo -

Bé, anche Paolo era ancorato all'ebraismo eppure certi problemi se li è posti eccome. Secondo me dovresti leggerti qualche libro intero (cioé non sbirciato in libreria) e serio (l'operazione Augias rischia di confondere le idee) di Pesce: ad esempio "Da Gesù al Cristianesimo" sembra fare proprio al caso tuo. In questo modo potrai allineare correttamente i tuoi argomenti critici a quelli di Pesce.

QUOTE
quelle parole di Pesce debbano suscitare fastidio di sorta a credenti, ispecie se cattolici.

Immagino che in alcuni casi le sue affermazioni possano essere lette come provocatorie (ma non sono un guru dei sondaggi), soprattutto perché una certa critica alla chiesa cattolica è un obiettivo (credo dichiarato) di Pesce.
Tuttavia, tu hai portato avanti un discorso che non verte sull'odierna chiesa cattolica (che ha attraversato due millenni di "domande che Gesù non si era posto") bensì hai parlato genericamente di "cristianesimo" tirando in ballo addirittura Paolo ed i primi discepoli. Questo proietta il discorso in tempi in cui, tra l'altro, di "cristianesimi" ve n'erano molti (come di "ebraismi", tanto per gradire) e già il fatto di parlare di "cristianesimo" è un anacronismo.

QUOTE
Insomma, ringrazio l'admin Talita' Kum se puo' collocare il topic nel posto giusto.
grazie, ciao

Purtroppo mi sfugge ancora la natura di questo topic, quindi non saprei dove collocarlo.

Ciao,
Talità
 
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negazionista
view post Posted on 18/1/2012, 20:16     +1   -1




Appurato quanto dice Johannes Weiss qui https://cristianesimoprimitivo.forumfree.it/?t=45544728
in particolare

CITAZIONE
Me lo chiedo anch'io cosa voglia mai significare l'espressione il "fondatore del cristianesimo". Le religioni si formano (attraverso processi complessi), non si fondano. Meglio sarebbe dire che Gesù è il fondamento del cristianesimo. Che la figura e l'opera di Gesù stia alla base del cristianesimo, è fuori di dubbio, anche se questo non significa naturalmente che, dato Gesù, non potesse che risultarne il cristianesimo. La nascita del cristianesimo non è affatto un frutto necessario dell'opera di Gesù, bensì un suo esito del tutto contingente (sebbene in tale contingenza io, da cristiano, ci veda la mano di Dio). Nemmeno le apparizioni pasquali furono tali da portare automaticamente al cristianesimo, poiché vi furono rami di "cristianesimo" (quelli giudeo-cristiani) che, pur professando la fede nella risurrezione e nella messianicità di Gesù, non fecero mai un passo al di là del giudaismo (e purtroppo sono scomparsi).

si chiarisce come l'espressione ''nuova religione'' non sia affatto un'anacronismo in tale interpretazione.

E poi questa ''perla'':


CITAZIONE
CITAZIONE
Reputo una pretesa teologica massimalista e non necessaria (oltre che non sostenibile) quella secondo cui tutti i grandi sviluppi avvenuti nelle chiese del primo secolo, debbano essere contenuti in nuce nel Gesù storico.

che sembra quasi strizzare l'occhio all idee di Pesce.

Ho visto il libro indicato da talità, ma parla più di metodo storico. L'ultimo capitolo, piuttosto un'appendice, descrive qualcosa del gesù storico che sembra copiata pari pari dal contenuto di una intervista (delle tante) rilasciate da Pesce - si veda ad esempio http://www.cdbchieri.it/rassegna_stampa_20...stianesimo.htme - presente in rete (il motivo per cui sono riluttante a prendere il libro,che è più che altro un confronto col metodo di altri studiosi), dove appunto ribadisce il tema delle ''domande mai poste,con relative risposte mai date'' di Gesù.

quindi mi chiedo, ma questo modo di procedere, che fa della fede un semplice aut-aut di kierkegaardiana memoria (e io leggo a più riprese che il Weiss cita questo Kierkegaard, sembra evidentemente subirne il fascino) non rende la fede stessa ''impraticabile'' e ''acerba'' ?
grazie ciao
 
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Elijah Six
view post Posted on 18/1/2012, 20:27     +1   -1




CITAZIONE (negazionista @ 18/1/2012, 09:10) 
Rapporto tra storia e fede (Pesce non parla unicamente da teologo, ma indaga da storico sul confine tra storia e teologia)
CITAZIONE
Convinzione di Mauro Pesce che «la ricerca storica rigorosa non allontani dalla fede, ma non spinga neppure verso di essa», motivandola con il ragionamento che «una cosa è cercare Gesù per ottenerne benefici di salvezza o, al contrario, per criticare e combattere la fede delle Chiese», mentre altra cosa è «tentare di conoscere storicamente ciò che Gesù ha in effetti detto, fatto, sperimentato e creduto» (p. 236), contiene una sua ovvia verità ma ci sorprende per la sua acerbità oltre che per la sua impraticabilità.

Queste parole suscitano fastidio ai credenti (cattolici)?

