Studi sul Cristianesimo Primitivo

L'epigrafe di Santeramo

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view post Posted on 12/2/2016, 17:04     +1   -1
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Mi chiedono di decifrare questa epigrafe, pensando che sia greca.
A me pare una latina tardo-gotica. La seconda riga (dove sembra leggersi la data 1486 15 gennaio) confermerebbe questa sensazione.
Qualcuno vuole cimentarsi?

Epigrafe Santeramo

Edited by Teodoro Studita - 12/2/2016, 17:19
 
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Diatessaron
view post Posted on 13/2/2016, 11:39     +1   -1




l'ipotesi che sia greca mi sembra certamente da escludere; la grafia è molto rozza e sinceramente la prima e terza riga sono indecifrabili, ma sulla seconda confermerei senz'altro la tua opinione: dovrebbe essere A.D. MCCCCLXXXVI, seguito da un DIE (?)....
Sembra un alfabeto onciale, il che confermerebbe la datazione della scritta

Facendo una ricerca (sul sito biografiaonline.it) ho scoperto che il 15/01/1486 era domenica, per cui forse la prima parola della terza riga è DOMINICA
 
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view post Posted on 14/2/2016, 00:27     +1   -1
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Allora metto insieme le osservazioni di chi ho consultato finora, più le mie.
Il risultato (alquanto provvisorio) è:

hac vi r(everend)i d(omin)i ab(atis)
a(nno) D(omini) mcccclxxxvi die xv ianua(r)ii
[…s…c…] Nic(holaus) d(ominus) Ang(i)lb(ert)us fidel(is)
 
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Saulnier
view post Posted on 14/2/2016, 09:54     +1   -1




CITAZIONE (Teodoro Studita @ 14/2/2016, 00:27) 
hac vi r(everend)i d(omin)i ab(atis)

La seconda parola della prima riga dovrebbe essere "viri" - notare il ricciolo abbreviativo sopra la i - si tratta di una abbreviazione comune, censita anche dal Cappelli (p. 389) o in alternativa "vicarii". Stando cosi' le cose e tenendo anche conto del senso generale, mi lascia perplesso la prima parola ("hac") anche perche' le altre "a" dell'epigrafe hanno una forma molto diversa.
 
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Saulnier
view post Posted on 14/2/2016, 16:02     +1   -1




Bisognerebbe saperne qualcosa in piu' anche sul contesto. Se si tratta di un'iscrizione funeraria in ambiente bilingue, potrebbe trattarsi di un'abbreviazione: h(ic) l(inquitur) c(ineres)
 
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view post Posted on 14/2/2016, 17:05     +1   -1
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CITAZIONE (Saulnier @ 14/2/2016, 09:54) 
La seconda parola della prima riga dovrebbe essere "viri" - notare il ricciolo abbreviativo sopra la i - si tratta di una abbreviazione comune, censita anche dal Cappelli (p. 389) o in alternativa "vicarii". Stando cosi' le cose e tenendo anche conto del senso generale, mi lascia perplesso la prima parola ("hac") anche perche' le altre "a" dell'epigrafe hanno una forma molto diversa.

Sì, abbiamo notato anche noi il problema delle A diverse. C'è anche da dire che pure quella di A(nno) è diversa dalle altre, sicché...
Inoltre il senso: hac vi più un genitivo della persona ci può stare, ammettendo che "vis" sia una consuetudine locale per dire "atto con forza legale", o qualcosa del genere, viceversa "hac viri" ci lascia un po' appesi. È ovvio però che siamo nel campo delle ipotesi, e io non sono affatto né un paleografo latino né tantomeno un epigrafista (anche se il Cappelli ce l'ho anch'io ^_^ ).

CITAZIONE
Bisognerebbe saperne qualcosa in piu' anche sul contesto. Se si tratta di un'iscrizione funeraria in ambiente bilingue, potrebbe trattarsi di un'abbreviazione: h(ic) l(inquitur) c(ineres)

Il contesto potrebbe essere bilingue. Alla fine del XV secolo in quella zona ancora si parlava un po' di greco. Quanto al funerario, non si sa: l'epigrafe è stata trovata per caso murata in una cantina in ristrutturazione, come puoi leggere qui.
 
