Studi sul Cristianesimo Primitivo

Vangelo segreto di Marco, Un discusso ritrovamento

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Hard-Rain
view post Posted on 29/4/2008, 20:07     +1   -1




Apro questo thread nella speranza che si possa accendere un bel dibattito attorno a questo argomento.

Stimolato da Francis, per pura curiosità mi sono messo a esaminare il testo della lettera di Clemente ritrovata da Morton Smith e mi sono concentrato sui passaggi che lo pseudo-Clemente cita asserendo che provengono da un vangelo di Marco particolare. Io mi sono concentrato sul teso di questo ipotetico vangelo citato nella lettera per vedere se possa essere stato scritto davvero dall'autore del vangelo di Marco o se vi siano delle anomalie.

Sintetizzo il risultato: per me il testo è assolutamente compatibile con il vangelo di Marco, non solo per le parole in assoluto ma per le costruzioni e lo stile. Non c'è dubbio che un simile pezzo possa essere scritto dallo stesso autore del vangelo secondo Marco. Nel complesso ho isolato comunque tre hapax legomena sui quali sto lavorando, uno è giustificabile forse tenendo conto che è la prima volta che Marco deve parlare di una determinata cosa. Forse si potrebbe obiettare la citazione troppo frequente dei soggetti nelle frasi, soprattutto Gesù, ma nel complesso non vi sono dubbi.

Con queste certezze apparenti, iniziano però i nostri problemi. Vi sono dei paralleli talmente stringenti con altre frasi del vangelo di Marco che potrebbe venire il sospetto che questa sezione del vangelo segreto di Marco sia una scopiazzatura bella e buona da altre parti del vangelo.

Si deve sospettare la falsificazione in due casi: i) l'incorenza del lessico, dello stile, del modo di esprimersi (ovviamente); ii) quando vi è al contrario una coincidenza pacchiana con altre sezioni del vangelo.

Come sapete, Morton Smith è stato sospettato di aver costruito questa falsa lettera di Clemente. Se diverse falsificazioni dell'antichità rientrano evidentemente nel caso i) giacchè un tempo certi strumenti logici e concettuali non erano ancora stati inventati (cito ad esempio la classica espansione a Mc. 16:14 nel codice Freer: quasi quasi ci sono più hapax legomena che parole!) con Morton Smith il caso è ben diverso.

Morton Smith era un erudito del XX secolo, non stiamo parlando certo di un dilettante o di un falsario dell'antichità. Smith certamente si pose il problema che - nel XX secolo - il suo ipotetico falso manoscritto di Clemente contenente citazioni da un vangelo di Marco sarebbe stato sottoposto ad analisi filologiche dettagliatissime. Non solo: nel XX secolo Smith disponeva di concordanze e strumenti che certamente non avevano a disposizione i falsari dell'antichità per costruire un testo falsificato somigliante a quello di Marco o di altro autore. Ehrman fa notare come al tempo di Smith esistesse già una concordanza di Clemente di Alessandria, pubblicata nel '36.

Grazie ai calcolatori oggi è semplice con un click trovare tutte le frasi di un testo di nostro interesse, con questa o quella parola. E' facile rendersi conto che diverse sezioni di questo vangelo di Marco "segreto" citato in Clemente coincidono con frasi, anche lunghe, del Marco tradizionale. Una simile situazione, secondo me, non è molto normale, la coincidenza delle forme verbali, delle preposizioni, la posizione nel contesto della frase è troppo dettagliata e non si verifica in un caso isolato ma in vari passi. Sembra proprio la situazione di qualcuno che vuole costruire un testo inventato di Marco e prende una frase da un punto e una da un altro per riprodurre lo stesso stile: una preoccupazione che Smith evidentemente doveva avere operando nel XX secolo (mentre nell'antichità indubbiamente il problema era meno sentito).

Ma di queste cose parleremo in seguito. Volevo iniziare dal punto in cui è inserito il passaggio più importante del vangelo segreto di Marco: quello che racconta del giovane risuscitato da Gesù nel sepolcro, che poi stesse con Gesù una notte intera in uno scenario che lascia intuire un contesto quasi omosessuale (mai altrove attestato).

