Studi sul Cristianesimo Primitivo

Bux e il matrimonio bizantino

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view post Posted on 31/5/2014, 15:40     +1   -1
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Mi è stato chiesto un parere su questo articolo di Nicola Bux, commentato recentemente sul blog di Sandro Magister:

http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350806

La mia sensazione è che si tratti – come d’abitudine per questo tema – di un articolo ideologico e strumentale alla giustificazione di una determinata prassi.

L’idea di fondo del pezzo, infatti, è che nella disciplina (teologica e liturgica) ortodossa, le seconde nozze non siano un “vero” sacramento perché prive dell’eucaristia:

CITAZIONE
«La non sacramentalità delle seconde nozze trova conferma nella scomparsa della comunione eucaristica dai riti matrimoniali bizantini, »

Se così fosse, tuttavia, la scomparsa dei presantificati a favore della sola “coppa comune” si sarebbe verificata più o meno a ridosso della prima legislazione propriamente bizantina (ad es. Ecl. II, 12,13 di Leone e Costantino o le Novelle di Leone il Filosofo) che regolava la modalità delle seconde e terze nozze. Queste leggi sono datate a partire dal 740, ma assumono una veste definitiva con l’henotikon del 920. C’è dunque da riflettere su almeno due aspetti:

- La comunione ai presantificati è presente nei mss. stabilmente almeno fino al XIV-XV secolo, dunque molto oltre la regolamentazione delle seconde e terze nozze.
- Almeno nei primi mille anni, è la giurisprudenza romana che influenza la liturgia, e non viceversa. Il matrimonio è dunque più che altro rivestito di una funzione e di un carattere eminentemente pratico e sociale, più che religioso. Questa tendenza si inverte solo a partire del IX-X secolo.

Entrambe queste considerazioni dovrebbero indurre a mitigare il giudizio secondo cui la scomparsa della comunione corrisponde alla “desacralizzazione” del matrimonio dovuta – quest’ultima – alla legislazione sulle seconde nozze. L’osservazione dello sviluppo del rito condurrebbe, anzi, a conclusioni opposte: il matrimonio nasce come un rito civile cui il sacerdote “presta” una benedizione, il cui carattere sacro è sancito – tra l’altro – dalla partecipazione eucaristica. La scelta dei presantificati avviene (io credo) più che altro per esigenze pratiche di brevità. La sistemazione delle norme civili e canoniche sulle seconde e terze nozze, che può dirsi sostanzialmente conclusa al più tardi sotto il Porfirogenito, non porta affatto alla scomparsa della comunione, che invece avviene almeno quattro secoli dopo. Se la comunione scompare, viceversa, credo lo si possa attribuire al fenomeno generico e ormai molto studiato della estrema rarefazione della partecipazione eucaristica da parte del popolo proprio negli anni in cui la comunione scompare dai mss. Non è un caso, infatti, che più o meno nello stesso periodo compaiano nel rito eucaristico forme succedanee alla comunione quali l’antidoro, che può essere visto come un buon corrispondente della coppa comune nel rito matrimoniale odierno (la differenza qui, semmai, risiede nel fatto che l’antidoro è un’innovazione, la coppa comune no).

Alla luce di queste osservazioni anche la considerazione secondo cui:

CITAZIONE
«le seconde nozze non sono un vero sacramento, ma, per usare la terminologia latina, un "sacramentale”,»

dovrebbe essere presa con prudenza. In primo luogo perché queste categorie sono sconosciute in Oriente non solo dal punto di vista lessicale, ma anche sotto il profilo semantico. Ogni tentativo di intrappolare il rito greco nelle cetegorie scolastiche e talora casuistiche della liturgia occidentale è nella migliore delle ipotesi una velleità. Molto più semplicemente, bisogna considerare il matrimonio nel rito greco come una continuazione “vestita di liturgia” del matrimonio del diritto giustinianeo. Le speculazioni di teologia eucaristica sul matrimonio sono, a mia conoscenza, perlopiù tardive e non hanno a che fare con la storia della liturgia ma con la teologia contemporanea.

