Studi sul Cristianesimo Primitivo

Marco Aurelio e i cristiani

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Hard-Rain
view post Posted on 1/6/2012, 21:08     +1   -1




Il passo di Marco Aurelio (A se stesso XI, 3) sui Cristiani è ben noto, lo riporto nella traduzione di C. Cassanmagnago (per Bompiani):

"Com'è grande l'anima che, qualora debba ormai sciogliersi dal corpo, è pronta a spegnersi o a disperdersi o a conservarsi. Ma questa prontezza venga da un suo proprio giudizio, non sia da combattimento alla leggera, com'è il caso dei cristiani; si faccia al contrario secondo ponderazione e gravità, così da persuadere anche altri senza teatralità."

Nell'undicesimo libro dei Τα εις αυτον, Marco Aurelio descrive le qualità dell'anima e accenna ai cristiani (gr. οι Χριστιανοι), criticati perchè capaci di farsi uccidere e di disprezzare prontamente la morte pur di sostenere i propri ideali, evidentemente percepiti come dei fanatici. In particolare secondo Marco Aurelio la noncuranza della morte nel caso dei cristiani è dovuta a "mera opposizione", "semplice ostinazione", "disposizione (interiore) semplice (priva di riflessione razionale)". L'espressione greca corrispondente (κατα ψιλην παρααταξιν) è difficilmente traducibile, Cassanmagnago la rende con una formula tipica del linguaggio militare che rende bene l'idea, "da combattimento alla leggera", perchè παραταξις è soprattutto un termine del lessico militare nel greco del tempo (basta leggere Arriano), "schieramento (di truppe)", "disposizione (in ordine di battaglia)", "truppa schierata", mentre l'aggettivo ψιλος significa in generale "spoglio", "nudo" e nello specifico del lessico militare "armato alla leggera".

Durante il principato di Marco Aurelio (dal 161 al 180) ci furono alcuni fatti di sangue che videro coinvolti i cristiani per cui si parla di una recrudescenza dell'attività persecutoria durante il suo regno. Sotto Marco Aurelio furono giustiziati Policarpo (ca. 165) e Giustino (ca. tra il 163 e il 167). Si verificò poi, attorno al 177, l'episodio dei martiri di Lione e di Vienne (Eusebio, Hist. Eccl. V, 1).

Tuttavia, Tertulliano nell'Apologeticum, scritto attorno al 197, fa di Marco Aurelio addirittura il protector Christianorum (Apologeticum V, 6). Cito il passaggio (in latino nel testo originale, qui nella traduzione dell'edizione ANF curata da P. Schaff):

So far from that, we, on the contrary, bring before you one who was their protector, as you will see by examining the letters of Marcus Aurelius, that most grave of emperors, in which he bears his testimony that that germanic drought was removed by the rains obtained through the prayers of the Christians who chanced to be fighting under him. And as he did not by public law remove from Christians their legal disabilities, yet in another way he put them openly aside, even adding a sentence of condemnation, and that of greater severity, against their accusers.

Tertulliano menziona innanzitutto delle lettere di Marco Aurelio. Abbiamo altre fonti che ne parlano? Per quello che so io non esiste neppure un frammento o una citazione di queste lettere (mi piacerebbe sapere se mi sto sbagliando e se invece qualche autore antico abbia mai accennato a tali lettere).

Inoltre Tertulliano parla di un miracolo in cui le preghiere dei cristiani che combattevano con Marco Aurelio avrebbero portato la pioggia e risolto così una grave carestia in Germania e dice che Marco Aurelio avrebbe riconosciuto questo miracolo. Nella colonna antonina (scena n. 16) in effetti è raffigurata una situazione di pioggia miracolosa che aiutò Marco Aurelio in occasione della campagna contro i Quadi. Tale colonna, comunque, fu molto probabilmente commissionata da Commodo, dopo la morte di Marco Aurelio. Se Tertulliano attribuisce il miracolo alle preghiere cristiane, Dione Cassio (Storia romana, LXXII, 8, 2-4) invece lo attribuisce ad un mago egiziano di nome Harnuphis che pregò Mercurio. La questione, dunque, è alquanto complessa.

Secondo voi, quindi, la presunta lettera di Marco Aurelio al senato (intorno al 174) su questo presunto miracolo è pura fantasia oppure potrebbe avere qualche solido fondamento? L'affermazione di Tertulliano è una mera invenzione apologetica oppure potrebbe essere vera (in tal caso, però, sarebbe in contraddizione con Dione Cassio). So che la Ramelli e anche Marta Sordi hanno scritto articoli su questa faccenda ma, sfortunatamente, non ho potuto consultarli.

Edited by Hard-Rain - 1/6/2012, 22:23
 
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view post Posted on 2/6/2012, 09:14     +1   -1
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Bibliothecarius Arcanus

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"The question of Marcus’ epistle has generated heated argument
among scholars. According to some views, an epistle forged by the
Christians had to have existed by the time that the author wrote (based
on the theory of Domaszewski), whereas other researchers suggested that
the inventor of this epistle was Tertullian himself (Sage). Most researchers
have accepted the existence of the epistle based on the arguments
of Harnack and Mommsen (later Geffcken and Zwikker), and for them
the only question is what this original epistle really contained. Many of
them accepted Mommsen’s opinion that Marcus did not name a proper
deity and the words forte Christianorum are Tertullian’s interpolation. Dio
LXXI.10. should be given a key role in deciding the question, where
he mentions the emperor’s epistle addressed to the senate. Inasmuch as
this chapter is Xiphilinus’ interpolation, as Domaszewski inferred, then
the epitomist used Tertullian’s and Eusebius’ data in this passage. If
the original but abridged text of Dio is in question, however, then the
existence of the epistle must be unquestionable. Tertullian really did
use data of dubious value, such as in Apol. 5. where he makes reference
to the Acta Pilati. However, the memory of the rain miracle could not
have faded just two decades after the Marcomannic wars. Tertullian
could hardly refer to conspicuously untrustworthy affairs because some
of the senators to whom he addressed his work personally participated
in the battles. The situation may be similar in Ad Scapulam 4, where
the author gives information about Severus’ quite positive approach to
Christians.7 It is here that I have to call attention to the pluvia (imbri)
impetrata parallel expressions between the author and the vita Marci.
Supposing the source of the vita was de facto Marius Maximus (or the
Ignotus), then the parallelism between the two loci may originate from
a common source they both used, namely Marcus’ epistle addressed to
the senate and published in the Acta. A reassuring conclusion, of course,
cannot be reached solely on the basis of analysing these two sources.
(P. KOVACS: Marcus Aurelius Rain Miracle and the Marcomannic Wars; Brill 2009, pp. 25-26)

Da quanto ho capito, leggendo anche altre parti del libro, tale lettera probabilmente sarebbe esistita, essendo troppo rischioso per Tertulliano inventarsi una cosa simile, ma non è affatto sicuro che in essa fossero menzionati i cristiani. Personalmente non ci scommetteri un euro.
 
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Lorenzo M
view post Posted on 11/9/2016, 09:05     +1   -1




Se devo essere sincero, la storia della preghiera miracolosa dei Cristiani mi fa pensare che le notizie di Tertulliano, sono, per lo meno, non obiettive.
 
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2 replies since 1/6/2012, 21:08   1015 views
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