Studi sul Cristianesimo Primitivo

I discepoli, i giudeo-cristiani, e la loro Cristologia

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view post Posted on 23/5/2020, 01:23     +1   -1

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Giacomo, il “fratello del Signore”, è citato in Atti e nelle lettere di Paolo.
È considerato il capo della comunità di Gerusalemme e viene descritto come un pio religioso con le ginocchia di cammello, per tutte le ore passate inginocchiato nel tempio. Seguiva, insieme agli altri apostoli rimasti, la legge dei padri, quindi presumo continuasse i sacrifici. Se questa supposizione è valida, allora se ne potrebbe desumere che non credesse alla teologia del sacrificio espiatorio del Cristo che, pertanto potrebbe essere di esclusiva pertinenza paolina e non risalire al Gesù storico. Ma su questo, aspetto di sentire i vostri pareri. Giacomo sacrificava o no?
Poco sappiamo inoltre sulla sua concezione messianica. Piegato nel tempio, pregava Dio o suo fratello? Sarebbe interessante capire se a separarlo da Paolo fosse solo il mantenimento della legge mosaica oppure se predicasse un “Vangelo” diverso, forse proprio quel Vangelo da cui il Tarso stesso metteva in guardia.
È dalla sua predicazione che nacquero i gruppi del giudeocristianesimo?

Se non erro, con la denominazione di giudeo-cristiani, vengono definiti, a partire dal secondo secolo D.C., i seguaci del Cristo in Terra Santa, fondamentalmente Ebrei di lingua aramaica.
Purtroppo si sa poco di loro, però ne abbiamo una testimonianza in alcuni Padri della Chiesa, che individuano almeno due sette e forse una terza, secondo alcuni studi.

"...(gli Ebioniti) seguono unicamente il Vangelo che è secondo Matteo e rifiutano l'apostolo Paolo, chiamandolo apostata della legge...". (Ireneo, Adv. Haer., I, 26).

"...Gli Ebioniti, pertanto, seguendo unicamente il Vangelo che è secondo Matteo, si affidano solo ad esso e non hanno una conoscenza esatta del Signore...". (Ireneo, Adv. Haer., III, 11).

"...costoro pensavano che fossero da rifiutare tutte le lettere dell'apostolo (Paolo), chiamandolo apostata della legge, e servendosi del solo Vangelo detto secondo gli ebrei, tenevano in poco conto tutti gli altri...". (Eusebio di Cesarea, Hist. Eccl., III, 27).

"...(I Nazareni) accettano unicamente il Vangelo secondo gli Ebrei e chiamano apostata l'apostolo (Paolo)...". (Teodoreto, Haer. Fabul. Comp. II, 1).

"...Essi sono Giudei che onorano Cristo come uomo giusto e usano il Vangelo chiamato secondo Pietro...". (Teodoreto, Haer. Fabul. Comp. II, 2).

Sembra dunque che si fossero formate delle correnti di Giudei che seguivano gli insegnamenti di Gesù e lo consideravano il Cristo e che sopravvissero in qualche modo alla guerra giudaica che culminò nella distruzione del Tempio.
Sembra che utilizzassero dei Vangeli personali in lingua aramaica o forse uno in ebraico.
Si parla di un Vangelo degli Ebioniti, uno degli Ebrei, che forse potrebbero essere lo stesso Vangelo in due denominazioni diverse; e poi si parla di una versione del Vangelo di Matteo, in aramaico e privo di alcune parti, come quella relativa alla nascita miracolosa.
Pare che considerassero Gesù un uomo giusto e un maestro, non un Dio e non credevano alla nascita verginale. Ovviamente seguivano la legge mosaica, forse alcuni però non sacrificavano animali. Detestavano Paolo di Tarso e forse il motivo non era solo quello relativo al mancato rispetto della legge. Forse lo consideravano addirittura un bugiardo, forse non ne condividevano addirittura la teologia.

