Studi sul Cristianesimo Primitivo

Anafora degli Atti di Giovanni 109

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a_ntv
view post Posted on 18/6/2012, 22:58     +1   -1




Vorrei porre alla Vostra attenzione un testo a mio parere assai interessante, ovvero l'anafora che troviamo al paragrafo 109/110 degli Atti di Giovanni

Quest’anafora risale al tempo della composizione degli Atti di Giovanni, circa 150-200 e come luogo di origine potrebbe essere la Siria (ma è stato proposto anche l’Egitto, mentre è da scartare Efeso).
Gli atti di Giovanni includono evidenti tendenze gnostiche e docetistiche, tali per cui furono successivamente non accettati dalla Grande Chiesa., né abbiamo la sicurezza che alcuni passi non siano interpolazioni successive (ad esempio i versetti che iniziano con “glorifichiamo il tuo seme,…” potrebbero benissimo essere almeno in parte ritoccati successivamente da mano gnostica, come ad esempio il famoso inno a Cristo che troviamo al par 97 degli Atti, ma comunque sempre non oltre il III secolo, altrimenti non sarebbero stati condannati nel IV)

Di fatto questo testo degli Atti di Giovanni, insieme all’altra Eucarestia che troviamo nei paragrafi 85/6, è il testo anaforico più antico che possediamo, sempre che non consideriamo quello nei capitolo 9-10 della Didaché (o i correlati testi del libro 7:25-26 delle Cost. Apost.) per i quali la critica è assai divisa se effettivamente rappresentino i testi di un’anafora (discussione anche questa interessante, io propenderei per il no).
Simili ai testi Eucaristici degli Atti di Giovanni abbiamo poi quelli di poco successivi degli Atti di Tommaso (par 49-50, 133, 158). Poi passiamo a testi del tardo III (o più probabilmente IV) secolo (come oramai è dato per sicuro è la cosiddetta Anafora di Ippolito).

Ecco il testo nella traduzione di Mario Erbetta (“Apocrifi del Nuovo Testamento – vol II Atti e Leggende”, Marietti, 1978, isbn 88-211-7103-5 pag 64)
Il testo greco nell'edizione critica del Bonnet 1898 lo si trova a questo link, a cui faccio riferimento per le righe

109:
7 Chiese poi del pane e lo benedisse (εὐχαριστέω) così:
7-9 “Quale lode o quale formula di offerta (προσφορά) o qual ringraziamento dobbiamo pronunciare, spezzando questo pane, in luogo di invocare te solo, Signore Gesù?
9-10 Noi glorifichiamo il Nome di Padre da te proferito;
10-11 noi glorifichiamo il Nome di Figlio da te proferito;
11-12 noi glorifichiamo il tuo entrare nella porta;
12-13 Noi glorifichiamo la risurrezione che tu ci hai mostrata; glorifichiamo la tua via;
14-5 glorifichiamo il tuo seme, la tua parola, la tua grazia, la tua fede, il tuo sale, la margherita scelta, il tesoro, l’aratro, la rete, la grandezza, il diadema, quegli che per causa nostra fu detto figlio dell’uomo, colui che ci ha donato la verità, la quiete, la conoscenza, la potenza, il precetto, la fiducia, la speranza, la carità, la libertà, il rifugio in te.
5-7 Te solo signore sei la radice dell’immortalità, la sorgente dell’incorruzione, la sede delle età.
7-10 Tu sei chiamato da noi ora con tutti questi nomi perché in questo modo possiamo far conoscere la tua grandezza che al presente ci è invisibile, ma visibile però solo ai puri e raffigurata solamene nella tua umanità”
110:
11-13 Quindi, spezzato (Κλάσας τόν αρτον) il pane, ne diede a tutti noi pregando per ciascuno dei fratelli di diventare degno della grazia del Signore e della santissima eucarestia.
13-2 Ne gustò anche lui quindi: “Anch’io abbia parte con voi” disse e soggiunse “La pace sia con voi carissimi”

Tra le caratteristiche principali di quest’Eucarestia troviamo i seguenti elementi (che vorrei poi approfondire):
a) l’uso del solo pane
b) il rivolgersi a Cristo
c) una teologia ancora “binaria”
d) la lode del Nome
e) la dichiarazione di intento relativa agli elementi tipici delle anafore: lodare / offrire / rendere grazie
f) la presenza delle azioni tipiche di Gesù nell’ultima cena (prese il pane / rese grazie / lo spezzò / lo diede / dicendo )
g) la presenza di una preghiera detta da Giovanni durante la distribuzione

