Giosia ha scritto
CITAZIONE
a causa della follia di Erode Giuseppe e Maria dovettero fuggire in Egitto... forse perchè in buoni rapporti coi boetusei, con Simone Boeto, deposto da Erode nello stesso periodo.
Ciao Giosia. Erode Ascalonita non era un folle.
L’accusa di essere un tiranno sanguinario gli veniva da quanti tra i suoi compatrioti, lo consideravano un parvenu, un “mezzo giudeo” ed un usurpatore protetto dai Romani.
Ad Erode il Grande si deve la costruzione dell’ultimo Tempio di Gerusalemme, come munificenza regale e non un gesto di devozione.
Era un uomo di grande astuzia politica. Prima stava con Cesare, poi si alleò con i cesaricidi. Quando Marco Antonio vinse gli assassini di Cesare, divenne antoniano. Quando Ottaviano sconfisse Antonio diventò alleato di Augusto. Un po’ volpe, un po’ leone e molto gattopardo: un vero politico.
Il turbamento di Erode Ascalonita, re di Giudea, sarebbe comprensibile se avesse temuto in futuro di essere spodestato dal suo trono da Gesù Cristo. Ma quel sovrano morì 4 anni prima della tradizionale data di nascita di Cristo, ed il territorio del suo regno fu poi diviso fra tre dei suoi figli: ad Erode Archelao fu data la Giudea, ad Erode Antipa la Galilea, ad Erode Filippo altre zone limitrofe.
Nelle mitologie sono numerosi gli esempi di monarchi regnanti che cercano di evitare che si compia la profezia della nascita di un bambino che li detronizzerà: Mosè, Giasone, Nimrod, Sargon, Krishna, ed altri.
“Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s’infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù". (Mt 2, 16). Questo passo del Vangelo ha reso “stragista” re Erode Ascalonita, Ma non ci sono prove contro di lui e solo Matteo lo accusa di essere il mandante di quell’eccidio mai avvenuto. Questo evangelista non tenne in considerazione che la Palestina di quel tempo era parte dell’Impero Romano, ed Erode “il grande” regnò in Giudea come “rex socius et amicus populi romani”. Governava a nome dell’imperatore Cesare Ottaviano Augusto, perciò non aveva il potere o l’autorizzazione per ordinare la strage di piccoli bambini. In teoria, per il misfatto sarebbe stata necessaria anche l’approvazione del Sinedrio che poteva infliggere la pena di morte.
Nei quattro Vangeli canonici contenuti nel Nuovo Testamento, l’episodio della fuga in Egitto della cosiddetta “Santa Famiglia” per evitare l’eccidio è narrato soltanto dall’evangelista Matteo, che isola citazioni, frasi, legami simbolici per convincere che Cristo sia l’atteso messia. Per esempio, dal libro del profeta Osea ha dedotto l’idea per immaginare la fuga in Egitto della sacra famiglia: “Dall’Egitto ho chiamato mio figlio…”(11, 1).
Per quanto riguarda i bambini betlemiti dai due anni in giù che sarebbero stati fatti uccidere da Erode Ascalonita, re della Giudea, per eliminare anche il Bambino Gesù, non esiste alcuna prova della immaginaria strage infantile ideata dall’evangelista Matteo o chi per lui, perché il testo matteiano è un elaborato a più mani ed in tempi diversi, secondo numerosi studiosi.
Per quella inesistente strage forse Matteo si ispirò al libro Giosuè, in cui è scritto che Dio comandò a questo profeta di sterminare tutta la popolazione di Gerico: “Donne, fanciulli e vecchi e buoi, e pecore e asini” (Giosuè 6, 21).
Le imprese del personaggio biblico Giosuè sono narrate nel libro dell’Esodo, ma soprattutto nel libro di Giosuè.
Betlemme in quel tempo era un piccolo villaggio abitato da circa mille persone, e pur comprendendo i dintorni, i bambini “dai due anni in giù” (sono le parole del Vangelo di Matteo) potevano essere circa 50. L’Ascalonita voleva far uccidere solo i bambini maschi, e questi potevano essere una ventina. Ma alcuni esegeti o folli apologeti per malizia o per ignoranza ne ampliarono progressivamente il numero. San Girolamo (347 - 420 circa), teologo e dottore della Chiesa, scrisse che furono uccisi “multa parvulorum millia” (molte migliaia di bambini), poi quantificati in 14 mila dai calendari bizantini, e diventarono 64 mila nella liturgia sira, per arrivare nel martirologio di Usuardo a 144 mila, come il numero degli eletti nell’Apocalisse (7, 4; 14, 1).
Luca nel suo Vangelo afferma che dopo i riti ebraici previsti per la nascita di un bambino maschio, Giuseppe, Maria e il neonato Gesù tornarono a Nazaret, invece Matteo narra che dopo la partenza dei Magi “un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: ‘Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo’.
Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta (Osea).
Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi. Allora si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia…”(Mt 2, 13 – 17)
Nell’esegesi dei testi sacri ebraico-cristiani bisogna aver presente due aspetti, quello storico e quello teologico. L’evangelista Matteo dà l’interpretazione teologica e non storica della “fuga” in Egitto della “Sacra Famiglia” e della cosiddetta “strage degli innocenti”. Infatti la narrazione della nascita di Cristo, il Messia, è modellata su quella della nascita di Mosé; la stella che guida i Magi ( i sapienti) è l’astro regale citato in Giacobbe (Numeri 24, 17); i Magi che offrono i loro doni al Bambino Gesù, venerato come “re dei Giudei”, richiamano alla mente sia gli oracoli messianici citati nel salmo 72 (10-11. 15) sia il pellegrinaggio dei popoli verso la città ideale di Gerusalemme: “tutti costoro verranno da Saba portando oro ed incenso (Is. 60, cfr 49, 23).
Il “furore persecutore” di Erode evoca quello del faraone egiziano che "ordinò" l’uccisione di tutti i bambini ebrei, ma il piccolo Mosé fu salvato.