Come si ponevano di fronte ai miracoli e alla resurrezione del maestro?
Erano d’accordo con la teologia della morte espiatrice e della redenzione?
Possono tali sette considerarsi discendenti dei primi discepoli di Gesù, o addirittura il risultato della predicazione apostolica?
A proposito di questi Vangeli, ci sono stati degli studi recenti?
Sono dei Vangeli nati prima o dopo i Vangeli in lingua greca?
Potrebbero essere stati usati come parziali fonti per i Vangeli in lingua greca?
Sono mai stati trovati frammenti?
Grazie

Edited by VINICIUS_ - 23/5/2020, 13:30
 
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CITAZIONE (VINICIUS_ @ 23/5/2020, 02:23) 
Possono tali sette considerarsi discendenti dei primi discepoli di Gesù, o addirittura il risultato della predicazione apostolica?

Mi pare che sappiamo qualcosa di questo gruppo religioso attraverso la testimonianza di Girolamo ed Epifanio
e che questi Padri della Chiesa citino qualche passo del loro Vangelo che forse assomigliava al Vangelo secondo Matteo
privo tuttavia dei racconti dell'infanzia.
Alcuni studiosi sostengono addirittura che Luca e Matteo nella loro versione originale fossero privi dei racconti dell'infanzia
e che questi ultimi sarebbero stati aggiunti dopo avanzando implicitamente l'ipotesi che i primi cristiani non credessero nella nascita
verginale di Gesù (nella prefazione de "Il Vangelo di Marcione" Nicolotti e Gianotti sostengono una tale ipotesi poichè Marcione
avrebbe preso ispirazione da un Vangelo secondo Luca senza il racconto dell'infanzia).
Tuttavia, sulla base della testimonianza di Origene, Celso contestava l'origine verginale di Gesù rifacendosi alla testimonianza di un ebreo
e pertanto significa che il dibattito sulla concezione verginale di Gesù fosse ben presente a cavallo almeno del I e II d.C. e quindi quasi contemporaneo
con la stesura dei Vangeli sulla base delle cronologie riconosciute (altrimenti come spiegare le accuse di Celso e degli ebrei?).
Un'aggiunta posteriore dei racconti dell'infanzia ai Vangeli secondo Luca e Matteo avrebbe richiesto una capacità compositiva non da poco
nell'operazione redazionale pur di cercare di mantenere un certo stile, la coerenza e la continuità teologica... non è così facile fare dei falsi,
più facile indubbiamente togliere delle parti.
D'altra parte anche la cristologia di Paolo o la cristologia giovannea della pre-esistenza, dell'incarnazione del verbo sono
perfettamente compatibili con la nascita verginale di Cristo con tutto ciò che ne consegue.
Pertanto mi pare più semplice e più economico pensare che gli ebioniti abbiano censurato per loro ragioni teologiche
la nascita verginale di Gesù e che non siano discendenti dei primi discepoli di Cristo in accordo dunque con la testimonianza dei Padri della Chiesa.
 
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CITAZIONE (Giosia @ 23/5/2020, 10:15) 
Un'aggiunta posteriore dei racconti dell'infanzia ai Vangeli secondo Luca e Matteo avrebbe richiesto una capacità compositiva non da poco
nell'operazione redazionale pur di cercare di mantenere un certo stile, la coerenza e la continuità teologica... non è così facile fare dei falsi,
più facile indubbiamente togliere delle parti.
D'altra parte anche la cristologia di Paolo o la cristologia giovannea della pre-esistenza, dell'incarnazione del verbo sono
perfettamente compatibili con la nascita verginale di Cristo con tutto ciò che ne consegue.
Pertanto mi pare più semplice e più economico pensare che gli ebioniti abbiano censurato per loro ragioni teologiche
la nascita verginale di Gesù e che non siano discendenti dei primi discepoli di Cristo in accordo dunque con la testimonianza dei Padri della Chiesa.

Mi permetto di dissentire. Che almeno in Luca i racconti dell'infanzia siano materiale secondario e tardivo è chiaro. In Q non c'è nulla riguardo all'infanzia e la narrazione inizia dalla predicazione del Battista, sicché se dobbiamo parlare di ipotesi economiche è più logico immaginare un testo senza infanzia cui questa parte è stata aggiunta dopo la nascita e sviluppo di gruppi giudeocristiani, che non un vangelo "autocensurato" dagli Ebioniti o chi per loro.

Purtroppo non ne so abbastanza su questi gruppi per darti risposte esaustive, ma provo comunque a dire qualcosa.

CITAZIONE (VINICIUS_ @ 23/5/2020, 02:23) 
Come si ponevano di fronte ai miracoli e alla resurrezione del maestro?