E d’altra parte questa anafora, peraltro bellamente ignorata per esempio dal Mazza nel suo “l’anafora eucaristica” nonché degnata di un numero ridotto di studi, si sposa malamente con la Birak ha-mazon ebraica o con la struttura ternaria individuata dal Mazza nelle altre Eucaristie. (ovviamente tutto si adatta alla struttura bipartita del Giraudo, tanto generale è)
 
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view post Posted on 19/6/2012, 14:32     +1   -1
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Per praticità incollo anche l'altra anafora, secondo la versione di M.R. James (Oxford: Clarendon Press, 1924)

85 And having thus said, John prayed, and took bread and bare it into the sepulchre to break it; and said: We glorify thy name, which converteth us from error and ruthless deceit: we glorify thee who hast shown before our eyes that which we have seen: we bear witness to thy loving-kindness which appeareth in divers ways: we praise thy merciful name, O Lord (we thank thee), who hast convicted them that are convicted of thee: we give thanks to thee, O Lord Jesu Christ, that we are persuaded of thy which is unchanging: we give thanks to thee who hadst need of our nature that should be saved: we give thanks to thee that hast given us this sure , for thou art alone, both now and ever. We thy servants give thee thanks, O holy one, who are assembled with intent and are gathered out of the world (or risen from death).

86 And having so prayed and given glory to God, he went out of the sepulchre after imparting unto all the brethren of the eucharist of the Lord

E questo il testo, [M. Bonnet, Acta apostolorum apocrypha, vol. 2.1. Leipzig: Mendelssohn, 1898 (repr. Hildesheim: Olms, 1972): 151-215.]

Καὶ ταῦτα εἰπὼν ὁ Ἰωάννης ἐπευξάμενος καὶ λαβὼν
ἄρτον ἐκόμισεν εἰς τὸ μνῆμα κλάσαι· καὶ εἶπε· Δοξάζομέν σου
τὸ ὄνομα τὸ ἐπιστρέφον ἡμᾶς ἐκ τῆς πλάνης καὶ ἀνηλεοῦς
ἀπάτης· δοξάζομέν σε τὸν παρ’ ὀφθαλμοῖς δείξαντα ἡμῖν ἃ
εἴδομεν· μαρτυροῦμέν σου τῇ χρηστότητι ποικίλαις φανίσιν· (5)
αἰνοῦμέν σου τὸ ἀγαθὸν ὄνομα κύριε ἐλέγξαντι τοὺς ὑπὸ σοῦ
ἐλεγχομένους· εὐχαριστοῦμέν σε κύριε Ἰησοῦ Χριστέ, ὅτι πε-
πείσμεθα ἀμετάβολον οὖσαν· εὐχαριστοῦμέν σου τῷ χρῄσαντι
φύσιν φύσεως σῳζομένης· εὐχαριστοῦμέν σοι τῷ τὴν ἀπαραί-
τητον ἡμῖν δεδωκότι ταύτην ὅτι σὺ μόνος καὶ νῦν καὶ ἀεί· (10)
οἱ σοὶ δοῦλοι εὐχαριστοῦμέν σοι μετὰ προφάσεως συλλεγόμε-
νοι καὶ ἀναλεγόμενοι ἅγιε.
(86.) Καὶ εὐξάμενος οὕτως καὶ δοξάσας ἐξῄει τοῦ μνήμα-
τος, κοινωνήσας τοῖς ἀδελφοῖς πᾶσι τῆς τοῦ κυρίου εὐχαρι-
στίας·

Già che ci sono, metto anche il testo di quello che hai citato prima:

