Studi sul Cristianesimo Primitivo

Gli Apostoli e la resurrezione, (Reloaded)

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Simone Emili
view post Posted on 29/2/2016, 09:13     +2   +1   -1




CITAZIONE (Talità kum @ 26/2/2016, 20:05) 
Gli storici preferiscono in generale non affermare nulla circa la natura profonda dei miracoli e delle apparizioni del risorto, ci mancherebbe. Essi non possono essere confermate né smentite dalle fonti a nostra disposizione, essendo il trascendente poco aperto al metodo scientifico. Piuttosto si fanno ipotesi, quindi c'è chi ipotizza una cosa e chi ne ipotizza un'altra.

Diciamo che anche il metodo scientifico è poco aperto al trascendente....
CITAZIONE (Talità kum @ 26/2/2016, 20:05) 
La storia considera probabile un avvenimento se è plausibile, se ve n'é traccia altrove, etc. Quindi la resurrezione di Gesù, se reale, rappresenterebbe un fatto unico e da un punto di vista del criterio storico si becca una bassa quota di probabilità in quanto non corroborabile (neologismo) da altri dati storici. Ciao,Talità

Ma anche le allucinazioni iper realistiche ipotizzate da alcuni sono, a quanto pare, prive di attestazioni attendibili. Anzi, la Resurrezione ha dalla sua i Vangeli e alcune lettere paoline, le allucinazioni nemmeno quelle. Quindi la loro probabilità è ancora più bassa di quella di una vera Resurrezione.
 
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view post Posted on 29/2/2016, 12:39     +1   -1

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Una cosa mi sfugge. Se Paolo non conosceva Gesù perché la sua testimonianza è attendibile?
 
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Maranathà
view post Posted on 29/2/2016, 13:41     +3   +1   -1




Perché ha conosciuto Pietro e tutti gli apostoli, come dice lui stesso nelle sue lettere (tutte scritte quando gli apostoli erano vivi, vegeti e operanti)
Inoltre scrive a pochi anni dai fatti e il Kerygma di 1Corinzi 15 (lo ribadisco) è una testimonianza contemporanea (anche se volessimo fare una "presentism fallacy" e giudicare quegli eventi con lo stesso metodo storico che usiamo per gli eventi odierni) della vita, morte e resurrezione di Cristo, dato che Paolo l'ha appresa negli anni '30 e quel Kerygma risale agli apostoli, quindi direttamente alla Pasqua.

È la testimonianza scritta più antica in assoluto sulla vita del Cristo e della Sua Resurrezione.

CITAZIONE (Simone Emili @ 29/2/2016, 09:13) 
Ma anche le allucinazioni iper realistiche ipotizzate da alcuni sono, a quanto pare, prive di attestazioni attendibili. Anzi, la Resurrezione ha dalla sua i Vangeli e alcune lettere paoline, le allucinazioni nemmeno quelle. Quindi la loro probabilità è ancora più bassa di quella di una vera Resurrezione.

Concordo.

Quello che è certo è che è impossibile liquidare il tutto con un approccio iper riduzionista che vorrebbe ridurre le esperienze post pasquali a semplici "sensazioni" o "leggende sedimentate nel tempo", come testimonia non solo lo studio che ho linkato, ma anche storici che fanno largo uso di scienze antropologiche come Mauro Pesce.

"Qualcosa" di straordinario è successo, poi ognuno è libero di decidere se questo "qualcosa" di straordinario abbia riguardato direttamente Cristo o solo le menti dei discepoli, benché quest'ultima ipotesi a me sembri un'arrampicata sugli specchi, anche perché non spiega che fine avrebbe fatto il corpo di Cristo.

Se fosse stato trafugato Matteo non avrebbe mai parlato nel suo Vangelo delle calunnie giudaiche relative appunto al trafugamento (dal momento che un agiografo -e Matteo lo era- di certo non si mette a riportare delle calunnie se le ritiene fondate e quindi pericolose per la Fede che il suo Vangelo vuole corroborare) tantomeno gli apostoli avrebbero potuto avere le esperienze che hanno avuto (anche prendendo in prestito il punto di vista materialista che inquadra quelle esperienze come un qualcosa di puramente soggettivo).


Tra l'altro in "vite dei Profeti", un documento del I secolo, è attestato che i capi religiosi giudei usavano recarsi a pregare presso i sepolcri intorno a Gerusalemme, molti dei quali sono stati messi in luce dagli archeologi.