Non credo che abbiamo abbastanza materiale su di loro per poter rispondere. In ogni modo che un profeta potesse compiere miracoli era cosa perfettamente ammessa nell'immaginario giudaico, quindi non vedo problemi in tal senso.
Diverso, chiaramente, il caso della risurrezione, sul quale ti direi... non liquet.

CITAZIONE
Erano d’accordo con la teologia della morte espiatrice e della redenzione?

E io ti domando: quale teologia? Quella paolina o quella, ancora più forte, dell'estensore di ad Hebr.? Non credo, onestamente.
Vedo più compatibile con questi gruppi una prospettiva apocalittica ben rappresentata, ad esempio, in Mc.

CITAZIONE
Possono tali sette considerarsi discendenti dei primi discepoli di Gesù, o addirittura il risultato della predicazione apostolica?

Non capisco la domanda. Suppongo che tutti i gruppi che si definivano "cristiani" ritenessero di essere gli unici depositari del suo autentico messaggio, quindi non vedo come questi possano costituire un'eccezione.

CITAZIONE
A proposito di questi Vangeli, ci sono stati degli studi recenti?

Sì. Giosia ti ha citato proprio l'ultimo uscito, del nostro Nicolotti. Ma è un campo sempre ricco di nuove pubblicazioni. Con un giro sui principali network tipo Academia o Researchgate e potrai farti un'idea.

CITAZIONE
Sono dei Vangeli nati prima o dopo i Vangeli in lingua greca?

Probabilmente prima, o contemporaneamente. Il problema è che ne abbiamo perlopiù solo frammenti in citazione indiretta, quindi ben poco si può dire di certo, se non che non hanno avuto molta fortuna.

CITAZIONE
Potrebbero essere stati usati come parziali fonti per i Vangeli in lingua greca?

Se devo dare una risposta tranchant direi no. È più probabile che entrambi abbiano attinto a fonti comuni in diversa misura.
 
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CITAZIONE (Teodoro Studita @ 23/5/2020, 16:59) 
Mi permetto di dissentire. Che almeno in Luca i racconti dell'infanzia siano materiale secondario e tardivo è chiaro. In Q non c'è nulla riguardo all'infanzia e la narrazione inizia dalla predicazione del Battista, sicché se dobbiamo parlare di ipotesi economiche è più logico immaginare un testo senza infanzia cui questa parte è stata aggiunta dopo la nascita e sviluppo di gruppi giudeocristiani, che non un vangelo "autocensurato" dagli Ebioniti o chi per loro.

Mi aspettavo questa risposta... resta il fatto che Q è un'ipotesi accademica (in stretto rapporto con la "Teoria delle due fonti") e pertanto non ha lo stessa valore e la stessa dignità di altre fonti storiche. Resto sempre un po' scettico quando vedo citazioni di Q... però forse tendo ad essere troppo prudente (mi domando se da un punto di vista metodologico sia corretto prendere come riferimento Q, trattandosi di ipotesi accademica non validata al 100%).

Ho chiesto ad alcuni filologi un giudizio sulla fattibilità di un'operazione di questo tipo (di aggiunta di un testo iniziale) ma le risposte sono state contrastanti
ed alcuni scherzosamente mi hanno detto che è sbagliato ragionare come "falegnami" che tagliano o aggiungono pezzi riguardo ai testi antichi:
sono operazioni tutt'altro che semplici che richiedono grandi competenze teologiche e filologiche ma in generale tutti quanti mi hanno detto che è molto
più semplice togliere delle parti di testo.

Non prenderle come una critica... ti riporto l'opinione delle persone con cui mi sono confrontato.
Non essendo un filologo non so giudicare... anche se intuitivamente mi sembrano riflessioni condivisbili.

Riporto questo articolo di Barbaglia sull'autenticità del prologo di Luca, molto interessante:
https://www.google.com/url?sa=t&source=web...RypEJFaXGxLnZOO

Edited by Giosia - 25/5/2020, 07:09
 
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Scusate, quando parlate di racconti dell’infanzia tardivi, vi riferite al fatto che non esistono in Marco e Q, oppure che addirittura non esistevano nelle copie più antiche di Matteo e Luca (o almeno in Luca) e furono aggiunte da mani successive? Quali sono gli indizi? Lo stesso potrebbe dirsi anche per i capitoli sulle apparizioni postpasquali?

