Studi sul Cristianesimo Primitivo

Magi

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view post Posted on 16/11/2017, 15:53     +1   -1

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si avvicina il tempo di Natale e mi sto interessando a due temi: la regalità dei Magi e i loro nomi.

Ho cercato notizie in Internet e su alcuni libri che ho, compreso “L’infanzia di Gesù”, scritto dal papa emerito Joseph Ratzinger, ma non trovo ciò che desidero. Spero nel vostro aiuto.

Della regalità dei Magi si attribuisce la primazia all’apologeta cristiano Tertulliano. La loro sovranità è indicata in due suoi libri: “Adversus Judaeos” e “Adversus Marcionem”. Non ho questi testi ed in Internet non vengono citati i capitoli, non vengono trascritte le frasi e la numerazione.

Domando al vostro sapere se tale primazia è attendibile e chi di voi ha tali libri se può farmi sapere la fonte, il capitolo, il brano o la frase, compresa la numerazione.

Perché Tertulliano disse che erano re ? Egli considerò profezia messianica un versetto nel salmo 71 (72, 10) ?: “Il re di Tarsis (= Tartessos, in Spagna) e delle isole porteranno offerte, i re degli Arabi e di Saba (= Yemen) offriranno tributi”.

Per quanto riguarda il nome dei Magi, vengono citati per la prima volta (ma non so se è vero), nel “Vangelo degli Ebrei”, scritto nella prima metà del II secolo e giunto a noi in pochi frammenti. Il cardinale Gianfranco Ravasi li cita con questi nomi: Malco, Gaspare e Fadizarda, però non dice il capitolo, non scrive l’intero brano e la numerazione.

Grazie per la vostra collaborazione
 
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view post Posted on 29/11/2017, 17:36     +1   -1

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In questi giorni ho frequentato la Biblioteca Nazionale di Roma ed ho avuto in lettura i testi a me necessari per la ricerca della “verità”.

Ovviamente siete tutti a conoscenza che le fonti inerenti la nascita di Gesù a Betlemme sono soltanto in due dei quattro vangeli canonici del Nuovo Testamento: nei primi due capitoli di Matteo e nei primi due capitoli di Luca, ma le notizie sono poche. In complessivi 180 versetti narrano la nascita di Gesù a Betlemme.

Gli studiosi sono discordi sulla data di elaborazione del testo lucano: oscilla tra gli anni 50 e 90.
Il vangelo di Matteo, invece, potrebbe essere stato scritto dal decennio 60 – 70 alla fine del I secolo.

I testi di questi due evangelisti riguardanti la natività realizzano, secondo l'interpretazione cristiana, due profezie dell'Antico Testamento: la nascita di Gesù a Betlemme (Michea 5, 1) e la nascita di Gesù da una vergine (Isaia 7, 14).

Altre informazioni sulla natività e l’infanzia di Gesù sono in quattro vangeli apocrifi: Protovangelo di Giacomo, Vangelo dello pseudo Tommaso, Vangelo dello pseudo-Matteo, Vangelo arabo dell’infanzia. Questi autori non essendo testimoni della vita di Gesù di Nazaret integrarono in modo fantasioso le narrazioni degli evangelisti Luca e Matteo. Comunque alcune notizie desunte dagli apocrifi servirono per ampliare l’iconografia della natività.

Nel vangelo in lingua greca di Luca c’è la parola "kataluma", questo termine indica il luogo dove Giuseppe e Maria cercarono alloggio, non in una grotta né in una stalla, ma in un "caravanserraglio", luogo di sosta nel passato per i carovanieri in transito.

“Mentre (Giuseppe e Maria) si trovavano in quel luogo (a Betlemme), si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito (in greco “prōtotokos”), lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’albergo” (Lc 2, 6 -7).

Nella lingua greca il termine “phathnȇ” indica la mangiatoia ma indirettamente allude anche alla stalla, perché la mangiatoia per il pasto degli animali è nella stalla. Forse nel caravanserraglio le stanze erano tutte occupate e Maria e Giuseppe li fecero alloggiare in una delle stalle.

La deposizione del neonato Gesù nella mangiatoia evoca la nascita di Mosé, che fu adagiato “nel cestino di vimini” (Es 2, 3). E l’evangelista Luca aveva sicuramente letto il biblico libro dell’Esodo.