Il punto in cui questo passaggio sarebbe stato inserito, dice Clemente di Alessandria (se fu davvero lui a scrivere quella lettera piuttosto che lo stesso Smith) era dopo il brano che va dall'inizio dell'attuale Mc. 10:32 fino alla fine dell'attuale Mc. 10:34 (cioè dopo Mc. 10:34 c'è il pezzo dello pseudo Marco citato nella lettera).

Nella lettera vengono citati parzialmente sia Mc. 10:32 (Êsan de en têi hodôi anabainontes eis Hierosoluma) che Mc. 10:34 (meta treis hêmeras anastêsetai). Come si può verificare facilmente, queste citazioni dell'odierno Marco coincidono perfettamente ... con il Marco odierno, intendo il testo ricostruito da NA27 (diciamo il testo di B ed Aleph). Chi ha un po' di dimestichezza con la letteratura patristica sa quanto sia difficile rintracciare una citazione esatta alla lettera, invece qui abbiamo una coincidenza assolutamente perfetta, nei verbi, nelle preposizioni, nell'ordine di queste. Peraltro il secondo passaggio citato, la fine di Mc. 10:34, presenta delle varianti testuali quindi nei codici era noto in forme diverse. Sorprende poi la precisione millimetrica con cui Clemente ci ha voluto dire esattamente dove si trovava l'espansione del testo, ai suoi tempi non esistevano i "versetti" tuttavia la precisione con cui ha indicato la posizione esatta a me sembra molto "scientifica", quasi moderna, eppure Clemente di Alessandria risale al 150-215 dopo Cristo. Non so se altrove sia così preciso nel citare un riferimento.

Ciò premesso, mi sembra strano l'inizio e la fine della presunta inserzione. Infatti la scena del giovane risuscitato con cui Gesù poi passa la notte si svolge a Betania. Questa località è vicinissima a Gerusalemme e comunque si trova, vedo dalle cartine, a ovest del Giordano, distando dal fiume una trentina di km. Tuttavia alla fine del brano con il giovane, si dice che Gesù andà dall'altra sponda del Giordano. Dove andò allora Gesù? In direzione est, trenta km più in là, nella Perea o nella Decapoli? Ma come si può conciliare questo con la narrazione?

Gli eventi nel Marco tradizionale sono i seguenti. Gesù e a Cafarnao (Mc. 9:33). Quindi si dice che si recò in Giudea e oltre il Giordano (Mc. 10:1) quindi un salto di là lo fece, sebbene non venga detto di alcun fatto svoltosi a est del Giordano. In Mc. 10:32 si dice che Gesù e i discepoli erano in viaggio per salire a Gerusalemme. Quindi in Mc. 10:46 sono a Gerico (vicino a Gerusalemme), quindi sono a Betania (11:1) sempre più vicino alla città, quindi raggiungono infine Gerusalemme in 11:15 dove inizia il racconto della Passione.

Ora secondo il vangelo segreto di Marco, abbiamo un Gesù in viaggio dalla Galilea verso Gerusalemme, arriva a Betania, il che vuol dire che praticamente è già arrivato (cfr. Mc. 11:1) però improvvisamente va dall'altra parte del Giordano: mi viene da dire che deve essere andato trenta km a est del Giordano (almeno). Ma perchè? Se era ormai già arrivato a Gerusalemme? Che strana diversione. Per poi rifarsi altri trenta e più km per tornare a Gerusalemme dove doveva andare. Certo non sappiamo se nel contesto fosse partito dalla Galilea e dovesse andare a Gerusalemme: questo è quello che appare nel vangelo odierno. Clemente comunque non ci informa di altro e parla solo di questa espansione (più altre due di cui diremo). A me pare che la frase conclusiva: "Quando se ne andò di là, tornò dall’altra sponda del Giordano" sia completamente fuori luogo, Gesù era già a ovest del Giordano.

Per ora mi fermo.
 
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Frances Admin
view post Posted on 30/4/2008, 11:38     +1   -1




CITAZIONE
Si deve sospettare la falsificazione in due casi: i) l'incorenza del lessico, dello stile, del modo di esprimersi (ovviamente); ii) quando vi è al contrario una coincidenza pacchiana con altre sezioni del vangelo.

