CITAZIONE
E se fosse così anche nel caso di Giacomo il fratello di Gesù? Il Gesù era così importante da far passare in secondo piano il patronimico.
Questo naturalmente supponendo autentico il testo così come ci è pervenuto: Giancarlo Tranfo probabilmente non sarà d'accordo sulla base delle sue ricerche che lo portano ad altre conclusioni.
Dal punto di vista di F. Giuseppe, prendendo per buono (per assurdo) l'insieme dei suoi scritti come pervenuto a noi, Gesù è meno importante della signora Paolina alla quale dedicò spazi ben più ampi di quanto non abbia fatto con il primo nel discusso
Testimonium.
Se così fosse, il ricorso al nome di Gesù (in precedenza liquidato in poche righe) finalizzato ad una migliore identificazione del fratello Giacomo non avrebbe molto senso...
A maggior ragione se, come penso, il
Testimonium è del tutto falso o è così pesantemente falsificato da essere riferito originariamente a diverso personaggio (per la verità sono più orientato su questa seconda ipotesi)...
Comunque anche Gesù fa parte dei personaggi privi di patronimico (
ci fu verso questo tempo un uomo saggio...) però nel suo caso se ne può comprendere il motivo: chi indicare come padre del "Figlio di Dio"? Dio, stesso, lo Spirito Santo, per l’intervento del quale fu concepito, o Giuseppe che, buon ultimo, non può essere considerato geneticamente il vero padre in quanto estraneo al concepimento?
Veritas ha scritto: "
Sono i Sicari e gli zeloti i briganti ad essi associati i principali accusati di essere la rovina della nazione. Non sappiamo se Teuda facesse parte di essi."
Se non sbaglio (ma ammetto che potrei sbagliare) il pensiero di Giuseppe al quale mi sono riferito (ancora non ho avuto il tempo di riperirne gli estremi) è senz'altro rivolto a sicari e zeloti ma si sviluppa nel contesto di un discorso che parte dal ricordo di Giuda il Galielo.
Ora su questo potremmo davvero discutere a lungo (e forse non è il caso).
Se c'è un'idea di Eisenman nella quale mi riconosco più che in altre è quella secondo la quale l'essenismo degli anni successivi a Erode il Grande si mescolò con lo zelotismo e che quest'ultimo fu a sua volta espressione dell'ideologia messianista propria di Giuda il Galileo (la "quarta setta", di conseguenza, non sarebbe altro che quella degli zeloti).
In passato ho letto le vostre discussioni su questo argomento e sono a conoscenza di perplessità, incertezze e contrarietà in merito a questa identificazione che per me, ripeto, è invece evidente.
La stessa idea di ascrivere la nascita della setta dei sicari ad un periodo più avanzato rispetto agli anni di "Cristo" e più vicino al tragico epilogo bellico è, a mio avviso, frutto di una lettura senz'altro onesta di F. Giuseppe ma priva di "malizia".
Mi spiego meglio. In uno dei miei precedenti interventi ho scherzosamente suggerito a G. Bastia di fare il "Thiede" e provare a retrodatare alcuni eventi che, negli scritti di Giuseppe, appaiono riferiti a periodi successivi al decennio di Pilato.
Io penso (e nel mio lavoro di prossima pubblicazione credo di aver dimostrato) che l'esplosione dell'
escalation messianica (che sembra iniziare con Teuda Simone e Giacomo) abbia in realtà avuto inizio intorno al 34- 35 (con l'insurrezione del primogenito del Galileo) per via di una concomitanza di fattori interni ed esterni dei quali in questa sede sarebbe troppo lungo parlare.
Recentemente in un altro forum (o in questo???) ho letto varie opinioni sull'appellativo di Iscariota ma penso che l'unica valida resti sempre quella di "appartenente alla setta dei sicari"... in fondo l'ha timidamente riconosciuto perfino il Papa nel suo allucinante "Gesù di Nazareth"!
Se l'interpretazione corretta è questa, che ci faceva un sicario negli anni di Cristo e di Pilato?
Concludo dicendo che è legittimo dubitare che Teuda abbia fatto parte del movimento zelota. E' una questione di "letture" della storia e la mia non è che una di esse.
Saluti.
Giancarlo Tranfo