| Forse mi sbaglierò ma non mi pare che ci siano codici antichi (sinaitico, Vaticano, alessandrino, etc... ) senza i racconti dell'infanzia... non ne ho mai sentito parlare. C'è poi il fatto che Celso contesta in modo molto deciso ai cristiani la nascita verginale di Gesù (condividendo tra l'altro le accuse degli ebrei!) per cui evidentemente questa tradizione circolava da parecchio tempo ed era consolidata ... non si può non tenere conto di questo. Però magari Celso si riferiva solo al Vangelo secondo Matteo visto che menziona la permanenza di Gesù in Egitto (la critica in ogni caso sostiene che Celso avesse letto i testi cristiani... le sue accuse non si basavano solo su generiche testimonianze orali e quindi si deve supporre che i Vangeli da lui letti avessero i racconti dell'infanzia o almeno Matteo - vedi il libro "Contro Celso", Origene, Ed. Morcelliana).
Riporto le accuse di Celso riportate da Origene:
«Di esser nato da una vergine, te lo sei inventato tu [Gesù]. Tu sei nato in un villaggio della Giudea da una donna del posto, una povera filatrice a giornata. Questa fu scacciata dal marito, di professione carpentiere, per comprovato adulterio. Ripudiata dal marito e ridotta a un ignominioso vagabondaggio, clandestinamente ti partorì. A causa della tua povertà, hai lavorato come salariato in Egitto, dove sei diventato esperto in taluni poteri, di cui vanno fieri gli Egiziani. Poi sei tornato, e insuperbito per questi poteri, proprio grazie ad essi ti sei proclamato figlio di Dio.[13]. Ma l'invenzione della nascita da una vergine è simile alle favole di Danae, di Melanippe, di Auge e di Antiope.»
(Celso, Il discorso vero, I 28, pp. 65-66)
Celso scrive a cavallo tra II e III d.C. per cui queste accuse fanno supporre che la credenza della nascita verginale di Gesù fosse molto diffusa nel II d.C. e che gli ebrei ne fossero a conoscenza e la contestassero (accuse che potrebbero anche essere fondate, non solo dettate da spirito polemico).
C'è poi da dire, sulla base di ciò che dice Boccaccini sul canale youtube, che la cristologia delle origini era "alta" il che significa che i primi cristiani consideravano Gesù come un messia superumano, con caratteristiche divine (per combattere il male che è di origine cosmica in analogia alla teologia zoroastriana), non un semplice uomo e questa teologia "apocalittica" era del tutto compatibile con la nascita verginale di Cristo, anzi quasi necessaria per far intendere che Gesù non era un semplice uomo (nascite miracolose di questo tipo le troviamo anche in altre religioni... come rileva infatti anche Celso). Paolo, fariseo, assorbirà la teologia apocalittica entrando a contatto coi primi seguaci di Cristo: come fa notare Boccaccini, i farisei non credevano in un messia superumano, ma umano perché il male per loro aveva origini umane, non cosmiche come gli apocalittici per cui Paolo, per scrivere testi con stile "apocalittico" è perché era entrato in contatto con un giudaismo classificato come "apocalittico". Si tratta di capire che tipo di giudaismo apocalittico fosse e che messia superumano stesse attendendo (Enoch, Adamo, Melchisedek, etc...).
Ritornando al problemi relativi al prologo di Luca, io credo che gli equivoci possano essere legati alla redazione del testo. Diversi autori sostengono che i Vangeli sono stati composti per così dire "al contrario", a partire dal racconto della passione, morte e risurrezione di Gesù per cui è abbastanza probabile che i racconti dell'infanzia siano effettivamente un'aggiunta successiva (lo stesso Barbaglia, che difende l'autenticità del prologo, lo ammette... Barbaglia, col quale mi sono confrontato riguardo al testo di Nicolotti e Gianotto, non condivide nel modo più assoluto l'idea che i racconti dell'infanzia siano aggiunte successive a distanza di decenni). Stando così le cose, non stupisce se nella narrazione del ministero pubblico di Gesù non ci siano riferimenti al prologo mentre viceversa troviamo nel prologo riferimenti alla narrazione successiva. In questo modo non ci sono nemmeno problemi a livello di continuità teologica e stilistica che invece si porrebbero se l'aggiunta dei racconti dell'infanzia fosse avvenuta a distanza di diversi decenni dalla redazione del testo. Non solo ma anche eventuali incoerenze a livello narrativo (come ad esempio lo strano comportamento di Giovanni Battista citato da Vinicius) appaiono più comprensibili. Altra cosa invece è affermare che i primi cristiani non credeserro nella nascita verginale di Cristo. Resterebbe difficile comprendere la dura reazione degli ebrei e di Celso.
La nascita di Gesù, del messia superumano di questo primo gruppo cristiano "apocalittico" (in accordo con Sacchi, Boccaccini, etc...) doveva, a mio avviso, essere ricompresa in termini eccezionali restando per altro nel solco della tradizione biblica (anche la nascita di altri personaggi biblici come Isacco è eccezionale). Gli ebioniti sembrano invece per certi versi affini ai farisei e piuttosto distanti dal pensiero "apocalittico", dalla credenza in un messia superumano, Figlio del'uomo, ripetutamente citato nei Vangeli.
Gli ebioniti potrebbero discendere da due sette di ebrei cristiani allontanatesi dalla Chiesa nella prima metà del II d.C. di cui parla Giustino nel "Dialogo con Trifone".
Edited by Giosia - 25/5/2020, 09:49
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