Studi sul Cristianesimo Primitivo

Dialogo con il dott. G. Tranfo, Giancarlo Tranfo ospite del forum

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Hard-Rain
view post Posted on 6/12/2007, 11:20 by: Hard-Rain     +1   -1




Continuo allora con alcune risposte dal suo ultimo intervento.

CITAZIONE
Stesso discorso per la nomina sacra: la ricostruzione su base sticometrica su p90 sembra orientata (per quel che ne capisco) su argomentazioni più convincenti di quanto non si possa dire per p52 dove è relegata nel limbo delle mere ipotesi.

La nomina sacra è attesta con certezza nel papiro di Egerton II ed è altamente probabile in P64 (si leggono persino tracce dello iota e del sigma prima dell'aggettivo "pantes"). In P52, semplicemente, nulla si può dire, non certo che contenesse necessariamente la parola Gesù scritta per esteso. Il P.Oxy. L 3523 che lei mi cita, alias P90, è databile al II secolo. P90 è stato pubblicato soltanto nel 1983. Un secolo fa tutti questi documenti non erano disponibili, poi sono stati scoperti e riportati alla luce: ebbene, ribaltando la questione, quel che io noto è che non ce n'è uno che attesti indiscutibilmente l'assenza dell'abbreviazione sacra, in cui, cioè, il nome di Gesù sia scritto per esteso. Anzi, semmai abbiamo probabilità elevate circa la presenza della nomina sacra in alcuni dei papiri più antichi, come abbiamo discusso, cito i casi di P90 o di P64 dove è pressochè certa.


CITAZIONE
Mi ha invitato a nozze: lei crede all'attribuzione di 7q5 a Mc. 6:52-53

Sul 7Q5 la mia posizione è la seguente: quel papiro è Mc. 6:52-53 oppure (vel) è un testo oggi sconosciuto, andato perduto. Certamente le obiezioni che lei ha sollevato sono uno degli ostacoli all'identificazione proposta da O'Callaghan. Però sul piano tecnico non si scappa: o è Marco o è il nulla (il nulla rispetto a quello che oggi abbiamo in mano delle opere degli antichi). A Qumran, nella grotta 4Q, comunque, sono stati ritrovati altri frammenti in greco: alcuni sono della LXX ma altri sono, semplicemente, senza attribuzione sebbene abbiano anche molte più lettere rispetto al 7Q5.

CITAZIONE
i frammenti papiracei sono stati trovati sempre in aree mediorientali e luoghi semidesertici

Lei pensa che questo sia frutto del caso oppure di una precisa volontà occultatrice? Il papiro non si conserva a lungo nel clima umido. Magari avessimo frammenti delle opere latine, dei poeti, degli storici, dei grammatici greci, trovate a Roma o in Grecia. Purtroppo abbiamo un limite fisico insuperabile. In Italia abbiamo avuto ritrovamenti solo a Pompei ed Ercolano grazie all'eruzione del Vesuvio che ha preservato papiri databili con lo stop archeologico del 79 d.C. La scena del film "Codice da Vinci" in cui viene estratto un antico papiro conservato per due millenni a Parigi fa semplicemente sorridere.