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Diatessaron
view post Posted on 14/2/2016, 17:09     +1   -1




CITAZIONE (Saulnier @ 14/2/2016, 16:02)
Bisognerebbe saperne qualcosa in piu' anche sul contesto. Se si tratta di un'iscrizione funeraria in ambiente bilingue, potrebbe trattarsi di un'abbreviazione: h(ic) l(inquitur) c(ineres)

è stata trovata incisa su un blocco di pietra in corrispondenza della volta di un passaggio, sopra l'architrave, all’interno di un’abitazione in restauro: una localizzazione alquanto bizzarra...
 
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view post Posted on 19/9/2016, 16:33     +1   -1

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Saluto tutti, sono l'autore della scoperta dell'epigrafe.
Rispondo alle vostre richieste.
contesto
- E' certo che l'architrave/epigrafe, fu riutilizzato in corrispondenza del passaggio (aspetto tecnico confermato dagli ingegneri);
- l'architrave poggiava in riuso su di un'antica cinta muraria (formata da grossi blocchi squadrati), è ipotizzabile la prima cinta muraria preromana;
- adiacente è presente una semi-torre d'incerta origine (peuceta??);
- adiacente è presente una chiesa del XV e una bizantina.

Riguardo all'interpretazione, penso la più attendibile, riporto quella di un altro studioso.
1.Prima riga: caratteri misti. La prima lettera (b) è in semi-onciale. La seconda parrebbe una A, però in carattere capitale rustico, quindi senza la barretta. Contrasta con tutte le altre A, che hanno la barretta e pure il tratto sopra. La quarta lettera è una D pure in capitale rustico. Da notare la differenza fra questa e la seconda della riga successiva che è in onciale. La i successiva porta sopra il segno (grado o cerchietto) dell’abbreviazione. La R è ancora in capitale rustico, con doppio segno di abbreviazione (trattino sulla R ed apostrofo dopo la lettera). Segue una d in semi-onciale, anch’essa caratterizzata dall’apostrofo segno di abbreviazione. Segue una A in capitale rustico (ma stavolta con il ‘cappello’ ) e poi un’altra b in semi-onciale. Non mi quadra che per una stessa lettera (d) si usino sia il capitale rustico che il semi-onciale.
2.Seconda riga, totalmente in onciale. Ma vi sono interruzioni di parola, quindi si tratta di onciale tardo (dopo lo VIII secolo). Il grado sopra alcune lettere è segno di abbreviazione.
3.Terza riga. Qui si ripresenta il problema del d. Viene addirittura rappresentato con tre caratteri differenti. La seconda lettera è una d in onciale (con segno di abbreviazione), mentre la terza lettera pare essere una d in capitale rustico (confronta la quarta della prima riga). La terz’ultima lettera che pare essere identica alla terz’ultima della prima riga, pare scritta in semi-onciale.
Conclude con il dire:
Come si può vedere si tratta solo di una sgrossatura preliminare, senza alcun tentativo interpretativo. Ma dal mischiume dei segni grafici, senza entrare nel merito testuale, si può ragionevolmente ipotizzare:
4.E’ possibile che l’iscrizione sia stata rimaneggiata, sia da mani diverse che in tempi successivi.
5.E’ possibile che le righe dispari siano di una mano, mentre la riga pari sia di un’altra.
6.E’ quasi certo che l’epigrafe debba considerarsi posteriore allo VIII secolo.



Quindi, siamo ancora in alto mare.
Riguardo al "greco" beh!, c'è qualcosa, almeno nel "bilingue" di qualcuno che l'ha ipotizzato.
 
