Studi sul Cristianesimo Primitivo

E’ possibile identificare il Volusiano della Vindicta Salvatoris e della Cura Sanitatis Tiberii?

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maximus55
view post Posted on 3/12/2017, 15:24     +1   -1




Tra i brani più belli e stimolanti dei vangeli, ed in particolare del vangelo di Marco, quello che narra la guarigione dell’emorroissa, la donna che perdeva sangue, occupa certamente un posto di grande rilievo (1).
Questa figura biblica non solo ha rappresentato fin dalle origini del cristianesimo un riferimento e un modello di fede per i credenti di ogni generazione e confessione, ma è stato anche, nel corso dei secoli, soggetto d’importanti dibattiti teologici (2), d’innumerevoli rappresentazioni artistiche (3) e fonte ispiratrice di devozioni e leggende di ogni tipo (4). All’emorroissa, come è noto, è legata la celebre leggenda della Veronica, ritenuta dalla tradizione popolare una delle pie donne che, a Gerusalemme, durante la Passione di Cristo, lo avevano accompagnato al Calvario, e che gli aveva offerto un velo su cui Gesù aveva lasciato l’impronta del suo volto (5).
A proposito di questa leggenda gli studi hanno dimostrato che sono due le descrizioni nelle quali dobbiamo cercare la più antica forma della leggenda: la cosiddetta Vindicta Salvatoris e la Cura Sanitatis Tiberii .
Quest’ultima offre, sia in base alla testimonianza della tradizione manoscritta che a indizi interni, la forma più antica a noi giunta della leggenda della Veronica (6), il cui nucleo, forse antichissimo, c’è chi pensa possa risalire addirittura all’epoca dell’imperatore Claudio (7).
La trama dell’opera è estremamente semplice. L’imperatore Tiberio è molto malato. Venuto a sapere, da un giudeo di nome Tommaso, delle guarigioni compiute da Gesù, decide di invitarlo a Roma. A questo scopo sceglie“un uomo illustre, Volusiano, sacerdote del tempio, persona privata che gli era stato compagno nella cosa pubblica” e l’invia a Gerusalemme. A causa dell’inclemenza del tempo, egli vi giunge soltanto dopo un anno e tre mesi, quando ormai Gesù è già stato crocifisso. Fatto arrestare immediatamente Pilato,
“Volusiano fu preso poi da un grande desiderio di poter conoscere una qualche sua immagine. Fu così che un certo Marco andò a svelargli il segreto di una donna. Disse questi a Volusiano: “Tre anni addietro, guarì una donna da perdite di sangue; ed essa, per amore di colui che l’aveva guarita, mentre Gesù era ancora quaggiù nel suo corpo e ne aveva conoscenza, se ne dipinse l’immagine“.
Convocatala d’autorità, Volusiano costringe Veronica a consegnare la propria reliquia, ma la donna pur di non lasciarla e perderla, sceglie di partire con lui per Roma, insieme a Pilato in catene. Giunti nella capitale dell’impero, Tiberio, senza neppure ascoltarne le ragioni, condanna Pilato ed ordina che sia esiliato ad Ameria nella Tuscia (Toscana), dopo di che, fatta comparire Veronica, ne venera l’icona e viene subito guarito. Il racconto prosegue poi con Veronica che viene ricompensata dall’imperatore, con gli onori resi all’immagine di Gesù e con il Battesimo dell’imperatore stesso, il quale dopo aver goduto a lungo di buona salute, muore in pace. Infine, come un appendice, segue una seconda narrazione riguardante la disputa di Pietro e Paolo a Roma con Simon Mago davanti all’imperatore Nerone che si lega al primo racconto solo per il fatto che Pilato, richiamato dall’esilio, depone a favore dei due apostoli di Cristo contro il mago, dopo di che, mandato nuovamente in esilio, vi muore miseramente.
Nel testo, la figura di Volusiano appare particolarmente “intrigante” e visto il ruolo che gli viene assegnato nella storia, l’autorità che riveste e la sua prossimità all’imperatore, ci si aspetterebbe una sua facile identificazione. In realtà nessuna fonte storica attesta l’esistenza di un sacerdote romano di questo nome vissuto all’epoca di Tiberio. Il Dobschütz, che in una lunga nota del suo Christusbilder ha affrontato l’argomento, afferma molto onestamente:
“Il titolo di templi sacerdos, iam ex comite rei publicae privatus non mi è del tutto chiaro. La recente traduzione tedesca ne fa “un principe dei sacerdoti pagani” (…). Volusiano è un nome romano di certo non rintracciabile all’epoca appunto di Tiberio, ma diffuso in epoca imperiale più tarda:
1) Sextus Caecilius Crescens Volusianus, Q. f, Ab epistolis Augustorum, pp. 161-169, e anche Sacerdos curio sacrisfaciendis (Prosopographia imperii Romani, I, 248,29);