Scusa Giosia, capisco la difficoltà di un inserimento successivo, ma se esso è avvenuto entro pochi decenni dalla prima stesura, potrebbe essere passato in maniera perfettamente indolore.
 
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Forse mi sbaglierò ma non mi pare che ci siano codici antichi (sinaitico, Vaticano, alessandrino, etc... ) senza i racconti dell'infanzia... non ne ho mai sentito parlare. C'è poi il fatto che Celso contesta in modo molto deciso ai cristiani la nascita verginale di Gesù (condividendo tra l'altro le accuse degli ebrei!) per cui evidentemente questa tradizione circolava da parecchio tempo ed era consolidata ... non si può non tenere conto di questo. Però magari Celso si riferiva solo al Vangelo secondo Matteo visto che menziona la permanenza di Gesù in Egitto (la critica in ogni caso sostiene che Celso avesse letto i testi cristiani... le sue accuse non si basavano solo su generiche testimonianze orali e quindi si deve supporre che i Vangeli da lui letti avessero i racconti dell'infanzia o almeno Matteo - vedi il libro "Contro Celso", Origene, Ed. Morcelliana).

Riporto le accuse di Celso riportate da Origene:

«Di esser nato da una vergine, te lo sei inventato tu [Gesù]. Tu sei nato in un villaggio della Giudea da una donna del posto, una povera filatrice a giornata. Questa fu scacciata dal marito, di professione carpentiere, per comprovato adulterio. Ripudiata dal marito e ridotta a un ignominioso vagabondaggio, clandestinamente ti partorì. A causa della tua povertà, hai lavorato come salariato in Egitto, dove sei diventato esperto in taluni poteri, di cui vanno fieri gli Egiziani. Poi sei tornato, e insuperbito per questi poteri, proprio grazie ad essi ti sei proclamato figlio di Dio.[13]. Ma l'invenzione della nascita da una vergine è simile alle favole di Danae, di Melanippe, di Auge e di Antiope.»

(Celso, Il discorso vero, I 28, pp. 65-66)

Celso scrive a cavallo tra II e III d.C. per cui queste accuse fanno supporre che la credenza della nascita verginale di Gesù fosse molto diffusa nel II d.C. e che gli ebrei ne fossero a conoscenza e la contestassero (accuse che potrebbero anche essere fondate, non solo dettate da spirito polemico).

C'è poi da dire, sulla base di ciò che dice Boccaccini sul canale youtube, che la cristologia delle origini era "alta" il che significa che i primi cristiani consideravano Gesù come un messia superumano, con caratteristiche divine (per combattere il male che è di origine cosmica in analogia alla teologia zoroastriana), non un semplice uomo e questa teologia "apocalittica" era del tutto compatibile con la nascita verginale di Cristo, anzi quasi necessaria per far intendere che Gesù non era un semplice uomo (nascite miracolose di questo tipo le troviamo anche in altre religioni... come rileva infatti anche Celso). Paolo, fariseo, assorbirà la teologia apocalittica entrando a contatto coi primi seguaci di Cristo: come fa notare Boccaccini, i farisei non credevano in un messia superumano, ma umano perché il male per loro aveva origini umane, non cosmiche come gli apocalittici per cui Paolo, per scrivere testi con stile "apocalittico" è perché era entrato in contatto con un giudaismo classificato come "apocalittico". Si tratta di capire che tipo di giudaismo apocalittico fosse e che messia superumano stesse attendendo (Enoch, Adamo, Melchisedek, etc...).

Ritornando al problemi relativi al prologo di Luca, io credo che gli equivoci possano essere legati alla redazione del testo.
Diversi autori sostengono che i Vangeli sono stati composti per così dire "al contrario", a partire dal racconto della passione, morte e risurrezione di Gesù per cui è abbastanza probabile che i racconti dell'infanzia siano effettivamente un'aggiunta successiva (lo stesso Barbaglia, che difende l'autenticità del prologo, lo ammette... Barbaglia, col quale mi sono confrontato riguardo al testo di Nicolotti e Gianotto, non condivide nel modo più assoluto l'idea che i racconti dell'infanzia siano aggiunte successive a distanza di decenni). Stando così le cose, non stupisce se nella narrazione del ministero pubblico di Gesù non ci siano riferimenti al prologo mentre viceversa troviamo nel prologo riferimenti alla narrazione successiva. In questo modo non ci sono nemmeno problemi a livello di continuità teologica e stilistica che invece si porrebbero se l'aggiunta dei racconti dell'infanzia fosse avvenuta a distanza di diversi decenni dalla redazione del testo. Non solo ma anche eventuali incoerenze a livello narrativo (come ad esempio lo strano comportamento di Giovanni Battista citato da Vinicius) appaiono più comprensibili.
Altra cosa invece è affermare che i primi cristiani non credeserro nella nascita verginale di Cristo. Resterebbe difficile comprendere la dura reazione degli ebrei e di Celso.

