Studi sul Cristianesimo Primitivo

Mauro Pesce: Gesu' non fondo' il cristianesimo, discontinuita' tra il maestro e la Chiesa

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lino85
view post Posted on 20/1/2012, 11:46 by: lino85     +1   -1




CITAZIONE (negazionista @ 20/1/2012, 10:28) 
CITAZIONE
la corte suprema degli Stati Uniti ai giorni nostri si pone domande le cui risposte non erano certo nella mente di chi ha redatto la Costituzione americana del 1776, eppure quella corte si basa proprio su quella stessa Costituzione.

...ma di certo non taglia parti della vecchia costituzione, ritenendole obsolete: puo' solo aggiungerne di nuove.
In ogni caso, per usare la metafora dell'utente Lino85, e' nell'idea stessa di Costituzione implicito il concetto di NOVITA' (in questo caso, la nascita degli USA).
Pesce critica l'idea che Gesu' rappresenti una novita' assoluta nel contesto dell'epoca (si veda in particolare pag. 142 di dal Gesu' al cristianesimo).
Ovviamente, se togliamo solo l'aspetto straordinario appena rilevato dall'utente Hard Rain riguardo certe azioni taumaturgiche, l'esperienza del sacro innanzitutto personale e in secondo luogo da condividere con i discepoli o con chi (p. 131),disponeva ''per i suoi miracoli di una grande fede in chi lo ascoltava'', resta ben poco, per il professore di Bologna, di veramente nuovo nell'autentico messaggio gesuano, vale a dire, niente che non si possa far risalire a questo o quel movimento - culturale religioso o sociale - dell'epoca (e del contesto ebraico).
Per quanto gli elementi di una cultura si possano incrociare tra di loro per formare una novita', come un bambino fa con i lego per costruire un edificio, tale novita' non sara' mai assoluta, mai inaspettata, perche' se decomposta opportunamente (compito questo dello studioso) viene fatta comunque risalire alla matrice d'origine.
La scoperta dell'America fu una novita' sconvolgente? No, se si considera che l'Europa era ormai nelle condizioni di scoprire un nuovo continente: se fossero stati i vichinghi guidati da Olaf a riconoscere in ''Vinland'' un nuovo continente, o lo stesso Colombo una volta approdato nelle ''Indie'' (piutosto che Amerigo dopo di lui), questa si che sarebbe stata una novita' assoluta.

E' un discorso interessante quello se nella storia ci possono essere "novità assolute", molto dibattuto soprattutto fra gli storiografi del secolo scorso e anche ai giorni nostri (vedi le scuole di storiografia contrapposte come la "teoria del grande uomo" http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_del_grande_uomo e la "nouvelle histoire" http://it.wikipedia.org/wiki/Nouvelle_histoire ) ci sarebbe infatti da chiedere quanti studi di ricerca storica su Gesù si sono fatti e quanti invece sulla storia della società dei cristiani dei primi secoli, sarebbe un'argomento alquanto interessante riguardo alla metodologia storica.

Adesso che ci penso però... se però noi riteniamo che nella storia non ci sono novità assolute, allora di novità assolute non ne ha portate Gesù, ma a questo punto neppure con Paolo e questo sembra quasi voler dire che Pesce ha ragione fino a un certo punto per quanto riguarda le novità assolute.

CITAZIONE
Per Pesce, c’è una radicale «differenza fra il Gesù ebreo e il Gesù cristiano: il Gesù cristiano è quello di cui san Paolo dice: “Cristo è morto per i nostri peccati secondo le Scritture”. Il Gesù ebreo dice: è Dio che rimette i peccati . Quando ha insegnato il Padre nostro, Gesù non pensava di dover morire per i peccati degli uomini» (p. 29). Così «il suo messaggio è sostanzialmente diverso da quello del cristianesimo successivo» (p. 55). «Gesù è insieme un mistico e un grande sognatore religioso, che cerca di collocare la giustizia al centro del mondo» (p. 62). C’è dunque «una differenza fondamentale, direi una discontinuità: se vogliamo un tradimento del cristianesimo rispetto a Gesù» (p. 68).
Insomma, piu' che fondatore o fondamento del cristianesimo, Gesu' sarebbe piuttosto un riferimento del cristianesimo (a cui piu' o meno ci si riferisce con maggiore o minore intensita', e questo lo vediamo banalmente tutti i giorni, osservando coloro che si professano ''cristiani'').

Adesso che mi viene in mente, mi piacerebbe sapere se ci sono stati studi sulla storicità di Lc 5,21 "Allora gli scribi e i farisei cominciarono a ragionare, dicendo: «Chi è costui che bestemmia? Chi può perdonare i peccati se non Dio solo?»" dove sembra che Gesù si dia un'autorità inedita rispetto a quella degli scribi e farisei del tempo. In quanto a come Gesù pensasse la sua possibile morte violenta, bisognerebbe vedere cosa dicono gli storici e se ritengono che la sua predicazione e le sue azioni dovessero portare così necessariamente alla condanna a morte. Si potrebbe pensare che dato che tale morte è conseguenza della predicazione e delle azioni di Gesù, le quali erano volte, almeno da quanto leggiamo nel brano su citato,a perdonare i peccati degli uomini, allora può essere che la soteriologia di Paolo sia derivata da tale intento di Gesù, ovvero che si sentiva avere questa missione di perdonare i peccati al punto da morire per tali sue azioni.