2) Gaius Vibius Afinius Gallus VeldumnianusVolusianus, figlio e correggente (tra 251 e 253) dell’imperatore Gallo, caduto insieme a questo nella battaglia di Spoleto nel 253;
3) T. Petronius Taurus Volusianus, Consul nel 261, praefectus urbis nel 267-8 dC (Prosop., III, 30, 231);
4) L. Publius Petronius Volusianus, figlio del precedente (?) (Prosop., III, 31, 239);
5) C. Caeionius Rufius Volusianus, corrector (Italiae) nel 282-3(Prosop., III, 141, 117), praefectus urbis nel 310 e 313-14 (cfr. Mommsen, Chronica minora, I, 65,67); lo stesso Consul nel 311 e nel 314 (Prosop.,III, 518)(…).
Non si può dire quale di questi personaggi l’autore avesse in mente, quindi questi nomi non forniscono alcun dato certo”(8).
Qualche tempo fa mi è capitato tra le mani un piccolo, ma interessantissimo volume: La stella di Betlemme di M.R. Molnar. A pagina 82, elencando i governatori romani della Siria, l’autore cita, dal 4 al 5 d.C., L. Volusio Saturnino, il cui nome però, per un caso del tutto fortuito, è stato trascritto come L. Volusiano Saturnino (9). Naturalmente si è trattato di un refuso tipografico, ma questa strana coincidenza mi ha incuriosito moltissimo e quindi ho fatto qualche ricerca sul personaggio.
Il Lucio Volusio Saturnino (10) citato da Molnar, visse tra il 60 aC e il 20 dC, durante gli anni quindi del trapasso dalla repubblica all’impero, membro di un’antica ed illustre famiglia senatoria, che tuttavia non era mai salita oltre la Pretura. Di rango equestre, Volusio era il figlio di Quinto Volusio, un prefetto che aveva servito sotto Cicerone dal 51 al 50 aC in Cilicia e che fu suo allievo nell’ ars oratoria. Claudia, la madre di Volusio, era figlia di Druso Claudio Nerone, un ufficiale di Pompeo, e sorella del pretore Tiberio Claudio Nerone e pertanto zia dell’imperatore Tiberio e di suo fratello Druso maggiore, il generale romano dal cui matrimonio con Antonia minore, la figlia di Marco Antonio e di Ottavia minore (sorella di Augusto), nacquero il famoso generale Germanico (15 aC-19 dC), il futuro imperatore Claudio (10 aC-54 dC) e Claudia Livilla (13 aC-31 dC). In altre parole, L. Volusio Saturnino, da parte di madre, era un cugino di Tiberio e quindi un membro non marginale della famiglia dell’imperatore, una circostanza che naturalmente gli permise di accumulare una notevole ricchezza e di rendere la sua famiglia una delle più in vista di Roma. Per il resto, il suo fu un cursus honorum esemplare: console suffetto nel 12 aC; agli ordini di Publio Quintilio Varo, durante il servizio di quest’ultimo come governatore romano della Provincia dell’Africa, tra il 9/8 aCe il 4 aC;infine, dal 4 al 5aC, governatore di Siria.
Ma la cosa più interessante che ho scoperto su questo Lucio Volusio non riguarda lui personalmente, bensì un suo omonimo figlio, talvolta confuso con il padre, nato dal matrimonio con Nonia Polla, figlia del console Lucio Nonio Asprenate: Lucio Volusio Saturnino, nato nel 37 aC e morto nel 56 dC. Studiando i documenti sul suo conto, questo Volusio Saturnino si è rivelato immediatamente un personaggio a dir poco singolare, per non dire unico. Fu infatti uno dei più longevi dei senatori romani, godette sempre di una distinta reputazione, e servì egregiamente sotto ben cinque imperatori (11), cosa che anche a Tacito parve tanto eccezionale da meritare di essere utilizzata, con pochi altri dati, per tracciare un suo profilo post mortem (12). Sotto Augusto, fu console suffetto nel 3 aC (13), proconsole d’Asia dal 9 al 10 dC (14) , fu legato propretore probabilmente in Illiria verso il 14 dC (15). Fu legato imperiale anche sotto Tiberio e Caligola, dal 34 al 50 dC, in Dalmazia (16) pur senza esservi mai trasferito. Dal 42, sotto Claudio, divenne Prefetto di Roma (17) e lo restò fino alla sua morte nel 56, sotto Nerone, alla veneranda età di ben 93 anni(18). L’aura di nobiltà che lo circondava era tale che, alla sua morte, Nerone volle che si celebrassero dei funerali di stato degni di un imperatore, e per onorarne la memoria, ordinò la costruzione di nove sue statue che fece erigere nei maggiori templi, teatri e edifici pubblici di tutta Roma. Ne conosciamo la successione e le caratteristiche da due iscrizioni: una lastra marmorea proveniente dal larario della villa dei Volusii a Lucus Feroniae, dove la memoria dell’illustre antenato era venerata, e il frammento di una base destinata a sostenere una delle statue su menzionate, proveniente verosimilmente dall’area del Foro Romano. Il testo dell’iscrizione di Lucus Feroniae, che si data verosimilmente in età flavia, riprende quello delle iscrizioni poste sulle basi delle statue stesse, di cui l’epigrafe del Foro costituisce l’unico esempio conservato, che a sua volta dipende dal senatus consultum che aveva decretato questi onori straordinari. Entrambi i documenti, pertanto, forniscono indicazioni precise ed attendibili sul tipo di statue erette in quella circostanza e sulla loro ubicazione; si tratta di:
– tre statue trionfali: due di marmo destinate ad essere esposte nel tempio del Divo Augusto, ed una di bronzo, da collocare tra quelle dei generali romani che avevano ottenuto gli ornamenta triumphalia, o che comunque erano stati considerati degni di condividere, almeno idealmente, con l’imperatore la gloria del trionfo, erette nei portici laterali del Foro di Augusto;
– tre statue consolari: una nel tempio del Divo Giulio nel Foro Romano; un’altra sul Palatino all’interno di un tripylum, da identificare forse con l’arco che Augusto fece erigere in onore del suo padre naturale Ottavio, in cui è stato proposto di riconoscere un ingresso monumentale al recinto sacro di Apollo; la terza, sempre sul Palatino, nel piazzale antistante il tempio di Apollo, nel cui portico spesso si riuniva il Senato, e dove quindi più vivo era il ricordo del ruolo politico avuto da Saturnino in qualità di console e di ex console;
– una statua equestre destinata ed essere eretta presso i rostri, onore straordinario, in età imperiale, per una persona che non facesse parte della domus Augusta;
– una statua augurale, che doveva rappresentare Saturnino in veste di sacerdote, cioè capite velato e con il lituus, da esporre nella regia, sede tradizionale della massima autorità religiosa dello Stato romano;
–una statua seduta sulla sella curule (cioè in veste di magistrato giusdicente) posta nel portico dei Lentuli presso il teatro di Pompeo, con cui forse si intendeva onorare l’attività svolta da Saturnino in veste di proconsole nelle province dell’Impero Romano (19).
Dunque un rappresentante di primissimo piano dell’aristocrazia senatoriale romana, con una lunghissima ed encomiabile carriera alle spalle durante la quale Volusio Saturnino aveva ricoperto incarichi e nomine di altissimo livello, tra le quali, non ultima, quella a far parte, fin dalla sua costituzione, dei Sodales Augustales (20) o Sacerdotes Augustales (Sacerdoti di Augusto), il collegio sacerdotale istituito dall’imperatore Tiberio nel 14 d.C. per il culto del Divo Augusto e della Gens Iulia (21).
Ma ciò non era ancora tutto, poiché, sul conto di Volusio Saturnino, Plinio il Vecchio ci ha riservata ancora una sorpresa. Nell’undicesimo libro della sua Naturalis Historia, egli parlando del “sangue”, afferma che il suo flusso si poteva riscontrare tra i maschi, soltanto nell’uomo: in alcuni, egli sostiene, fuoriuscendo da una narice o da entrambe, in altri dalle parti interiori, in molti dalla bocca in un periodo fisso, come recentemente era accaduto a Macrino Visco (22), ex pretore, e come tutti gli anni accadeva a Volusio Saturnino, prefetto della città, il quale con tutto ciò aveva superato addirittura i novant’anni:
“profluvium eius uni fit in nari bus homini, multis per ora stato tempore, ut nuper Macrino Visco praetorio viro et omnibus annis Volusio Saturnino urbis praefecto, qui nonagensimum etiam excessit annum” (23).
Ecco dunque che Volusio Saturnino non solo era“un uomo illustre”,“sacerdote del tempio” e “compagno nella cosa pubblica” (24) dell’imperatore Tiberio, come il Volusiano della leggenda, ma tra le sue molte qualità, ne possedeva anche una che lo avvicinava, e per così dire lo rendeva simile, alla donna“quae erat in profluvio sanguinis” (così la definisce la Vulgata in Mc 5,25). Anzi questo elemento sembrava fornire proprio il motivo, non dichiarato, ma determinante, che nella leggenda sottostava alla scelta di Volusiano: l’imperatore Tiberio non avrebbe potuto scegliere un inviato migliore per una missione che avrebbe comportato, tra l’altro, un’ indagine sulla donna che era stata guarita da un flusso di sangue, un “emorroisso” per cercare l’emorroissa.
La conclusione di tutte queste significative coincidenze credo possa trarsi facilmente: non è possibile che il nobile senatore romano Lucio Volusio Saturnino sia il personaggio storico ispiratore del Volusiano della Cura Sanitatis Tiberii? L’ipotesi non mi sembra affatto insostenibile, ma chiedo a qualche esperto un parere in proposito.
NOTE:
-1 (Mt 9,20-22;Mc 5,25-34; Lc 8,43-48).
