Studi sul Cristianesimo Primitivo

Ecco cosa intendeva Gesù quando parlava di povertà

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JohannesWeiss
view post Posted on 16/4/2014, 00:15 by: JohannesWeiss     +1   -1




Due parole in margine a questa bella discussione a cui non ho purtroppo potuto partecipare a suo tempo (come anche allo sfortunato thread di Talità sul Gesù socialista). In effetti non ho molto da aggiungere, dato che Talità ha già detto, ottimamente, quasi tutto quello che c'è da dire.

La considerazione che vorrei fare è semplicemente che l'atteggiamento di forte e severa critica di Gesù nei confronti della ricchezza e dei ricchi (e la complementare preoccupazione per i poveri) è saldamente attestata in diversi rami antichi della tradizione gesuana.

Tradizone marciana

Mc 10,17-22: necessità di osservare la Torah con particolare riguardo al "non defraudare" (μὴ ἀποστερήσῃς) che (assommandosi al "non rubare", μή κλέψῃς) sostituisce significativamente in questa lista marciana (assente invece in Mt e Lc) il tradizionale comando di "non desiderare" (οὐκ ἐπιθυμήσεις) le cose altrui. Assicurato questo, si aggiunge l'invito speciale a donare tutti i possedimenti ai poveri e seguire Gesù come discepolo itinerante.

Mc 10,23-25: semi-impossibilità che i ricchi entrino nel regno di Dio

Tradizione Q

Q 16,13: aut-aut tra il servizio a Dio e a Mammona. Il perseguimento della ricchezza è equiparato all'idolatria, pregiudicando la possibilità di osservare la Torah (cfr. Q 16,17) che è la condizione imprescindibile per la salvezza (cfr. Mc 10,17-19).

Q 6,20-21: beati i poveri e gli affamati sul piano schiettamente socio-economico
(Mt 5,3a e 5,6 sono pressoché certamente modifiche redazionali in accordo con il contro-programma polemico-competitivo della comunità matteana emarginata dal giudaismo sinagogale-farisaico [cfr. Mt 5,20], e i paralleli qumranici depongono eventualmente a favore di questo Sitz im Leben settario matteano, piuttosto che di quello di Gesù tra la gente comune dei villaggi galilei)

Q?/Lc 6,24-25 [incerto se Q; QLc oppure LcRed?]: guai ai ricchi e ai sazi.

Q 17,26-30: sorprendente applicazione degli archetipi giudaici per eccellenza della corruzione morale (la generazione del diluvio, Sodoma) a persone "colpevoli" di null'altro che di portare avanti normali attività produttive e rispettabilissime transazioni economiche (comprese le alleanze matrimoniali).

Tradizione speciale lucana

Lc 16,19-31: il ricco all'inferno, il povero nel seno di Abramo. La ragione? Secondo James Crossley (Why Christianity Happened?) semplicemente il fatto che il ricco è ricco, e ha già ricevuto i suoi beni. Punto e basta. A mio parere il dettaglio secondo cui Lazzaro giace presso il portone del ricco implica più precisamente una denuncia del fatto che il ricco non si sia preso cura della sorte dei suoi fratelli israeliti che vivono nella miseria (cfr. Vangelo dei Nazareni fr. 16).

Lc 12,16-20: parabola-sfottò del ricco stolto, a cui Dio prepara la festa...

Lc 19,1-9: Gesù applaude l'eccezionale conversione dello "stinky rich" Zaccheo, capo dei pubblicani, il quale intraprende la scelta radicale di restituire il quadruplo di quanto frodato (laddove la Torah esige semplicemente la piena restituzione più un quinto) e di dare metà dei suoi averi (cioè di quel che avanza dalle onerose restituzioni!) ai poveri.

Tradizioni extra-canoniche

Vangelo dei Nazareni fr. 16 (secondo altri Vangelo degli Ebrei) riportato da Origene, Comm. Matth. 15,14: "... l'altro uomo ricco gli domandò: Maestro, che cosa devo fare di buono perché viva? Gli disse: Uomo, faì la Legge e i profeti. Quello rispose: Già l'ho fatto. Gli disse: Va' vendi tutto quello che possiedi e distribuiscilo ai poveri, quindi vieni e seguimi. Ma il ricco cominciò a grattarsi la testa e la cosa non gli piacque. Allora il Signore gli disse: Come puoi dire: 'Ho fatto la Legge e i profeti'? Sta scritto, infatti, nella Legge: 'Amerai il prossimo tuo come te stesso'; ora molti tuoi fratelli, figli di Abramo, sono coperti di sterco e muoiono di fame, mentre la tua casa è colma di ogni bene, ma da essa non esce assolutamente nulla per loro".

Qualunque cosa si pensi circa l'origine di questa tradizione (una variante orale della storia di Mc. 10,17-22?), alla luce degli altri passi, si può convenire che essa rispecchia fedelmente lo "spirito" di Gesù (vedi in particolare la parabola di Lazzaro e il ricco epulone).

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Si noti infine che tutto questo materiale non solo appare in tre rami indipendenti della tradizione sinottica e in forme letterarie differenti (logia, parabole, apoftegmi), ma annovera anche alcune tra le parole più memorabili di Gesù: le beatitudini (e i guai?), l'aut-aut Dio-Mammona, il paradosso del cammello e la cruna dell'ago (...e anche il rifiuto di Gesù di essere definito "buono" in Mc 10,18 non passa certo inosservato)

In conclusione, non si può nutrire alcun dubbio circa il fatto che agli occhi di Gesù "ricchezza" facesse rima con "giudizio di Dio", a meno che non se ne usasse con radicale generosità in favore dei poveri e nullatenenti.
Porre la questione in termini di un semplice "distacco interiore" dalla ricchezza sarebbe un mostruoso e tendenziosissimo fraintendimento di qualcosa che è altrimenti chiaro come il sole: l'unico modo che i ricchi hanno per salvarsi è di impoverirsi radicalmente, condividendo i loro beni (quando non disfacendosene in toto) con chi ne è privo.
Ognuno poi è libero di giudicare se sia realistico o desiderabile seguire il pensiero di Gesù su questo punto, o se, anche solo alla luce della nostra visione del mondo de-escatologizzata, non si debba quanto meno ammorbidirlo un poco (noto comunque una certa influenza gesuana nella Evangelii Gaudium di Papa Francesco, cfr. nn. 53-60). Adulterarlo però non è lecito.

Edited by JohannesWeiss - 16/4/2014, 02:09
 
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