Detto questo, posto che i ritrovamenti papirologici sono pressochè tutti derivati dall'area egiziana, non pensa che, in fondo, noi disponiamo soltanto di un piccolo spaccato della tradizione manoscritta neotestamentaria e apocrifa più antica, quella legata ai papiri? Forse, ma è una ipotesi, la diffusione dei frammenti di Giovanni è motivata dal fatto che quel testo era particolarmente utilizzato nelle comunità cristiane in Egitto. 7Q5, inoltre, potrebbe (sottolineo doppiamente il condizionale) appartenere a Mc. 6:52-53 oppure ad una sua fonte. Tra i P.Oxy. del II secolo ce n'è anche uno di Matteo, si tratta del P.Oxy. LXIV 4405. Il P64 appartiene ancora al vangelo di Matteo. Anche altri due frammenti di Oxyrhynchus databili tra la fine del II e la prima metà del III secolo appartengono ancora a Matteo. Il P.Egerton II, della fine del II secolo, appartiene a un apocrifo che raccontava in origine storie sulla vita di Gesù, un vangelo. Che dire, infine, delle epistole paoline? Sulla base di questo metodo, privandoci dello strumento filologico, affidandoci solamente all'antichità dei reperti archeologici che pure esistono, dovremmo concludere che le epistole sono posteriori ai vangeli canonici, a meno che non abbia ragione Young Kyu Kim a retrodatare P46 alla tempo di Domiziano. Invece pressochè tutti i biblisti affermano che tali epistole furono composte prima dei vangeli canonici.

Aggiungo poi che la fortuna che abbiamo nel disporre di questi straordinari reperti dell'antichità è davvero grande. Lei ha posto l'enfasi sul monopolio ecclesiastico della Chiesa nella conservazione dei manoscritti. Tutto questo fu un processo che iniziò soltanto dal IV-V secolo, prendiamo Costantino come starting point. Ma prima? Uno dei fini che si proponeva la persecuzione di Diocleziano era proprio la distruzione fisica dei libri dei cristiani. E' difficile stimare l'entità dell'incidente nella trasmissione manoscritta che quella persecuzione ha provocato sui codici cristiani, ma sicuramente raggiunse una buna parte dei suoi scopi in oriente, dove durò più a lungo che non in occidente. Quanti codici furono bruciati per avere in cambio la vita? Non tutti i cristiani, per quanto attaccati alla loro religione in modo molto fanatico, erano zelanti come Luciano di Antiochia. La persecuzione dioclezianea ha trovato notevoli echi in papiri editi negli ultimi anni. Due documenti (P.Oxy. XXXIII 2665 e 2673) si riferiscono a beni confiscati, nel primo caso a un condannato chiamato Paolo, nel secondo caso a una chiesa. P.Bodmer XX conserva una parte considerevole dell’originale del verbale processuale di Filea, vescovo di Thmuis, davanti al prefetto Claudio Culciano nel 306 d.C. Una seconda versione di questo originale greco è stata poi identificata da A. Pietersma tra i papiri di Chester Beatty (Bulletin of the International Organisation for Septuagint and Cognate Studies, 7, 1974, pp. 13-14). Così in E.G. Turner, Papiri greci, ed. italiana a cura di M. Manfredi, Carocci, Roma, 1984, ristampa del 2002.

CITAZIONE
Non mi giudichi male ma io sulla patristica ci vado con i piedi di piombo: troppi imbrogli (Eusebio, Clemente d'Alessandria, Tertulliano ecc.).

Per letteratura del periodo apostolico, intendevo quella composta nel I-II secolo, costituita dalla Didachè fino a 2 Clemente, passando per l'epistola di Barnaba, quella a Diogneto, le epistole di Ignazio di Antiochia, 1 Clemente, Policarpo di Smirne, ecc... In breve: letteratura apocrifa dei gruppi cristiani proto-ortodossi precedente Giustino e Ireneo. Si tratta di un materiale diverso da quello dei padri del III-IV secolo, pervenutoci in modo indipendente da Eusebio, la Didachè per alcuni, si potrebbe citare qui Audet, è stata composta addirittura prima degli stessi canonici, nel I secolo.

Non comprendo poi perchè le fonti cristiane debbano sempre essere considerate in modo "razzista", mentre la documentazione di chi si opponeva al cristianesimo (storici romani, giudei, ecc...) debba sempre godere della fiducia cieca dello storico del cristianesimo. Perchè questa diversa valutazione delle fonti? Perchè un testo cristiano, specialmente se canonico, deve sempre essere, a priori, sospettato di essere un falso storico?

