Studi sul Cristianesimo Primitivo

Mauro Pesce: Gesu' non fondo' il cristianesimo, discontinuita' tra il maestro e la Chiesa

« Older   Newer »
  Share  
PAS60
view post Posted on 19/1/2012, 21:25 by: PAS60     +1   -1




CITAZIONE (lino85 @ 19/1/2012, 16:50) 
Oltre all'esempio del problema della circoncisione e delle leggi di purità per i pagani convertiti un altro caso è il fatto che i sinottici non usino una cristologia di tipo ontologico che faccia dire che Gesù è Dio, usano invece una cristologia dinamica dicendo che Dio agisce nelle azioni di Gesù (vedi quello che dice Gaetano Lettieri qui
https://digilander.libero.it/sanmattiaapost...onferenza19.htm). Più che dire che Gesù non si riteneva Dio bisognerebbe più che altro dire che non esprimeva la sua relazione con Dio con le stesse categorie tipiche di concetti filosofici ellenistici come "ousia" (sostanza), "prosopon" (persona), hypostasis (ipostasi) come faranno le comunità cristiane seguenti. Un discorso simile si può fare per le affermazioni di Gesù tipiche del linguaggio apocalittico dell'epoca (condivise peraltro anche da Giovanni il Battista) riguardanti un'avvento imminente di una fine del mondo. Sono categorie di concetti che risentono della cultura dell'epoca e che quindi nelle comunità cristiane seguenti, una volta compreso ciò dato che la parusia ritardava, non sono più state riprese col significato letterale.

Parlando di linguaggio forse ci si può ricollegare al thread aperto da Talità "Indovina chi?"; cito dal post di apertura:
CITAZIONE
Il mio intento qui non è discuterne la "storicità" (la parte iniziale del verso sembra rappresentare una situazione post-pasquale: "Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio"...)., né -per quanto mi interessi assai- discuterne il valore teologico in Q prima ed in Matteo e Luca poi.

Mi interessa piuttosto notare come un linguaggio dal sapore squisitamente giovanneo sia in realta già rinvenibile in un documento che Kloppenborg definisce “almost certainly from Jewish Palestine” e risalente ad un periodo certamente antecedente a Matteo.

Da ciò si potrebbe concludere che forse il linguaggio giovanneo non sarebbe stato così distante ed incomprensibile per l’ambiente giudeo-cristiano di Palestina intorno alla metà del I secolo, contrariamente a quanto generalmente si sostiene in virtù della distanza temporale, culturale e geografica (?) tra tale ambiente e quello del vangelo di Giovanni.

Ho avuto la stessa vostra sensazione e ho subito pensato a ciò che aveva scritto Talità quando ho ascoltato il vangelo di lunedì scorso (Mc 2,18-22):
18 I discepoli di Giovanni e i farisei erano soliti digiunare. Alcuni andarono da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano e i tuoi discepoli non digiunano?» 19 Gesù disse loro: «Possono gli amici dello sposo digiunare, mentre lo sposo è con loro? Finché hanno con sé lo sposo, non possono digiunare. 20 Ma verranno i giorni in cui lo sposo sarà loro tolto; e allora, in quei giorni, digiuneranno... (traduzione Nuova Riveduta dal sito www.laparola.net ). E' chiaro che anche questa pericope ha i suoi parelleli in Mt (9,14-15) e in Lc (5,33-35).
Bene, a quanto so, lo sposo nella Bibbia (parlo del VT) rimanda al Benedetto oltre che anche (mi riferisco ovviamente al termine "Figlio" di cui ha trattato Talità) questo termine è un termine anche giovanneo!
Sarebbe bello (ora non mi è possibile fare ricerche) guardare a degli studi su quest'utilizzazione - nei vangeli sinottici - di espressioni cristologiche forti messe in bocca a Gesù, che le riferiva presumibilmente (o chiaramente?) a se stesso.
Ciao da Pasquale.
 
Top
92 replies since 17/1/2012, 12:57   3740 views
  Share