109.) Καὶ αἰτήσας ἄρτον εὐχαρίστησεν οὕτως· Τίνα
αἶνον ἢ ποίαν προσφορὰν ἢ τίνα εὐχαριστίαν κλῶντες τὸν
ἄρτον τοῦτον ἐπονομάσωμεν ἀλλ’ ἢ σὲ μόνον κύριε Ἰησοῦ; δοξά-
ζομέν σου τὸ λεχθὲν ὑπὸ τοῦ πατρὸς ὄνομα. δοξάζομέν σου
τὸ λεχθὲν διὰ υἱοῦ ὄνομα. δοξάζομέν σου τὴν εἴσοδον τῆς (5)
θύρας. δοξάζομέν σου τὴν δειχθεῖσαν ἡμῖν διὰ σοῦ ἀνάστα-
σιν. δοξάζομέν σου τὴν ὁδόν. δοξάζομέν σου τὸν σπόρον,
τὸν λόγον, τὴν χάριν, τὴν πίστιν, τὸ ἅλας, τὸν ἄλεκτον μαρ- @1
γαρίτην, τὸν θησαυρόν, τὸ ἄροτρον, τὴν σαγήνην, τὸ μέγεθος,
τὸ διάδημα, τὸν δι’ ἡμᾶς λεχθέντα υἱὸν ἀνθρώπου, τὸν χαρι- (10)
σάμενον ἡμῖν τὴν ἀλήθειαν, τὴν ἀνάπαυσιν, τὴν γνῶσιν, τὴν
δύναμιν, τὴν ἐντολήν, τὴν παρρησίαν, τὴν ἐλπίδα, τὴν ἀγάπην,
τὴν ἐλευθερίαν, τὴν εἰς σὲ καταφυγήν. σὺ γὰρ εἶ μόνος κύριε
ἡ ῥίζα τῆς ἀθανασίας καὶ ἡ πηγὴ τῆς ἀφθαρσίας καὶ ἡ ἕδρα
τῶν αἰώνων, λεχθεὶς ταῦτα πάντα δι’ ἡμᾶς νῦν ὅπως κα- (15)
λοῦντές σε διὰ τούτων γνωρίζωμέν σου τὸ μέγεθος ἀθεώρητον
λοῦντές σε διὰ τούτων γνωρίζωμέν σου τὸ μέγεθος ἀθεώρητον
ἡμῖν ἐπὶ τοῦ παρόντος ὑπάρχον, καθαροῖς δὲ θεωρητὸν μόνον
ἐν τῷ μόνῳ σου ἀνθρώπῳ εἰκονιζόμενον.
(110.) Καὶ κλάσας τὸν ἄρτον ἐπέδωκεν πᾶσιν ἡμῖν,
ἑκάστῳ τῶν ἀδελφῶν ἐπευχόμενος ἄξιον ἔσεσθαι αὐτὸν τῆς
τοῦ κυρίου χάριτος καὶ τῆς ἁγιωτάτης εὐχαριστίας. γευσά- @1
μενος δὲ καὶ αὐτὸς ὁμοίως καὶ εἰρηκὼς Κἀμοὶ μέρος ἔστω
μεθ’ ὑμῶν, καὶ Εἰρήνη μεθ’ ὑμῶν ἀγαπητοί,
 
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view post Posted on 19/6/2012, 15:52     +1   -1
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Per entrare nel merito, premetto che non conosco monografie su questo testo che approfondiscano l'aspetto liturgico quindi, almeno per quanto mi riguarda, navighiamo a vista.

Non sono particolarmente d'accordo nel definire questo testo come la più antica anafora, e non solo per l'esistenza di altri testi che più si attagliano a tale definizione (il papiro di Strasburgo o l'anafora di Addai e Mari), ma perché mi sembra di vedere in questo testo degli strati più recenti che in qualche modo hanno "sommerso" l'eventuale strato antico.

Nella fattispecie, l'espressione del §86 «κοινωνήσας τοῖς ἀδελφοῖς πᾶσι τῆς τοῦ κυρίου εὐχαριστίας» ha un certo sapore di terminus technicus che sembra descrivere una prassi eucaristica già ben radicata che risulterebbe scarsamente compatibile con una datazione così alta come quella che proponi. Che sia un indizio di una seconda mano redazionale?

Venendo ai punti elencati, solo qualche spunto:

CITAZIONE
a) l’uso del solo pane

Questo potrebbe essere un segno di antichità, qualora questo eventuale ur-text alludesse ad un banchetto agapico più che ad uno propriamente eucaristico. Ma, francamente, mi sembra più probabile che il testo non menzioni il calice solo per una sua esigenza di sintesi.

CITAZIONE
b) il rivolgersi a Cristo

Questo ci sta (ma Erbetta che testo traduce? Non mi sembra troppo aderente a quello che ho postato io), ma non sarebbe un segno di antichità, né tantomeno si riallaccerebbe alle presunte origini giudaiche (come già hai notato).

CITAZIONE
c) una teologia ancora “binaria”

E questo lo troviamo ancora nel IV secolo, quindi non dovrebbe fare meraviglia

CITAZIONE
d) la lode del Nome

Questo ha echi di giudaismo. Ma quale? Da espressioni come τὸ ὄνομα τὸ ἐπιστρέφον ἡμᾶς ἐκ τῆς πλάνης καὶ ἀνηλεοῦς ἀπάτης sembra più che altro un ambiente sincretista e piuttosto gnosticizzante. Anche questo ci spingerebbe verso una datazione non altissima.

