Studi sul Cristianesimo Primitivo

La conditio sine qua non della "persona"

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view post Posted on 13/10/2008, 21:15     +1   -1
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Su indicazione di Rainboy sposto qui lo spezzone bioetico che stava nella discussione sulla TNM

CITAZIONE
“Carica ermeneutica che di per se' puo' essere controllabile,dato che puo' contenere all'interno la contraddizione che conduce dritti dritti al negazionismo ermeneutico,che tu non riesci a confutare,dato che per confutare un tale negazionismo ermeneutico devi riconoscere l'esistenza di fatti oltre che delle interpretazioni dando con cio' valore assoluta alla tua interpretazione”

Questo non è nient'altro che un malriuscito tentativo di applicare l'elenchos Aristotelico. Il fatto che tutto sia interpretazione non annulla la carica di possibile verità dell'enunciato. Mentre infatti “tutto è falso” conduce ad affermare che è falso anche il fatto che tutto è falso, “tutto è interpretazione” porta solo a dire “anche questa è un'interpretazione”, il che non vuol dire che sia falsa, ma solo che è un'interpretazione che può essere vera o falsa, e, se è falsa, sarei curiosi di sapere quali sarebbero le alternative. Ho di recente letto un libro di P. Veyne, "I greci hanno creduto ai loro miti?", che parla appunto, tra le altre cose, del perché l'elenchos è per così dire inapplicabile per una confutazione dell'ermeneutica, e te ne consiglio la lettura, tanto è brevissimo.

CITAZIONE
“.Questo mostra che la coscienza e' specificamente legata alle strutture nervose,da qui la differenza qualitativa legata alla presenza o meno di strutture nervose. “

Ma io qui non sto negando il fatto che la coscienza sia prodotta dalle strutture nervose, nella mia argomentazione è del tutto irrilevante infatti (io non credo sia così tanto per inciso, ma facciamo pure finta che lo sia). Il fatto che si dica che un essere umano è persona se ha una coscienza, fa sì che, sia che le strutture che la producano ci siano ma non funzionino, sia che non ci siano del tutto, il risultato sia il medesimo, e cioè l'assenza di coscienza. Avremmo cioè che un essere umano che diventa e perde lo status di persona a scatti.

CITAZIONE
“In secondo luogo,per le persone che si trovano in stato di coma vegetativo permanente prive dell'attivita' di coscienza a seguito di lesioni cerebrali,in alcuni casi si e' osservato una parziale ricrescita di strutture daneggiate(evidenziate da indagini di natura radiologica) dando luogo alla ripresa dell'attivita' di coscienza,nell'ambito di una struttura gia' formata e disposta,soo percio' due condizioni qualitative diverse,delle quali si fa confusione al fine di sostenere la concezione di persona anche per certi stati embrionali precedenti la settimana limite che prescinde dalla coscienza o al fine di sostenere chissa' quale concezion “

Ma questo c'entra poco. Il fatto è che in quel momento la conditio sine qua non della coscienza non c'è, e dunque in quel momento non sarebbe persona, indipendentemente dal fatto che poi diventi nuovamente persona. Tra l'altro, se si deve tutelare una “persona” sulla base del fatto che il suo organismo potrebbe ripararsi, e che dunque forse riacquisterà la coscienza, perché non si dovrebbe per la medesima ragione tutelare chi sicuramente acquisirà una coscienza, e cioè l'embrione, che aspetta solo di svilupparsi? Così come un' ipotetica persona in stato vegetativo che dovesse recuperare un giorno, anche l'embrione acquisirà la coscienza che ora non ha, anzi con assai più probabilità del primo.
Il fatto che abbia avuto una coscienza, non spiega perché quando la dovesse perdere sarebbe ancora una persona.

CITAZIONE
“,direi che ci sono le evidenze in cui anche l'eventuale coscienza di se' stesso va a farsi friggere nel caso della lesione del corpo calloso (doppia coscienza e doppio Io) “

La tradizione cristiana non è mai stata dualista (neppure in coloro che sembrano più platonici come Agostino), non c'è mai negli ortodossi la convinzione che l'anima sia qualcosa di completamente indipendente dal corpo, infatti si parla nella teologia neotomista, che è quella “standard”, di ilemorfismo, dicendo cioè che l'anima sta al corpo come la forma di qualcosa sta alla materia. Questo ovviamente dà il problema di come possa sussistere una forma senza la materia di cui è forma, e Aristotele per questo motivo era anti-immortalista di fondo. La teologia cattolica ha sviluppato varie risposte, una delle quali è che l'anima resta comunque in contatto col suo corpo, perché sebbene qui si decomponga, la dimensione dell'anima non è in alcun modo sincronica alla nostra.

