Se a nessuno va, inizio io...
Allora, innanzitutto grazie per aver messo il testo e le varianti, sei stato gentilissimo
Parto dalla prima domanda. La Seconda Lettera di Pietro, in 3.16,
sembra annoverare le epistole dell'apostolo Paolo tra le Scritture. Ciò sembrerebbe indicare che il corpus delle Scritture preso in considerazione dall'autore includa alcuni scritti di Paolo. Ora, questo non può tuttavia risolvere le seguenti questioni:
- Quali lettere sono incluse sotto il nome di Paolo? Sono le 7 autentiche? Le 13 canoniche? Sono incluse delle epistole apocrife (forse a noi non giunte)?
- Erano inclusi altri testi, come uno o più vangeli, o cose simili?
- Il canone dell'AT coincideva con qualche canone moderno? Erano inclusi libri come i deuterocanonici? Erano esclusi libri oggi del canone moderno?
E infine sarebbe da chiedersi: l'idea di un "canone" di Scritture era davvero così stabile e determinato/fisso? Purtroppo, 2Pt ci dice troppo poco per rispondere alle nostre domande. Probabilmente, esisteva un certo tipo di canone fatto da AT (quale?) e almeno da alcune lettere di Paolo (quante? Quali?).
Quanto alla seconda domanda, va detto che:
- La parola επιλυσις compare, in tutto il NT, solamente qui, e quindi non possiamo verificare dai passi paralleli un suo determinato uso;
- Etimologicamente, il termine deriva dal verbo λυω, che significa "sciogliere", ed anche "risolvere, spiegare", per estensione. Personalmente, l'unica traduzione che trovo nel dizionario del termine è proprio quella di "interpretazione", e non saprei dire molto di più.
Detto ciò, credo che il senso generale del senso sia che le Scritture non derivano da un'osservazione di alcuni filosofi (sarebbe interessante, in questo senso, vedere se la parola επιλυσις ricorre nel linguaggio filosofico del tempo, ma non posso verificarlo di persona, adesso), ma sono il prodotto di uomini ispirati da Dio.
Cedo il posto a chi vuole...