Mauro Pesce si occupa di storia (storia del cristianesimo). La storia è metodologicamente parlando atea. Dio non fa parte dei criteri presi in considerazione per la ricostruzione storica (questo non significa che la storia neghi l'esistenza di Dio, bensì piuttosto che non si occupa della questione se Dio esiste o meno). La storia vuole cercare di ricostruire il Gesù storico nel suo contesto storico. Non ha né l'interesse né il compito di occuparsi della rilevanza del Gesù storico per la fede dei credenti al giorno d'oggi. La storia si occupa solo del passato, senza allacciarsi al presente.
Questo significa che leggendo libri sul Gesù storico non troverai di norma nulla sulla rilevanza del Gesù storico per la fede dei credenti al giorno d'oggi.
Chi si occupa del presente è la dogmatica. È la dogmatica che ha il compito di stabilire la rilevanza e l'importanza, il significato dei risultati della ricerca storica per la fede dei credenti al giorno d'oggi.
Se vuoi quindi occuparti del rapporto tra storia e fede, non è tanto agli storici che devi rivolgerti, ma piuttosto ai professori di dogmatica / ai teologi neotestamentari (cosa che Mauro Pesce non è, come nemmeno in generale gli storici neotestamentari, gli storici della Chiesa, del cristianesimo, ecc. - tutti questi personaggi lavorano da un punto di vista metodologico senza prendere in considerazione Dio -).

La storia quindi non è in sé né contro né a favore della fede (come dice giustamente anche Mauro Pesce), nel senso che non si occupa della questione della fede né di Dio.

Per quanto riguarda invece la tua tesi sull'impraticabilità del conoscere storicamente Gesù, ti ho già risposto altrove.

Edited by Elijah Six - 18/1/2012, 22:58
 
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negazionista
view post Posted on 19/1/2012, 15:27     +1   -1




Forte delle argomentazioni di ELiah Six, supportato dalle parole riportate del Weiss, il cui pensiero a questo punto mi e' sufficiente :) , non solo riesco a porre la domanda nel settore giusto, ossia nella sezione teologia, ma riepilogo i punti di maggior interesse in modo piu' sistematico:

chi per un modo:

QUOTE
Reputo una pretesa teologica massimalista e non necessaria (oltre che non sostenibile) quella secondo cui tutti i grandi sviluppi avvenuti nelle chiese del primo secolo, debbano essere contenuti in nuce nel Gesù storico.

(che chiamo *)
chi per un altro

QUOTE
La storia è metodologicamente parlando atea. Dio non fa parte dei criteri presi in considerazione per la ricostruzione storica (questo non significa che la storia neghi l'esistenza di Dio,

e chi, studioso di alto livello, per un altro ancora:

QUOTE
Convinzione di Mauro Pesce che «la ricerca storica rigorosa non allontani dalla fede, ma non spinga neppure verso di essa»

siamo arrivati ad espungere dalla storia qualsiasi metodo che voglia far ricerca di prove apologetiche o contro/apologetiche.

Se si adotta la visione di Pesce per sommi capi, in particolare il punto suggerito da (*), allora ne deriva che il credente deve scommettere, se vuole nel contempo essere uno storico.

Quindi si deve imitare KIerkeggard. (a me sembrerebbe piu' logico Pascal).

Urge ora la consulenza di un filosofo per chiarire questi due punti:

e' legittimo muovere ad un KIerkegagrd l'accusa di essere fautore di una fede ''acerba'' e ''impraticabile'' , in quanto basata sul puro tema della scommessa, aut aut, testa o croce, 1 e 0, vero o falso? (senza la benche' minima ricerca di prove, assodato il dovere di uno storico, ossia di una persona razionale, di non ricercarle volontariamente nella sua professione)
Perche' da qualche parte in quetso forum ho letto che quella di Kierkeggard rappresenta una deriva - quindi nell'accezione negativa del termine - nella storia della filosofia, soprattutto quando questa ha per oggetto il confronto tra storia e teologia?


PS profitto per chiedere: qual e' la differenza tra Pascal e Kierkeggard? Io non la vedo. Dovessi scegliere tra i due, sarei piu' affascinato da Blaise (forse lo dico perche' mi sento piu' latino che nordico :) ). a me sembra che il filosofo danese abbia riproposto nel mondo protestante ed in chiave romantica quanto gia' fatto nel 600 dal giansenista Pascal.

grazie, ciao (ora Talita' Kum sa dove mettere il topic, ...non intendo il trash, ovviamente :) )
 
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Hard-Rain
view post Posted on 19/1/2012, 15:32     +1   -1




CITAZIONE
Il suo messaggio era inscindibilmente mistico e sociale». Ma il regno di Dio non venne «e anzi, egli fu messo a morte dai romani per motivi politici. I suoi discepoli, che provenivano da ambienti più vari, ne diedero fin dall’inizio interpretazioni differenti. Si interrogarono sulla sua morte fornendo spiegazioni diverse e molti di loro si convinsero che egli fosse risuscitato […] e diedero vita a una nuova religione» (p. 237).

E' vero che a pag. 237 di Inchiesta su Gesù Mauro Pesce afferma che Gesù "fu messo a morte dai romani per motivi politici" ma il senso di questa affermazione deve essere inteso secondo quanto lo stesso Pesce afferma a pag. 168 dove dice: "... la mia idea è che le motivazioni che hanno portato all'esecuzione di Gesù possono essere ricondotte alla preoccupazione romana di frenare un movimento suscettibile di degenerare in aperta rivolta. Se di questo si tratta, la motivazione non ha colto le reali intenzioni dell'azione di Gesù. Dunque si è trattato, da parte dei romani, di un grossolano e grave errore di valutazione politica".

Di conseguenza il Gesù di Mauro Pesce non è il Gesù zelota rivoluzionario ma appunto è uno che è stato condannato a morte a fronte di "un grossolano e grave errore di valutazione politica".

