| E' da tempo che mi domando su quali basi alcuni membri del Sinedrio potessero difendere Gesù considerata le pesanti accuse di bestemmia. Mettersi sullo stesso piano di Dio significava infatti violare forse uno dei più importanti precetti della legge mosaica contenuto in Deuteronomio 6,4-13, che costituiva il fondamento, l'essenza del monoteismo ebraico e che faceva parte della più importante preghiera della liturgia ebraica, recitata, come prescritto, due volte al giorno (Shemà Israel):
«Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore. Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando ti troverai in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte. Quando il Signore, tuo Dio, ti avrà fatto entrare nella terra che ai tuoi padri Abramo, Isacco e Giacobbe aveva giurato di darti, con città grandi e belle che tu non hai edificato, case piene di ogni bene che tu non hai riempito, cisterne scavate ma non da te, vigne e oliveti che tu non hai piantato, quando avrai mangiato e ti sarai saziato, guàrdati dal dimenticare il Signore, che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile. Temerai il Signore, tuo Dio, lo servirai e giurerai per il suo nome».
Rebus sic stantibus, mi domando inoltre se il Sinedrio avesse potuto esprimersi in modo diverso, senza condannarlo a morte. Forse si è già discusso dell'argomento in qualche altra discussione ... in caso affermativo chiedo scusa.
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