Dalla presumibile stalla alla “grotta” ? Nei due citati vangeli canonici, come ho suddetto, non è attestata la grotta. Nell’ambito della letteratura cristiana il primo a citarla è Giustino nel “Dialogo con Trifone”: “A Betlemme, comunque, nacque il bambino. Poiché Giuseppe non sapeva dove alloggiare in quel villaggio, riparò in una grotta nelle vicinanze. E mentre erano là, Maria diede alla luce il Cristo e lo depose in una mangiatoia. Lì giunsero e lo trovarono i Magi venuti dall’Arabia” (78, 5).

E’ superfluo evidenziare la diffusione che ebbe il tema della “grotta”, che peraltro è citata anche nell’apocrifo Protovangelo di Giacomo: “Ma trovò là una grotta e ve la condusse dentro, lasciando presso di lei i suoi figli, ed egli uscì a cercare una levatrice ebrea nel paese di Betlemme” (18, 1).

La presunta “grotta” fu addirittura “localizzata” dalla fervida immaginazione dei fedeli, tanto da divenire venerato luogo della natività e meta di pellegrinaggi fin dal III secolo, come conferma il filosofo cristiano e teologo Origene di Alessandria d’Egitto (185 – 254) nel testo apologetico “Contra Celsum”. Nel Libro primo c'è scritto: ”Riguardo poi al fatto che Gesù è stato generato a Betlemme, se qualcuno vuole essere convinto anche in altro modo, dopo la profezia di Michea ed il racconto riportato nei Vangeli dai discepoli di Gesù, rifletta sul fatto che, conseguentemente al racconto posto nel Vangelo riguardante la sua nascita, si mostra a Betlemme la grotta in cui nacque e la mangiatoia nella grotta in cui fu avvolto in fasce. E ciò che si mostra in quei luoghi è ben noto anche agli estranei alla fede, in quanto veramente in questa grotta è nato quel Gesù adorato e ammirato dai cristiani” (1, 51).

L’imperatore romano Costantino I e la madre Elena sulla grotta fecero costruire una grande basilica cristiana, consacrata il 31 maggio del 339.

A Betlemme la basilica della Natività è attualmente costituita dall’unione di due chiese e da una cripta, “la grotta della Natività”, luogo in cui Gesù sarebbe nato. Nel tempo è stata estesa con la costruzione di nuove cappelle e adiacenti monasteri.



Edited by doxa - 29/11/2017, 18:24
 
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view post Posted on 29/11/2017, 19:53     +1   -1

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Il bue e l’asino:la mangiatoia evoca questi due animali, però nei Vangeli di Luca e Matteo non si parla di loro nel luogo della nascita di Gesù. Allora perché proprio e solo questi due bestie erano presenti ? Esse furono scelte in base a versetti veterotestamentari, uno del profeta Isaia (1, 3) e l’altro del profeta Abacuc (3, 2).

Isaia:Il bue conosce il suo proprietario e l’asino la greppia del suo padrone, ma Israele non conosce, il mio popolo non comprende”(1,3). Questo passo di Isaia non è connesso con la Natività di Gesù, invece la tradizione della Chiesa lo considera una profezia riguardante il Bambino Gesù nella stalla. Isaia lamenta che Israele non riconosce più il suo Dio, mentre persino le bestie riconoscono il loro padrone.

Abacuc:Signore, ho ascoltato il tuo annunzio,
Signore, ho avuto timore della tua opera.
Nel corso degli anni manifestala
falla conoscere nel corso degli anni”
(3, 2).

In questo versetto non si parla di animali, ma nella versione dei Settanta della Bibbia in lingua greca tradotta dall’ebraico da 72 saggi ad Alessandria d’Egitto, il terzo rigo di questo versetto (“Nel corso degli anni manifestala”) fu erroneamente interpretato: “in mezzo ai due animali Tu ti manifesterai”. Tradotta in questo modo la frase fu considerata la conferma della predetta profezia di Isaia sulla presenza del bue e l’asino alla nascita di Cristo.
E’ davvero stupefacente che la leggenda “del bue e dell’asino” vicino la “mangiatoia-culla” del neonato Gesù sia nata da un errore di traduzione.

Nei primi secoli i cristiani fecero prevalente ricorso alla Bibbia dei Settanta per l’evangelizzazione e per lo studio delle profezie, anche se ci sono errori di traduzione per la poca conoscenza della lingua ebraica da parte dei traduttori. Come conseguenza ci furono errate considerazioni da parte dei cristiani. Un esempio: il termine ebraico “almah” (= giovane donna) venne tradotto “vergine”, aprendo in tal modo la strada alla credenza della verginità di Maria prima, durante e dopo il parto.