En passant, mi colpisce anche che Mauro Pesce in qualche modo creda alla trasfigurazione ritenendolo un evento "altamente probabile" (pag. 183) e a buona parte delle azioni miracolose e taumaturgiche di Gesù (v. pag. 134). Dice infatti riguardo alle capacità taumatrugiche: "Sono convinto che questi episodi non siano stati inventati, ma che i suoi seguaci furono realmente convinti di avere assistito a quei fatti straordinari". Con questo giro di parole si potrebbe anche pensare che Pesce quasi si vergogni di credere ai fatti soprannaturali e quindi se la cavi dicendo "i suoi seguaci furono convinti di aver assistito, ecc...". Ma poco dopo Pesce parla proprio di "potere" che aveva Gesù di guarire le persone, poco sopra dice addirittura: "io stesso mi sono convinto che è necessario ammettere l'esistenza di persone in grado di compiere autentiche guarigioni considerate miracolose, per le quali non esiste una spiegazione scientificamente verificabile".

CITAZIONE
Su basi scientifiche

Basi scientifiche che non rigettano le guarigioni miracolose, considerano Gesù condannato a morte per un errore di valutazione politica, che ammettono la trasfigurazione, che considerano le innumerevoli discordanze tra i racconti della risurrezione e delle apparizioni del Gesù risorto come discordanze che depongono a favore della loro genuinità (pag. 178 in basso).

Il problema è dunque di questo tipo: una apparizione del Gesù risorto è considerata da un cristiano convinto come un segno di Dio che si manifesta; dal professor Pesce come una visione dovuta a uno stato alterato di coscienza. In entrambi i casi il fatto storico "apparizione" c'è dunque stato ed è stato documentato più o meno accuratamente, tenuto conto degli anni intercorsi tra il momento in cui avvenne e quando fu messo per iscritto (non sempre dalla persona che vi ha assistito in prima persona).

Caro negazionista, dai retta a me: lascia perdere Mauro Pesce e vieni piuttosto a sentire come sono più negazioniste certe "orazioni" di alcuni parroci moderni. Le omelie oggi, in diverse parrocchie almeno, sono vere e proprie orazioni morali, dove i fatti e i detti di Gesù sono interpretati a livello simbolico come una metafora della nostra vita o dei fatti che avvengono intorno a noi. Proprio come Plutarco piuttosto che Dione di Prusa utilizzavano i miti greci per farne lezioni morali o modelli per l'αρετη. Non interessa più se la storia - che sia di Gesù piuttosto che di Eracle - è autentica ma solo il suo contenuto morale. In questo senso alcuni parroci possono essere ben più sovversivi e pericolosi di un Mauro Pesce.

Edited by Hard-Rain - 19/1/2012, 16:07
 
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lino85
view post Posted on 19/1/2012, 16:50     +1   -1




CITAZIONE (negazionista @ 19/1/2012, 15:27) 
Forte delle argomentazioni di ELiah Six, supportato dalle parole riportate del Weiss, il cui pensiero a questo punto mi e' sufficiente :) , non solo riesco a porre la domanda nel settore giusto, ossia nella sezione teologia, ma riepilogo i punti di maggior interesse in modo piu' sistematico:

chi per un modo:

CITAZIONE
Reputo una pretesa teologica massimalista e non necessaria (oltre che non sostenibile) quella secondo cui tutti i grandi sviluppi avvenuti nelle chiese del primo secolo, debbano essere contenuti in nuce nel Gesù storico.

(che chiamo *)
chi per un altro

CITAZIONE
La storia è metodologicamente parlando atea. Dio non fa parte dei criteri presi in considerazione per la ricostruzione storica (questo non significa che la storia neghi l'esistenza di Dio,

e chi, studioso di alto livello, per un altro ancora:

CITAZIONE
Convinzione di Mauro Pesce che «la ricerca storica rigorosa non allontani dalla fede, ma non spinga neppure verso di essa»

siamo arrivati ad espungere dalla storia qualsiasi metodo che voglia far ricerca di prove apologetiche o contro/apologetiche.

A prescindere dal problema del rapporto tra storia e fede, che interessa solo l'ambito teologico ma non la ricerca storica (se uno storico è credente o no sono dettagli personali che nulla hanno a che fare con le argomentazioni che porta a sostegno delle tesi storiche che lui teorizza), in
Mt 5,17-37 viene fatto dire a Gesù " Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento" come a voler dire che il suo messaggio era visto comunque dai primi cristiani più un compimento in continuità con il messaggio ebraico che una rottura con esso. Poi come già detto da altri utenti, è chiaro che gli apostoli dopo la morte di Gesù (e, se si vuole aggiungerle le relative esperienze delle apparizioni) gli apostoli hanno dovuto porsi domande le cui risposte non si potevano trovare nel messaggio predicato da Gesù, ma in fondo questo vale per tutte le organizzazioni di uomini, la corte suprema degli Stati Uniti ai giorni nostri si pone domande le cui risposte non erano certo nella mente di chi ha redatto la Costituzione americana del 1776, eppure quella corte si basa proprio su quella stessa Costituzione. Al massimo quindi si interpreta il messaggio tenendo conto del nuovo contesto del luogo e tempo in cui vive la comunità.