Ora, se non sbaglio la mishna e il talmud prescrivevano che i sepolcri rimanessero aperti per tre giorni dal momento della sepoltura di un defunto, onde permettere i riti di pietà come l’unzione, che, infatti, veniva ripetuta sui cadaveri già avvolti nei teli; però, in prossimità delle grandi festività giudaiche come la Pasqua, i sepolcri venivano chiusi temporaneamente. Quindi, anche i discepoli di Gesù si apprestavano ad osservare tali prescrizioni (cfr Mc 16,6), se non fosse "successo qualcosa" (dicendo così non urtiamo nessuna sensibilità).

Infatti la sepoltura del suo corpo era stata fatta in tutta fretta a motivo della parasceve pasquale, pertanto bisognava ritornare a completare l’operazione. Tutto questo avvalora ulteriormente l’importanza del sepolcro vuoto.

Quindi, sappiamo che Gesù era stato sepolto in una tomba nuova e che fu visto (oftê), risorto ‘in carne ed ossa’(Lc 24,39), da Cefa e da molte altre persone (si veda la lista in 1 Cor 15,5-7). Se la tomba non fosse stata vuota, gli apostoli non avrebbero potuto predicare in Gerusalemme; nemmeno ai Giudei fu possibile negarlo, sebbene accusassero gli apostoli d’aver trafugato il corpo(cfr Mt 28,11-15). Se la tomba non fosse stata vuota, e il corpo di Gesù avesse continuato a giacervi, subendo la decomposizione, così che tutt’oggi avremmo potuto trovarvi i suoi resti,le sue ossa, il Kerygma sarebbe "morto" subito.

La tomba vuota non è la condizione sufficiente per la fede nella risurrezione, ma è la condizione necessaria.
E inoltre, per concludere, non si può nemmeno affermare la vecchissima teoria dei due corpi, come se Paolo intendesse la Resurrezione in senso puramente spirituale e poi la "corporeità" fosse stata aggiunta dagli evangelisti, perché i termini che Paolo ha usato nell'originale sono chiari, come ho fatto notare qui #entry587417209 .

CITAZIONE (Simone Emili @ 29/2/2016, 09:13) 
Diciamo che anche il metodo scientifico è poco aperto al trascendente....

Non è "poco aperto", lo esclude del tutto, sia per quanto riguarda la storia che la scienza (basta infatti vedere il ridicolo riduzionismo neodarwinista, che non sta in piedi manco con le stampelle, a livello scientifico), occorre farsene una ragione, Simone.

CITAZIONE (Talità kum @ 26/2/2016, 09:38) 
Grazie. Voglio però spezzare una lancia a favore di questo tipo di studi. Ritengo infatti che possano portare valore se sviluppati in modo appropriato nell'ambito di un approccio multidisciplinare alla ricerca storica.. Anche perché, guardacaso, questo sarà proprio il tema del prossimo Congresso !! ^_^

Di recente si sta sviluppando un'interessante intersezione tra gli studi sulla memoria e la tradizione orale, per meglio comprendere i fenomeni del "Gesù ricordato" (ad es. i vangeli). Si parte con J.G.Dunn ("Jesus remembered") e le "gist memories" di Allison, si passa attraverso autori come A. Le Donne ("The Historiographical Jesus: Memory, Typology, and the Son of David") fino ad arrivare al prossimo libro di B. Ehrman ("Jesus Before the Gospels: How the Earliest Christians Remembered, Changed, & Invented Their Stories of the Savior").

Ciao,
Talità

Lo spero, Talità, anche perché con questi studi sarà molto probabilmente possibile ridimensionare la "creatività" degli evangelisti, data tanto per assodata da Bultmann e dai suoi epigoni.
È già stata ampiamente ridimensionata eh (basti pensare alle opere di Meier, o a quelle di Hurtado, che hanno spazzato via uno degli ultimi cavalli di battaglia, ovvero la presunta divinizzazione tardiva di Gesù ) ma credo che questo sarebbe un "colpo" ulteriore.

CITAZIONE (Patrizia Mura @ 26/2/2016, 13:56) 
Cioè a dire è inutile disquisire se Paolo fosse 'in sè o meno' se l'episodio non è storico.

Sarebbe più sensato indagare - forse - sulla 'tecnica narrativa' del narratore che ha ritenuto di comunicare qualcosa in questo modo.