Ai due punti che hai elencato, aggiungo il requisito dell'inopportunità di elementi narrativi, che talvolta si rivelano come veri e propri anacronismi. Sappiamo che la percezione dell'omosessualità varia nel tempo e nello spazio. Nell'antichità l'omosessualità non era considerata un requisito per la definizione e la distinzione del sesso. Nel vangelo segreto di Marco la concezione dell'omosessualità è interpretata in chiave moderna. Ma di questo e altro parlerò in un articolo che pubblicherò nel mio sito.
 
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Hard-Rain
view post Posted on 30/4/2008, 14:12     +1   -1




CITAZIONE
Ai due punti che hai elencato, aggiungo il requisito dell'inopportunità di elementi narrativi, che talvolta si rivelano come veri e propri anacronismi. Sappiamo che la percezione dell'omosessualità varia nel tempo e nello spazio. Nell'antichità l'omosessualità non era considerata un requisito per la definizione e la distinzione del sesso. Nel vangelo segreto di Marco la concezione dell'omosessualità è interpretata in chiave moderna. Ma di questo e altro parlerò in un articolo che pubblicherò nel mio sito.

Certo, questo è un importantissimo aspetto che riguarda il COSA dice un autore, io infatti per ora mi sono fermato al COME dice le cose un autore. Scimiottando il greco di Marco forse si riuscirebbe a descrivere persino come è fatto un computer: il "come" lo dice potrebbe anche essere di Marco ma non per questo il "cosa" poi in concreto dice, la sostanza del discorso, è sempre coerente, va valutato attentamente.

Chiaramente il livello di competenze cresce a seconda del livello che si vuole studiare, faccio una lista essenziale parlando di SOLI PRINCIPI TESTUALI INTERNI, cioè senza andare a tirare in ballo la tradizione manoscritta:

Livello 1 - semplice ricerca degli hapax, questa analisi la può fare chiunque sia dotato di un software di ricerca o una concordanza e sappia un minimo di greco giusto per non confondersi: se l'interpolazione (presunta) è abbastanza lunga e in esso ricorrono verbi, sostantivi, aggettivi, ecc..., mai altrove usati, il sospetto che sia una falsificazione aumenta notevolmente;

Livello 2 - analisi delle costruzioni grammaticali, dei modi di esprimersi: qui ci vuole una competenza specifica nello stile dell'autore (nella fattispecie Marco), ci si deve chiedere se l'autore avrebbe mai potuto scrivere quella tal cosa, presunta interpolazione, in quel modo, se è usuale che lo faccia, se l'inizio del discorso è coerente con lo stile, ecc... Per esempio Marco non dice mai meta de tauta, se in un brano sospetto trovo che ricorre più volte una cosa del genere, mai altrove attestata in Marco, il sospetto che il brano sia interpolato cresce (ovviamente non è una cosa sola a fare la differenza ma l'insieme di più casi).

Livello 3 - per i testi cristiani, il modo di utilizzo del Nuovo Testamento, la precisione delle citazioni/allusioni ecc... Per esempio se nell'epistola di Barnaba che usa pochissimo i vangeli e in modo assolutamente libero fosse inserito un passaggio in cui - stranamente - c'è una citazione letterale perfetta con tanto di rimando al nome dell'evangelista, beh, allora il sospetto che sia una interpolazione è molto forte. Caso eclatante: le lettere interpolate di Ignazio di Antiochia nella cosiddetta recensione greca lunga.

Livello 4 - analisi del contenuto informativo del testo: qui non solo bisogna aver esplorato i livelli 1 e 2 (3 opzionale) ma anche avere dimestichezza con la società del tempo, i circoli culturali o sociali ai quali apparteneva l'autore, una cosa come l'omossessualità nel mondo antico e in particolare negli ambienti gesuani è già una analisi di livello superiore.

Livello 5 - altri tipi di analisi "superiori", il tipo di cristologia, di polemica storica, ecc... Qui bisogna essere ancora più esperti nella storia del cristianesimo primitivo. Incongruenze varie di tipo storico o logico, ecc...