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view post Posted on 20/9/2016, 10:14     +1   -1
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CITAZIONE (Lupatia @ 19/9/2016, 17:33) 
Riguardo all'interpretazione, penso la più attendibile, riporto quella di un altro studioso.
1.Prima riga: caratteri misti. La prima lettera (b) è in semi-onciale. La seconda parrebbe una A, però in carattere capitale rustico, quindi senza la barretta. Contrasta con tutte le altre A, che hanno la barretta e pure il tratto sopra. La quarta lettera è una D pure in capitale rustico. Da notare la differenza fra questa e la seconda della riga successiva che è in onciale. La i successiva porta sopra il segno (grado o cerchietto) dell’abbreviazione. La R è ancora in capitale rustico, con doppio segno di abbreviazione (trattino sulla R ed apostrofo dopo la lettera). Segue una d in semi-onciale, anch’essa caratterizzata dall’apostrofo segno di abbreviazione. Segue una A in capitale rustico (ma stavolta con il ‘cappello’ ) e poi un’altra b in semi-onciale. Non mi quadra che per una stessa lettera (d) si usino sia il capitale rustico che il semi-onciale.
2.Seconda riga, totalmente in onciale. Ma vi sono interruzioni di parola, quindi si tratta di onciale tardo (dopo lo VIII secolo). Il grado sopra alcune lettere è segno di abbreviazione.
3.Terza riga. Qui si ripresenta il problema del d. Viene addirittura rappresentato con tre caratteri differenti. La seconda lettera è una d in onciale (con segno di abbreviazione), mentre la terza lettera pare essere una d in capitale rustico (confronta la quarta della prima riga). La terz’ultima lettera che pare essere identica alla terz’ultima della prima riga, pare scritta in semi-onciale.
Conclude con il dire:
Come si può vedere si tratta solo di una sgrossatura preliminare, senza alcun tentativo interpretativo. Ma dal mischiume dei segni grafici, senza entrare nel merito testuale, si può ragionevolmente ipotizzare:
4.E’ possibile che l’iscrizione sia stata rimaneggiata, sia da mani diverse che in tempi successivi.
5.E’ possibile che le righe dispari siano di una mano, mentre la riga pari sia di un’altra.
6.E’ quasi certo che l’epigrafe debba considerarsi posteriore allo VIII secolo.



Quindi, siamo ancora in alto mare.
Riguardo al "greco" beh!, c'è qualcosa, almeno nel "bilingue" di qualcuno che l'ha ipotizzato.

Ciao Lupatia,
La descrizione non mi convince affatto, perché non vedo alcuna ragione per cui un'epigrafe dovrebbe essere composta con grafemi in stili differenti, oppure sia parzialmente riutilizzata. O meglio, ci può stare che sia riutilizzata ma per affermarlo prima bisogna capire
cosa dica! Ho invece la sensazione che vi vogliate trovare per forza qualcosa di greco... che non c'è :)
Quindi non vedo in cosa questa interpretazione fantasiosa sarebbe più attendibile, a parte il fatto di appagare questo anelito al greco.
 
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view post Posted on 20/9/2016, 11:13     +1   -1

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Ciao Teodoro Studita,

absit iniuria verbo

‘’E' sempre possibile, in linea teorica, che una data attestata sia stata aggiunta dopo, dal momento che le forme grafiche sono piuttosto rozze è piuttosto difficile proporre altre datazioni basandosi solo sullo stile della scrittura. Per cui, in mancanza di meglio, è necessario restare nell'ambito della data’’ (paleografo Prof Fabio Troncarelli)

per cui, lo scopo è appunto capirci qualcosa, diversamente dobbiamo accettare tutte le ipotesi (rimaneggiata o non), sebbene le lettere siano piuttosto rozzamente incise (sembrerebbero quasi una 'imitazione' - o, se vogliamo, un'applicazione maldestra - delle scritture epigrafiche in uso a quel tempo). Indubbiamente si tratta di una iscrizione interessante, meritevole di attenzione.

Riguardo al "greco", mi sono rifatto alla tua: Il contesto potrebbe essere bilingue. Alla fine del XV secolo in quella zona ancora si parlava un po' di greco,
per cui se si parlava, è ipotizzabile che qualcuno utilizzasse anche la scrittura (parziale e non).

Riguardo all'interpretazione fantasiosa, lo studioso ha voluto solamente analizzare lettere per lettera in rapporto ai vari periodi storici (a partire dal VIII), concludendo con 3 ipotesi.
 
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view post Posted on 20/9/2016, 13:22     +1   -1
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CITAZIONE (Lupatia @ 20/9/2016, 12:13) 
‘’E' sempre possibile, in linea teorica, che una data attestata sia stata aggiunta dopo, dal momento che le forme grafiche sono piuttosto rozze è piuttosto difficile proporre altre datazioni basandosi solo sullo stile della scrittura. Per cui, in mancanza di meglio, è necessario restare nell'ambito della data’’ (paleografo Prof Fabio Troncarelli)

Eh ma qua Troncarelli dice proprio ciò che ho detto io: una cosa latina tardo-gotica.