CITAZIONE
e) la dichiarazione di intento relativa agli elementi tipici delle anafore: lodare / offrire / rendere grazie

Ma sono in un contesto abbastanza diverso. Penso agli studi della Winkler sul Basilio armeno, dove si parla proprio di questo. Qui è vero che abbiamo la sequenza δοξάζομέν - μαρτυροῦμέν - αἰνοῦμέν - εὐχαριστοῦμέν. Se volessimo fare una sinossi con un'anafora nota, dove possiamo trovare una sequenza simile a questa?

CITAZIONE
f) la presenza delle azioni tipiche di Gesù nell’ultima cena (prese il pane / rese grazie / lo spezzò / lo diede / dicendo )

Il fatto che non sia un racconto di istituzione potrebbe far pensare ad una datazione alta, ma di per sé non basta, anche perché questa emulazione pedissequa del NT fa tanto pensare più ad un vangelo gnostico che ad una paleoanafora. Ma si tratta solo di una sensazione, a onor del vero.

CITAZIONE
g) la presenza di una preghiera detta da Giovanni durante la distribuzione

Questa è una menzione troppo breve per poter dire qualcosa.

In generale, la mia sensazione è che questo testo non abbia molto a che fare con una paleoanafora, ma sia espressione di un gruppo gnostico che aveva riti paralleli sviluppati a partire da anafore già ben strutturate. Non scenderei dunque a prima del IV secolo, ma ovviamente sono disposto a cambiare idea se qualcuno mi spiega il perché.
 
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a_ntv
view post Posted on 20/6/2012, 19:43     +1   -1




CITAZIONE (Teodoro Studita @ 19/6/2012, 16:52) 
Non sono particolarmente d'accordo nel definire questo testo come la più antica anafora, e non solo per l'esistenza di altri testi che più si attagliano a tale definizione (il papiro di Strasburgo o l'anafora di Addai e Mari), ma perché mi sembra di vedere in questo testo degli strati più recenti che in qualche modo hanno "sommerso" l'eventuale strato antico

Premetto che la mia primaria fonte su questi Atti è l’introduzione, peraltro sostanziosa e di ottimo livello: Knut Schaferdiek “The Acts of John” in ed. Wilhelm Schneemelcher New Testament Apocrypha vol 2. Cambridge, Clarke & Co. Westminster/John Knox Press, 2003, pag 152-171, insieme alle altre introduzioni sempre nello stesso volume (qui). Le introduzioni dell’Erbetta sembrano invece di un livello minore.

Gli atti di Giovanni, insieme peraltro a quelli di Andrea, Paolo, Pietro e Tommaso, facevano parte di un corpus utilizzato dai manichei (setta gnostica). Questo corpus è attestato da fonti manichee già nel terzo quarto del 3 secolo (ivi pag 91), che rappresenta quindi il terminus ante quem. In particolare questo termine, anzi la metà del terzo secolo, è confermato anche per gli Atti di Giovanni (ivi pag 167). Inoltre alcuni capitoli, tra cui i 109/110, si ipotizza siano testi preesistenti inseriti poi nella redazione finale degli Atti. (una datazione non dopo la metà del terzo secolo è comunque una datazione “tarda”, l’Erbetta popone la seconda metà del 2 secolo).
Gli Atti di Giovanni - e in particolare i capitoli finali 106-115 usati anche come testo a sé stante come memoria liturgica legata alla basilica di Efeso - ebbero un’enorme diffusione in tutto il mondo cristiano già nel 4 secolo. Abbiamo oltre le greche, le versioni latina, siriaca, armena, georgiana, sahidica, boharica, e questo nonostante che tali atti siano già stati condannati dalla grande Chiesa nel 4 secolo: la loro diffusione si esaurì nel 5 secolo in occidente e più lentamente in oriente.

All’interno di questa anafora potrebbero ben esserci più livelli, magari un Ur-Text “cattolico” ritoccato per renderlo consono alla teologia manichea (ad esempio mi viene subito a mente l’assenza della lode a Dio creatore), ma anche i ritocchi non possono essere successivi la metà del terzo secolo, e quindi possiamo tranquillamente escludere che sia costruita come semplificazioni/ristrutturazione/scimmiottamento di anafore già ben strutturate, in quanto la strutturazione delle anafore “cattoliche” avviene solo a partire dal 4 secolo (al di là del fatto che non si vede perché i manichei dovessero basarsi sui testi della Grande Chiesa).