Solo se tutti questi livelli sono superati per l'intero brano allora si può considerare che è autentico oppure ... che il falsario è stato davvero molto bravo. Per molti falsi storici antichi, come l'interpolazione del finale di Marco, spesso basta l'analisi di livello 1 (sic!). Chiaramente un falsario moderno si porrebbe immediatamente il problema di far passare tutti questi criteri alla sua falsificazione, sapendo che sarebbe stata studiata attentamente: ergo avrà preso tutte le contromisure del caso! Nel caso di Smith bisogna arrivare ai livelli più alti della scaletta di cui sopra per eventualmente verificare se è una invenzione o meno. Sebbene, come si diceva, anche una concordanza troppo stretta con altre sezioni del testo, la sensazione di evidente "riciclo" di frasi già dette altrove e banalmente ripetute, possa rivelare una costruzione artificiale, realizzata da uno che ha cercato pedissequamente di riproporre le stesse identiche costruzioni di Marco per paura di tradirsi, ricalcandole in modo esatto. Di questo discuteremo caso per caso con calma e vedremo se il numero di situazioni del genere può essere un indicatore.

Ciao.

Edited by Hard-Rain - 30/4/2008, 15:58
 
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Hard-Rain
view post Posted on 5/5/2008, 20:30     +1   -1




Francis, ti ho mandato una mail al solito indirizzo con l'analisi lessicale dei frammenti di Marco nella lettera di Clemente.

Ciao.
 
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Frances Admin
view post Posted on 10/5/2008, 13:11     +1   -1




Hard, mi potresti dare il link del tuo articolo sul vangelo segreto di Marco in modo che possa inserirlo nel mio articolo sulla Lettera a Teodoro? Grazie.
 
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Hard-Rain
view post Posted on 10/5/2008, 13:14     +1   -1




Eccolo:

https://digilander.libero.it/Hard_Rain/Secret_Mark.pdf

Consapevole che vangelo "segreto" non è tipicamente nel lessico di Clemente, ho tradotto MISTIKON EUAGG. con "vangelo per gli iniziati". Aggiornerò questa cosa assolutamente provvisoria in funzione dei tuoi risultati su Clemente Alessandrino.
 
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Frances Admin
view post Posted on 10/5/2008, 13:25     +1   -1




Grazie per il link.

CITAZIONE
Consapevole che vangelo "segreto" non è tipicamente nel lessico di Clemente, ho tradotto MISTIKON EUAGG. con "vangelo per gli iniziati". Aggiornerò questa cosa assolutamente provvisoria in funzione dei tuoi risultati su Clemente Alessandrino.

Dalla mia analisi sta emergendo che la resa "vangelo segreto" di "mystikon euangelion" non è filologicamente né teologicamente compatibile con la concezione di Clemente d'Alessandria della conoscenza (gnosis). Tradurrò con l'espressione "vangelo mistico", in quanto l'aggettivo mistico credo che si avvicini maggiormente alla concezione clementina della conoscenza elitaria. Mistico perché un livello di conoscenza superiore è allo stesso tempo contemplativa, ineffabile ed esclusiva, ovvero destinata a pochi eletti. Il lavoro e lungo e col passare del tempo potrebbero emergere altri argomenti a favore o contro questa resa.
 
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Hard-Rain
view post Posted on 11/5/2008, 00:03     +1   -1




Comunque Francis ci ho pensato lungamente. Io avevo proposto l'idea che potesse anche essere un falso del XVII secolo più o meno contemporaneo all'edizione di Voss delle lettere di Ignazio (1648). Ma non ci credo neppure io. Le difficoltà tecniche riguarderebbero probabilmente più che altro il testo del solo Clemente, Marco è aggirabile con più facilità a mio avviso. Ma chi farebbe un lavoro del genere senza pubblicare la scoperta? Per me se di falso si tratta, il falsario è colui che lo ha scoperto e pubblicizzato, cioè Morton Smith. Non ha senso un falso lasciato nascosto in una biblioteca in attesa che qualcuno tra decenni o secoli lo scopra. Ipotizzato che sia un falso, per me il falsario non può che essere Morton Smith. In alternativa la sua scoperta è autentica e realmente siamo in presenza di una lettera di Clemente.

Francis hai risolto anche il problema del "dire la verità"? Clemente era contrario alle menzogne, come è noto, tuttavia in questa lettera afferma che quando si tratta dei carpocraziani è lecito persino dire menzogne pur di danneggiarli. Si contraddice, a quanto pare. Hai studiato anche questo aspetto?