CITAZIONE
Riguardo al "greco", mi sono rifatto alla tua: Il contesto potrebbe essere bilingue. Alla fine del XV secolo in quella zona ancora si parlava un po' di greco, per cui se si parlava, è ipotizzabile che qualcuno utilizzasse anche la scrittura (parziale e non).

Il contesto poteva esserlo, ma non per questo deve esserlo l'epigrafe!

CITAZIONE
Riguardo all'interpretazione fantasiosa, lo studioso ha voluto solamente analizzare lettere per lettera in rapporto ai vari periodi storici (a partire dal VIII), concludendo con 3 ipotesi.

Ma questa descrizione l'ha fatta Troncarelli??
 
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view post Posted on 20/9/2016, 13:35     +1   -1

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CITAZIONE (Teodoro Studita @ 20/9/2016, 14:22) 
CITAZIONE (Lupatia @ 20/9/2016, 12:13) 
‘’E' sempre possibile, in linea teorica, che una data attestata sia stata aggiunta dopo, dal momento che le forme grafiche sono piuttosto rozze è piuttosto difficile proporre altre datazioni basandosi solo sullo stile della scrittura. Per cui, in mancanza di meglio, è necessario restare nell'ambito della data’’ (paleografo Prof Fabio Troncarelli)

Eh ma qua Troncarelli dice proprio ciò che ho detto io: una cosa latina tardo-gotica.

ma dice anche che "E' sempre possibile........una data attestata sia stata aggiunta dopo", quindi ritorniamo all'ipotesi teorica e non di "rimaneggiata".

CITAZIONE
Riguardo al "greco", mi sono rifatto alla tua: Il contesto potrebbe essere bilingue. Alla fine del XV secolo in quella zona ancora si parlava un po' di greco, per cui se si parlava, è ipotizzabile che qualcuno utilizzasse anche la scrittura (parziale e non).

Il contesto poteva esserlo, ma non per questo deve esserlo l'epigrafe!
Non comprendo! Come il contesto si, l'epigrafe no! Da che mondo e mondo il contesto segue di pari passo l'espressione artistica!! (in questo caso la scrittura), come dire "Cezanne (pittore) non dipinge come un impressionista (contesto del SUO tempo)

CITAZIONE
Riguardo all'interpretazione fantasiosa, lo studioso ha voluto solamente analizzare lettere per lettera in rapporto ai vari periodi storici (a partire dal VIII), concludendo con 3 ipotesi.

Ma questa descrizione l'ha fatta Troncarelli??

No!!Cmbia qualcosa nel giudicare??
 
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view post Posted on 21/9/2016, 13:31     +1   -1
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CITAZIONE (Lupatia @ 20/9/2016, 14:35) 
No!!Cmbia qualcosa nel giudicare??

Ah ecco. Che d'accordo che non mi pare faccia più il paleografo in pianta stabile ma quell'analisi era proprio... rustica ^_^
 
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view post Posted on 21/9/2016, 14:09     +1   -1

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Ciao Teodoro,

innanzitutto ti posso garantire che lo studioso "anonimo" è un uomo di scienza, per cui non scrive in ......rustico.

poi, torniamo all'epigrafe, riflettendo e facendo delle ricerche, considerando che l'architrave era all'ingresso di un qualcosa, ho cercato di dedurre nella prima frase:

hac via re (per questa via il sovrano/re/il potente/il sommo/il supremo) d'ab (consegnare/ecc)

Cosa pensi??
 
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view post Posted on 21/9/2016, 17:35     +1   -1
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Te l'ho detto cosa penso:

hac vi r(everend)i d(omin)i ab(atis)
a(nno) D(omini) mcccclxxxvi die xv ianua(r)ii
[…s…c…] Nic(holaus) d(ominus) Ang(i)lb(ert)us fidel(is)

Io proverei a fare uno studio prosopografico per vedere se in quel milieu e in quegli anni trovi un Nicola o un Angliberto e uno dei due risulta essere abate di qualcosa.
 
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