| Caro Teo, mi chiedo come si permetta questa gente, che il greco neppure lo sa scrivere, a farti delle prediche di scientificità di qualsivoglia genere. Ho letto il link al sito del Senato da te riportato, e devo conformare quanto vi è scritto per quello che concerne pure il il settore filosofico. Il ministero assegnò alle commissioni tempi così risicati per leggere tutte le pubblicazioni delle centinaia di candidati che neppure sotterrandosi vivi e leggendo 10 ore al giorno si sarebbe potuto svolgere il compito, col risultato della fuga in massa degli specialisti dalle commissioni, che hanno comprensibilmente disertato questo ingrato compito, e il successivo rimpiazzo fatto all'ultimo momento dei commissari venuti a mancare. Ho guardato con attenzione la lista dei commissioni nella commissione di studi storico-religiosi, e si occupano tutti di altre materie tranne uno! Si tratta infatti di una serie di specialisti in paleografia latina, a cui si aggiunge uno spagnolo che insegna storia delle religioni alle isole Canarie, ma non si tratta di uno studioso di cristianistica bensì di religioni del mondo classico. Sicché sei stato giudicato, tu che scrivi di storia della Chiesa e liturgia, da gente senza alcuna competenza di queste materie. Bisognava ribellarsi subito dinnanzi ad uno scempio simile, che ha la macroscopica evidenza di un pasticciaccio all'italiana. Quanto alla seconda commissione, quella di filologia, ho letto sul sito del MIUR il verbale. Qui non ci sono tra i commissari giudizi di merito, se non positivi, come quello da te riportato. Tuttavia l'ambito disciplinare era "filologia classica e tardo antica", mentre tu hai presentato contributi di filologia bizantina, cioè di epoca medievale, i quali, pur essendo stati lodati per il la loro acribia filologica, risultavano non pertinenti col periodo di tempo incluso in quel settore disciplinare che si estendeva sino al tardo-antico. Lo dico perché qualche dilettante che si illude di capire la terminologia scientifica potrebbe aver tratto l'erronea impressione che i tuoi testi siano stati giudicati filologicamente carenti, quando invece sono stati giudicati non pertinenti col periodo di tempo assegnato per quella classe di concorso (e quelli cronologicamente pertinenti marginali per numero rispetto al resto della produzione). Il riassunto che se ne può trarre dunque è che nella prima commissione non v'era nessuno che potesse giudicarti, perché nessuno sapeva qualcosa di scienze storico-religiose, tranne uno, il quale però non sapeva di cristianistica. Nella seconda commissione invece, tutti i commissari che si sono espressi nel merito della qualità filologica delle tue pubblicazioni, le hanno trovate ben fatte, sebbene non pertinenti col settore disciplinare in quanto si andava fino alla filologia tardo antica mentre tu hai presentato pubblicazioni sul periodo bizantino. Altri commissari invece non si sono espressi nel merito della bontà delle pubblicazioni, dichiarandole semplicemente estranee al periodo di tempo indicato dall'ambito disciplinare. Sicché possiamo ben dedurre dai pareri di questa commissione, nella quale non v'è alcun parere negativo sulla qualità filologica dei lavori, ed anzi, vi sono solo pareri positivi, che tu sia perfettamente in grado di compiere il tuo lavoro filologico. Da che pulpito dunque predicano gli autori di quel libercolo infarcito di solecismi? Essi criticano te per non aver passato il vaglio di una commissione incompetente nella tua materia e oggi sotto indagine, mentre loro una commissione di abilitazione scientifica per l'insegnamento universitario non la vedranno mai neppure col binocolo... Sai che fine avrebbe fatto quel loro libretto fatto col kulon, nelle mani di una commissione universitaria, quel libretto con un errore ogni 3 pagine? Ed essi avranno mai l'ardire di presentare questo loro libello ad una commissione universitaria, o si rendono conto da soli che per l'ascientificità e il settarismo delle loro tesi sarebbe come presentare ad una commissione che abiliti all'insegnamento in biologia un libro a difesa del creazionismo? Sono cioè essi consapevoli dell'assoluta marginalità, partigianeria, e ascientificità delle loro tesi? Quanto alla recensione che hanno scritto della tua recensione, mi sembrava di leggere la Santanchè con la sua famosa battuta "mi stupisco che lei si stupisca"... Vale a dire che, davanti alle obiezioni di Teo, non hanno fatto che ribadire "sì, crediamo proprio questo, e il perché l'abbiamo spiegato nel libro". Siccome probabilmente in questo libro non c'è una sola pagina esente da critiche, o Teo doveva scrivere un volume a sua volta per smontare approfonditamente ogni punto, oppure l'unica cosa da fare era limitarsi a richiamare per sommi capi quali erano le tesi assurde del volume. Questo era possibile perché la sua recensione era idealmente pensata per una rivista di specialisti, quindi di lettori competenti che non hanno alcun bisogno che si scenda in particolari una volta che si enunci perché un punto appare problematico. Ad esempio Teo ha scritto che è assurdo mettersi mettersi a fare tabelle dove venga riportata la datazione dei manoscritti che ci tramandano le informazioni sulla crocifissione, e ciò con lo scopo assai poco velato di volerle sminuire in quanto trasmesse sovente da codici tardi. Lo scrivere che quest'operazione non ha alcun senso, non ha ovviamente bisogno di spiegazioni se a leggere è uno specialista, e dunque Teo s'è limitato a segnalare il fatto, sapendo bene che tutti i suoi lettori filologi l'avrebbero capito. Invece gli autori della contro-recensione, come la Santanchè col suo "mi stupisco che lei si stupisca", hanno ancora una volta ribadito la sensatezza e l'originalità (sic!) di questa loro operazione, accampando a sua difesa delle motivazioni altrettanto insensate, fieri come sono del loro accecamento astoricistico. Teo non ritiene di dover replicare a questa recensione, e non posso dargli torto visto che a muovergli obiezioni è gente che neppure sa il greco, ma per conto mio trovo invece che qualcosa si debba dire, per il divertimento dei foristi se non altro. Dico ciò solo per annunciare che scriverò una replica alla parte della recensione sul capitolo della crocifissione. Mi limiterò a questa sezione perché è l'unica che ho letto del libro in oggetto (a parte poche altre, di cui mi hanno passato le scansioni, come quella sul tetragrammaton nel NT), e dunque posso recensire con una certa avvedutezza solo questo capitolo (come per altro già feci su infotdgeova). Spero però che lo scandaglio delle illogicità di una sezione della recensione arduiniana, possa essere utilizzata come fosse una campionatura rappresentativa dell'intero pezzo, in modo che i lettori possano farsi un'idea sulla totalità della replica scritta da costoro. Virgilio infatti insegna ab uno disce omnis, procedura questa che non ha nulla di scientifico, ma è estremamente cara ai TdG, e dunque me ne servirò pure io all'uopo.
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