Perché ha conosciuto Pietro e tutti gli apostoli, come dice lui stesso nelle sue lettere (tutte scritte quando gli apostoli erano vivi, vegeti e operanti)
Inoltre scrive a pochi anni dai fatti e il Kerygma di 1Corinzi 15 (lo ribadisco) è una testimonianza
contemporanea (anche se volessimo fare una "presentism fallacy" e giudicare quegli eventi con lo stesso metodo storico che usiamo per gli eventi odierni) della vita, morte e resurrezione di Cristo, dato che Paolo l'ha appresa negli anni '30 e quel Kerygma risale agli apostoli, quindi direttamente alla Pasqua.
È la testimonianza scritta più antica in assoluto sulla vita del Cristo e della Sua Resurrezione.
CITAZIONE (Simone Emili @ 29/2/2016, 09:13)
Ma anche le allucinazioni iper realistiche ipotizzate da alcuni sono, a quanto pare, prive di attestazioni attendibili. Anzi, la Resurrezione ha dalla sua i Vangeli e alcune lettere paoline, le allucinazioni nemmeno quelle. Quindi la loro probabilità è ancora più bassa di quella di una vera Resurrezione.
Concordo.
Quello che è certo è che è impossibile liquidare il tutto con un approccio iper riduzionista che vorrebbe ridurre le esperienze post pasquali a semplici "sensazioni" o "leggende sedimentate nel tempo", come testimonia non solo lo studio che ho linkato, ma anche storici che fanno largo uso di scienze antropologiche come Mauro Pesce.
"Qualcosa" di straordinario è successo, poi ognuno è libero di decidere se questo "qualcosa" di straordinario abbia riguardato direttamente Cristo o solo le menti dei discepoli, benché quest'ultima ipotesi a me sembri un'arrampicata sugli specchi, anche perché non spiega che fine avrebbe fatto il corpo di Cristo.
Se fosse stato trafugato Matteo non avrebbe mai parlato nel suo Vangelo delle calunnie giudaiche relative appunto al trafugamento (dal momento che un agiografo -e Matteo lo era- di certo non si mette a riportare delle calunnie se le ritiene fondate e quindi pericolose per la Fede che il suo Vangelo vuole corroborare) tantomeno gli apostoli avrebbero potuto avere le esperienze che hanno avuto (anche prendendo in prestito il punto di vista materialista che inquadra quelle esperienze come un qualcosa di puramente soggettivo).
Tra l'altro in "vite dei Profeti", un documento del I secolo, è attestato che i capi religiosi giudei usavano recarsi a pregare presso i sepolcri intorno a Gerusalemme, molti dei quali sono stati messi in luce dagli archeologi.
Ora, se non sbaglio la mishna e il talmud prescrivevano che i sepolcri rimanessero aperti per tre giorni dal momento della sepoltura di un defunto, onde permettere i riti di pietà come l’unzione, che, infatti, veniva ripetuta sui cadaveri già avvolti nei teli; però, in prossimità delle grandi festività giudaiche come la Pasqua, i sepolcri venivano chiusi temporaneamente. Quindi, anche i discepoli di Gesù si apprestavano ad osservare tali prescrizioni (cfr Mc 16,6), se non fosse "successo qualcosa" (dicendo così non urtiamo nessuna sensibilità).
Infatti la sepoltura del suo corpo era stata fatta in tutta fretta a motivo della parasceve pasquale, pertanto bisognava ritornare a completare l’operazione. Tutto questo avvalora ulteriormente l’importanza del sepolcro vuoto.
Quindi, sappiamo che Gesù era stato sepolto in una tomba nuova e che fu visto (oftê), risorto ‘in carne ed ossa’(Lc 24,39), da Cefa e da molte altre persone (si veda la lista in 1 Cor 15,5-7). Se la tomba non fosse stata vuota, gli apostoli non avrebbero potuto predicare in Gerusalemme;
nemmeno ai Giudei fu possibile negarlo, sebbene accusassero gli apostoli d’aver trafugato il corpo(cfr Mt 28,11-15). Se la tomba non fosse stata vuota, e il corpo di Gesù avesse continuato a giacervi, subendo la decomposizione, così che tutt’oggi avremmo potuto trovarvi i suoi resti,le sue ossa, il Kerygma sarebbe "morto" subito.
La tomba vuota non è la condizione sufficiente per la fede nella risurrezione, ma è la condizione necessaria.