Non mi risulta che ci siano motivi per degradare quell'episodio a passo redazionale, semplicemente la sua storicità non è accertabile, tuttavia è Paolo stesso, in 1 Corinzi 15 ma anche in altri passi di altre lettere scritte da lui, a parlare dell'apparizione del Risorto di cui ha fatto esperienza personale, spiegando che è per essa che si è convertito.

Semplicemente non specifica le esatte modalità di "come" è successo, poi per quanto riguarda il passo di Atti direi che ci può fermare ad un "non liquet", ovvero storicamente non ci si può esprimere in maniera conclusiva nè in senso positivo nè negativo.

Tuttavia ho già parlato di quel passo, e la tecnica del narratore mi fa propendere di più verso la storicità, perché se fosse stato un passo redazionale non ci sarebbe stato motivo (sempre tenendo presente che Atti è comunque documento agiografico, con molto di storico, come i Vangeli, ma agiografico e "di parte") di scrivere che Gesù era apparso solo a Paolo e che gli uomini che erano con lui ne "sentivano la voce".

Narrativamente sarebbe stato molto più efficace scrivere che anche quegli uomini videro il Cristo, e non a caso testi come il Vangelo di Pietro ( a parte per il racconto della Passione -che POTREBBE contenere uno degli strati più antichi) sono tanto fantasiosi quanto "eclatanti" nel narrare le esperienze di Resurrezione, dimostrando, lì si, un grande lavoro di fantasia.

Pertanto ribadisco: a livello puramente storico sul passo di Atti direi che ci fermiamo al "non liquet", ma analizzando più a fondo risulta poco compatibile con la penna di un agiografo interessato.

Edited by Maranathà - 1/3/2016, 06:34
 
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Maranathà
view post Posted on 1/3/2016, 07:59     +3   +1   -1




[...] Edit Teo

Tornando in topic, sempre parlando del sepolcro, voglio fare qualche altra considerazione (naturalmente se dirò qualcosa di sbagliato correggetemi): Giovanni ci presenta nel cap.20 le tre diverse reazioni di fronte alla tomba vuota di Maria Maddalena, di Pietro e dell' "altro discepolo", il "Discepolo amato".

Giunta al sepolcro, Maria vede ("blépei") la pietra tolta, ribaltata via. Il suo vedere è espresso con "blépo", un verbo greco che indica il vedere fisico, il semplice scorgere con gli occhi, la percezione materiale. Da questa percezione deriva alla donna una conclusione puramente umana: il cadavere non c'è più, quindi è stato rubato, portato via. Di qui il suo dolore, anzi la sua angoscia, perché le è stata sottratta - forse per sempre - l'unica reliquia che le era rimasta del suo amato Maestro.

Ella avverte di ciò i due maggiori esponenti della comunità cristiana primitiva e anch'essi vanno subito, e di corsa, al sepolcro. Pietro, cui Giovanni ha dato la precedenza, entra nella tomba e "osserva" tele e sudario piegati accuratamente. Questa volta il verbo greco è "theoréin", che dice più del semplice vedere fisico: significa infatti "scrutare attentamente" ed implica uno sguardo attento, riflessivo, interrogante. Infatti dal passo parallelo di Luca (c.24, a.12 b) veniamo a sapere che Pietro era "pieno di stupore" per l'accaduto.

Infine anche il terzo personaggio emblematico del racconto, "l'altro discepolo", entra nel sepolcro e di lui l'autore dice che "vide e credette". Questa volta il verbo greco tradotto con "vide" è "éiden", il perfetto di "horào", che significa guardare, percepire, prendere conoscenza; nel linguaggio biblico del N.T. il verbo indica anche la visione spirituale. Siamo cioè a un terzo gradino di profondità rispetto agli altri due verbi esaminati.
Che cosa vide e che cosa credette Giovanni?

Io ho trovato estremamente esaustiva la proposta di traduzione fatta dal sacerdote biblista Don Antonio Persili , il quale ha dedicato interi decenni a Giov.20,3-8.
Sulla base di una ben documentata analisi filologica, egli propone una traduzione dei vv.6-7 diversa da quella ufficiale e cioè:
NON "[Pietro] osservò i teli posati là, 7e il sudario - che era stato sul suo capo - non posato là con teli, ma avvolto in un luogo a parte" MA BENSÌ UN'ALTRA TRADUZIONE , ovvero "[Pietro] contempla le fasce distese e ( 7) il sudario, che era sul capo di lui, non disteso con le fasce, ma al contrario avvolto in una posizione unica"

Che cosa si evince da questa traduzione?