-2 L’emorroissa fu citata, ad esempio, in diversi interventi durante il Concilio di Nicea II, come quelli pronunciati durante la Seconda sessione, il 1 ottobre 787, Cfr. Atti del Concilio Niceno II Ecumenico Settimo, introduzione e traduzione di P.G. Di Domenico, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2004, II, 314 (per il testo greco, cfr. Mansi XIII, 268).
-3 Cfr.: M. Perraymond, “Il miracolo dell’emorroissa nell’arte paleocristiana“, in Sangue e Antropologia, Riti e culto, Roma, 1984; M. Perraymond, L‘emorroissa e la cananea nell‘arte paleocristiana, in «Bessarione», 5, 1986; M. Perraymond, “Emorroissa“, ad vocem, in Temi di iconografia paleocristiana, cura e introduzione di Fabrizio Bisconti, Città del Vaticano : Pontificio istituto di archeologia cristiana, 2000, pp. 171-173.
-4 Imprescindibile a questo proposito: E. von Dobschütz, Christusbilder; Untersuchungen zur christlichen Legende, Leipzig, 1899 (Texte und Untersuchungen zur Geschichte der altchristlichen Literatur, Band 18, NeueFolge, III); E. von Dobschütz, Christusbilder; Untersuchungen zur christlichen Legende, editio minor, 1909, trad. it. Immagini di Cristo, a cura di G. Giuliano e G. Rossi, con prefazione di G. Lingua, Milano, 2006.
-5 Su questa pia tradizione, di origine medievale, collegata alla pratica devozionale della “Via Crucis” e a quella del “Volto Santo di Gesù”, cfr.: Enciclopedia Cattolica, “Ente per l’Enciclopedia Cattolica e per il Libro Cattolico.” Città del Vaticano, 1948-1954, Vol. XII, 1954, col.1299-1303, s.v. Veronica.
-6Il più antico manoscritto pervenutoci (Lucca, Bibl. Capit. 490) è dell’VIII secolo, cfr. Luigi Moraldi, a cura di. Tutti gli apocrifi del Nuovo Testamento, Casale Monferrato, 1994, pp. 754-764.
-7Cfr. A. de Santos Otero. Los evangelios apócrifos, Madrid, 1956, p.512.
-8 Cfr. Dobschütz, Immagini di Cristo, cit., p. 254, nota 43.
-9 Molnar, Michael R. The star of Bethlehem: the legacy of the Magi. Rutgers University Press, 1999. Trad. it. a cura di Lucia Panelli, “La stella di Betlemme.” Armenia, Milano, 2000, p. 82.
-10 Cfr. Bengt E. Thomasson: Fasti Africani. Senatorische und ritterliche Ämter in den römischen Provinzen Nordafrikas von Augustus bis Diokletian. Paul ÅströmsFörlag, Stockholm, 1996, (Skrifter utgivnaav Svenska Institutet i Rom Serie in 4°: 53), S. 23, P 9.
-11 Sui Volusi Saturnini cfr.Treggiari, Susan. “Family life among the staff of the Volusii.” Transactions of the American Philological Association, CV,Interbook Incorporated, 1975, pp. 393-401; Buonocore, Marco. “Schiavi e liberti dei Volusi Saturnini.” Le iscrizioni del colombario sulla via Appia antica. Rome:“L’Erma” di Bretschneider (1984); AA.VV., I Volusii Saturnini. Una famiglia romana della prima età imperiale (Archeologia. Materiali e problemi, 6), Bari, 1982; Coarelli, F. “I praedia volusiana e l’albero genealogico dei Volusii Saturnini.” I Volusii Saturnini, una famiglia romana della prima età imperiale (Rome, 1982)(1982): 37-43.
-12 Ann., 13, 30, 2: “cui… in offensa tot imperatorum amicitia fuit”.
-13 Fasti Capitolini in: Attilio Degrassi: Inscriptiones Italiae XIII 1, S. 60 f.; Fast. Gab., ebd. S. 258; Fast. Arv., ebd. S. 298; CIL III; CIL X,824; CIL XV,571.
-14 Inscriptiones Graecae ad res Romanas pertinentes 4, 429 (IGR IV 429).
-15 CIL III,2975.
-16 CIL III, 2882, CIL III, 2974, CIL III, 2976, CIL III, 9872 e CIL III, 12794.
-17 Plinius, Naturalis historia 7, 12.
-18 Cfr. Tacito, Ann. 13,30 e 14,56.
-19 Orlandi, Silvia. “” Statuae in publico positae“: Gli onori a L. Volusio Saturnino e il problema della porticus Lentulorum, in Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik (1995): 259-268, con bibliografia.
-20 CIL III, 2975.
-21 Sull’esempio dei Sodales Titii, creati da Romolo (Tacito, Annali, 2, 83) o da Tito Tazio (Tacito, Annali, 1, 54), Il collegio era composto da 21 sacerdoti estratti a sorte tra i maggiori esponenti della nobiltà, ai quali si aggiunsero Tiberio, Druso, Claudio e Germanico (Tacito, Annali, 1, 54).
-22 Nulla sappiamo di questo Macrino Visco al di fuori di quello che ci dice Plinio. Su Volusio Saturnino cfr. anche Plinio NH 7,62 e 156.
-23 Plinio NH 11,90,223.
-24 Un suggerimento del De Feis secondo il quale l’espressione “ex comite rei publicae privatus”, rimasta oscura per il Dobschütz, poteva trovare un’adeguata spiegazione interpretandola come “ex comes rerum privatarum” (una figura di funzionario imperiale, creata probabilmente da Costantino I, che si occupava di gestire le proprietà dell’imperatore: la res privata principis), non ha trovato per il momento nessun riscontro. Cfr. L. de Feis, Del monumento di Paneas, cit., p. 183, nota 3.
 