Edited by Teodoro Studita - 31/5/2014, 16:56
 
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Nella lettura rapida mi era sfuggita quest'altra perla di saggezza:

CITAZIONE
Poiché nel rito delle seconde nozze mancava in antico il momento dell'incoronazione degli sposi – che la teologia ortodossa ritiene il momento essenziale del matrimonio – le seconde nozze non sono un vero sacramento,

La coronazione è nient'altro che la cristianizzazione di un elemento già presente nei matrimoni romani (leggasi: pagani). Dal punto di vista liturgico e teologico questo momento conta zero. Se proprio vogliamo utilizzare categorie del tutto aliene alla liturgia ortodossa, ciò che attribuisce "sacramentalità" al rito sono le epiclesi che si trovano nelle preghiere sacerdotali (le evidenzio in rosso). Le lettere latine attaccate ai lessemi greci sono i rimandi alle citazioni bibliche. Questa è la forma del testo del Barberini, naturalmente si può discutere sia su come circoscrivere esattamente le epiclesi sia sulla forma di testo da esaminare, ma di certo non sul fatto che la coronazione sia o meno il momento "essenziale" (sic!) del matrimonio:

CITAZIONE
186. 1) Εὐχὴ εἰς γάμους.

2) Ποιεῖ ὁ διάκονος εὐχὴν λέγων·

3) Ἐν εἰρήνῃ τοῦ κυρίου δεηθῶμεν.

4) Ὑπὲρ τῆς ἄνωθεν εἰρήνης.

5) Ὑπὲρ τοῦ εὐλογηθῆναι τὸν γάμον τούτο(ν) ὡς {ὁ} ἐν Κανὰ τῆς Γαλιλαίας, τοῦ κυρίου.

6) Ὑπὲρ τῆς συζυγίας καὶ ὁμονοίας τῶν ἀδελφῶν ἡμῶν τοῦδε καὶ τῆσδε καὶ τῆς σωτηρίας αὐτῶ(ν), τοῦ κυρίου δεηθῶμεν.

7) Ὑπὲρ τοῦ εὐλογηθῆναι τὰ στέφανα ταῦτα τῇ δυνάμει καὶ ἐπιφοιτήσει καὶ ἐνεργείᾳ τοῦ ἁγίου πνεύματος, δεηθῶμεν.

8) Τῆς παναγίας, ἀχράντου.

9) Καὶ μετ(ὰ) τὸ πληρῶσαι αὐτόν, ἐπεύχ(εται) ὁ ἱερεὺς λέγων·

ρνβ' 10) ⟦187r⟧ Ὁ θεὸς ὁ ἅγιος, ὁ πλάσας τὸν ἄνθρωπονa καὶ ἐκ τῆς πλευρᾶς αὐτοῦb ἀνοικοδομήσας γυναῖκα καὶ συζεύξας αὐτῷ βοηθὸν κατ' αὐτόνc, διὰ τὸ οὕτως ἀρέσαι τῇ σῇ μεγαλειότητι μὴ μόνον εἶναι τὸν ἄνθρωπονd ἐπὶ τῆς γῆς· αὐτὸς καὶ νῦν, δέσποτα, ἐξαπόστειλον τὴν χεῖρά σουe ἐξ ἁγίου κατοικητηρίου σουf καὶ ἅρμοσον τῷ δούλῳ σου τῷδε τὴν δούλην σου τήνδε, ὅτι παρὰ σοῦ ἁρμόζεται ἀνδρὶ γυνήg· σύζευξον αὐτοὺς ἐν ὁμοφροσύνῃ, στεφάνωσον αὐτοὺς ἐν ἀγάπῃ, ἕνωσον αὐτοὺς εἰς σάρκαν μίανh, χάρισαι αὐτοῖς ⟦187v⟧ καρπὸν κοιλίας αὐτῶνi, εὐτεκνίας ἀπόλαυσιν, καὶ ἀκατάγνωστον διαγωγήν. Ὅτι σὸν τὸ κράτος, καὶ σοῦ <ἐ>σ<τ>ιν ἡ βασιλεία τοῦ πατρόςj.

11) Εἶτα στέφει ἀμφοτέρους, καὶ κρατήσας αὐτῶν τὰς δεξιὰς χεῖρας, παραδίδωσιν ἀλλήλοις.

acfr. Gen 2,7 bcfr. Gen 2,21 cGen 2,18 dGen 2,18 ePs 143,7 fcfr. 2Par 30,27; 3Regn 8,39; Ps 32,14 gProv 19,14 hGen 2,24 icfr. Gen 30,2; Ps 131,11 jMt 6,13.

= STR.BAR 212-213.

+ GOAR 317; TRE.EU1 53-54; JAC.POR 164; JAC.MES 10.2, 11.4; PAS 167; PAS.PAN 38; RUG 9; THI 91; ARR.EUC 327; ROM 170; PAP 183; ZER 246.