Oltre all'esempio del problema della circoncisione e delle leggi di purità per i pagani convertiti un altro caso è il fatto che i sinottici non usino una cristologia di tipo ontologico che faccia dire che Gesù è Dio, usano invece una cristologia dinamica dicendo che Dio agisce nelle azioni di Gesù (vedi quello che dice Gaetano Lettieri qui
https://digilander.libero.it/sanmattiaapost...onferenza19.htm). Più che dire che Gesù non si riteneva Dio bisognerebbe più che altro dire che non esprimeva la sua relazione con Dio con le stesse categorie tipiche di concetti filosofici ellenistici come "ousia" (sostanza), "prosopon" (persona), hypostasis (ipostasi) come faranno le comunità cristiane seguenti. Un discorso simile si può fare per le affermazioni di Gesù tipiche del linguaggio apocalittico dell'epoca (condivise peraltro anche da Giovanni il Battista) riguardanti un'avvento imminente di una fine del mondo. Sono categorie di concetti che risentono della cultura dell'epoca e che quindi nelle comunità cristiane seguenti, una volta compreso ciò dato che la parusia ritardava, non sono più state riprese col significato letterale.


CITAZIONE
Se si adotta la visione di Pesce per sommi capi, in particolare il punto suggerito da (*), allora ne deriva che il credente deve scommettere, se vuole nel contempo essere uno storico.

Quindi si deve imitare KIerkeggard. (a me sembrerebbe piu' logico Pascal).

Urge ora la consulenza di un filosofo per chiarire questi due punti:

e' legittimo muovere ad un KIerkegagrd l'accusa di essere fautore di una fede ''acerba'' e ''impraticabile'' , in quanto basata sul puro tema della scommessa, aut aut, testa o croce, 1 e 0, vero o falso? (senza la benche' minima ricerca di prove, assodato il dovere di uno storico, ossia di una persona razionale, di non ricercarle volontariamente nella sua professione)
Perche' da qualche parte in quetso forum ho letto che quella di Kierkeggard rappresenta una deriva - quindi nell'accezione negativa del termine - nella storia della filosofia, soprattutto quando questa ha per oggetto il confronto tra storia e teologia?


PS profitto per chiedere: qual e' la differenza tra Pascal e Kierkeggard? Io non la vedo. Dovessi scegliere tra i due, sarei piu' affascinato da Blaise (forse lo dico perche' mi sento piu' latino che nordico :) ). a me sembra che il filosofo danese abbia riproposto nel mondo protestante ed in chiave romantica quanto gia' fatto nel 600 dal giansenista Pascal.

grazie, ciao (ora Talita' Kum sa dove mettere il topic, ...non intendo il trash, ovviamente :) )

Non conosco moltissimo di Pascal e Kierkegaard, un buon testo che confronta i due autori però è questo qui:

http://books.google.it/books?id=Mw0qiUviWq...epage&q&f=false

Ciao.
 
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PAS60
view post Posted on 19/1/2012, 21:25     +1   -1




CITAZIONE (lino85 @ 19/1/2012, 16:50) 
Oltre all'esempio del problema della circoncisione e delle leggi di purità per i pagani convertiti un altro caso è il fatto che i sinottici non usino una cristologia di tipo ontologico che faccia dire che Gesù è Dio, usano invece una cristologia dinamica dicendo che Dio agisce nelle azioni di Gesù (vedi quello che dice Gaetano Lettieri qui
https://digilander.libero.it/sanmattiaapost...onferenza19.htm). Più che dire che Gesù non si riteneva Dio bisognerebbe più che altro dire che non esprimeva la sua relazione con Dio con le stesse categorie tipiche di concetti filosofici ellenistici come "ousia" (sostanza), "prosopon" (persona), hypostasis (ipostasi) come faranno le comunità cristiane seguenti. Un discorso simile si può fare per le affermazioni di Gesù tipiche del linguaggio apocalittico dell'epoca (condivise peraltro anche da Giovanni il Battista) riguardanti un'avvento imminente di una fine del mondo. Sono categorie di concetti che risentono della cultura dell'epoca e che quindi nelle comunità cristiane seguenti, una volta compreso ciò dato che la parusia ritardava, non sono più state riprese col significato letterale.

Parlando di linguaggio forse ci si può ricollegare al thread aperto da Talità "Indovina chi?"; cito dal post di apertura:
CITAZIONE
Il mio intento qui non è discuterne la "storicità" (la parte iniziale del verso sembra rappresentare una situazione post-pasquale: "Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio"...)., né -per quanto mi interessi assai- discuterne il valore teologico in Q prima ed in Matteo e Luca poi.

Mi interessa piuttosto notare come un linguaggio dal sapore squisitamente giovanneo sia in realta già rinvenibile in un documento che Kloppenborg definisce “almost certainly from Jewish Palestine” e risalente ad un periodo certamente antecedente a Matteo.

Da ciò si potrebbe concludere che forse il linguaggio giovanneo non sarebbe stato così distante ed incomprensibile per l’ambiente giudeo-cristiano di Palestina intorno alla metà del I secolo, contrariamente a quanto generalmente si sostiene in virtù della distanza temporale, culturale e geografica (?) tra tale ambiente e quello del vangelo di Giovanni.

Ho avuto la stessa vostra sensazione e ho subito pensato a ciò che aveva scritto Talità quando ho ascoltato il vangelo di lunedì scorso (Mc 2,18-22):
18 I discepoli di Giovanni e i farisei erano soliti digiunare. Alcuni andarono da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano e i tuoi discepoli non digiunano?» 19 Gesù disse loro: «Possono gli amici dello sposo digiunare, mentre lo sposo è con loro? Finché hanno con sé lo sposo, non possono digiunare. 20 Ma verranno i giorni in cui lo sposo sarà loro tolto; e allora, in quei giorni, digiuneranno... (traduzione Nuova Riveduta dal sito www.laparola.net ). E' chiaro che anche questa pericope ha i suoi parelleli in Mt (9,14-15) e in Lc (5,33-35).
Bene, a quanto so, lo sposo nella Bibbia (parlo del VT) rimanda al Benedetto oltre che anche (mi riferisco ovviamente al termine "Figlio" di cui ha trattato Talità) questo termine è un termine anche giovanneo!
Sarebbe bello (ora non mi è possibile fare ricerche) guardare a degli studi su quest'utilizzazione - nei vangeli sinottici - di espressioni cristologiche forti messe in bocca a Gesù, che le riferiva presumibilmente (o chiaramente?) a se stesso.
Ciao da Pasquale.
 