CITAZIONE
A questo punto il topic puo' prendere due strade: o soffermarsi a discutere ed a polemizzare ''su continuita' si continuita' no'' (e a quel punto mi ritiro, perche' ne risulterebbe una inutile cantilena, con grande imbarazzo di tutti quanti noi), come mi sembrano siano intenzionati gli autori degli ultimi post, oppure ci si puo' fermarsi e chiedere (spostando il topic in sezione teologia com'e' ormai mio vivo interesse): se uno storico credente adotta la visione di Pesce (cosa assolutamente lecita, data l'assoluta separazione tra fede e storia di cui dobbiamo sempre tenerne conto e dovuto rispetto) puo' riuscire davvero a basare la sua fede non dico sul ''nulla'' ma sul ''quasi nulla'' delle prove a sostegno della legittimita' della sua Chiesa?

La storia* non dice che Gesu' era peccatore come gli altri uomini, non dice nemmeno che era buono, puo' insinuare il sospetto che non ci sia affatto continuita' col cristianesimo sucessivo, tantomeno con quello attuale, come puo' rassicurare sulla presenza di azioni davvero taumaturgici da parte di Gesu' e su una particolare esperienza del sacro che solo lui era in grado di suscitare nei suoi discepoli, puo' dire che tale esperienza del sacro fu infusa nei suoi discepoli storici e l'accompagno' per sempre in tutta la loro vita, come puo' assicurarci che Paolo e le comunita' da lui fondate ne erano totalmente privi perche' non a conoscenza diretta di Gesu' e non in grado quindi di sperimentare quanto aveva davvero di piu' unico.


Alla luce di questo, capite bene perche' ritengo interessante come viene considerata in ambito teologico ispecie se cattolico la filosofia di Kierkegaard: col suo aut/aut solo il messaggio del filosofo danese riesce a dare fondamento alla fede in un contesto non dico contrario alla sua nascita ma nemmeno favorevole (ben diverso sarebbe se si considera l'ipotesi zelota, che tronca alla radice qualsiasi tentativo di vedere in Gesu' un Figlio di Dio, tantomeno Dio egli stesso, ma penso che in tale forum non godano di buona simpatia gli arpiolidi :) :) ).

Grazie per eventuali chiarimenti a quanto piu' mi interessa, se altrimenti grazie lo stesso

saluti

* ammettendo che sia quella consegnataci dall'autore dell'Inchiesta

Mi sembrava che altri utente come Weiss avessero già risposto a tale interrogativo, di fatto i teologi non sembra si interessino più di tanto al Gesù ricostruito dagli storici proprio perchè si tratta di ricostruzioni che certo cercano di avvicinarsi di più al probabile vero Gesù, ma in quanto ricostruzioni, si tratta sempre di ricostruzioni provvisorie, approssimative e con gradi di incertezza. Invece il Gesù su cui si basano i teologi e su cui si basavano anche le prime comunità cristiane a cui erano destinati gli scritti del Nuovo Testamento è il Gesù esperito, ricordato, testimoniato e tramandato, un Gesù che certo ha anche diversità di descrizione a seconda se a descriverlo è Marco, Giovanni o Paolo (che peraltro conosce Gesù solo mediante apparizioni dopo la sua morte) poichè riflettono l'esperienza parziale di ogni singola persona (due figli ad esempio possono ricordare in modo diverso la stessa madre, e la loro descrizione sarà a sua volta diversa da quella di uno storico che in base ai "frammenti" degli indizi tenta di ricostruire la vita di quella donna).

Ma cosa ancora più importante, dato che ciò che tali scritti riferiscono è un Gesù della fede, tale Gesù viene esperito e riconosciuto da quelli autori solo nella fede, per la fede e attraverso la fede, cosa del tutto diversa (ma non per questo più vera o più falsa o di maggiore o minor valore) dagli intenti di uno storico moderno, che vuole solo tentare di ricostruire modelli che cerchino di spiegare i fatti accaduti nel passato che ci sono arrivati (intenti che però mai saranno realizzati completamente, dato che è impossibile avere tutti i dati provenienti dal passato e per il fatto che i dati sono sempre interpretabili, se non si vuole cadere in uno sterile positivismo storiografico). Insomma i due intenti non hanno nulla in comune, sebbene il Gesù ricostruito dagli storici possa accidentalmente riflettere sulla distinzione tra storia e fede, e sebbene il Gesù testimoniato dagli scritti dei suoi discepoli possa essere utile per i "frammenti" storici utili a ricostruire provvisoriamente l'accadere dei fatti a quel tempo.

Ciao.
 
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92 replies since 17/1/2012, 12:57   3741 views
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