CITAZIONE
“e' anche l'insieme di esperienze registrate nel cervello del paziente comatoso che lo rendono degno di diritti “

Ora, non voglio mettermi a discutere di cosa sia la memoria perché c'è più di una teoria, ma anche prendendo per buona la teoria più ricorrente che lega la memoria alla plasticità sinaptica, allora in questo caso la memoria non sarebbe altro che materia, nient'altro che fattori chimici. E perché mai un'insieme di fattori chimici che non hanno la coscienza come proprietà emergente dovrebbe avere la dignità di persona?

CITAZIONE
“La nozione di persona non ha alcun valore scientifico,e' solo un problema dei filosofi,non di quello scientifico.Proprio per questo,alcuni bioeticisti vogliono imporre questo concetto in ambito scientifico in modo indebito.”

Ma infatti io non sto discutendo di teoria scientifica, ma della sua intersezione col giuridico. Ho detto io stesso che il concetto di persona non è rilevabile, ma siccome il nostro sistema giudiziario si basa invece sui “diritti della persona” diviene necessario stabilire chi sia persona.

CITAZIONE
“Paventi un modo di ragionare unilaterale senza tenere conto delle differenze qualitative tra embrione privo di coscienza e quello dotato di struture nervose,non si puo' secondo me pretendere stessi diritti per un'organismo privo di strutture deputate all'attivita' cognitiva “

Quello che non hai ancora capito è che io sto facendo un ragionamento ad absurdum. Perché ciò che rende persona nel tuo paradigma è l'avere un cervello? Perché il cervello permette la coscienza. Ma allora, io chiedo, se questo cervello è rotto, e non permette più comunque la coscienza, come fai a dirmi che costoro sono ancora persone? Il tuo paradigma, che dà valore a quegli apparati che rendono capaci di sviluppare una coscienza e la percezione, va in crisi nel momento in cui mi devi giustificare perché sarebbe ancora “persona” chi ha questi apparati che non funzionano più e che rendono una persona un vegetale.

Edited by Polymetis - 13/10/2008, 23:23
 
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*Rainboy*
view post Posted on 13/10/2008, 22:49     +1   -1




CITAZIONE
Ora, non voglio mettermi a discutere di cosa sia la memoria perché c'è più di una teoria, ma anche prendendo per buona la teoria più ricorrente che lega la memoria alla plasticità sinaptica, allora in questo caso la memoria non sarebbe altro che materia, nient'altro che fattori chimici. E perché mai un'insieme di fattori chimici che non hanno la coscienza come proprietà emergente dovrebbe avere la dignità di persona?

A parte la solita confusione fra i supporti materiali e l'attività dei medesimi, non capisco perché un insieme di attività elettrochimiche che mostrano di avere come proprietà emergente lo sviluppo di una mente pensante, non dovrebbe avere diritto allo status di persona. Soprattutto visto che l'attuale ricerca scientifica ci suggerisce che la nostra mente non sia altro che questo.

CITAZIONE
Quello che non hai ancora capito è che io sto facendo un ragionamento ad absurdum. Perché ciò che rende persona nel tuo paradigma è l'avere un cervello? Perché il cervello permette la coscienza. Ma allora, io chiedo, se questo cervello è rotto, e non permette più comunque la coscienza, come fai a dirmi che costoro sono ancora persone? Il tuo paradigma, che dà valore a quegli apparati che rendono capaci di sviluppare una coscienza e la percezione, va in crisi nel momento in cui mi devi giustificare perché sarebbe ancora “persona” chi ha questi apparati che non funzionano più e che rendono una persona un vegetale.

Quello che apparentemente non hai ancora afferrato è che, infatti, chi ha questi apparati che "non funzionano più" ha già perso tutte quelle attività cerebrali che lo rendevano una persona.

Eppure ti è stato detto un sacco di volte!

Edited by *Rainboy* - 14/10/2008, 17:17
 
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spirito!libero
view post Posted on 14/10/2008, 11:05     +1   -1




Una persona è un soggetto geneticamente classificato come homo sapiens sapiens che abbia un’attività celebrale non nulla. Un corpo che abbia un elettroencefalogramma piatto (confermato da un numero ragionevolmente sufficiente di analisi) non è più persona. Un essere che non abbia ancora attività celebrale non è ancora persona.