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negazionista
view post Posted on 20/1/2012, 10:28     +1   -1




QUOTE
la corte suprema degli Stati Uniti ai giorni nostri si pone domande le cui risposte non erano certo nella mente di chi ha redatto la Costituzione americana del 1776, eppure quella corte si basa proprio su quella stessa Costituzione.

...ma di certo non taglia parti della vecchia costituzione, ritenendole obsolete: puo' solo aggiungerne di nuove.
In ogni caso, per usare la metafora dell'utente Lino85, e' nell'idea stessa di Costituzione implicito il concetto di NOVITA' (in questo caso, la nascita degli USA).
Pesce critica l'idea che Gesu' rappresenti una novita' assoluta nel contesto dell'epoca (si veda in particolare pag. 142 di dal Gesu' al cristianesimo).
Ovviamente, se togliamo solo l'aspetto straordinario appena rilevato dall'utente Hard Rain riguardo certe azioni taumaturgiche, l'esperienza del sacro innanzitutto personale e in secondo luogo da condividere con i discepoli o con chi (p. 131),disponeva ''per i suoi miracoli di una grande fede in chi lo ascoltava'', resta ben poco, per il professore di Bologna, di veramente nuovo nell'autentico messaggio gesuano, vale a dire, niente che non si possa far risalire a questo o quel movimento - culturale religioso o sociale - dell'epoca (e del contesto ebraico).
Per quanto gli elementi di una cultura si possano incrociare tra di loro per formare una novita', come un bambino fa con i lego per costruire un edificio, tale novita' non sara' mai assoluta, mai inaspettata, perche' se decomposta opportunamente (compito questo dello studioso) viene fatta comunque risalire alla matrice d'origine.
La scoperta dell'America fu una novita' sconvolgente? No, se si considera che l'Europa era ormai nelle condizioni di scoprire un nuovo continente: se fossero stati i vichinghi guidati da Olaf a riconoscere in ''Vinland'' un nuovo continente, o lo stesso Colombo una volta approdato nelle ''Indie'' (piutosto che Amerigo dopo di lui), questa si che sarebbe stata una novita' assoluta.

Per Pesce, c’è una radicale «differenza fra il Gesù ebreo e il Gesù cristiano: il Gesù cristiano è quello di cui san Paolo dice: “Cristo è morto per i nostri peccati secondo le Scritture”. Il Gesù ebreo dice: è Dio che rimette i peccati . Quando ha insegnato il Padre nostro, Gesù non pensava di dover morire per i peccati degli uomini» (p. 29). Così «il suo messaggio è sostanzialmente diverso da quello del cristianesimo successivo» (p. 55). «Gesù è insieme un mistico e un grande sognatore religioso, che cerca di collocare la giustizia al centro del mondo» (p. 62). C’è dunque «una differenza fondamentale, direi una discontinuità: se vogliamo un tradimento del cristianesimo rispetto a Gesù» (p. 68).
Insomma, piu' che fondatore o fondamento del cristianesimo, Gesu' sarebbe piuttosto un riferimento del cristianesimo (a cui piu' o meno ci si riferisce con maggiore o minore intensita', e questo lo vediamo banalmente tutti i giorni, osservando coloro che si professano ''cristiani'').

A questo punto il topic puo' prendere due strade: o soffermarsi a discutere ed a polemizzare ''su continuita' si continuita' no'' (e a quel punto mi ritiro, perche' ne risulterebbe una inutile cantilena, con grande imbarazzo di tutti quanti noi), come mi sembrano siano intenzionati gli autori degli ultimi post, oppure ci si puo' fermarsi e chiedere (spostando il topic in sezione teologia com'e' ormai mio vivo interesse): se uno storico credente adotta la visione di Pesce (cosa assolutamente lecita, data l'assoluta separazione tra fede e storia di cui dobbiamo sempre tenerne conto e dovuto rispetto) puo' riuscire davvero a basare la sua fede non dico sul ''nulla'' ma sul ''quasi nulla'' delle prove a sostegno della legittimita' della sua Chiesa?

La storia* non dice che Gesu' era peccatore come gli altri uomini, non dice nemmeno che era buono, puo' insinuare il sospetto che non ci sia affatto continuita' col cristianesimo sucessivo, tantomeno con quello attuale, come puo' rassicurare sulla presenza di azioni davvero taumaturgici da parte di Gesu' e su una particolare esperienza del sacro che solo lui era in grado di suscitare nei suoi discepoli, puo' dire che tale esperienza del sacro fu infusa nei suoi discepoli storici e l'accompagno' per sempre in tutta la loro vita, come puo' assicurarci che Paolo e le comunita' da lui fondate ne erano totalmente privi perche' non a conoscenza diretta di Gesu' e non in grado quindi di sperimentare quanto aveva davvero di piu' unico.