Saluti.
 
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Frances Admin
view post Posted on 11/5/2008, 09:51     +1   -1




Per me se di falso si tratta, è un falso moderno, congegnato e predisposto da un erudito del XX secolo. Ci sono tanti argomenti in favore della contraffazione ascritta a questa epoca piuttosto che al XVII secolo. Anzitutto l'interesse stesso all'ideazione di questo falso. Il XVII secolo non era certo un'epoca in cui andavano di moda idee esoteriche sulla conoscenza associate a riti misterici. Inoltre, per la produzione del testo, si sarebbero dovuti consultare strumenti lessicali che nel XVII non esistevano. A dire la verità, anche gli strumenti lessicali a portata dell'uomo della prima metà del XX secolo, non sono del tutto soddisfacenti per la produzione di un falso di queste dimensioni. E poi bisogna sempre immedesimarsi nella psicologia dell'autore: cosa intendeva dimostrare con questo falso? Quali erano i suoi obiettivi? E via dicendo.
CITAZIONE
Francis hai risolto anche il problema del "dire la verità"? Clemente era contrario alle menzogne, come è noto, tuttavia in questa lettera afferma che quando si tratta dei carpocraziani è lecito persino dire menzogne pur di danneggiarli. Si contraddice, a quanto pare. Hai studiato anche questo aspetto?

Hard, nella Lettera a Teodoro l'autore distingue nettamene due edizioni del vangelo di Marco: la prima che dovrebbe corrispondere al contenuto dello scritto canonico e una seconda, contenete materiale aggiuntivo, formato da atti (praxeis) e detti (logia), ma non dagli "insegnamenti ierofantici del Signore". Secondo Clemente la seconda recensione è destinata all'uso di pochi, a coloro che hanno superato un periodo probatorio. Entrambe le edizioni sono ascritte all'evangelista Marco.
Inoltre, Clemente distingue nettamente tra la seconda edizione del vangelo e una terza edizione che era stata contaminata da Carpocrate e conteneva gli insegnamenti dei Carpocraziani. Clemente si scaglia contro questo scritto. Quindi le sue parole "lo si dovrebbe negare sotto giuramento" sono riferite a questa terza edizione, inquinata dagli insegnamenti dei Carpocraziani. Quindi "negare" quest'ultimo scritto non significa mentire, in quanto per Clemente non si può mentire su uno scritto genuino, ma trattandosi di un vangelo contenente aggiunte spurie, ascritte ai Carpocraziani, è da rifiutare e i fedeli devono negare che si tratti del vangelo di Marco.
 
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Hard-Rain
view post Posted on 11/5/2008, 10:05     +1   -1




CITAZIONE
Quindi "negare" quest'ultimo scritto non significa mentire, in quanto per Clemente non si può mentire su uno scritto genuino, ma trattandosi di un vangelo contenente aggiunte spurie, ascritte ai Carpocraziani, è da rifiutare e i fedeli devono negare che si tratti del vangelo di Marco.

Questo è molto importante Francis. Enfatizzalo bene perchè ho visto che alcuni studiosi, tendenzialmente contrari alla genunità della scoperta, ci marciano sopra.

Ti cito un passo che si trova nel libro di Bart D. Ehrman a questo proposito (se vuoi puoi includere nel documento, vedi tu):

"E perchè Clemente contraddice qui ciò che dice altrove sui giuramenti? In altre opere è piuttosto esplicito nel sostenere che non bisogna giurare il falso; qui invece afferma che quando si discute coi carpocraziani sull'esistenza del vangelo segreto di Marco bisogna persino "negarlo con un giuramento", cioè dire una bugia sfacciata sotto giuramento. Visto che altrove Clemente è piuttosto chiaro sul fatto che per scoprire la verità non bisogna mentire, questa lettera non contraddice quanto detto altrove?" (B.D. Ehrman, I Cristianesimi perduti, Carocci, Roma, pag. 114, trad. it. di L. Argentieri).

Ehrman cita a sostegno della posizione di Clemente circa la "verità", Stromateis 7.16.105 in cui è scritto: "Non dobbiamo mai alterare la verità."

