QUOTE (ElijahSix @ 9/5/2008, 11:21)
Martin Ebner, Bernhard Heininger, "Exegese des Neuen Testaments", 2. Auflage, Schöningh, 2007 Paderborn, pp. 39-43.
(Traduzione mia)
Le regole della critica testuale
Cos'è che parla nei singoli casi a favore o contro, nel considerare una lezione come il testo originale e un'altra no? Decisivi sono la testimonianza esterna (regole 1-5) e i cosiddetti criteri interni (regole 6-10).
1a regola: la lezione, che è meglio attestata, è originale
Questa regola significa: non è automaticamente quella lezione originale, per la quale si può trovare la maggior parte dei testimoni; ha piuttosto molta più importanza la qualità dei testimoni ("i manoscritti sono da soppesare, non da contare"). In generale per questo motivo vengono maggiormente stimati i papiri e i maiuscoli a causa della loro antichità, rispetto ai manoscritti minuscoli più recenti; ciononostante un giovane testo minuscolo può anche aver conservato un'antica forma testuale (nel caso in cui il testo precedente, che il copista ha utilizzato, era buono). In questo contesto il sistema di categorizzazione escogitato da Aland rappresenta un grande aiuto, sistema nel quale i manoscritti vengono giudicati in 5 gradi di valore differenti (I = qualità molto elevata; V = senza significato).
[Vedi: K. e B. Aland, "Il testo del Nuovo Testamento", pagine...]
2a regola: la parentela dei manoscritti tra di loro è da prendere in considerazione
Se un manoscritto risulta essere una copia diretta di un altro manoscritto, il manoscritto più giovane esce dalla lista dei testimoni. Entrambi rappresentano poi solo per così dire una unica voce. La parentela dei manoscritti diventa palese quando si trovano errori in comune. Nel caso dei manoscritti neotestamentari le relazioni di parentela sono a causa della mole dei testimoni in ogni caso così complicate, che la produzione di un albero genealogico, come avviene di norma nella critica testuale, deve cadere.
3a regola: i singoli gruppi di testimoni sono da soppesare/valutare a vicenda
Pro memoria: tre forme di testo si sono formate fino al 5. sec. d.C.: l'alessandrino o testo egizio, il testo Koine (sorto in seguito alla svolta di Costantino) e il Testo D [[il testo cesarense lo si potrebbe anche aggiungere, nonostante la sua esistenza venga dibattuta]]. Se si è a conoscenza dell'appartenenza dei testimoni in questione in ognuno dei tipi di testo appena citati, la scelta risulta essere più semplice. Di norma i rappresentanti del tipo di testo alessandrino meritano la precedenza; questo vale seriamente solo nel momento in cui uno degli altri due tipi di testo corrisponde con quello alessandrino, schierandosi così contro il terzo tipo di testo.
4a regola: l'influsso dovuto a passi paralleli e (nel caso di citazioni dall'AT) l'effetto del testo della LXX devono essere presi in considerazione
In particolar modo nei Vangeli sinottici bisogna andare a verificare, se una lezione alternativa non è dovuta all'influsso del rispettivo passo parallelo in Matteo, Marco o Luca.
5a regola: lezioni che si allacciano tra loro sono da prendere in considerazione
6a regola: la lezione difficile è originale (lectio difficilior)
Questa regola nasce dalla seguente riflessione: è più semplice che una lezione difficile originale venga in seguito semplificata, che vedere una lezione semplice originale trasformarsi successivamente in una lezione difficile.
7a regola: la lezione più breve è originale (lectio brevior)
Questa regola segue una logica simile a quella della regola precedente: è più probabile, che un testo corto venga successivamente allungato, che vedere un testo lungo successivamente accorciato.
8a regola: la lezione preferita deve essere in armonia con il contesto
Se una variante testuale sta in contraddizione con il passo in questione o con l'intero libro, nella quale essa si trova, non può presentarsi come contenuto originale. Esposto in modo positivo, una lezione merita la priorità, quando essa passa meglio nel contesto.
9a regola: dalla lezione preferita si devono poter spiegare le altre varianti esistenti
La regola serve da controprova. La decisione per una determinata lezione è giusta, quando le altre varianti testuali si possono spiegare dalla lezione preferita.
10a regola: solo nel caso estremo si può prendere come aiuto la congettura
Si parla di congettura nel caso di una lezione, che non ha appoggio/motivazione nella tradizione dei manoscritti (cioè per quella lezione, che non dispone di testimoni!) e che quindi è decisa dall'editore o dagli editori del testo. Le congetture sono sempre da considerare come "ultima ratio": esse si possono adoperare solo nel momento in cui ogni altra possibilità più probabile della ricostruzione del testo è esclusa. Mentre nella letteratura antica extrabiblica ci si imbatte veramente sovente in congetture a causa della scarsa tradizione testuale, esse non esistono in pratica più nell'ambito del NT.
QUOTE (Hard-Rain @ 13/5/2008, 17:26)
Ah sì? Parliamo allora, che so, di 1 Corinzi 14:34-35. Che facciamo: sono autentici quei versi oppure no? E' più importante il confronto col Bezae che li sposta dopo il verso 40 eppure li conferma oppure il confronto con quanto Paolo dice prima e dopo o con altri luoghi del medesimo, come Galati 3:28 o la formula di rispetto in Romani 16:7?
Su 1 Corinzi 14:34-35 volevo aprire un thread tempo fa, visto che ultimamente la tendenza è tornata ad essere quella di considerare il passo autentico (persino da esegete femministe).
Comunque i due versi si trovano spostati in certi manoscritti, quindi una certa base c'è per poter discutere sull'eventuale interpolazione.
Nel passo di Simone di Cirene non mi pare che sia il caso (giusto per fare l'allacciamento con l'altro thread).
QUOTE
Alla dittatura delle regolette meccaniche non ci sto proprio: magari fosse così facile (sic!).
E chi sostiene questo?
Gli Aland sono i primi ad essere contro le regolette da applicare in modo meccanico, e questo credo che sia evidente leggendo il testo da me riportato.