E inoltre, per concludere, non si può nemmeno affermare la vecchissima teoria dei due corpi, come se Paolo intendesse la Resurrezione in senso puramente spirituale e poi la "corporeità" fosse stata aggiunta dagli evangelisti, perché i termini che Paolo ha usato nell'originale sono chiari, come ho fatto notare qui
#entry587417209 .
CITAZIONE (Simone Emili @ 29/2/2016, 09:13)
Diciamo che anche il metodo scientifico è poco aperto al trascendente....
Non è "poco aperto", lo esclude del tutto, sia per quanto riguarda la storia che la scienza (basta infatti vedere il ridicolo riduzionismo neodarwinista, che non sta in piedi manco con le stampelle, a livello scientifico), occorre farsene una ragione, Simone.
CITAZIONE (Talità kum @ 26/2/2016, 09:38)
Grazie. Voglio però spezzare una lancia a favore di questo tipo di studi. Ritengo infatti che possano portare valore se sviluppati in modo appropriato nell'ambito di un approccio multidisciplinare alla ricerca storica.. Anche perché, guardacaso, questo sarà proprio il tema del prossimo Congresso !!
Di recente si sta sviluppando un'interessante intersezione tra gli studi sulla memoria e la tradizione orale, per meglio comprendere i fenomeni del "Gesù ricordato" (ad es. i vangeli). Si parte con J.G.Dunn ("Jesus remembered") e le "gist memories" di Allison, si passa attraverso autori come A. Le Donne ("The Historiographical Jesus: Memory, Typology, and the Son of David") fino ad arrivare al prossimo libro di B. Ehrman ("Jesus Before the Gospels: How the Earliest Christians Remembered, Changed, & Invented Their Stories of the Savior").
Ciao,
Talità
Lo spero, Talità, anche perché con questi studi sarà molto probabilmente possibile ridimensionare la "creatività" degli evangelisti, data tanto per assodata da Bultmann e dai suoi epigoni.
È già stata ampiamente ridimensionata eh (basti pensare alle opere di Meier, o a quelle di Hurtado, che hanno spazzato via uno degli ultimi cavalli di battaglia, ovvero la presunta divinizzazione tardiva di Gesù ) ma credo che questo sarebbe un "colpo" ulteriore.
CITAZIONE (Patrizia Mura @ 26/2/2016, 13:56)
Cioè a dire è inutile disquisire se Paolo fosse 'in sè o meno' se l'episodio non è storico.
Sarebbe più sensato indagare - forse - sulla 'tecnica narrativa' del narratore che ha ritenuto di comunicare qualcosa in questo modo.
Non mi risulta che ci siano motivi per degradare quell'episodio a passo redazionale, semplicemente la sua storicità non è accertabile, tuttavia è Paolo stesso, in 1 Corinzi 15 ma anche in altri passi di altre lettere scritte da lui, a parlare dell'apparizione del Risorto di cui ha fatto esperienza personale, spiegando che è per essa che si è convertito.
Semplicemente non specifica le esatte modalità di "come" è successo, poi per quanto riguarda il passo di Atti direi che ci può fermare ad un "non liquet", ovvero storicamente non ci si può esprimere in maniera conclusiva nè in senso positivo nè negativo.
Tuttavia ho già parlato di quel passo, e la tecnica del narratore mi fa propendere di più verso la storicità, perché se fosse stato un passo redazionale non ci sarebbe stato motivo (sempre tenendo presente che Atti è comunque documento agiografico, con molto di storico, come i Vangeli, ma agiografico e "di parte") di scrivere che Gesù era apparso solo a Paolo e che gli uomini che erano con lui ne "sentivano la voce".
Narrativamente sarebbe stato molto più efficace scrivere che anche quegli uomini videro il Cristo, e non a caso testi come il Vangelo di Pietro ( a parte per il racconto della Passione -che POTREBBE contenere uno degli strati più antichi) sono tanto fantasiosi quanto "eclatanti" nel narrare le esperienze di Resurrezione, dimostrando, lì si, un grande lavoro di fantasia.
Pertanto ribadisco: a livello puramente storico sul passo di Atti direi che ci fermiamo al "non liquet", ma analizzando più a fondo risulta poco compatibile con la penna di un agiografo interessato.
Edited by Maranathà - 1/3/2016, 06:34