QUOTE (antvwala @ 7/5/2012, 18:34)
Quello che mi dà da pensare sono alcune testimonianze storiche che accennano all'allegria o addirittura alla gioia con la quale costoro affrontavano i suplizi e questo mi pare coerente con il pensiero gnostico e la sua visione negativa del corpo-carcere dell'anima e positiva della morte-liberazione...
Bisognerebbe capire a quali "testimonianze storiche" tu ti stia riferendo: cristiane (ad es. Ignazio di Antiochia) oppure pagane (ad es. Epitteto)?
Per quanto affrontare il supplizio del martirio possa essere coerente col pensiero gnostico, sappiamo che già i vangeli sinottici (quindi testi *non* gnostici del I sec.) prefigurano le persecuzioni nel nome di Gesù come qualcosa di gradito a Dio. Ad esempio nelle celebri Beatitudini. Nella versione di Luca 6: 22,23 vi troviamo:
<<beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti>>
Qui si fa riferimento a persecuzioni da parte dei gruppi giudaici ("allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti"), quindi non c'è un riferimento diretto alle persecuzioni romane e non siamo ancora nel periodo della grande eresia gnostica (II-IV secolo)
Abbiamo poi un'importante testimonianza diretta di un cristiano anti-gnostico (e anti-docetista in particolare), Ignazio di Antiochia, che all'inizio del II sec. venne condannato da Traiano
ad bestias e condotto da Antiochia a Roma in un lungo viaggio durante il quale scrisse alcune lettere - nelle quali chiede espressamente di non voler essere salvato e patire a tutti i costi il supplizio finale, perché soltanto in questo modo potrà diventare vero discepolo e vero imitatore del suo Signore.
Ecco alcuni passi della lettera ai Romani (IV, 1 e ss.):
<<iv, 1 ... Lasciate che sia pasto delle belve per mezzo delle quali mi è possibile raggiungere Dio. Sono frumento di Dio e macinato dai denti delle fiere per diventare pane puro di Cristo. Piuttosto accarezzate le fiere perché diventino la mia tomba e nulla lascino del mio corpo ed io morto non pesi su nessuno. Allora sarò veramente discepolo di Gesù Cristo, quando il mondo non vedrà il mio corpo. Pregate il Signore per me perché con quei mezzi sia vittima per Dio. ...
V, 1. ... Potessi gioire delle bestie per me preparate e m'auguro che mi si avventino subito. Le alletterò perché presto mi divorino e non succeda, come per alcuni, che intimorite non li toccarono. Se incerte non volessero, le costringerò. Perdonatemi, so quello che mi conviene. Ora incomincio ad essere un discepolo. Nulla di visibile e di invisibile abbia invidia perché io raggiungo Gesù Cristo. Il fuoco, la croce, le belve, le lacerazioni, gli strappi, le slogature delle ossa, le mutilazioni delle membra, il pestaggio di tutto il corpo, i malvagi tormenti del diavolo vengano su di me, perché voglio solo trovare Gesù Cristo.
VI, 1 ..VI,1. Nulla mi gioverebbero le lusinghe del mondo e tutti i regni di questo secolo. È bello per me morire in Gesù Cristo più che regnare sino ai confini della terra. Cerco quello che è morto per noi; voglio quello che è risorto per noi. Il mio rinascere è vicino.>>
Ciao,
Talità