La nascita di Gesù, del messia superumano di questo primo gruppo cristiano "apocalittico" (in accordo con Sacchi, Boccaccini, etc...) doveva, a mio avviso, essere ricompresa in termini eccezionali restando per altro nel solco della tradizione biblica (anche la nascita di altri personaggi biblici come Isacco è eccezionale). Gli ebioniti sembrano invece per certi versi affini ai farisei e piuttosto distanti dal pensiero "apocalittico", dalla credenza in un messia superumano, Figlio del'uomo, ripetutamente citato nei Vangeli.

Gli ebioniti potrebbero discendere da due sette di ebrei cristiani allontanatesi dalla Chiesa nella prima metà del II d.C. di cui parla Giustino nel "Dialogo con Trifone".

Edited by Giosia - 25/5/2020, 09:49
 
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CITAZIONE (Giosia @ 23/5/2020, 18:08) 
Ho chiesto ad alcuni filologi un giudizio sulla fattibilità di un'operazione di questo tipo (di aggiunta di un testo iniziale) ma le risposte sono state contrastanti
ed alcuni scherzosamente mi hanno detto che è sbagliato ragionare come "falegnami" che tagliano o aggiungono pezzi riguardo ai testi antichi:
sono operazioni tutt'altro che semplici che richiedono grandi competenze teologiche e filologiche ma in generale tutti quanti mi hanno detto che è molto
più semplice togliere delle parti di testo.

E abbiamo in tre righe demolito uno dei più consolidati motti della filologia: lectio brevior, potior.

https://en.wikipedia.org/wiki/Lectio_brevior
 
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view post Posted on 25/5/2020, 21:19     +1   -1

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Quello che mi chiedo, tuttavia, è se poteva esistere una relazione, tra i vangeli greci e quelli dei giudeocristiani, oppure se si formarono in modo indipendente da tradizioni indipendenti. Quando Ireneo cita un Vangelo secondo Matteo usato dagli Ebioniti, sembrerebbe suggerire che tale gruppo usasse un testo derivato dal Matteo in greco.
Quindi non ci si dovrebbe aspettare un contenuto diverso da quello che già conosciamo. Non mi pare ci siano testimonianze invece sui contenuti di questi presunti vangeli dei nazareni e degli ebrei. Probabilmente giacciono in qualche antica giara e chissà un giorno verranno alla luce.
 
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CITAZIONE (Teodoro Studita @ 25/5/2020, 19:15) 
CITAZIONE (Giosia @ 23/5/2020, 18:08) 
Ho chiesto ad alcuni filologi un giudizio sulla fattibilità di un'operazione di questo tipo (di aggiunta di un testo iniziale) ma le risposte sono state contrastanti
ed alcuni scherzosamente mi hanno detto che è sbagliato ragionare come "falegnami" che tagliano o aggiungono pezzi riguardo ai testi antichi:
sono operazioni tutt'altro che semplici che richiedono grandi competenze teologiche e filologiche ma in generale tutti quanti mi hanno detto che è molto
più semplice togliere delle parti di testo.

E abbiamo in tre righe demolito uno dei più consolidati motti della filologia: lectio brevior, potior.

https://en.wikipedia.org/wiki/Lectio_brevior

Ho girato la risposta prevedibile all'amico filologo... ma quali sono le altre lezioni prese in considerazione?
Q, il Vangelo degli ebioniti e il Vangelo di Marcione?
Oppure esistono altre lezioni nei codici antichi senza i racconti dell'infanzia?
Siamo sicuri di poter applicare meccanicamente certi principi della filologia tenendo conto delle fonti a nostra disposizione
(la critica dell'amico è infatti questa... non critica il principio in se che sulla base di precise condizioni al contorno può dare risposte affidabili,
con un certo livello di confidenza)?
Ammesso e non concesso poi che i racconti dell'infanzia siano tardivi, come si spiega la polemica di Celso che sembra aver letto il racconto dell'infanzia di Matteo?
A giudicare da ciò che dice Celso, sembra che la credenza nella nascita verginale fosse piuttosto diffusa e consolidata tra i cristiani.
Altrimenti non si spiegherebbe una polemica così forte.