Quanto all’anafora di Addai e Mari il più antico testo che abbiamo è del xi secolo, e ricostruire da lì l’Ur-Ur-text del terzo secolo è comunque un’operazione assai ipotetica, su cui infatti non c’è accordo tra gli studiosi.
Il caso del papiro di Strasburgo è più interessante: quello che sappiamo di sicuro è che è un papiro del 6-7 secolo e che il testo è assolutamente compatibile con l’inizio dell’Anafora di San Marco (sia pure in forma arcaica. la dossologia finale non crea problema come insegna lo Sprinks). Il punto è se semplicemente si sono persi gli altri fogli o se tale testo fosse considerato un’anafora completa (cosa peraltro difficile da ipotizzare visto che a partire dal 4 secolo esistono già anafore ben strutturate, come Serapione, Barcellona, per non parlare poi di Basilio nelle sue recensioni ecc). Si può però ipotizzare, ma è sempre un’ipotesi su cui non c'è consenso, che il ringraziamento (“prefazio” per gli amanti del canone) che troviamo all’inizio dell’anafora di San Marco (o nel papiro di Strasburgo) fosse stato nel terzo secolo un anafora a sé stante. Ma anche qui è solo un ipotesi: per questo analizzare un testo anaforico sicuramente non successivo alla metà del terzo secolo, seppure usato dai manichei, è importante.

Pur essendo trasmessi da “gnostici” questi testi sono comunque assai interessanti per il cristianesimo, e questo sia per la datazione sia perché, con riferimento a questi atti, non è possibile mantenere una netta antitesi tra “cattolico” e “gnostico”(ivi pag 83).

CITAZIONE (Teodoro Studita @ 19/6/2012, 16:52) 
Nella fattispecie, l'espressione del §86 «κοινωνήσας τοῖς ἀδελφοῖς πᾶσι τῆς τοῦ κυρίου εὐχαριστίας» ha un certo sapore di terminus technicus che sembra descrivere una prassi eucaristica già ben radicata che risulterebbe scarsamente compatibile con una datazione così alta come quella che proponi. Che sia un indizio di una seconda mano redazionale?

Si potrebbe suonare strano però non mi scandalizzo, visto che in Didachè troviamo “μηδεὶς δὲ φαγέτω μηδὲ πιέτω ἀπὸ τῆς εὐχαριστίας ὑμῶν, ἀλλ’ οἱ βαπτισθέντες εἰς ὄνομα κυρίου· ”.
Potremmo anche spingerci oltre: se compariamo questo verso della Didaché con quello che abbiano negli Atti di Giovanni 109 (ἑκάστῳ τῶν ἀδελφῶν ἐπευχόμενος ἄξιον ἔσεσθαι αὐτὸν τῆς τοῦ κυρίου χάριτος καὶ τῆς ἁγιωτάτης εὐχαριστίας) oltre che quello del par 86 notiamo in tutti i tre casi l’uso del sostantivo “eucarestia” nella stessa posizione: infatti questa frase è detta nei tre casi all’inizio della distribuzione della comunione, ed è difficile che sia un caso. Poi in Didache e in 109 abbiamo anche l’idea che è necessario essere degni/cristiani per ricevere l’eucarestia. Certo da “…τῆς εὐχαριστίας ὑμῶν” arriviamo al più formale "...τῆς ἁγιωτάτης εὐχαριστίας" e “τοῦ κυρίου εὐχαριστίας”, ma la cosa è naturale con lo scorrere dei decenni.

CITAZIONE (Teodoro Studita @ 19/6/2012, 16:52) 
la presenza delle azioni tipiche di Gesù nell’ultima cena (prese il pane / rese grazie / lo spezzò / lo diede / dicendo )
Il fatto che non sia un racconto di istituzione potrebbe far pensare ad una datazione alta, ma di per sé non basta, anche perché questa emulazione pedissequa del NT fa tanto pensare più ad un vangelo gnostico che ad una paleoanafora. Ma si tratta solo di una sensazione, a onor del vero

Oserei dire che se fosse un testo costruito deliberatamente sui verbi dell'ultima cena avrebbe seguito le azioni precise: λαμβάνω / εὐχαριστέω o εὐλογέω / κλάω / δίδωμι / λέγω o εἶπον, ma non abbiamo una corrispondenza precisa. Le azioni sono presenti ma solo in linea di massima, per cui non sembra che si sia un tentativo di rifarsi direttamente ai testi neotestamentari. Non abbiamo neanche un tentativo di cena né di benedizione sul calice. E il tema della passione e morte è del tutto assente. E questo è interessante.

CITAZIONE (Teodoro Studita @ 19/6/2012, 16:52) 
CITAZIONE
e) la dichiarazione di intento relativa agli elementi tipici delle anafore: lodare / offrire / rendere grazie

Ma sono in un contesto abbastanza diverso. Penso agli studi della Winkler sul Basilio armeno, dove si parla proprio di questo. Qui è vero che abbiamo la sequenza δοξάζομέν - μαρτυροῦμέν - αἰνοῦμέν - εὐχαριστοῦμέν. Se volessimo fare una sinossi con un'anafora nota, dove possiamo trovare una sequenza simile a questa?

