Studi sul Cristianesimo Primitivo

Mauro Pesce: Gesu' non fondo' il cristianesimo, discontinuita' tra il maestro e la Chiesa

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lino85
view post Posted on 19/1/2012, 16:50 by: lino85     +1   -1




CITAZIONE (negazionista @ 19/1/2012, 15:27) 
Forte delle argomentazioni di ELiah Six, supportato dalle parole riportate del Weiss, il cui pensiero a questo punto mi e' sufficiente :) , non solo riesco a porre la domanda nel settore giusto, ossia nella sezione teologia, ma riepilogo i punti di maggior interesse in modo piu' sistematico:

chi per un modo:

CITAZIONE
Reputo una pretesa teologica massimalista e non necessaria (oltre che non sostenibile) quella secondo cui tutti i grandi sviluppi avvenuti nelle chiese del primo secolo, debbano essere contenuti in nuce nel Gesù storico.

(che chiamo *)
chi per un altro

CITAZIONE
La storia è metodologicamente parlando atea. Dio non fa parte dei criteri presi in considerazione per la ricostruzione storica (questo non significa che la storia neghi l'esistenza di Dio,

e chi, studioso di alto livello, per un altro ancora:

CITAZIONE
Convinzione di Mauro Pesce che «la ricerca storica rigorosa non allontani dalla fede, ma non spinga neppure verso di essa»

siamo arrivati ad espungere dalla storia qualsiasi metodo che voglia far ricerca di prove apologetiche o contro/apologetiche.

A prescindere dal problema del rapporto tra storia e fede, che interessa solo l'ambito teologico ma non la ricerca storica (se uno storico è credente o no sono dettagli personali che nulla hanno a che fare con le argomentazioni che porta a sostegno delle tesi storiche che lui teorizza), in
Mt 5,17-37 viene fatto dire a Gesù " Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento" come a voler dire che il suo messaggio era visto comunque dai primi cristiani più un compimento in continuità con il messaggio ebraico che una rottura con esso. Poi come già detto da altri utenti, è chiaro che gli apostoli dopo la morte di Gesù (e, se si vuole aggiungerle le relative esperienze delle apparizioni) gli apostoli hanno dovuto porsi domande le cui risposte non si potevano trovare nel messaggio predicato da Gesù, ma in fondo questo vale per tutte le organizzazioni di uomini, la corte suprema degli Stati Uniti ai giorni nostri si pone domande le cui risposte non erano certo nella mente di chi ha redatto la Costituzione americana del 1776, eppure quella corte si basa proprio su quella stessa Costituzione. Al massimo quindi si interpreta il messaggio tenendo conto del nuovo contesto del luogo e tempo in cui vive la comunità.

Oltre all'esempio del problema della circoncisione e delle leggi di purità per i pagani convertiti un altro caso è il fatto che i sinottici non usino una cristologia di tipo ontologico che faccia dire che Gesù è Dio, usano invece una cristologia dinamica dicendo che Dio agisce nelle azioni di Gesù (vedi quello che dice Gaetano Lettieri qui
https://digilander.libero.it/sanmattiaapost...onferenza19.htm). Più che dire che Gesù non si riteneva Dio bisognerebbe più che altro dire che non esprimeva la sua relazione con Dio con le stesse categorie tipiche di concetti filosofici ellenistici come "ousia" (sostanza), "prosopon" (persona), hypostasis (ipostasi) come faranno le comunità cristiane seguenti. Un discorso simile si può fare per le affermazioni di Gesù tipiche del linguaggio apocalittico dell'epoca (condivise peraltro anche da Giovanni il Battista) riguardanti un'avvento imminente di una fine del mondo. Sono categorie di concetti che risentono della cultura dell'epoca e che quindi nelle comunità cristiane seguenti, una volta compreso ciò dato che la parusia ritardava, non sono più state riprese col significato letterale.


CITAZIONE
Se si adotta la visione di Pesce per sommi capi, in particolare il punto suggerito da (*), allora ne deriva che il credente deve scommettere, se vuole nel contempo essere uno storico.

Quindi si deve imitare KIerkeggard. (a me sembrerebbe piu' logico Pascal).

Urge ora la consulenza di un filosofo per chiarire questi due punti:

e' legittimo muovere ad un KIerkegagrd l'accusa di essere fautore di una fede ''acerba'' e ''impraticabile'' , in quanto basata sul puro tema della scommessa, aut aut, testa o croce, 1 e 0, vero o falso? (senza la benche' minima ricerca di prove, assodato il dovere di uno storico, ossia di una persona razionale, di non ricercarle volontariamente nella sua professione)
Perche' da qualche parte in quetso forum ho letto che quella di Kierkeggard rappresenta una deriva - quindi nell'accezione negativa del termine - nella storia della filosofia, soprattutto quando questa ha per oggetto il confronto tra storia e teologia?


PS profitto per chiedere: qual e' la differenza tra Pascal e Kierkeggard? Io non la vedo. Dovessi scegliere tra i due, sarei piu' affascinato da Blaise (forse lo dico perche' mi sento piu' latino che nordico :) ). a me sembra che il filosofo danese abbia riproposto nel mondo protestante ed in chiave romantica quanto gia' fatto nel 600 dal giansenista Pascal.

grazie, ciao (ora Talita' Kum sa dove mettere il topic, ...non intendo il trash, ovviamente :) )

Non conosco moltissimo di Pascal e Kierkegaard, un buon testo che confronta i due autori però è questo qui:

http://books.google.it/books?id=Mw0qiUviWq...epage&q&f=false

Ciao.
 
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92 replies since 17/1/2012, 12:57   3741 views
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