Edited by Giosia - 27/5/2020, 19:36
 
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Scusa Giosia, ma cosa c’entra Celso che scrive tra il 160-180 D.C.? Se Matteo e Luca sono stati scritti intorno al 70-90 D.C., ci sono circa cento anni, tra le prime stesure e la contestazione che fa nel suo “Discorso”.
 
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CITAZIONE (VINICIUS_ @ 26/5/2020, 21:08) 
Scusa Giosia, ma cosa c’entra Celso che scrive tra il 160-180 D.C.? Se Matteo e Luca sono stati scritti intorno al 70-90 D.C., ci sono circa cento anni, tra le prime stesure e la contestazione che fa nel suo “Discorso”.

Celso si basa sulla lettura dei testi cristiani e su testimoni ebrei e pertanto si ha l'impressione che la credenza nella nascita verginale di Gesù fosse consolidata e molto diffusa.
Nell'antichità non c'era internet per cui la diffusione di idee nuove richiedeva parecchio tempo prima di stabilizzarsi e consolidarsi per cui è legittimo pensare che questa credenza
fosse già presente da molto tempo ma non di certo da pochi anni (non si spiegherebbe una critica così feroce e proprio sulla nascita verginale!).
Immaginare che i racconti dell'infanzia rimontino alla seconda metà del secondo secolo come alcuni sostengono oggi, mi pare pertanto eccessivo (senza contare, come dice l'amico filologo, le difficoltà a distanza di 70 anni di fare un'operazione di questo tipo dal punto di vista redazionale... difficoltà troppo spesso sottovalutate)... mi domando se e come la critica di Celso sia stata considerata riguardo alla datazione dei racconti dell'infanzia.

E d'altra parte le attuali teorie di Boccaccini, Sacchi,... sui profeti apocalittici e di Hurtado sulla devozione (Gesù viene adorato al pari di Yhwh) fanno leva su una cristologia originaria
"alta" che è perfettamente compatibile con la nascita verginale di Gesù (nella Bibbia si registrano altre nascite eccezionali... e si ha lo stesso fenomeno in altri culti mediorientali,
la nascita del Saoshyant zoroastriano, etc... perchè stupirsi? Mi stupirei del contrario!).
Se invece il cristianesimo originario aveva una cristologia bassa e considerava Gesù come un semplice uomo, tutto a mio avviso resta più difficile da spiegare
(come conciliare una cristologia bassa con le attuali teorie di Sacchi, Boccaccini e con le dinamiche devozionali di cui parla Hurtado presenti nei vangeli?).
Nel I d.C. era diffusa la credenza di messia superumani... per cui la nascita eccezionale del messia superumano è perfettamente compatibile con la teologia apocalittica del I d.C.,
con la dottrina della pre-esistenza nel Vangelo di Giovanni, con la cristologia paolina (vedi Boccacini) e con il "Figlio dell'uomo" ampiamente citato nei Vangeli presente anche in altri testi apocalittici della letteratura tardo giudaica (Libro delle parabole). Dopo il 70 d.C. queste correnti apocalittiche probabilmente dovettero ammettere il fallimento delle loro aspettative per cui scomparirono gradualmente (i romani non potevano tollerare dopo il 70 d.C. idee di questo tipo)... sopravvisse solo il cristianesimo con l'idea di un Regno che non è di questo mondo.

Intendiamoci poi... un conto è storicizzare la nascita verginale di Gesù, un conto è parlare della tradizione relativa alla nascita di Gesù e della ricomprensione teologica della sua figura
nell'ambito della storia della salvezza: è chiaro che parliamo di quest'ultima a scanso di equivoci (personalmente le accuse degli ebrei potrebbero essere anche vere).
Il Gesù "reale" è comunque irraggiungibile come dice lo stesso Meier.

