Se si adotta la visione di Pesce per sommi capi, in particolare il punto suggerito da (
*), allora ne deriva che il credente deve scommettere, se vuole nel contempo essere uno storico.
Quindi si deve imitare KIerkeggard. (a me sembrerebbe piu' logico Pascal).
Urge ora la consulenza di un filosofo per chiarire questi due punti:
e' legittimo muovere ad un KIerkegagrd l'accusa di essere fautore di una fede ''acerba'' e ''impraticabile'' , in quanto basata sul puro tema della scommessa, aut aut, testa o croce, 1 e 0, vero o falso? (senza la benche' minima ricerca di prove, assodato il dovere di uno storico, ossia di una persona razionale,
di non ricercarle volontariamente nella sua professione)
Perche' da qualche parte in quetso forum ho letto che quella di Kierkeggard rappresenta una deriva - quindi nell'accezione negativa del termine - nella storia della filosofia, soprattutto quando questa ha per oggetto il confronto tra storia e teologia?
PS profitto per chiedere: qual e' la differenza tra Pascal e Kierkeggard? Io non la vedo. Dovessi scegliere tra i due, sarei piu' affascinato da Blaise (forse lo dico perche' mi sento piu' latino che nordico
). a me sembra che il filosofo danese abbia riproposto nel mondo protestante ed in chiave romantica quanto gia' fatto nel 600 dal giansenista Pascal.
grazie, ciao (ora Talita' Kum sa dove mettere il topic, ...non intendo il trash, ovviamente
)