Alla luce di questo, capite bene perche' ritengo interessante come viene considerata in ambito teologico ispecie se cattolico la filosofia di Kierkegaard: col suo aut/aut solo il messaggio del filosofo danese riesce a dare fondamento alla fede in un contesto non dico contrario alla sua nascita ma nemmeno favorevole (ben diverso sarebbe se si considera l'ipotesi zelota, che tronca alla radice qualsiasi tentativo di vedere in Gesu' un Figlio di Dio, tantomeno Dio egli stesso, ma penso che in tale forum non godano di buona simpatia gli arpiolidi :) :) ).

Grazie per eventuali chiarimenti a quanto piu' mi interessa, se altrimenti grazie lo stesso

saluti

* ammettendo che sia quella consegnataci dall'autore dell'Inchiesta
 
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view post Posted on 20/1/2012, 11:21     +1   -1
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Premetto che questa discussione è finita in una sezione sbagliata, perché è chiaro che il nostro negazionista voglia clamorosamente debordare dalla storia alle implicazioni filosofiche sulla fede cristiana della storia stessa, mi preme rilevare alcune cose (a livello filosofico):

CITAZIONE
Ovviamente, se togliamo solo l'aspetto straordinario appena rilevato dall'utente Hard Rain riguardo certe azioni taumaturgiche, l'esperienza del sacro innanzitutto personale e in secondo luogo da condividere con i discepoli o con chi (p. 131),disponeva ''per i suoi miracoli di una grande fede in chi lo ascoltava'', resta ben poco, per il professore di Bologna, di veramente nuovo nell'autentico messaggio gesuano, vale a dire, niente che non si possa far risalire a questo o quel movimento - culturale religioso o sociale - dell'epoca (e del contesto ebraico).
Per quanto gli elementi di una cultura si possano incrociare tra di loro per formare una novita', come un bambino fa con i lego per costruire un edificio, tale novita' non sara' mai assoluta, mai inaspettata, perche' se decomposta opportunamente (compito questo dello studioso) viene fatta comunque risalire alla matrice d'origine.

Ma questo vale per qualunque fenomeno culturale, e per qualsiasi grande scoperta. Siccome noi non abbiamo nulla nella mente che prima non sia stata nei nostri sensi, è ovvio che qualsiasi nuova idea che abbiamo è l'incrocio, per quanto inaspettato, di idee precedenti. Si potrebbe dire che l'evoluzione culturale è tutta una serie di somma dei 2+2 che conosciamo, e che sono dispersi, per raggiungere somme sempre più grandi.
Comunque sia nello studio dei sistemi complessi c'è la nozione di "proprietà emergente", vale a dire che si definisce così quel sistema in cui il tutto sia superiore alla somma delle parti. In questo senso la somma delle varie parti del messaggio gesuano hanno dato insieme ad un complesso che nel suo insieme non esiste da nessun'altra parte.
Quanto poi al problema della continuità tra Gesù e la CHiesa, dal punto di vista della fede non fa alcun problema un'eventuale carenza del messaggio del Gesù storico rispetto al messaggio della Chiesa. La teologia infatti dà per scontato, anche grazie alle parole di Luca che ci informano come Gesù crescesse in sapienza, che l'autocoscienza di Gesù sia stata progressiva. Si può addirittura ipotizzare che la piena consapevolezza di sé sia stata raggiunta solo dopo la resurrezione, e ovviamente credere o meno che essa sia davvero avvenuta è un atto che separa lo storico laico da quello credente. I contenuti essenziali della fede, e la stessa missione verso i gentili, potrebbero cioè essere tranquillamente il lascito della piena consapevolezza post-pasquale di Cristo.
Ma c'è di più: i Vangeli stessi ci dicono che la rivelazione è qualcosa di dinamico, perché l'idea è che Cristo abbia promesso lo Spirito Santo alla sua Chiesa, capace di ispirarla nei momenti in cui dovrà prendere decisioni.

"Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future." (Gv 16,12-13)

Da questo punto di vista, una decisione ecclesiastica che "aggiungesse" qualcosa alla predicazione gesuana, non sarebbe comunque una vera aggiunta, perché l'assunto base è che comunque quell'aggiunta sarebbe gradita a Cristo in quanto ispirata dallo Spirito Santo da Lui mandato col compito di guidare la Chiesa, che si ispira al messaggio originale di Gesù per trovare soluzioni a nuovi problemi. La Chiesa cioè farebbe dedurrebbe quello che c'è di implicito nella predicazione di Gesù esplicitandolo, cioè deducendone tutti i corollari, che magari anche al Gesù terreno erano sfuggiti, e questo sotto la guida dello Spirito Santo.
Può darsi benissimo che questo Apirito arrivi a far scoprire cose su Gesù vere, ma che, anche se vere, non erano state concepite da Gesù stesso a proposito di sé, proprio perché la sua autocoscienza era progressiva. Assumiamo per ipotesi che sia vero che Gesù non fosse cosciente di morire per i peccati altrui. Ebbene, ciò non implica che non sia morto davvero per i nostri peccati. Paolo potrebbe saperne più su Gesù di Gesù stesso, se fosse il Gesù risorto, cioè quello della piena consapevolezza di sé, ad ispirargli questi pensieri.
Da ultimo, l'ipotetica carenza del messaggio gesuano rispetto alla Chiesa, è irrilevante dal momento in cui questi testi non hanno mai avuto la pretesa di essere un manuale sistematico. Le persone venivano catechizzate dagli apostoli a voce, e le testimonianze scritte che abbiamo sono per forza di cose parziali, ma ciò non implica che i contenuti predicati dagli apostoli non appartenessero a Gesù, vuol solo dire che nessuno li ha trascritti.
CITAZIONE
...ma di certo non taglia parti della vecchia costituzione, ritenendole obsolete: puo' solo aggiungerne di nuove.