CITAZIONE
Riguardo ai sistemi di datazione, io sono un supporter del C14.
In alcuni casi (quando si è fortunati per l'elevata concentrazione di presenze organiche in un reperto) il margine di errore offerto dal radiocarbonio scende a livelli bassi.

Il Prof. Robert Eisenman, che lei certamente conoscerà attraverso le sue opere, non sarebbe del suo stesso avviso. In generale io non sono un grande estimatore di Eisenman, tuttavia nel caso delle datazioni basate sul C14 le cito alcuni dati che mi paiono significativi. Alcuni frammenti dei rotoli di Qumran sono stati sottoposti al test del C14 in due occasioni, nel 1991 e nel 1994. Nel mio sito ho riportato un articolo con le datazioni di quei manoscritti, sono disponibili persino i reports pubblicati nell'autorevole rivista Radiocarbon. Ebbene, ecco qualche esempio, tratto dal report delle datazioni eseguite nei laboratori dell'Università dell'Arizona nel '94, pubblicato l'anno successivo. Il rotolo di Isaia 1QIsa ha una radiodatazione (intesa già calibrata) compresa tra il 335 a.C. e il 122 a.C. con un margine di circa +/- 100 anni. E questo vale con probabilità 68%, non è neppure una certezza assoluta. Se aumentiamo il livello di probabilità al 95%, la datazione del rotolo si allarga al periodo 250 a.C. - 103 a.C. Eseguire questo test, ha richiesto il sacrificio di 56,50 mg di materiale. 4Q266 ammette una datazione calibrata compresa tra il 5 e l'80 d.C., con probabilità del 68%, tra il 45 a.C. e il 120 d.C. se aumentiamo il grado di probabilità al 95%. Io non so se questi margini sono sufficienti per i) superare le datazioni paleografiche; ii) fornirci la necessaria precisione per il tema che stiamo trattando: nel caso dei reperti cristiani anche poche decine di anni di incertezza, come abbiamo visto, sono un grave problema.

Ma se questi dati non dovessero essere sufficientemente convincenti, le cito qualche esempio singolare. Il manoscritto di Nahal Hever X Hev/Se 8 a è stato datato al radiocarbonio e la datazione è risultata compresa tra il 140 e il 390 d.C. (95%) oppure tra il 237 e il 340 d.C. (68%). Ora, noi conosciamo perfettamente la data in cui fu scritto questo documento in quanto è banalmente scritta sopra il medesimo: trattasi del 135 d.C. Obiettivo del test era evidentemente quello di valutare l'attendibilità della datazione al C14 e, soprattutto, delle famigerate curve di calibrazione. Quale conclusione dobbiamo trarre da questo specifico esempio? Che in entrambi i casi, sia con probabilità 68% che con probabilità 95%, avremmo completamente sbagliato la datazione rispetto alla realtà dei fatti. Sebbene non così clamorosi, anche documenti quali 5/6 Hev 21, 5/6 Hev 19, ecc..., sono abbastanza incoerenti rispetto alla datazione al radiocarbonio (le vere date di stesura di questi mss. sono riportate nei documenti stessi). Cfr. quanto scrissi, riprendendo importantissime osservazioni di G. Doudna, nella seconda parte del lungo articolo: https://digilander.libero.it/Hard_Rain/Data...S.htm#Datazioni

CITAZIONE
E' chiaro che nessuno potrà mai convincere l'altro ma lo scambio, secondo me, arricchisce tutti.

Lei ha dato prova di essere una persona civile ed educata. Sono pienamente d'accordo con questa sua affermazione, è salutare avere opinioni divergenti, il confronto aiuta a rivedere oppure a confermare le idee ed è di grande aiuto alla crescita di tutti. Non si tratta di convincere con la forza l'interlocutore ma solo di scambiarsi opinioni diverse. E' questo, del resto, il manifesto programmatico di questo forum al quale sono onorato di appartenere.


Saluti.

Edited by Hard-Rain - 6/12/2007, 23:49
 
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