Il ringraziamento che troviamo all’inizio dell’anafora di San Marco (ovvero nel papiro di Strasburgo) include la lode, il ringraziamento e l'offerta. Nonché la lode al Nome. L'analogia è assai interessante.
Quello che c'è nel papiro di Strasburgo ma qui (nel 109) manca è la lode al Dio Creatore, che però per i manichei era il Dio "cattivo", quindi è logico che non ci sia il riferimento. [PS il "δοξάζομέν σου τὸ λεχθὲν ὑπὸ τοῦ πατρὸς ὄνομα" in 109 viene detto sempre di Cristo, che per i manichei rappresentava il Dio "buono", e a cui loro davano anche il titolo di Padre (ma non era considerato il creatore)]

Edited by a_ntv - 20/6/2012, 23:55
 
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view post Posted on 21/6/2012, 13:48     +1   -1
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QUOTE (a_ntv @ 20/6/2012, 20:43) 
Non abbiamo neanche un tentativo di cena né di benedizione sul calice.

Come faceva notare Teo, questo potrebbe deporre a favore di un banchetto agapico, magari precedente alla celebrazione eucaristica vera e propria.
Non mi sembra verosimile una celebrazione eucaristica che faccia riferimento al solo pane, quando tutte le tradizioni indipendenti del I secolo (Paolo, vangeli, Didaché) includono il calice di vino. Se quindi si trattasse della descrizione di una celebrazione eucaristica, riterrei più probabile che il solo pane sia frutto di redazione piuttosto che di originalità.

QUOTE
E il tema della passione e morte è del tutto assente. E questo è interessante.

Riguardo ai manichei, Agostino nei suoi Discorsi (116, 4.4) afferma "Chi sei tu che non credi che il corpo deposto nel sepolcro abbia potuto risorgere? Sei forse manicheo, che non credi nemmeno che sia stato crocifisso...". Questo potrebbe forse rendere plausibile l'assenza di certi temi in un testo manicheo.

Ciao,
Talità
 
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view post Posted on 21/6/2012, 17:14     +1   -1
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CITAZIONE (Talità kum @ 21/6/2012, 14:48) 
Non mi sembra verosimile una celebrazione eucaristica che faccia riferimento al solo pane, quando tutte le tradizioni indipendenti del I secolo (Paolo, vangeli, Didaché) includono il calice di vino.

Quella delle eucaristie di solo pane in area egiziana è una tesi classica di Bradshaw, penso che a_ntv si riferisca a questa.


 
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a_ntv
view post Posted on 21/6/2012, 22:56     +1   -1




Analizziamo brevemente i primi punti ovvero l’assenza del vino.
Ricapitoliamo i dati principali fino al 3 secolo:

In Marco, Matteo, Corinzi 10, Corinzi 11, Didache (e conseguente Cost Apost VII), Ignazio ai Filippesi abbiamo sicuramente un Eucarestia con sia pane che vino.
Lo stesso per Luca e per Giovanni 6, anche se per esempio il Bradshaw suggerisce che la consacrazione del calice in Luca (il secondo calice) sia un’aggiunta successiva e qualche ragionevole dubbio di interpolazione successiva ci può essere sul sangue di Gv 6:53-4 .
Giustino è sicuramente da annoverarsi tra chi utilizza entrambe le specie, anche se anche qui qualche dubbio di rettifica del testo nei secoli successivi è stato sollevato (sia dall’Harnack che recentemente dal Mazza).
Il n. 57 degli Atti di Tommaso sembra avere il vino come successiva interpolazione. Un secolo dopo anche Cipriano (lettera 62) è molto chiaro nel difendere l’uso del vino, ma esplicitamente ammette l’esistenza dell’altra scuola di pensiero in Africa, che quindi era ancora numerosa.