187. 1) Καὶ λέγει ὁ ἱερεύ́ς· Εἰρήνη πᾶσιν.

2) Καὶ τοῦ διακόνου λέγοντος "Τὰς κεφαλὰς ἡμῶν", ἐπεύχεται ὁ ἱερεύς·

ρνγ' 3) Κύριε ὁ θεὸς ἡμῶνa, ὁ ἐν τῇ σωτηριώδει σου οἰκονομίᾳ καταξιώσας ἐν Κανὰ τῆς Γαλιλαίας τίμιον ἀναδεῖξαι τὸν γάμονb διὰ τῆς σῆς παρουσίας, αὐτὸς καὶ νῦν, δέσποτα, τοὺς δούλους σου τούτους οὓς ηὐδόκησας συναφθῆναι ἀλλήλοις, ἐν εἰρήνῃ καὶ ὁμονοίᾳ δια- ⟦188r⟧ -φύλαξον· τίμιον αὐτοῖς τὸν γάμον ἀνάδειξονc, ἀμίαντον αὐτῶν τὴν κοίτηνd διαμεῖναι εὐδόκησον, καὶ καταξίωσον αὐτοὺς ἐν γήρει πίονιe καταντῆσαι ἐν καθαρᾷ τῇ καρδίᾳf, ἐργαζομένους τὰς ἐντολάς σου. Σὺ γὰρ εἶ ὁ θεὸς ἡμῶν, θεὸς τοῦ ἐλεεῖν καὶ σῴζειν, καὶ σοὶ τὴν δόξαν ἀναπέ(μπομεν).

aDan 9,15 (Theod.) et a. bcfr. Hebr 13,4 cHebr 13,4 dHebr 13,4 ePs 91,15 fcfr. 1Tim 1,5; 2Tim 2,22.

= STR.BAR 214.

+ GOAR 318; TRE.EU1 62-63; JAC.POR 167; JAC.MES 10.3, 11.5; PAS.PAN 40; RUG 11; THI 93; ARR.EUC 328; ROM 172; PAP 185-186; ZER 249, 257.


188. 1) Εὐχὴ τοῦ κοινοῦ ποτηρίου.

ρνδ' 2) Ὁ θεὸς ὁ πάντα ποιήσας τῇ ἰσχύϊ σουa καὶ στερεώσας τὴν οἰκουμένηνb καὶ κοσμήσας τὸν στέφανον πάντων τῶν πεποιημένων ὑπὸ σοῦ, καὶ τὸ ποτήριον τὸ κοινὸν τοῦτο τοῖς συναφθεῖσιν πρὸς ⟦188v⟧ {πρὸς} γάμου κοινωνίαν εὐλόγησον εὐλογίᾳ πνευματικῇc. Ὅτι ηὐλόγηται καὶ δεδόξασται τὸ πάντιμον καί.

3) Καὶ μετὰ τὸ "Ἀμήν", μεταδιδοὺς αὐτοῖς τῆς ζωοποιοῦ κοινωνίας, ἀπολύει.

acfr. Ps 64,7 bPs 92,2 cEph 1,3.

= STR.BAR 215.

+ GOAR 319; TRE.EU1 65-66; JAC.POR 168; JAC.MES 10.4; ARR.EUC 329; ROM 173; PAP 186; ZER 250.


189. 1) Εὐχὴ ἄλλη εἰς γάμους.