Da quel che comprendo Ehrman applica il "negare con giuramento" di Clemente nella lettera, all'esistenza del Vangelo Segreto, cioè il buon cristiano proto-ortodosso (uso la parola nel senso che ad essa conferisce Ehrman) dovrebbe negare l'esistenza di quel testo. Invece mi pare che tu Francis conferisca un altro senso all'espressione greca che si trova nella lettera: negare da un punto di vista dottrinale il vangelo segreto alterato dai carpocraziani. Mi sembra un punto importante.

Ehrman dedica il cap. 4 del suo libro a Morton Smith. Il capitolo si intitola: "La falsificazione di una scoperta antica? Morton Smith e il Vangelo segreto di Marco".

Il titolo presenta il punto interrogativo, Ehrman vorrebbe essere obiettivo, egli stesso ha discusso personalmente con Guy Stroumsa che gli ha confermato di aver visto di persona le pagine alla fine del libro, ora introvabili. Tuttavia nella parte finale della sua discussione si vede che Ehrman parteggia per la teoria del falso e che pensa che sia stato proprio Morton Smith il falsario. Si guarda bene dall'affermarlo espressamente, ma lo si intuisce, almeno è quello che percepisco io come lettore.
 
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Frances Admin
view post Posted on 11/5/2008, 10:45     +1   -1




CITAZIONE
"E perchè Clemente contraddice qui ciò che dice altrove sui giuramenti? In altre opere è piuttosto esplicito nel sostenere che non bisogna giurare il falso; qui invece afferma che quando si discute coi carpocraziani sull'esistenza del vangelo segreto di Marco bisogna persino "negarlo con un giuramento", cioè dire una bugia sfacciata sotto giuramento. Visto che altrove Clemente è piuttosto chiaro sul fatto che per scoprire la verità non bisogna mentire, questa lettera non contraddice quanto detto altrove?" (B.D. Ehrman, I Cristianesimi perduti, Carocci, Roma, pag. 114, trad. it. di L. Argentieri).

Ehrman, o non ha letto il testo greco o ha letto molto male le traduzione inglesi, che pure sono molto valide.

La mia traduzione del passaggio della Lettera discusso da Ehrman:

Riguardo a Marco, annotò gli atti del Signore durante il soggiorno di Pietro a Roma, sebbene non riportando tutto, né accennando ai [contenuti] mistici, ma selezionando ciò che considerava più utile per la crescita della fede dei catecumeni.
Ma quando Pietro morì martire, Marco arrivò ad Alessandria, portando con se sia le sue note sia quelle di Pietro, dalle quali trasferì nel suo primo libro le cose opportune per l’avanzamento della conoscenza.


Egli compose un vangelo più spirituale per l’uso di coloro che avanzavano nella perfezione. Ciononostante, egli non divulgò ancora le cose che non dovevano essere rivelate, né annotò gli insegnamenti ierofantici del Signore, ma agli atti che erano già stati scritti, egli ne aggiunse altri, oltre a ciò, portò certi detti, dei quali conosceva l’interpretazione, e come un mistagogo, avrebbe condotto gli uditori nel santuario più recondito della verità celato da sette veli.
Così, secondo me, egli preparò il contenuto, né maliziosamente, né imprudentemente, e una volta morto, lasciò in eredità il suo scritto alla Chiesa di Alessandria, dove adesso è ancora custodito al sicuro, essendo letto solamente da coloro che sono stati iniziati ai grandi misteri.
Ma poiché i demoni ripugnanti complottano sempre per la distruzione della razza umana, Carpocrate, incaricato da loro e impiegando trucchi fraudolenti, così soggiogò un certo presbitero della Chiesa di Alessandria, cosicché ottenne da lui una copia del “vangelo mistico”, il quale interpretava secondo la sua dottrina blasfema e carnale, e, inoltre, inquinò le parole incontaminate e sante mischiandole con sfrontate menzogne.
Da questa mistura si traggono gli insegnamenti dei Carpocraziani. Perciò, come ho detto prima, uno non deve mai piegarsi a loro; né, quando avanzano le loro falsificazioni, non si dovrebbe ammettere che sia il vangelo mistico di Marco, ma dovrebbe persino negarlo sotto giuramento.


