CITAZIONE (Akrio @ 7/2/2014, 16:25)
Mi chiedo: è possibile che le parole del versetto 63 vogliano intendere che il discorso di Gesù sul mangiare la sua carne e bere il suo sangue sia da interpretare in chiave spirituale e non materiale? Su questa scia mi sembra vada anche quanto scritto nel brano della Didaché riportato da Talità kum nel post sopra.
Certo che è possibile, ma alla fine non è così che è stato capito, altrimenti si dovrebbe spiegare perché ovunque si sviluppano comunità cristiane assistiamo al nascere di liturgie una diversa dall'altra ma tutte accomunate dall'avere un'eucaristia
reale a cui sono ammessi solo i battezzati. Bisognerebbe poi spiegare perché mai parallelamente si comincia a sviluppare la concezione che ciò che si mangia in qualche modo è
davvero il corpo e il sangue di Cristo, sebbene il suo aspetto esteriore rimanga quello del pane e del vino. Concetto – quello della dissimulazione di Cristo sotto altre sembianze – cui comunque i cristiani erano già abituati dall'ultimo capitolo di Gv (problemi di autenticità a parte, è comunque un testo piuttosto antico).
Dunque la spiegazione risolve un piccolo problema e ne crea due grossi.
A margine, ma neanche troppo, se consideriamo che sul piano della storicità probabilmente Gesù non disse un bel nulla di quella frase, la spiegazione va ricercata
a fortiori in un contesto e in una prassi ecclesiastica, dunque siamo al punto di partenza. Non si può ignorare la storia dell'interpretazione perché una pera non cade mai molto lontano dal suo albero.
Ciao,