L’unico testo apocrifo che cita un bue e un asino vicino alla mangiatoia in cui fu sistemato Gesù appena nato è il Vangelo dello pseudo-Matteo: “Il terzo giorno dopo la nascita del Signore, Maria uscì dalla grotta ed entrò in una stalla: mise il bambino nella mangiatoia e il bue e l’asino lo adorarono. Così si adempì ciò che era stato preannunziato dal profeta Isaia, che aveva detto: ‘Il bue ha riconosciuto il suo proprietario e l’asino la greppia del suo padrone’. Infatti questi animali, avendolo in mezzo a loro lo adoravano continuamente. E così si adempì ciò che era stato preannunziato dal profeta Abacuc, che aveva detto: ‘Ti farai conoscere i mezzo a due animali’. In quel luogo Giuseppe e Maria rimasero col bambino per tre giorni” (14, 1).
Perciò fin dalle prime raffigurazioni paleocristiane e negli attuali presepi ci sono il bue e l'asino.

L’autore (o gli autori) del Vangelo dello pseudo-Matteo, scrivendo: “Il terzo giorno dopo la nascita del Signore, Maria uscì dalla grotta ed entrò in una stalla”, ha voluto conciliare la tradizione orientale, che parlava di una grotta, con quella occidentale, che parlava di una stalla, facendo abitare il bambino Gesù tre giorni in un luogo e tre giorni in un altro.

Edited by doxa - 1/12/2017, 22:44
 
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view post Posted on 30/11/2017, 12:33     +1   -1

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Adorazione dei Magi

L'unico Vangelo canonico che parla dei Magi è quello di Matteo, ma non dice quanti erano, non rivela i loro nomi, né da dove provenissero: “Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: ‘Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo’. All'udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: ‘A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:
E tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei davvero l'ultima delle città principali di Giuda:
da te infatti uscirà un capo
che sarà il pastore del mio popolo, Israele’.
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: ‘Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo’.
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese”
(Mt 2, 1 – 12).

“Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono”
(Mt 2, 11). In questo versetto Matteo indica una casa e non una stalla o una grotta. Nella frase colpisce anche l’assenza di Giuseppe. C’è solo il Bambino e la madre durante la prosternazione (proskynesis) dei Magi davanti al Figlio di Dio.

Con i regali offerti dai Magi al Bambino, l’evangelista Matteo fa realizzare la profezia di Isaia (vissuto otto secoli prima): “Uno stuolo di cammelli ti invaderà, /dromedari di Madian e di Efa, / tutti verranno da Saba, portando oro e incenso / e proclamando le glorie del Signore” (Is 60, 6).

Alcuni storici del cristianesimo e biblisti cristiani interpretano questo racconto evangelico come un espediente letterario-propagandistico. “Matteo” (o chi per lui) lo scrisse quando la nuova religione cristiana si stava diffondendo fuori dalla Palestina per dimostrare che Cristo è il Salvatore annunciato dalle profezie per Ebrei e non Ebrei.

Chi erano i Magi ?

Il racconto evangelico matteiano non lo dice.

Lo storico greco Erodoto (484 a.C. – 430 a.C. circa) scrisse che i Magi (“magoi” in lingua greca) erano componenti di un’antica casta sacerdotale della religione zoroastriana, ma anche una delle sei tribù del popolo dei Medi che vivevano nell’attuale Kurdistan (1, 101).

Lo Zoroastrismo (definito anche Mazdeismo) è la religione basata sugli insegnamenti del profeta Zarathuštra (o Zoroastro).
Tra il VI sec. a.C. e il X sec. d.C. fu la religione più diffusa nell’Asia centrale.

Zoroastro elaborò anche il mito del salvatore che sarebbe apparso alla fine dei tempi per restaurare il regno di Mazda.


I Magi erano dei sapienti, esperti di astronomia e di astrologia. Nell’Antico Testamento, in più parti, si accenna a loro: per esempio, in alcuni Salmi nel Libro di Geremia (39,3 e 39,13); il Libro di Daniele parla spesso di "magi" babilonesi (1, 20; 2, 2.10.26; 4, 6: in quest'ultimo passo si parla di un Baltazzar "principe dei magi"). Effettivamente Babilonia aveva il primato nell'antico Vicino Oriente riguardo agli studi astronomici e astrologici. Là, anche ai tempi di Gesù, era presente una nutrita colonia giudaica che forse aveva trasmesso la sua attesa messianica anche ai "magi" babilonesi. Nella Bibbia, però, "i figli d'Oriente" sono molto spesso gli Arabi del deserto (Arabia e Siria) o i Nabatei, le cui carovane commerciavano in incenso e oro e le cui relazioni con Israele risalivano all'epoca di Salomone.