Ora, dal testo si percepisce chiaramente l’esistenza di tre edizioni del vangelo di Marco, le prime due genuine e scritte dall’evangelista, l’ultima spuria, adulterata da Carpocrate. Nell’ultimo capoverso Clemente è veramente esplicito nel negare lo status di genuinità alla terza recensione e l’imposizione di “negare sotto giuramento” che appartenga al vangelo mistico di Marco (seconda edizione). Quindi mi chiedo cosa abbia capito Ehrman dal passo greco, ma sospetto che non abbia letto bene neppure la traduzione in inglese. Notate come Clemente difende la seconda edizione del vangelo di Marco, dicendo che "egli preparò il contenuto, né maliziosamente, né imprudentemente".


CITAZIONE
Ehrman cita a sostegno della posizione di Clemente circa la "verità", Stromateis 7.16.105 in cui è scritto: "Non dobbiamo mai alterare la verità."

Ma questo è assolutamente coerente con le dichiarazioni di Clemente nella Lettera. Infatti lui dice che la terza edizione del vangelo di Marco è stata inquinato da Carpocrate e quindi si è “alterata la verità del vangelo mistico di Marco (seconda edizione).

CITAZIONE
Da quel che comprendo Ehrman applica il "negare con giuramento" di Clemente nella lettera, all'esistenza del Vangelo Segreto, cioè il buon cristiano proto-ortodosso (uso la parola nel senso che ad essa conferisce Ehrman) dovrebbe negare l'esistenza di quel testo. Invece mi pare che tu Francis conferisca un altro senso all'espressione greca che si trova nella lettera: negare da un punto di vista dottrinale il vangelo segreto alterato dai carpocraziani. Mi sembra un punto importante.

Il testo greco è inequivocabile. Clemente parla della seconda edizione del vangelo di Marco (vangelo mistico) inquinata dai Carpocraziani e quindi col "negare" lo scritto si riferisce a questa edizione adulterata a e non al vangelo mistico stesso, che comunque, non è alla portata di tutti, ma solo di quei fedeli che hanno raggiunto la maturità per poterlo leggere e studiare.

CITAZIONE
Ehrman dedica il cap. 4 del suo libro a Morton Smith. Il capitolo si intitola: "La falsificazione di una scoperta antica? Morton Smith e il Vangelo segreto di Marco".

Il titolo presenta il punto interrogativo, Ehrman vorrebbe essere obiettivo, egli stesso ha discusso personalmente con Guy Stroumsa che gli ha confermato di aver visto di persona le pagine alla fine del libro, ora introvabili. Tuttavia nella parte finale della sua discussione si vede che Ehrman parteggia per la teoria del falso e che pensa che sia stato proprio Morton Smith il falsario. Si guarda bene dall'affermarlo espressamente, ma lo si intuisce, almeno è quello che percepisco io come lettore.

Ehrman parla per sentito dire. Ha intrapreso una polemica personale con Stroumsa e devo dire che gli argomenti adotti contro quest’ultimo sono molto validi. Ma io mi chiedo se una persona legge attentamente la lettera non possa dire che Clemente impone di negare la verità del “vangelo mistico”, quando questa imposizione è diretta verso il vangelo mistico alterato dai Carpocraziani. Clemente non parla male del vangelo mistico di Marco, nonostante sia diretto a una cerchia ristretta di fedeli e nelle sue opere letterarie egli distingue chiaramente tra la conoscenza a portata di tutti e la conoscenza elitaria, e apprezza questa distinzione ontologica.
Insomma, Ehrman è meglio che si legga quanto meno la traduzione, dalla quale si apprende agevolmente la circolazione della triplice edizione del vangelo di Marco.

CITAZIONE
Ti cito un passo che si trova nel libro di Bart D. Ehrman a questo proposito (se vuoi puoi includere nel documento, vedi tu):

Ti ringrazio. Ho l'edizione inglese di questa opera, ma non la consulto quasi mai, in quanto in più di un'occasione ho riscontrato una certa approssimazione dal parte di Ehrman nel trattamento dei dati di alcuni apocrifi. Anche nel caso del Vangelo di Pietro è stato a dir poco superficiale.
 