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view post Posted on 13/2/2018, 15:12     +1   -1
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Bibliothecarius Arcanus

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Interessante. Non mi sento affatto di escluderlo. Essendomi dedicato solo brevemente alla Vindicta Salvatoris, per il mio studio su Sulpicio Severo, non mi sono mai posto il problema di identificare Volusiano in un preciso personaggio storico. Del resto la Vindicta presenta grossolani e fantasiosi errori storici e geografici per cui è davvero difficile trarne qualche dato storico. Oltre alla tua ipotesi, potrei pensare ad un riferimento ad un certo Volusiano proveniente dalla Gallia, che tra l'altro è proprio la zona di origine della Vindicta, un ricco commerciante, se la memoria non mi inganna (il che sarebbe facilissimo). Tuttavia la sua figura potrebbe essere stata ispirata anche da questo

https://helda.helsinki.fi/handle/10138/161718

www.persee.fr/doc/rea_0035-2004_1956_num_58_3_3548

Data l'origine relativamente tarda di questa leggenda, forse è più probabile un riferimento a un personaggio più recente, ben noto ai cristiani, nonostante l'evidente (almeno per noi) anacronismo, piuttosto che un effettivo riferimento storico ad un personaggio preciso ma sostanzialmente oscuro del I secolo d.C.

Infine, potresti provare a mandare una mail a Rémi Gounelle, che si occupa specificatamente di questa leggenda e delle problematiche ad essa connesse.

Se vieni a capo della questione, facci sapere.
 
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maximus55
view post Posted on 18/2/2018, 11:43     +1   -1




Gentile Waylander, grazie per la cortese attenzione e per il tuo suggerimento che ho immediatamente seguito. Se ci sono novità ti farò certamente sapere. A presto,
Massimo Atzori.
 
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2 replies since 3/12/2017, 15:24   257 views
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