ρνε' 2) Ὁ τοῦ παντὸς κόσμου δημιουργὸς θεός, ὁ τῆς φύσεως εὑρετὴς καὶ τοῦ γάμου νομοθέτης, ὁ τοῦτον μὴ βδελυκτὸν εἶναι παρὰ σοὶ εὐδοκήσας, ἀλλὰ διὰ τῶν ἁγίων σου γραφῶν τίμιον ἀναδείξας τὸν γάμονa· ὁ πλάσας τὸν ἄνθρωπον κατ' εἰκόνα σὴν καὶ ὁμοίωσινb καὶ συζεύξας αὐτῷ βοηθὸν κατ' αὐτὸνc διὰ τὸ οὕτως ἀρέσαι τῇ σῇ μεγαλειότητι, μὴ ⟦189r⟧ τὸν ἄνθρωπον μόνον εἶναι ἐπὶ τῆς γῆς, ἀλλ' ἐκ τῆς πλευρᾶς αὐτοῦ ἀνοικοδομήσας αὐτῷ γυναῖκαd, καὶ ἑνώσας αὐτοὺς εἰς συζυγίαν καὶ σάρκα μίανe, ὁ καὶ εὐλογήσας αὐτοὺς εἰπών· αὐξάνεσθε καὶ πληθύνεσθε καὶ πληρώσατε τὴν γῆν καὶ κατακυριεύσατε αὐτῆςf, ὅθεν ὁ λόγος τῆς σῆς χάριτοςg ἔργον ἐγένετο καὶ ἐπλήρωσεν πᾶν τὸ πρόσωπον τῆς γῆςh. Αὐτός, δέσποτα βασιλεῦ τῶν ἁπάντων, ἅρμοσον τὸν δοῦλόν σου τόνδε καὶ τὴν δούλην σου τήνδε, ὅτι παρὰ σοῦ ἁρμόζεται ⟦189v⟧ ἀνδρὶ γυνήi· τίμιον αὐτοῖς τὸν γάμονj ἀνάδειξον, εὐλόγησον αὐτῶν εἰσόδους καὶ ἐξόδουςk, πλήθυνον ἐν ἀγαθοῖς τὴν ζωὴν αὐτῶν, ἐν εἰρήνῃ καὶ ὑγείᾳl διατήρησον αὐτούς, στεφάνωσον αὐτούς, ὁ θεός, τῇ σῇ χάριτι, σύζευξον αὐτοὺς ἐν σωφροσύνῃ καὶ σεμνότητι, εὐλόγησον αὐτοὺς ἐν γήρει πίονιm καὶ πίστει ἀσαλεύτῳ, δώρησαι αὐτοῖς μακρότητα ἡμερῶνn, χάρισαι αὐτοῖς πάντα ἐπιδέξια, τὸν εἰς σὲ φόβον καὶ τὴν εἰς σὲ μελέτην, δὸς αὐτοῖς καρπὸν κοιλίας αὐτῶνο, ⟦190r⟧ εὔφρανον αὐτοὺς ἐν ὁράσει υἱῶν αὐτῶν καὶ θυγατέρων· δὸς αὐτοῖς <ἐν σοὶ> ἐγκαυχωμένους καὶ τῇ δεξιᾷ σου σκεπομένους εἰπεῖν τὴν ἀποστολικὴν φωνήν· Τίμιος ὁ γάμος καὶ ἡ κοίτη ἀμίαντοςp. Ναί, κύριε ὁ θεὸς ἡμῶνq, ἐπάκουσον ἡμῶν, ὁ παραγενάμενος ἐν Κανὰ τῆς Γαλιλαίας καὶ τὸν γάμον εὐλογήσας, ὁ καὶ διὰ τῆς σῆς παρουσίας θαυματουργήσας ἐν αὐτῷ, τὸ ὕδωρ εἰς οἶνον μεταβαλώνr· αὐτός, δέσποτα τῶν ἁπάντωνs, εὐλόγησον τὴν συζυγίαν τοῦ δούλου σου τοῦδε καὶ τῆς δούλης σου τῆσδε, καθὼς ηὐλόγησας ⟦190v⟧ τὸν Ἀβραὰμ καὶ τὴν Σάρρανt· εὐλόγησον αὐτοὺς ὡς τὸν Ἰσαὰκ καὶ τὴν Ῥεβέκκανu, εὐλόγησον αὐτοὺς ὡς τὸν Ἰακὼβ καὶ τὴν Ῥαχήλv, στεφάνωσον αὐτοὺς ὡς τὸν Ἰωσὴφ καὶ τὴν Ἀσενέθw, ὡς τὸν Μωϋσῆν καὶ τὴν Σεπφώρανx· καὶ ἔστωσαν οἱ ὀφθαλμοί σου ἐν αὐτοῖς, δέσποτα, ἀτενίζοντες ἐν ἐλέει διὰ παντός, καὶ τὰ ὦτά σου προσέχοντα εἰς τὴν φωνὴν τῆς δεήσεως αὐτῶν∞· γενηθήτω ἐν αὐτοῖς τὸ ῥηθὲν διὰ τοῦ προφήτου λέγοντος· Ἡ γυνή σου ὡς ἄμπελος εὐθηνοῦσα ἐν ταῖς κλίτεσιν τῆς ⟦191r⟧ οἰκίας σου, υἱοί σου ὡς νεόφυτα ἐλαίων κύκλῳ τῆς τραπέζης σου· ἰδού, οὕτως εὐλογηθήσεται ἄνθρωπος ὁ φοβούμενος τὸν κύριονΩ. Ὅτι σοῦ ἐστιν ἡ βασιλεία καὶ ἡ δύναμιςaa.