Anzitutto le fasce, cioè le strisce di tela che avvolgevano il lenzuolo funerario (o sindone), se prima erano rialzate (perché all'interno c'era il corpo), ora sono "abbassate", "distese"; cioè intatte, non manomesse, non disciolte. "Esse -afferma Persili - costituiscono la prima traccia della Resurrezione: era infatti assolutamente impossibile che il corpo di Gesù fosse uscito dalle fasce, semplicemente rianimato, o che fosse stato asportato, sia da amici che da nemici, senza svolgere quelle fasce o, comunque, senza manometterle in qualche maniera" (da "Sulle tracce del Cristo Risorto").

Ma soprattutto risulta interessante il particolare del sudario (cui Giovanni dedica un intero versetto, il 7), che, secondo la traduzione proposta, si trova non separato dalle bende, bensì sopra le bende, nel punto in cui stava la testa del cadavere, "avvolto in una posizione unica"; infatti "unica", cioè singolare, eccezionale, irripetibile, appare la posizione di tale sudario agli occhi di Pietro e Giovanni, perché è una sfida alla forza di gravità! Come poteva un telo rimanere "rialzato" ed "avvolto" senza nulla dentro? L'unica spiegazione plausibile è che il sudario fosse rimasto per così dire "inamidato" per l'essiccarsi (immediato) dei profumi liquidi abbondantemente versati su di esso al momento della sepoltura: era un involucro "imbalsamato", che conservava ancora la forma di ciò che aveva contenuto fino a qualche ora prima, come se il corpo l'avesse misteriosamente attraversato senza scomporlo. Del resto Gesù risorto non sarebbe apparso all'improvviso nel cenacolo, a porte chiuse?

Per maggiori informazioni andate qui www.gesustorico.it/htm/vangeli/cosavidegiovanni.asp e, naturalmente, se ho detto qualcosa di sbagliato o di opinabile me lo si faccia notare. :)

Edited by Teodoro Studita - 3/3/2016, 14:47
 
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view post Posted on 1/3/2016, 12:07     -1   +1   -1
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Continuo a vedere un problema di metodo. I vangeli nella forma a noi nota,
sono già l' elaborazione dottrinale della storia di Yoshua bar Joseph
(o come si scrive), IMHO. L'analisi fatta da Maracaná è del tutto arbitraria,
perché, sempre IMHO, non si può tentare una ricostruzione storica su basi dottrinali.
È, e rimane, catechismo, non storia.


Sempre vostro.
bpbpba
 
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Maranathà
view post Posted on 1/3/2016, 15:28     +4   +1   -1




CITAZIONE (Simone Emili @ 1/3/2016, 14:35) 
CITAZIONE (Maranathà @ 1/3/2016, 07:59) 
Che cosa vide e che cosa credette Giovanni?
Io ho trovato estremamente esaustiva la proposta di traduzione fatta dal sacerdote biblista Don Antonio Persili , il quale ha dedicato interi decenni a Giov.20,3-8. Sulla base di una ben documentata analisi filologica, egli propone una traduzione dei vv.6-7 diversa da quella ufficiale e cioè: NON "[Pietro] osservò i teli posati là, 7e il sudario - che era stato sul suo capo - non posato là con teli, ma avvolto in un luogo a parte" MA BENSÌ UN'ALTRA TRADUZIONE , ovvero "[Pietro] contempla le fasce distese e ( 7) il sudario, che era sul capo di lui, non disteso con le fasce, ma al contrario avvolto in una posizione unica" Che cosa si evince da questa traduzione? Anzitutto le fasce, cioè le strisce di tela che avvolgevano il lenzuolo funerario (o sindone), se prima erano rialzate (perché all'interno c'era il corpo), ora sono "abbassate", "distese"; cioè intatte, non manomesse, non disciolte. "Esse -afferma Persili - costituiscono la prima traccia della Resurrezione: era infatti assolutamente impossibile che il corpo di Gesù fosse uscito dalle fasce, semplicemente rianimato, o che fosse stato asportato, sia da amici che da nemici, senza svolgere quelle fasce o, comunque, senza manometterle in qualche maniera" (da "Sulle tracce del Cristo Risorto"). Ma soprattutto risulta interessante il particolare del sudario (cui Giovanni dedica un intero versetto, il 7), che, secondo la traduzione proposta, si trova non separato dalle bende, bensì sopra le bende, nel punto in cui stava la testa del cadavere, "avvolto in una posizione unica"; infatti "unica", cioè singolare, eccezionale, irripetibile, appare la posizione di tale sudario agli occhi di Pietro e Giovanni, perché è una sfida alla forza di gravità! Come poteva un telo rimanere "rialzato" ed "avvolto" senza nulla dentro? L'unica spiegazione plausibile è che il sudario fosse rimasto per così dire "inamidato" per l'essiccarsi (immediato) dei profumi liquidi abbondantemente versati su di esso al momento della sepoltura: era un involucro "imbalsamato", che conservava ancora la forma di ciò che aveva contenuto fino a qualche ora prima, come se il corpo l'avesse misteriosamente attraversato senza scomporlo. Del resto Gesù risorto non sarebbe apparso all'improvviso nel cenacolo, a porte chiuse?