Se ti riferisci alla legge mosaica, non è stato tagliato nulla. La legge mosaica vale solo per gli Ebrei, come dice la Tora stessa. Il problema del sinodo di Gerusalemme era se per credere a Cristo occorresse prima diventare ebrei. Una volta stabilito che non era necessario circoncidersi per dirsi cristiani (cioè diventare ebrei), non c'era alcun abbandono della legge mosaica, perché i gentili in quanto gentili non dovevano affatto osservarla.

Ad maiora
 
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lino85
view post Posted on 20/1/2012, 11:46     +1   -1




CITAZIONE (negazionista @ 20/1/2012, 10:28) 
CITAZIONE
la corte suprema degli Stati Uniti ai giorni nostri si pone domande le cui risposte non erano certo nella mente di chi ha redatto la Costituzione americana del 1776, eppure quella corte si basa proprio su quella stessa Costituzione.

...ma di certo non taglia parti della vecchia costituzione, ritenendole obsolete: puo' solo aggiungerne di nuove.
In ogni caso, per usare la metafora dell'utente Lino85, e' nell'idea stessa di Costituzione implicito il concetto di NOVITA' (in questo caso, la nascita degli USA).
Pesce critica l'idea che Gesu' rappresenti una novita' assoluta nel contesto dell'epoca (si veda in particolare pag. 142 di dal Gesu' al cristianesimo).
Ovviamente, se togliamo solo l'aspetto straordinario appena rilevato dall'utente Hard Rain riguardo certe azioni taumaturgiche, l'esperienza del sacro innanzitutto personale e in secondo luogo da condividere con i discepoli o con chi (p. 131),disponeva ''per i suoi miracoli di una grande fede in chi lo ascoltava'', resta ben poco, per il professore di Bologna, di veramente nuovo nell'autentico messaggio gesuano, vale a dire, niente che non si possa far risalire a questo o quel movimento - culturale religioso o sociale - dell'epoca (e del contesto ebraico).
Per quanto gli elementi di una cultura si possano incrociare tra di loro per formare una novita', come un bambino fa con i lego per costruire un edificio, tale novita' non sara' mai assoluta, mai inaspettata, perche' se decomposta opportunamente (compito questo dello studioso) viene fatta comunque risalire alla matrice d'origine.
La scoperta dell'America fu una novita' sconvolgente? No, se si considera che l'Europa era ormai nelle condizioni di scoprire un nuovo continente: se fossero stati i vichinghi guidati da Olaf a riconoscere in ''Vinland'' un nuovo continente, o lo stesso Colombo una volta approdato nelle ''Indie'' (piutosto che Amerigo dopo di lui), questa si che sarebbe stata una novita' assoluta.

E' un discorso interessante quello se nella storia ci possono essere "novità assolute", molto dibattuto soprattutto fra gli storiografi del secolo scorso e anche ai giorni nostri (vedi le scuole di storiografia contrapposte come la "teoria del grande uomo" http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_del_grande_uomo e la "nouvelle histoire" http://it.wikipedia.org/wiki/Nouvelle_histoire ) ci sarebbe infatti da chiedere quanti studi di ricerca storica su Gesù si sono fatti e quanti invece sulla storia della società dei cristiani dei primi secoli, sarebbe un'argomento alquanto interessante riguardo alla metodologia storica.

Adesso che ci penso però... se però noi riteniamo che nella storia non ci sono novità assolute, allora di novità assolute non ne ha portate Gesù, ma a questo punto neppure con Paolo e questo sembra quasi voler dire che Pesce ha ragione fino a un certo punto per quanto riguarda le novità assolute.

CITAZIONE
Per Pesce, c’è una radicale «differenza fra il Gesù ebreo e il Gesù cristiano: il Gesù cristiano è quello di cui san Paolo dice: “Cristo è morto per i nostri peccati secondo le Scritture”. Il Gesù ebreo dice: è Dio che rimette i peccati . Quando ha insegnato il Padre nostro, Gesù non pensava di dover morire per i peccati degli uomini» (p. 29). Così «il suo messaggio è sostanzialmente diverso da quello del cristianesimo successivo» (p. 55). «Gesù è insieme un mistico e un grande sognatore religioso, che cerca di collocare la giustizia al centro del mondo» (p. 62). C’è dunque «una differenza fondamentale, direi una discontinuità: se vogliamo un tradimento del cristianesimo rispetto a Gesù» (p. 68).
Insomma, piu' che fondatore o fondamento del cristianesimo, Gesu' sarebbe piuttosto un riferimento del cristianesimo (a cui piu' o meno ci si riferisce con maggiore o minore intensita', e questo lo vediamo banalmente tutti i giorni, osservando coloro che si professano ''cristiani'').

Adesso che mi viene in mente, mi piacerebbe sapere se ci sono stati studi sulla storicità di Lc 5,21 "Allora gli scribi e i farisei cominciarono a ragionare, dicendo: «Chi è costui che bestemmia? Chi può perdonare i peccati se non Dio solo?»" dove sembra che Gesù si dia un'autorità inedita rispetto a quella degli scribi e farisei del tempo. In quanto a come Gesù pensasse la sua possibile morte violenta, bisognerebbe vedere cosa dicono gli storici e se ritengono che la sua predicazione e le sue azioni dovessero portare così necessariamente alla condanna a morte. Si potrebbe pensare che dato che tale morte è conseguenza della predicazione e delle azioni di Gesù, le quali erano volte, almeno da quanto leggiamo nel brano su citato,a perdonare i peccati degli uomini, allora può essere che la soteriologia di Paolo sia derivata da tale intento di Gesù, ovvero che si sentiva avere questa missione di perdonare i peccati al punto da morire per tali sue azioni.


