Studi sul Cristianesimo Primitivo

Dialogo con il dott. G. Tranfo, Giancarlo Tranfo ospite del forum

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Frances Admin
view post Posted on 6/12/2007, 13:19 by: Frances Admin     +1   -1




Vorrei aggiungere che per quanto riguarda i frammenti sconosciuti, in cui a mio avviso va collocato anche il 7Q5, ne abbiamo tantissimi, antichi e non. Con grande meraviglia, ho trovato echi di vangeli sconosciuti persino nelle cronografie in russo antico del X-XII secolo. Questi testi, tutt'oggi sono designati con la sigla "vangeli ignoti". Nessuno studioso serio oserebbe attribuirgli un'identificazione sicura. Non si può pretendere che tutti i frammenti ostici debbano per forza corrispondere a un'opera conosciuta. Per la letteratura greca antica, il caso dei frammenti di autori e opere sconosciute è abbastanza ordinario e anche quando si innesta un dibattito sulla loro natura gli studiosi non arrivano mai a scannarsi a vicenda per aver ragione delle loro tesi. Invece, nella papirologia e paleografia dei documenti cristiani assistiamo a dibattiti logoranti, perché di mezzo c'è la datazione e diciamolo, per la chiesa, dimostrare che i documenti antichi risalgono al I secolo è un obbiettivo imprescindibile. Io in questo metodo ci trovo ben poco di scientifico, e vorrei ribadirlo, non appartengo alla schiera di Cascioli che tratta dei frammenti papiracei a mo' di cruciverba. E come trovo "scandaloso" il fatto che non si ammetta che il P52 risalga alla metà del II secolo, trovo altrettanto scandaloso questo attaccamento maniacale al 7Q5, come se fosse questione di vita o di morte dimostrare la sua relativa vicinanza al vangelo di Marco.
Thiede, è stato un grande papirologo, ma in un suo libro ho riscontrato degli errori madornali che mettono in luce il suo pressapochismo nel trattamento della paleografia cristiana. Queste osservazioni le ho inserite nel mio sito nell'articolo sul P52. Ma poiché già altre volte in questo forum abbiamo riscontrato problemi con le edizioni in italiano di opere straniere, mi riservo anche la possibilità che le solite traduzioni italiane abbiano toppato alla grande, anche se ben tre errori nello spazio di due pagine mi sembrano un po' troppi. E mi meraviglio dei paleografi italiani che non hanno rilevato questi strafalcioni, o forse fa loro comodo tacere?
Thiede, ripeto, è stato un grande paleografo, ma mischiava fede e ricerca scientifica, e ciò è è un grave "flaw" metodologico. Poi non mi raccapezzo del perché egli nell'ultimo decennio della sua sfortunata vita si sia dedicato alla pubblicazioni di opere sensazionalistiche. E' probabile che l'ostilità del mondo accademico abbia prodotto un effetto deleterio sulla sua carriera scientifica; la stessa cosa era accaduta a J. M. Allegro, e in effetti la sua storia ha molto in comune con quella del Thiede.
 
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55 replies since 5/12/2007, 10:56   1229 views
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