Storicamente il dettaglio del sudario come viene tradotto o interpretato? Cosa dicono le interpretazioni patristiche di questo brano (soprattutto quelle dei Padri di lingua greca)?

La spiegazione più conosciuta, fin dall'età patristica, se non erro (e naturalmente se sbaglio qualcuno mi corregga) è che la presenza dei lini nel sepolcro faceva escludere il trafugamento del corpo (perchè un ladro non si sarebbe attardato a svolgere fasce e sudario) attestando quindi l'avvenuta Resurrezione: è la spiegazione, tra gli altri, di S.Giovanni Crisostomo.

Poi ci fu Sant'Agostino che non rimase convinto da questa soluzione e diede al "vide e credette" un oggetto diverso: l'apostolo non credette alla Resurrezione ma alle parole della Maddalena e cioè che davvero il corpo di Gesù era stato tolto dal sepolcro.

La spiegazione di Sant'Agostino è quella rimasta "mainstream" nell'occidente cristiano fino al '900, anche perché i Padri e gli scrittori latini non conoscevano il greco, oltre ad essere, la traduzione, errata, e per questa ragione Padri e gli scrittori latini, in genere, non diedero tale importanza alla posizione dei lini.
Tuttavia ritengo che la questione, qui, sia prima ancora che riguardante problemi di traduzione, problematica a livello proprio concettuale.

Il problema infatti non nasce dalle traduzioni latine dell'occidente medioevale ma dall'interpretazione del testo greco fatta anche da autori che conoscevano perfettamente il greco -peraltro eccelsi- come il già citato S.Giovanni Crisostomo, secondo il quale, come si è detto, un ladro non si sarebbe attardato a ripiegare il sudario in un luogo a parte ma avrebbe trafugato il cadavere con i suoi lini.

Il punto è che l'evangelista non usa il verbo "ripiegare" né in relazione alle fasce né in relazione al sudario.


In particolare, per definire la posizione del sudario usa il participio perfetto entetuligménon, da "entulìsso", corrispondente ai verbi italiani "avvolgo, involgo, ravvolgo", mai a "ripiegare".

Di più, l'uso del perfetto indica una continuità "perfetta" tra il prima e il dopo: "avvolto, come era stato avvolto".

Questo il significato letterale.

Ma che senso può avere "avvolto come era stato avvolto"?

I traduttori e gli esegeti di solito risolvono la difficoltà asserendo che tale vocabolo deve tradursi come - o essere l'equivalente di - "ripiegare", pur riconoscendo che esso non ha tal senso.

In realtà questa costante forzatura è l'effetto di un pregiudizio di ordine naturalistico, per almeno due motivi:

da un lato, nonostante gli sforzi degli esegeti, i lini ripiegati - o, addirittura, per terra - non possono costituire un segno inequivocabile per l'atto di fede dell'evangelista; dall'altro non rendono effettivamente conto del tipo di sepoltura descritto nel Vangelo: liberarsi manualmente dall'intrico di tele sepolcrali, un intrico reso ermetico dalle cento libbre di unguenti versati sulla salma, ammesso che sia possibile, costituirebbe un exploit muscolare più degno delle fatiche di Ercole che di Cristo Risorto. E d'altro canto, se fosse stato trafugato, non ci sarebbe stata quella continuità perfetta tra il prima e il dopo che ho evidenziato sopra, quando scrivevo " In particolare, per definire la posizione del sudario usa il participio perfetto entetuligménon, da "entulìsso", corrispondente ai verbi italiani "avvolgo, involgo, ravvolgo", mai a "ripiegare".Di più, l'uso del perfetto indica una continuità "perfetta" tra il prima e il dopo: avvolto, come era stato avvolto".