CITAZIONE
A questo punto il topic puo' prendere due strade: o soffermarsi a discutere ed a polemizzare ''su continuita' si continuita' no'' (e a quel punto mi ritiro, perche' ne risulterebbe una inutile cantilena, con grande imbarazzo di tutti quanti noi), come mi sembrano siano intenzionati gli autori degli ultimi post, oppure ci si puo' fermarsi e chiedere (spostando il topic in sezione teologia com'e' ormai mio vivo interesse): se uno storico credente adotta la visione di Pesce (cosa assolutamente lecita, data l'assoluta separazione tra fede e storia di cui dobbiamo sempre tenerne conto e dovuto rispetto) puo' riuscire davvero a basare la sua fede non dico sul ''nulla'' ma sul ''quasi nulla'' delle prove a sostegno della legittimita' della sua Chiesa?

La storia* non dice che Gesu' era peccatore come gli altri uomini, non dice nemmeno che era buono, puo' insinuare il sospetto che non ci sia affatto continuita' col cristianesimo sucessivo, tantomeno con quello attuale, come puo' rassicurare sulla presenza di azioni davvero taumaturgici da parte di Gesu' e su una particolare esperienza del sacro che solo lui era in grado di suscitare nei suoi discepoli, puo' dire che tale esperienza del sacro fu infusa nei suoi discepoli storici e l'accompagno' per sempre in tutta la loro vita, come puo' assicurarci che Paolo e le comunita' da lui fondate ne erano totalmente privi perche' non a conoscenza diretta di Gesu' e non in grado quindi di sperimentare quanto aveva davvero di piu' unico.


Alla luce di questo, capite bene perche' ritengo interessante come viene considerata in ambito teologico ispecie se cattolico la filosofia di Kierkegaard: col suo aut/aut solo il messaggio del filosofo danese riesce a dare fondamento alla fede in un contesto non dico contrario alla sua nascita ma nemmeno favorevole (ben diverso sarebbe se si considera l'ipotesi zelota, che tronca alla radice qualsiasi tentativo di vedere in Gesu' un Figlio di Dio, tantomeno Dio egli stesso, ma penso che in tale forum non godano di buona simpatia gli arpiolidi :) :) ).

Grazie per eventuali chiarimenti a quanto piu' mi interessa, se altrimenti grazie lo stesso

saluti

* ammettendo che sia quella consegnataci dall'autore dell'Inchiesta

Mi sembrava che altri utente come Weiss avessero già risposto a tale interrogativo, di fatto i teologi non sembra si interessino più di tanto al Gesù ricostruito dagli storici proprio perchè si tratta di ricostruzioni che certo cercano di avvicinarsi di più al probabile vero Gesù, ma in quanto ricostruzioni, si tratta sempre di ricostruzioni provvisorie, approssimative e con gradi di incertezza. Invece il Gesù su cui si basano i teologi e su cui si basavano anche le prime comunità cristiane a cui erano destinati gli scritti del Nuovo Testamento è il Gesù esperito, ricordato, testimoniato e tramandato, un Gesù che certo ha anche diversità di descrizione a seconda se a descriverlo è Marco, Giovanni o Paolo (che peraltro conosce Gesù solo mediante apparizioni dopo la sua morte) poichè riflettono l'esperienza parziale di ogni singola persona (due figli ad esempio possono ricordare in modo diverso la stessa madre, e la loro descrizione sarà a sua volta diversa da quella di uno storico che in base ai "frammenti" degli indizi tenta di ricostruire la vita di quella donna).

Ma cosa ancora più importante, dato che ciò che tali scritti riferiscono è un Gesù della fede, tale Gesù viene esperito e riconosciuto da quelli autori solo nella fede, per la fede e attraverso la fede, cosa del tutto diversa (ma non per questo più vera o più falsa o di maggiore o minor valore) dagli intenti di uno storico moderno, che vuole solo tentare di ricostruire modelli che cerchino di spiegare i fatti accaduti nel passato che ci sono arrivati (intenti che però mai saranno realizzati completamente, dato che è impossibile avere tutti i dati provenienti dal passato e per il fatto che i dati sono sempre interpretabili, se non si vuole cadere in uno sterile positivismo storiografico). Insomma i due intenti non hanno nulla in comune, sebbene il Gesù ricostruito dagli storici possa accidentalmente riflettere sulla distinzione tra storia e fede, e sebbene il Gesù testimoniato dagli scritti dei suoi discepoli possa essere utile per i "frammenti" storici utili a ricostruire provvisoriamente l'accadere dei fatti a quel tempo.

Ciao.
 
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view post Posted on 20/1/2012, 13:53     +1   -1
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QUOTE (negazionista @ 20/1/2012, 10:28) 
non dico sul ''nulla'' ma sul ''quasi nulla'' delle prove a sostegno della legittimita' della sua Chiesa?

E sulla perla del "nulla o quasi-nulla delle prove a sostegno della legittimità della sua Chiesa" (che dev'essere una nuova branca degli studi sul non-sense) sposto il thread in "Teologia".
Che statisticamente rappresenta l'anticamera del Trash. :lol:

Ciao,
Talità
 
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