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Hard-Rain
view post Posted on 11/5/2008, 11:28     +1   -1




Ho riletto attentamente il capitolo 4 di Ehrman per vedere se avessi inteso male io. Ma dalla mia rilettura è chiaro che anche per Ehrman vi sono tre vangeli, che chiama con i segg. termini:

1) vangelo di Marco, l'originale, probabilmente quello che conosciamo dal canone (sono parole di Ehrman queste)

2) vangelo segreto redatto da Marco per l'elite spirituale

3) "Marco carpocraziano" pieno dei falsi insegnamenti dell'eretico licenzioso.

Pertanto è evidente che nel brano:

CITAZIONE
"E perchè Clemente contraddice qui ciò che dice altrove sui giuramenti? In altre opere è piuttosto esplicito nel sostenere che non bisogna giurare il falso; qui invece afferma che quando si discute coi carpocraziani sull'esistenza del vangelo segreto di Marco bisogna persino "negarlo con un giuramento", cioè dire una bugia sfacciata sotto giuramento. Visto che altrove Clemente è piuttosto chiaro sul fatto che per scoprire la verità non bisogna mentire, questa lettera non contraddice quanto detto altrove?" (B.D. Ehrman, I Cristianesimi perduti, Carocci, Roma, pag. 114, trad. it. di L. Argentieri).

per vangelo segreto si deve intendere quello di Marco non modificato da Clemente, quello per l'elite spirituale, come dice lo stesso Ehrman.

E' evidente che qui Ehrman si sbaglia moltissimo e la cosa è grave. Infatti il vangelo da "negare" è quello di Carpocrate, ed è chiaro che si deve negare che sia il vangelo di Marco "segreto" perchè Clemente sa che non lo è ma è una falsificazione.

Francis, davvero Ehrman ha intavolato una diatriba con Stroumsa? Sai qualcosa di più? Ma in quali anni? Dopo la pubblicazione di "Cristianesimi perduti"?

Sul vangelo di Pietro nel capitolo dedicato ad esso in Ehrman, ho avuto problemi anche io, quando citava i frammenti di Oxyrhynchus, non si capiva di cosa parlasse ed era impreciso.

Saluti


 
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miriam84
view post Posted on 11/5/2008, 11:41     +1   -1




Bel contributo Hard-rain, interessanti anche i principi enunciati per l'analisi di un testo.

Leggendo il documento a pagina 2 ho trovato
και ερχονται εις tradotto con "E giunsero a", a me sembra che si traduca "E giungono a ..."

Mi spieghi la differenza?? grazie
 
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Hard-Rain
view post Posted on 11/5/2008, 11:47     +1   -1




Presente storico. Spero che bastino queste due parole. Uso normalissimo nei vangeli, cfr. Mc. 2:3. Ciao.
 
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Frances Admin
view post Posted on 11/5/2008, 12:10     +1   -1




x Hard

Eh si, quanti strafalcioni commessi da parte di studiosi rinomati abbiamo messo a nudo in questo forum? Ho perso il conto!

Riguardo la polemica tra Stroumsa ed Ehrman, se così possiamo chiamarla, i due si sono beccati in due brevi articoli scritti per Journal of Early Christian Studies nel 2003, poco dopo la pubblicazione di "Lost Christianities" che è stato pubblicato nello stesso anno. I due non hanno apportato nessun nuovo argomento di natura tecnica, ma hanno discusso del valore del vangelo mistico di Marco per lo studio del cristianesimo primitivo e della eterna contesa riguardo la sua autenticità/non autenticità. Su questo fronte, Ehrman ha insistito sulla naturalezza e su dovere di nutrire dubbi circa la genuinità del documento. Secondo lui il dubbio è un elemento che impedisce di accogliere questo scritto tra quelli plausibili per lo studio del cristianesimo primitivo. Ovvero, al vangelo segreto di Marco, essendo un documento di cui non è possibile accertarne l'esistenza e di collocarlo al tempo in cui si ritiene sia stato scritto, gli è negato lo status di fonte attendibile.

x Miriam

La traduzione del presente storico "kai erchontai" col tempo passato è fedele. Il presente storico in quel preciso passo marciano, come in altri passi del vangeli di Marco, ha la funzione di rendere attuale e viva l'azione, perché lo era dal punto di vista del compilatore.
 
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88 replies since 29/4/2008, 20:07   3919 views
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