Edited by Giosia - 30/5/2020, 12:14
 
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CITAZIONE (Giosia @ 26/5/2020, 19:14) 
Ho girato la risposta prevedibile all'amico filologo... ma quali sono le altre lezioni prese in considerazione?
Q, il Vangelo degli ebioniti e il Vangelo di Marcione?
Oppure esistono altre lezioni nei codici antichi senza i racconti dell'infanzia?

Attenzione, usiamo una terminologia tecnica. Non stiamo parlando di "lezioni" o di varianti, ma di strati di composizione dei vangeli. Dobbiamo considerare che:
- In genere le cose vanno avanti per accrescimento, non per sottrazione;
- I racconti dell'infanzia sono assenti negli strati antichi del NT (Mc, Q o comunque tu voglia chiamare la fonte comune di Mt e Lc, e da Paolo)
- I racconti dell'infanzia sono pure probabilmente assenti dal vangelo di Marcione (ma non ho ancora letto Nicolotti, quindi puoi dircelo meglio tu)
- Chiaramente tutto il materiale "dell'infanzia" non è storico

Quindi non stiamo applicando principî meccanici, ma ragionando in termini di probabilità. Se questo materiale non faceva parte di Ur-Mt e Ur-Lc, non c'è da stupirsi se, quando esso fu aggiunto, le copie successive tesero ad incorporarlo, specie se questa addizione di fonte nuova su fonte vecchia è stata fatta in fase ecdotica (cioè quando possiamo individuare per la prima volta un testo "finito" poi soggetto a ricopiatura e diffusione). Diverso è, ad esempio, il caso della pericope dell'adultera o del finale lungo di Mc per cui – trattandosi di aggiunte più tardive – sono rimaste tracce nella tradizione manoscritta.
 
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Il lavoro di Nicolotti e Gianotto parte da presupposti diversi dai tuoi (teoria delle due fonti) perchè nella prefazione al testo gli autori mettono in luce tutte le criticità delle attuali soluzioni al problema sinottico (teoria delle due fonti, Q, etc...) e pongono serissimi dubbi sulla datazione ufficiale dei testi (c'è una digressione lunghissima molto interessante su questi argomenti).
A mio avviso, non si possono pertanto integrare le loro considerazioni finali (che riguardano anche i racconti dell'infanzia) con quelle che hai esposto visto che le premesse sono molto diverse (dipendenze testuali diverse, datazione diversa (sostanzialmente II d.C.), etc... ).

Non essendo un filologo, faccio fatica ad orientarmi in questo campo... ma mi sembra di percepire un elevato grado di incertezza (che Nicolotti e Gianotto evidenziano continuamente) che vedo anche nelle tue considerazioni: in questi casi penso che occorra molta prudenza e non perdere mai la consapevolezza che quando dico "su Q questo non c'è" presuppongo implicitamente tutta una serie di ipotesi che non sono ancora state validate e che risentono pertanto di un elevato grado di incertezza (può essere un'economia di ragionamento puramente illusoria); è alto il rischio di finire in circoli viziosi o aporie.
A livello di calcolo delle probabilità, è sempre bene tenere a mente che l'incertezza è additiva o peggio ancora moltiplicativa per cui se io mi baso su un'ipotesi accademica per formulare una nuova ipotesi, l'incertezza ahimè aumenta (a maggior ragione se parto da ipotesi di partenza non ancora validate)... è una legge di natura: non stupisce dunque se a livello accademico si stiano cercando nuove strade e soluzioni al problema sinottico (Barbaglia addirittura sta elaborando una nuova teoria che prende le mosse dall'ipotesi agostiniana riabilitando la priorità del Vangelo di Matteo [in ebraico]!).

Penso che abbia ragione Sacchi... che si debba dare più spazio in questo caso a ragionamenti di tipo storico o ideologico, forse un po' troppo sottovalutati.