I Magi non erano re.

Fu l’apologeta cristiano Tertulliano (155 circa – 230 circa) ad affermare per primo la regalità dei Magi, scritta nel capitolo IX del suo libro titolato “Adversus Judaeos” (Contro i Giudei): “I re di Arabia e Saba gli offriranno doni. Giacché l’Oriente considerò i Magi come dei re…” (“Magos reges fere habuit Oriens”) (9, 12).

Alcuni studiosi pensano cheTertulliano riprese da Giustino l’indicazione dell’Arabia come provenienza dei Magi.

Ancora Tertulliano, nella confutazione delle tesi dell’eretico Marcione (“Adversus Marcionem”) scrive nel terzo libro: “Circa quel dono di oro, anche David dice: ‘Gli sarà dato dell’oro dell’Arabia’, e ancora: ‘i re di Arabia e di Saba gli offriranno dei doni. Giacché l’Oriente di solito considerava i Magi come dei re’.” (13, 8) Come si vede Tertulliano ripete la frase già usata in precedenza nella confutazione contro i Giudei.

Perché Tertulliano disse che erano re ? Considerò profezia messianica un versetto nel salmo 71 (72, 10):

“I re di Tarsis e delle isole portino tributi;
i re di Saba e di Seba offrano doni.

Tutti i re si prostrino a lui,
lo servano tutte le genti”.


Alcuni studiosi identificano Tarsis con l’attuale Tartessos, in Spagna. Saba, con l’antico regno di Saba, attuale Yemen. Seba con la penisola arabica.

Tertulliano ebbe presente anche il libro del profeta Isaia:

“Cammineranno i popoli alla tua luce,
i re allo splendore del tuo sorgere.
(…)
Uno stuolo di cammelli ti invaderà,
dromedari di Madian e di Efa,
tutti verranno da Saba, portando oro e incenso (…)
(Is. 60, 3.6)

Nel VI secolo il monaco francese Cesario (470 circa – 543), che nel 502 fu nominato vescovo di Arles e rimase in carica fino all’anno della sua morte, nell’appendice del suo sermone 136, parla dei Magi come re che andarono ad adorare il Bambino Gesù: “Illi Magi tres reges esse dicuntur”.

Da segnalare sono anche il Salmo 68:"Per il tuo tempio, in Gerusalemme, a te i re porteranno doni” (v. 30), ed il versetto del profeta Isaia:“Cammineranno i popoli alla tua luce, / e i re allo splendore del tuo sorgere”(68, 3)

Nell’apocrifo Vangelo dello Pseudo Matteo, fonte privilegiata degli artisti medievali, c’è scritto: "I Magi offrirono ciascuno una moneta d'oro" al Bambino, ma aggiunsero ciascuno un dono personale: Gaspare la mirra, Melchiorre l'incenso, Baldassarre l'oro. Si costituiva così la tradizione popolare dei tre Magi, con nomi precisi e, a causa dei doni e di un salmo (il 72: "I re di Tarsis e di Saba offriranno tributi, a lui tutti i re si prostreranno"), furono dotati di dignità regale.

E’ evidente lo sforzo per collegare la nascita di Gesù con le profezie bibliche. I primi esegeti reinterpretarono il racconto di Matteo alla luce di queste profezie elevando i Magi al rango di re
 
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view post Posted on 30/11/2017, 19:52     +1   -1

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Quanti erano i Magi ?

L’evangelista Matteo non lo dice.

A Roma, in alcune rappresentazioni artistiche paleocristiane nelle catacombe il numero dei Magi è variabile. Le Chiese orientali ne contarono fino a dodici, come gli apostoli.

Lo storico del Medioevo Franco Cardini nel suo libro titolato " I Re Magi. Leggenda cristiana e mito pagano tra Oriente e Occidente", nella pagina 46 ha scritto: "Per quanto le fonti iconiche abbiano continuato per molto tempo a fornire un numero di magi variabile, dovette presto affermarsi però la tradizione del tre: non solo perché tre erano i tipi di dono da essi recati secondo Matteo, ma anche perché il tre era cardine della numerologia cristiana. Pare sia stato per primo Origene a dichiarare che i magi erano tre, sulla base di un riscontro esegetico desunto dal Genesi; con maggior precisione ne trattarono Massimo di Torino e san Leone Magno, a giudicare dai Sermones del quale il dato era ormai ai suoi tempi, in Occidente, acquisito e diffuso".