Come ovviare a questa difficoltà: S.Agostino, come detto, spostò l'oggetto del "vide e credette" dell'apostolo dalla posizione dei lini alla testimonianza della Maddalena ma il suo tentativo svuotava il rilievo dato dal quarto Vangelo alla visita del sepolcro ed è stato scartato da quasi tutti gli esegeti del novecento, e Persili, dopo una ricostruzione particolarmente accurata della sepoltura di Gesù, ha dato una spiegazione al perchè della differente posizione del sudario rispetto ai lini e l'ha fatto mettendo in relazione gli unguenti portati da Nicodemo con le tracce nel sepolcro descritte dall'evangelista.
Il sudario è rimasto nella posizione di avvolgimento iniziale, senza appiattirsi - come i lini - seguendo la forza di gravità a causa, secondo Persili, della forza d'inerzia: al momento della Resurrezione gli aromi si sarebbero volatilizzati, lasciando il fazzoletto come inamidato, come se avvolgesse ancora il capo di Gesù. Come se, in pratica, il corpo che doveva avvolgere si fosse smaterializzato.

A tutto questo aggiungo che quella testimonianza oculare è secondo me radicalmente incompatibile con l'immaginazione. Se, infatti, il resoconto del quarto evangelista fosse falso, l'autore avrebbe avuto cura di evidenziare l'oggetto dell'inganno invece di renderlo praticamente impenetrabile anche agli esegeti "amici".

Il quarto Vangelo infatti è scritto "affinché voi crediate", presenta una cristologia esplicita nelle parole di Gesù molto diversa da quella dei Sinottici, ed è quindi del tutto improbabile che una tale testimonianza possa essere inventata di sana pianta, perché non pare proprio che risponda alle esigenze teologiche Giovanee.

Anche qui, c'è da capire, senza pregiudizi aprioristici nè naturalistici (visto che, come dimostrato, non è affatto semplice liquidare il brano in tal senso, con buona pace di tutti) nè miracolistici. :)

Ti consiglio comunque, per farti un quadro più chiaro della questione, di leggere qui www.gesustorico.it/htm/vangeli/cosavidegiovanni.asp

Edited by Maranathà - 1/3/2016, 15:36
 
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view post Posted on 2/3/2016, 14:03     +1   -1
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CITAZIONE (bpbpba @ 1/3/2016, 12:07) 
Continuo a vedere un problema di metodo. I vangeli nella forma a noi nota,
sono già l' elaborazione dottrinale della storia di Yoshua bar Joseph
(o come si scrive), IMHO. L'analisi fatta da Maracaná è del tutto arbitraria,
perché, sempre IMHO, non si può tentare una ricostruzione storica su basi dottrinali.
È, e rimane, catechismo, non storia.


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Corretto.

CITAZIONE (Maranathà @ 1/3/2016, 12:49) 
Certo, ma non mi risulta che quel passo (sul quale Persili ha lavorato per decenni)

Persili? Davvero? E dove lo collochiamo, tra Meier e Dunn? Dopo Ehrman ma prima di Hurtado? Oppure lo lasciamo direttamente fuori graduatoria, tra coloro che non hanno pubblicazioni scientifiche?

Ciao,
Talità
 
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view post Posted on 3/3/2016, 14:55     -1   +1   -1
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Il thread è stato per la terza (e ultima) volta ripulito dall'abbondante spazzatura.
Questa perdita di tempo e di pazienza ha anche causato il ban dell'utente Maranathà.
A tutti ricordiamo che questo è un forum di studi che abbraccia il metodo storico critico. Non sono tollerati atteggiamenti confessionali, proselitistici, catechetici o più banalmente qualsiasi altro che non sia basato sulle fonti storiche.
Anche nei post residui si potrà notare come tutti i riferimenti alle fonti non siano mai stati corredati dalle coordinate bibliografiche, rendendo tali citazioni completamente inutili.
Per le discussioni di carattere amatoriale ci sono tanti altri forum e, ora, anche facebook. Per chi rimane, è richiesto il rispetto della policy del forum chiaramente espressa nel Regolamento.
Thread definitivamente chiuso.
 
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