D’altra parte non abbiamo vino negli altri “spezzare del pane”: Gv 21 (pane e pesce), Emmanus (pane), Atti 2:42-6 (pane), Atti 20:7-11 (pane), Atti 27:35 (pane). Idem nei racconti della moltiplicazione dei pani/pesci .
A questi, sempre per stare entro i primi secoli, vanno aggiunte le due anafore degli Atti di Giovanni e quelle ai numeri 27, 29, 133, 120, 158 degli Atti di Tommaso. E ci aggiungerei anche il recente Vangelo di Giuda, che descrive –per criticarle- le abitudini della Grande Chiesa ma cita solo il pane.
Solo pane lo troviamo anche nelle Omelie Clementine 14.1, negli Atti di Pietro del ms Vercelli 5 (pane e sale), e sempre nel codice copto degli Atti di Pietro. Così anche i marcioniti (II secolo), gli encratiti di Tatiano, gli ebioniti secondo Epifanio, ecc.
Si sa poi che prima Cipriano, poi formalmente Teodosio nella seconda metà del IV secolo condannò alcuni “eretici” colpevoli di utilizzare acqua al posto del vino.
Poi abbiamo altri casi, come pane e tre distinti calici, uno con acqua, uno con latte e miele e uno con vino (Trad. Apost).

Ovviamente non possiamo pensare ad un’uniformità nei primi secoli.
Ma cosa pensare a riguardo di chi non usava il vino ? Le strade qui sono diverse:
1) ritenere che il calice sia omesso in tutti i casi sopra indicati solo per una sua esigenza di sintesi (ma onestamente non mi pare molto plausibile, vista la quantità di dati. Poi il vino non è certo un “dettaglio” liturgico minore)
2) pensare che alcuni gruppi abbiano smesso di usare il vino per ascesi o per altri motivi, ovvero che la mancanza dell’uso del vino sia solo una deviazione “eretica” tarda di alcuni gruppi (ma l’evidenza dell’uso del solo pane è così antica che questa strada anche se è plausibile per alcuni gruppi non può essere esaustiva. Inoltre questo presuppone un’unità iniziale delle liturgie nel primo secolo che ormai non è più accettata)
3) pensare che alcuni gruppi abbiano iniziato ad un certo punto ad usare anche il vino, mentre l’uso primitivo di tutti era solo il pane (ma anche qui il numero di fonti antiche, sinottici in testa, che hanno sia il pane che il vino è talmente elevata che possiamo considerare quest’ipotesi come provocatoria, anche se è di fatto suggerita mestamente dal Bradshaw)
4) pensare che solo il pane fosse considerato come essenziale (il n. 120 degli Atti di Tommaso sembra essere qui d’appoggio). E questo fin dalle origini o da un certo punto?
5) separare l’agape dall’eucarestia. Mi sembra un’ipotesi dettata più da esigenze apologetiche che da analisi dei dati. Per i riferimenti contro tale ipotesi come suggerisce Teodoro Studita si può leggere il Bradshaw ‘Eucharistic Origin’ pag 29-30.
Ma poi cosa sono queste “agapi”? Se sono pranzi rituali in cui il più alto in grado benedice (ex Marco/Matteo) o rende grazie (exLuca/Paolo) sul pane (almeno il pane), lo spezza e lo dà da mangiare agli altri, allora non vedo alcun motivo per non chiamarli “eucaristie” sul pane: ad esempio così li chiama l’estensore dell’anafora di AJ 109.

La soluzione che a mio parere meglio si adatta a spiegare i dati è pensare che alcuni gruppi cristiani celebrassero l’eucarestia sul pane (con eventuali altri cibi, quali pesce, latte e miele, sale, ovvero l’agape) con cadenza probabilmente settimanale, mentre l’eucarestia con (anche) il vino (mischiato a acqua) poteva essere celebrata anche solo una volta all’anno, ad esempio a Pasqua. Altri gruppi invece unirono queste due celebrazioni fin da subito celebrandole insieme: questo fu poi l’uso che divenne standard.

Notiamo innanzitutto che non esiste un perfetto parallelismo sul pane e sul calice: secondo i racconti dell’ultima cena il calice ha collegato il significato di (nuova) alleanza nel sangue di Cristo, il che non è detto sul pane. E in effetti tale significato (con la eventuale conseguente anamnesi della passione) non si trova nei dati in cui si parla solo di pane.

Se questa ipotesi fosse vera ci troveremmo di fronte a due modelli liturgici iniziali:
- Uno più semplice che può arrivare a comprendere un ringraziamento con lode e offerta, rivolto innanzitutto al Padre, poi lo spezzare del pane e la sua distribuzione, con eventuale preghiera al momento della distribuzione che include una richiesta di un “contraccambio” sui fedeli
- Un altro modello da usarsi principalmente nella memoria della Passione, con anche il calice, che aveva come elementi propri tipici con un focus particolare sull’opera redentrice di Cristo, un eventuale racconto istitutivo e soprattutto l’anamnesi. (modello usato da alcuni annualmente e da altri settimanalmente in fusione col primo modello)

La nostra eucarestia di AJ 109, come peraltro il papiro di Strasburgo (se considerato come anafora sé stante ne 3 secolo) si sposano bene con il primo modello.
L'ipotesi dei due modelli liturgici iniziali è ovviamente già stata proposta da molti studiosi e con molte varianti, anche se attualmente non racoglie molti consensi (adesso la tesi che va per la maggiore è la discendenza della liturgia eucaristica dall'unico modello della benedizione dei pasti ebraici o dal Sedar, che però lascia molti punti oscuri). Se ho tempo scrivo qualcosa in più in seguito sui motivi che mi fanno nettamente propendere verso la tesi dei due modelli iniziali.
 