"Pare sia stato per primo Origene a dichiarare che i magi erano tre, sulla base di un riscontro esegetico desunto dal Genesi;" Pare, pare..., mi rende perplesso il professor Cardini. Ci insegna l'importanza delle citazione delle fonti, e poi in modo sbrigativo attribuisce a Origene il primato dell'affermazione che i Magi erano tre. Penso che era dovere di questo docente consultare i “Sermoni sulla Genesi” di Origene e farci sapere nel suo citato libro in quale sermone si dice che erano tre e la trascrizione della frase.

Per quanto riguarda "Massimo di Torino" c'è da dire che questo nome scritto con noncuranza da Cardini fa pensare a chissà chi. Solo chi ha conoscenza della storia ecclesiastica sa che Massimo (noto come san Massimo di Torino), fu il fondatore della Archidiocesis Taurinensis e dal 398 primo vescovo di Torino (Julia Augusta Taurinorum), nato nella metà del IV secolo e morto nel 420 circa. Questo vescovo è conosciuto per i suoi numerosi sermoni ed omelie. Papa Benedetto XVI, in una omelia del 31 ottobre 2007, lo indica come Padre della Chiesa. Cardini o uno dei suoi collaboratori avrebbe dovuto consultare i sermoni di questo santo e farci sapere in quale sermone discetta sui Magi e sul loro numero.

Del pontefice Leone I, detto Leone Magno (390 circa – 461), ho letto alcuni suoi sermoni dell'Epifania ed riscontrato che questo papa ha effettivamente detto che i Magi erano tre, come nel sermone 37, basandosi sui tre doni da loro offerti al Bambino Gesù: “Quando lo splendore della nuova stella condusse i tre magi ad adorare Gesù,…” (37, 1).

Il valore simbolico dei tre doni descritti dall’evangelista Matteo (l'oro, l'incenso e la mirra) appare in un trattato titolato “Excerpta et Collectanea”, talora attribuito all'erudito inglese Beda il Venerabile (672-735). L’ oro per la regalità di Cristo, l’incenso per la sua divinità, la mirra per la sua umanità mortale, trattandosi di una miscela aromatica usata anche per le imbalsamazioni.

Edited by doxa - 2/12/2017, 22:23
 
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view post Posted on 12/12/2017, 12:22     +1   -1

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Un frate francescano, docente nel Pontificio Ateneo Antonianum, di Roma, mi ha indicato il testo in cui Origene afferma, per primo, che i Magi erano tre: la proposizione è in una delle “Omelie sulla Genesi”, la quattordicesima.

[...] “Possunt quidem isti tres, qui pacem requirunt a verbo Dei et praevenire cupiunt pato societatem eius, figuram tenere magorum, qui ex Orientis partibus veniunt eruditi paternis libris et institutione maiorum et dicunt quia videntes vidimus natum regem, et vidimus quia Deus est cum ipso, et venimus adorare eum”.

(= “Questi tre (non i Magi ma tre altri personaggi) che chiedono pace al verbo di Dio e desiderano anticipare con un patto il rapporto di amicizia con lui, possono raffigurare i Magi, i quali vengono dalle regioni d’Oriente istruiti dai libri dei loro padri e dagli insegnamenti degli antichi, e dicono: ‘Abbiamo visto chiaramente che è nato il re, abbiamo visto che Dio è con lui e siamo venuti ad adorarlo’ “.


Ho soddisfatto la mia curiosità di sapere chi fu il primo a dire che i Magi erano tre, forse basandosi sui tre doni da loro offerti a Gesù. Origene visse dal 185 al 254. Quindi la “diceria” è in circolazione dal III secolo.

Nel secolo precedente, Tertulliano (155 circa – 230 circa), affermò per primo la regalità dei Magi (ma non erano re) scritta nel capitolo IX del suo libro titolato “Adversus Judaeos” (Contro i Giudei): “I re di Arabia e Saba gli offriranno doni. Giacché l’Oriente considerò i Magi come dei re…” (“Magos reges fere habuit Oriens”) (9, 12).