acfr. Hebr 13,4 bcfr. Gen 1,26-27; Sap 2,23; cGen 2,18 dcfr. Gen 2,21-22 ecfr. Gen 2,4 fGen 1,28 gAct 14,3; 20,32 hcfr. Gen 2,6 iProv 19,14 jHebr 13,4 kcfr. Ps 120,8 lcfr. Is 9,5 mPs 91,15 nPs 20,5 οcfr. Ps 131,11 pHebr 13,4 qDan 9,15 (Theod.) et a. rcfr. Io 2,1-11 scfr. Job 5,8; Sap 8,3 tcfr. Gen 17,15-16 ucfr. Gen 24,59-64; vcfr. Gen 29,6-31 wcfr. Gen 41,45 xcfr. Ex 2,21 ∞Ps 129,2 ΩPs 127,3-4 aaMt 6,13.
 
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Cyscus
view post Posted on 4/6/2014, 13:14     +1   -1




Premetto che non sono un esperto di liturgia bizantina.
Detto questo, quando ho letto l'articolo di don Bux, mi è subito tornato alla mente quel documento redatto da preti ortodossi che immagino sicuramente conoscerete: 99 differenze tra Ortodossia e Cattolicesimo romano.


E infatti, il passaggio scritto da don Bux
CITAZIONE
Le seconde e terze nozze, a differenza del primo matrimonio, sono celebrate tra gli ortodossi con un rito speciale, definito “di tipo penitenziale”. Poiché nel rito delle seconde nozze mancava in antico il momento dell'incoronazione degli sposi – che la teologia ortodossa ritiene il momento essenziale del matrimonio – le seconde nozze non sono un vero sacramento, ma, per usare la terminologia latina, un "sacramentale", che consente ai nuovi sposi di considerare la propria unione come pienamente accettata dalla comunità ecclesiale. Il rito delle seconde nozze si applica anche nel caso di sposi rimasti vedovi.

è praticamente un copia-incolla di quanto hanno scritto i preti ortodossi nelle 99 differenze
CITAZIONE
Le seconde (e terze) nozze, a differenza del primo matrimonio, sono celebrate con un rito speciale, di carattere penitenziale (il cui principio è il riconoscimento di una situazione di fallimento), che contiene una preghiera di assoluzione (la prassi cattolica romana non prevede una identificazione liturgica delle seconde nozze). Poiché nel rito delle seconde nozze mancava in antico il momento dell'incoronazione degli sposi (che la teologia ortodossa ritiene il momento essenziale del matrimonio), esiste una giustificazione teologica nel dire che le seconde nozze non sono un vero sacramento, ma tutt'al più, per usare la terminologia latina, un sacramentale, che consente ai nuovi sposi di considerare la propria unione come pienamente accettata dalla comunità ecclesiale. Il rito delle seconde nozze si applica anche nel caso di sposi rimasti vedovi e questo consente di dire che l'Ortodossia, in linea di principio (e a differenza del Cattolicesimo romano) permette un solo vero matrimonio sacramentale in tutta la vita.

Quindi don Bux, nei passaggi che Teodoro ha segnalato come critici (incoronazione degli sposi e matrimonio sacramentale), non ha fatto altro che citare i suoi "colleghi" ortodossi.
 
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view post Posted on 4/6/2014, 20:52     +1   -1
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I "preti ortodossi" autori di quel pamphlet sarebbe il già ieromonaco (e ora igumeno) Ambrogio di Torino, che conosco bene da anni e che ha tutto il diritto di esprimere la propria opinione.
Cionondimeno questa è e resta la sua personale visione della questione, e non può pretendere di rappresentare l'Ortodossia. Peraltro mi pare di aver fornito sufficienti elementi problematici di quel pezzo che hanno piuttosto a che fare con la storia del culto più che con stantie diatribe di natura confessionale di cui qui – per fortuna – non ci occupiamo.
Dunque stiamo sui fatti e semmai discutiamo di quelli lasciando le opinioni dei singoli... ai singoli.
 
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3 replies since 31/5/2014, 15:40   283 views
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