Edited by Giosia - 30/5/2020, 12:13
 
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CITAZIONE (Teodoro Studita @ 27/5/2020, 22:26) 
- I racconti dell'infanzia sono assenti negli strati antichi del NT (Mc, Q o comunque tu voglia chiamare la fonte comune di Mt e Lc, e da Paolo)
- I racconti dell'infanzia sono pure probabilmente assenti dal vangelo di Marcione (ma non ho ancora letto Nicolotti, quindi puoi dircelo meglio tu)
- Chiaramente tutto il materiale "dell'infanzia" non è storico

Quindi non stiamo applicando principî meccanici, ma ragionando in termini di probabilità. Se questo materiale non faceva parte di Ur-Mt e Ur-Lc, non c'è da stupirsi se, quando esso fu aggiunto, le copie successive tesero ad incorporarlo, specie se questa addizione di fonte nuova su fonte vecchia è stata fatta in fase ecdotica (cioè quando possiamo individuare per la prima volta un testo "finito" poi soggetto a ricopiatura e diffusione). Diverso è, ad esempio, il caso della pericope dell'adultera o del finale lungo di Mc per cui – trattandosi di aggiunte più tardive – sono rimaste tracce nella tradizione manoscritta.

Che si intende con “Ur”? Come fate a dire che le prime versioni di Mt e Lc, scritte tra il 70-90 D.C. non contenevano i capitoli sulla natività? Nel caso dell’episodio dell’adultera di Gv e del finale di Mc sono state trovate versioni prive, ma nel caso in questione ci sono indizi o addirittura prove?
 
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view post Posted on 5/6/2020, 10:01     +1   +1   -1
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CITAZIONE (VINICIUS_ @ 4/6/2020, 13:56) 
CITAZIONE (Teodoro Studita @ 27/5/2020, 22:26) 
- I racconti dell'infanzia sono assenti negli strati antichi del NT (Mc, Q o comunque tu voglia chiamare la fonte comune di Mt e Lc, e da Paolo)
- I racconti dell'infanzia sono pure probabilmente assenti dal vangelo di Marcione (ma non ho ancora letto Nicolotti, quindi puoi dircelo meglio tu)
- Chiaramente tutto il materiale "dell'infanzia" non è storico

Quindi non stiamo applicando principî meccanici, ma ragionando in termini di probabilità. Se questo materiale non faceva parte di Ur-Mt e Ur-Lc, non c'è da stupirsi se, quando esso fu aggiunto, le copie successive tesero ad incorporarlo, specie se questa addizione di fonte nuova su fonte vecchia è stata fatta in fase ecdotica (cioè quando possiamo individuare per la prima volta un testo "finito" poi soggetto a ricopiatura e diffusione). Diverso è, ad esempio, il caso della pericope dell'adultera o del finale lungo di Mc per cui – trattandosi di aggiunte più tardive – sono rimaste tracce nella tradizione manoscritta.

Che si intende con “Ur”? Come fate a dire che le prime versioni di Mt e Lc, scritte tra il 70-90 D.C. non contenevano i capitoli sulla natività? Nel caso dell’episodio dell’adultera di Gv e del finale di Mc sono state trovate versioni prive, ma nel caso in questione ci sono indizi o addirittura prove?

Come ha detto Teodoro, si ragiona in termini di probabilità sulla base di ipotesi che hanno un certo consenso accademico (teoria delle due fonti, priorità marciana, fonte Q).
In questi anni diversi autori hanno proposto soluzioni alternative (come Klinghardt, Nicolotti e Gianotto, Barbaglia, etc...) le cui conclusioni, a mio avviso, non si possono integrare con le attuali teorie perchè si parte da presupposti diversi (Barbaglia ripropone la priorità matteana senza Q ad esempio... che risale ai Padri della chiesa ed ad Agostino mi pare... però Teodoro ne sa più di me... la filologia non è il mio campo).

Ur-Matteo e Ur-Luca dovrebbero essere dei protovangeli di Matteo e Luca di cui si ipotizza l'esistenza... mi pare che si ipotizzi anche un Ur-Marco:
non mi pare che siano mai state trovate prove storiche dell'esistenza di questi protovangeli. Sono ipotesi che derivano da studi di filologia,
nulla di certo benchè ci sia un certo consenso accademico attorno a queste ipotesi. Io da qualche anno nutro molti dubbi... anche perchè
resta irrisolto il problema delle concordanze minori che dà l'impressione che le dipendenze tra i Vangeli siano diverse rispetto a quelle previste
nella Teoria delle due fonti. Non mi stupisco che diversi autori (Nicolotti, Gianotto,etc...) stiano esplorando nuove possibilità.
Su internet trovi tutto quanto...

Edited by Giosia - 5/6/2020, 16:55
 
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