Per quanto riguarda l’alloggio in una grotta per Maria e Giuseppe, il primo a citarla fu il filosofo ed apologeta cristiano Giustino (100 circa – 168 circa) nel “Dialogo con Trifone”: “A Betlemme, comunque, nacque il bambino. Poiché Giuseppe non sapeva dove alloggiare in quel villaggio, riparò in una grotta nelle vicinanze. E mentre erano là, Maria diede alla luce il Cristo e lo depose in una mangiatoia. Lì giunsero e lo trovarono i Magi venuti dall’Arabia” (78, 5).

Nel vangelo in lingua greca di Luca c’è la parola "katàlyma" (2, 7): questo termine indica il luogo dove Giuseppe e Maria cercarono alloggio, non in una grotta né in una stalla, ma in un "caravanserraglio", luogo di sosta nel passato per i carovanieri in transito.
Giustino sostituì katàlyma di Luca (2, 7) con spélaion.
 
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view post Posted on 2/7/2018, 18:33     +1   -1
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Habitué

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Certamente i Magi di Matteo richiamano le scritture ma io credo che dietro l'identità dei magi si nascondano altri personaggi.
Non escludo che possano essere parenti di Maria provenienti dalla Galilea recatisi a Betlemme per portare doni al nuovo nato della famiglia.
In Batanea (una zona della Galilea che ha una curiosa assonanza con Betania) nel 40 a.c. Erode aveva creato uno stato cuscinetto
che aveva popolato con coloni ebrei provenienti da Babilonia, famosi per le loro tradizioni ancestrali... probabilmente questi coloni
adottavano ancora usi e costumi orientali e quindi apparivano come stranieri ai giudei.
(non saprei dire però se anche Maria fosse originaria di Babilonia... ma non lo escluderei)
Per cui l'episodio dei Magi altro non sarebbe che un raffinato midrash narrativo.
In merito a Giuseppe non escludo che lavorasse come carpentiere nei lavori di ampliamento del Tempio di Gerusalemme
in collaborazione con alcuni farisei a cui Erode aveva affidato alcuni incarichi nella ristrutturazione del Tempio
(non giudichiamo troppo negativamente i farisei... a mio avviso la polemica contro i farisei nei vangeli è volutamente esagerata come è esagerata la polemica contro i cristiani nel Talmud, etc...).
La figura di Erode potrebbe aver rivestito un'importanza notevole sia per Giuseppe che per Maria, paradossalmente in chiave positiva all'inizio,...
poi a causa della follia di Erode Giuseppe e Maria dovettero fuggire in Egitto... forse perchè in rapporti troppo buoni coi boetusei (a mio avviso di tradizione sadocita oniade), con Simone Boeto,
deposto da Erode nello stesso periodo per via della figlia Mariamne II.

Questa certamente è una mera ipotesi che cerca di mettere d'accordo la storia con la narrazione dei Vangeli... però chissà?

Edited by Giosia - 11/7/2018, 12:56
 
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view post Posted on 2/7/2018, 20:58     +1   -1

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Giosia ha scritto
CITAZIONE
a causa della follia di Erode Giuseppe e Maria dovettero fuggire in Egitto... forse perchè in buoni rapporti coi boetusei, con Simone Boeto, deposto da Erode nello stesso periodo.

Ciao Giosia. Erode Ascalonita non era un folle.

L’accusa di essere un tiranno sanguinario gli veniva da quanti tra i suoi compatrioti, lo consideravano un parvenu, un “mezzo giudeo” ed un usurpatore protetto dai Romani.

Ad Erode il Grande si deve la costruzione dell’ultimo Tempio di Gerusalemme, come munificenza regale e non un gesto di devozione.
Era un uomo di grande astuzia politica. Prima stava con Cesare, poi si alleò con i cesaricidi. Quando Marco Antonio vinse gli assassini di Cesare, divenne antoniano. Quando Ottaviano sconfisse Antonio diventò alleato di Augusto. Un po’ volpe, un po’ leone e molto gattopardo: un vero politico.

Il turbamento di Erode Ascalonita, re di Giudea, sarebbe comprensibile se avesse temuto in futuro di essere spodestato dal suo trono da Gesù Cristo. Ma quel sovrano morì 4 anni prima della tradizionale data di nascita di Cristo, ed il territorio del suo regno fu poi diviso fra tre dei suoi figli: ad Erode Archelao fu data la Giudea, ad Erode Antipa la Galilea, ad Erode Filippo altre zone limitrofe.
Nelle mitologie sono numerosi gli esempi di monarchi regnanti che cercano di evitare che si compia la profezia della nascita di un bambino che li detronizzerà: Mosè, Giasone, Nimrod, Sargon, Krishna, ed altri.

“Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s’infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù". (Mt 2, 16). Questo passo del Vangelo ha reso “stragista” re Erode Ascalonita, Ma non ci sono prove contro di lui e solo Matteo lo accusa di essere il mandante di quell’eccidio mai avvenuto. Questo evangelista non tenne in considerazione che la Palestina di quel tempo era parte dell’Impero Romano, ed Erode “il grande” regnò in Giudea come “rex socius et amicus populi romani”. Governava a nome dell’imperatore Cesare Ottaviano Augusto, perciò non aveva il potere o l’autorizzazione per ordinare la strage di piccoli bambini. In teoria, per il misfatto sarebbe stata necessaria anche l’approvazione del Sinedrio che poteva infliggere la pena di morte.

Nei quattro Vangeli canonici contenuti nel Nuovo Testamento, l’episodio della fuga in Egitto della cosiddetta “Santa Famiglia” per evitare l’eccidio è narrato soltanto dall’evangelista Matteo, che isola citazioni, frasi, legami simbolici per convincere che Cristo sia l’atteso messia. Per esempio, dal libro del profeta Osea ha dedotto l’idea per immaginare la fuga in Egitto della sacra famiglia: “Dall’Egitto ho chiamato mio figlio…”(11, 1).

Per quanto riguarda i bambini betlemiti dai due anni in giù che sarebbero stati fatti uccidere da Erode Ascalonita, re della Giudea, per eliminare anche il Bambino Gesù, non esiste alcuna prova della immaginaria strage infantile ideata dall’evangelista Matteo o chi per lui, perché il testo matteiano è un elaborato a più mani ed in tempi diversi, secondo numerosi studiosi.
Per quella inesistente strage forse Matteo si ispirò al libro Giosuè, in cui è scritto che Dio comandò a questo profeta di sterminare tutta la popolazione di Gerico: “Donne, fanciulli e vecchi e buoi, e pecore e asini” (Giosuè 6, 21).

Le imprese del personaggio biblico Giosuè sono narrate nel libro dell’Esodo, ma soprattutto nel libro di Giosuè.

Betlemme in quel tempo era un piccolo villaggio abitato da circa mille persone, e pur comprendendo i dintorni, i bambini “dai due anni in giù” (sono le parole del Vangelo di Matteo) potevano essere circa 50. L’Ascalonita voleva far uccidere solo i bambini maschi, e questi potevano essere una ventina. Ma alcuni esegeti o folli apologeti per malizia o per ignoranza ne ampliarono progressivamente il numero. San Girolamo (347 - 420 circa), teologo e dottore della Chiesa, scrisse che furono uccisi “multa parvulorum millia” (molte migliaia di bambini), poi quantificati in 14 mila dai calendari bizantini, e diventarono 64 mila nella liturgia sira, per arrivare nel martirologio di Usuardo a 144 mila, come il numero degli eletti nell’Apocalisse (7, 4; 14, 1).

Luca nel suo Vangelo afferma che dopo i riti ebraici previsti per la nascita di un bambino maschio, Giuseppe, Maria e il neonato Gesù tornarono a Nazaret, invece Matteo narra che dopo la partenza dei Magi “un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: ‘Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo’.
Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta (Osea).
Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi. Allora si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia…”(Mt 2, 13 – 17)

Nell’esegesi dei testi sacri ebraico-cristiani bisogna aver presente due aspetti, quello storico e quello teologico. L’evangelista Matteo dà l’interpretazione teologica e non storica della “fuga” in Egitto della “Sacra Famiglia” e della cosiddetta “strage degli innocenti”. Infatti la narrazione della nascita di Cristo, il Messia, è modellata su quella della nascita di Mosé; la stella che guida i Magi ( i sapienti) è l’astro regale citato in Giacobbe (Numeri 24, 17); i Magi che offrono i loro doni al Bambino Gesù, venerato come “re dei Giudei”, richiamano alla mente sia gli oracoli messianici citati nel salmo 72 (10-11. 15) sia il pellegrinaggio dei popoli verso la città ideale di Gerusalemme: “tutti costoro verranno da Saba portando oro ed incenso (Is. 60, cfr 49, 23).