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a_ntv
view post Posted on 29/6/2012, 22:32     +1   -1




Analizzando il testo dell'anafora degli Atti di Giovanni 109 attraverso le cinque azioni tipiche dello spezzare del pane (prese il pane / rese grazie / lo spezzò / lo diede / dicendo ), vediamo che le ultime tre azioni sono riportate in discorso indiretto come segue:

CITAZIONE
Quindi, spezzato il pane, ne diede a tutti noi pregando per ciascuno dei fratelli di diventare degno della grazia del Signore e della santissima eucarestia. (Atti Giov 110)

E' importante notare che anche la Didache, il testo Const Apost VII ma anche la più tarda anafora di Barcellona spezzano la preghiera tra prima e dopo/durante la distribuzione dell'Eucarestia.

Vediamo qualche altro esempio (sempre dalle traduzioni dell'Erbetta):

CITAZIONE
Dopo la preghiera e la lode, uscì dal sepolcro e fece parte a tutti i fratelli dell'eucarestia del Signore (Atti Giovanni 86)

CITAZIONE
...Quindi spezzato il pane del'eucarestia lo distribuì loro dicendo: "Questa eucarestia sertva per voi come mezzo di pietà e misericordia, non di giudizio e di vendetta". Gli altri dissero "amen" (Atti Tommaso 29)

CITAZIONE
...Quindi soggiunse "venga la potenza della benedizione e si posi sul pane, affinché tutte le anime siano purificate dai loro peccati"l Lo spezzò e lo diede a Siforo, a sua moglie e alla figliuola (Atti Tommaso 133)

CITAZIONE
...Quando fu battezzata, Tommaso prese e spezzò il pane eucaristico e la rese partecipe del Figlio di Dio. Poi le disse "Ora hai ricevuto il sigillo e ti sei guadagnata la tua vita in eterno". sull'istante si udì dall'alto una voce: "Sì, amen". Narchia udendo tale voce si spaventò ...(Atti Tommaso 120)

CITAZIONE
...Quindi spezzata l'eucarestia la diede a Vizan, Terza, Mneshar, a Siforo, alla moglie di siforo e alla figlia e a Migdonia; poi disse "Questa eucarestia serva per la salvezza, la pace, la gioia e la salute completa delle vostre anime e dei vostri corpi". Quelli risposero "Amen".
E si udì risuonare una voce "Sì, amen". Udendo la voce caddero a terra. Di nuovo si udì una voce "Non temete, ma soltanto credete fermamente" (Atti Tommaso 158)

Prego in particolare di notare la voce divina negli ultimi due passi citati (e a questo possiamo aggiungere la visione del fanciullo dopo il battesimo/cresima in Att Tomm 27), che evidentemente esplicita un internento divino in quel punto (e infatti i presenti si prostrano).
E' quindi evidente che le preghiere citate non sono "accessori", ma sono parte integrante dell'eucarestia e anzi parte prominente (e questo non si allinea con l'insegnamento per esempio del Mazza che indica nella sola preghiera di ringraziamento / benedizione il cuore storico dell'eucarestia)

Ovvero l'anafora era divisa in due sezioni:
- il rendere grazie (con associato la lode e l'offerta), e
- la preghiera detta allo spezzare o comunque al momento della distribuzione (di cui sopra gli esempi). Era in tale preghiera che si chiedeva l'applicazione ai fedeli del "contraccambio" per il pane spezzato, ed era sempre in tale preghiera che Dio agiva esplicitamente. Oso proporre che quest'ultima sezione sia stata la base che poi divenne l'epiclesi (e/o la preghiera del'altare celeste)

A seguito si una sempre maggior strutturazione della liturgia, sopratutto per il maggior numero di fedeli partecipanti, possiamo ragionevolmente pensare che entrambe le due preghiere vennero recitate all'altare prima della comunione che quindi venne posticipata. Poi dal 4 secolo in poi si interposero i riti di comunione.

Edited by a_ntv - 30/6/2012, 00:04
 
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