Il “furore persecutore” di Erode evoca quello del faraone egiziano che "ordinò" l’uccisione di tutti i bambini ebrei, ma il piccolo Mosé fu salvato.
 
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view post Posted on 2/7/2018, 21:46     +1   -1
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Sono d'accordo con te su quasi tutto tranne che sulla datazione.
Nessuna fonte antica parla di strage di bambini perpetrata da Erode il Grande ed infatti quando ho parlato di follia non mi riferivo
alla strage degli innocenti. Erode fu certamente un abile politico, stratega, (ho detto cose analoghe anch'io in altri interventi)...
ma non si può negare che negli ultimi della sua vita fosse ossessionato dalla preoccupazione di perdere il trono... ed in questa ossessiva preoccupazione
che vedo la follia delle sue azioni, dei suoi gesti ma - lo ribadisco - limitatamente agli ultimi anni del suo regno.
Comunque ho già dato un'interpretazione della strage degli innocenti in un'altra discussione del forum agganciandola agli eventi storici.
Come disse Garbini la Bibbia non è un libro di storia ma ha una storia da raccontare ed alle volte te la racconta in un modo molto particolare e veramente raffinato.

Edited by Giosia - 3/7/2018, 10:07
 
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view post Posted on 29/7/2018, 21:59     +1   -1
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CITAZIONE (doxa @ 12/12/2017, 12:22) 
Nel vangelo in lingua greca di Luca c’è la parola "katàlyma" (2, 7): questo termine indica il luogo dove Giuseppe e Maria cercarono alloggio, non in una grotta né in una stalla, ma in un "caravanserraglio", luogo di sosta nel passato per i carovanieri in transito.
Giustino sostituì katàlyma di Luca (2, 7) con spélaion.

Molto interessante, grazie!
 
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view post Posted on 18/12/2018, 15:25     +1   +1   -1
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Segnalo il libro di Antonio Panaino: "I Magi e la loro stella: storia, scienza e teologia di un racconto evangelico", San Paolo.
Ho trovato il libro veramente interessante ed illuminante su numerosi aspetti delle tradizioni religiose indo-iraniche.

Credo che la storia del cristianesimo delle origini sia stata analizzata sottovalutando il ruolo dell'impero persiano e dei Parti
e delle loro antiche tradizioni religiose (zoroastrismo o mazdeismo).
Ho come la sensazione che in principio fosse prevalente l'intenzione di evangelizzare l'oriente sia perchè erano presenti divere comunità
di ebrei nei territori dell'impero partico e sia perchè c'era una maggiore tolleranza religiosa (l'esatto opposto dell'attuale situazione):
verrebbe da pensare che il Vangelo di Matteo possa essere stato scritto proprio per le comunità di ebrei della diaspora orientale
che certamente erano a conoscenza delle tradizioni religiose indo-iraniche, dello zoroastrismo.
In effetti di fronte alla figura escatologica di Saoshyant dello zoroastrismo, è difficile non vedere collegamenti con la figura di Gesù
(non mi addentro nello specifico poichè occorrerebbe aprire un'altra discussione sull'argomento... invito alla lettura del libro).

Che dire? Verrebbe da pensare che l'ideologia messianica (ma forse gran parte dell'ideologia del giudaismo del secondo Tempio)
sia fortemente in debito nei confronti dello zoroastrismo e non è un caso se in Palestina l'ideologia messianica fosse maggiormente presente
nel nord, in Galilea, Batanea, Golan...
Gli ebrei presenti in queste terre, giunti come coloni probabilmente ad ondate successive prima sotto Giovanni Ircano e poi
sotto il regno di re Erode Ascalonita (aveva concesso numerosi privilegi fiscali ai coloni), erano infatti di origine babilonese,
in gran parte discendenti del casato di David che certamente erano a conoscenza dello zoroastrismo, dei magi, etc...
(Nazaret richiama tra l'altro la radice NTZR o anche la radice NSR, germoglio, fioritura, rampollo).
Pertanto, è interessantissima l'analisi di Panaino, che da bravo orientalista approccia lo studio del cristianesimo delle origini
secondo un punto di vista così inusuale, distante dal punto di vista occidentale a cui siamo abituati.
Se mai dovesse partire una quarta ricerca sul Gesù storico, dovrebbe prendere le mosse proprio da questo punto di vista,
relativizzando pertanto l'attuale punto di vista, come dire... giudaico-romano-centrico, ancora dominante in tutta la ricerca biblica.

Edited by Giosia - 14/1/2019, 10:09
 
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