Semplice ed inequivocabile.

Saluti
Andrea
 
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pcerini
view post Posted on 14/10/2008, 11:22     +1   -1




Polymetis:

Questo non è nient'altro che un malriuscito tentativo di applicare l'elenchos Aristotelico.

La tua e' una affermazione retorica,questa si',io ho messo in evidenza una palese contraddizione insita nel tuo estremo negazionismo ermeneutico,e io agisco proprio all'interno dell'assunto ermeneutico di base per confutare la tua posizione,io non tento di delegittimare gli interlocutori con questi trucchi.Accusarmi di retorica e' disonesto da parte tua.

Il fatto che tutto sia interpretazione

Ecco,per l'appunto,sei un negazionista assolutista che pretende di considerare per vera (e addirittura ontologicamente fondata) la propria performance ermeneutica.

Mentre infatti “tutto è falso” conduce ad affermare che è falso anche il fatto che tutto è falso,

Vorrei sapere dove diavolo avrei detto cio' , ossia, che tutto e' falso conduce..etc.etc.

“tutto è interpretazione” porta solo a dire “anche questa è un'interpretazione”,

Il che porta inevitabilmente a negare se stessa,dato che tu poni in senso assoluto il fatto che "tutto sia interpretazione",delegittimando il valore fattuale.Percio',cadi in una contraddizione dalla quale non riesci ad uscirne perche' sei costretto a negare la tua stessa intepretazione (priva di valore fattuale).

il che non vuol dire che sia falsa, ma solo che è un'interpretazione che può essere vera o falsa, e, se è falsa, sarei curiosi di sapere quali sarebbero le alternative.


Dici che tutto e' interpretazione e i fatti non esistono e poi pretendi di dire che la propria posizione possa essere presuntamente vera o falsa,ecco,questa si' che e' una contraddizione bella grossa dalla quale non riesci proprio a liberartene,dici cioe' che tutto e' interpretazione e nello stesso momento poni il problemma della sua fattualita',scusa tanto,se non esistono i fatti (e percio' la fattualita' e' un concetto errato secondo te) allora nemmeno le interpretazioni esistono (dato che per esistere devono agganciarsi ad un minimo di fattualita').Sei costretto nello stesso tempo a negare e affermare la fattualita',dato che l'esistenza ad ogni modo presuppone sempre un minimo valore di fattualita' (sopratutto per esprimere la pretesa di verita' o falsita').Se intendi negare la fattualita',allora sei costretto a negare anche le tue stesse presunzioni di fattualita' alle tue interpretazioni (che percio' sono nulle,dato che tutto cio' che si riduce a interpretazione priva di fattualita' e' per l'appunto vuota e nulla).

IL negazionismo ermeneutico a te tanto caro si confuta da solo,non ho bisogno di ricorrere a trucchi retorici.

Ma io qui non sto negando il fatto che la coscienza sia prodotta dalle strutture nervose, nella mia argomentazione è del tutto irrilevante infatti (io non credo sia così tanto per inciso, ma facciamo pure finta che lo sia). Il fatto che si dica che un essere umano è persona se ha una coscienza, fa sì che, sia che le strutture che la producano ci siano ma non funzionino, sia che non ci siano del tutto, il risultato sia il medesimo, e cioè l'assenza di coscienza. Avremmo cioè che un essere umano che diventa e perde lo status di persona a scatti.

?????? Giuro che questo ragionamento non l'ho proprio capito,quando io dicevo che “.Questo mostra che la coscienza e' specificamente legata alle strutture nervose,da qui la differenza qualitativa legata alla presenza o meno di strutture nervose. “ asserivo come condizione indispensabile la presenza di strutture nervose,senza le quali nessuno puo' considerarsi "persona" (altrimenti,mi devi spiegare come si debba considerare "persona" un organismo che nasce acefalo e sulla base di cosa).

Ma questo c'entra poco. Il fatto è che in quel momento la conditio sine qua non della coscienza non c'è, e dunque in quel momento non sarebbe persona, indipendentemente dal fatto che poi diventi nuovamente persona.

C'entra eccome,ti dimostra in modo inequivocabile come lo stato delle strutture nervose siano fondamentali e ineludibili per poter applicare o meno il concetto di persona.

Tra l'altro, se si deve tutelare una “persona” sulla base del fatto che il suo organismo potrebbe ripararsi, e che dunque forse riacquisterà la coscienza, perché non si dovrebbe per la medesima ragione tutelare chi sicuramente acquisirà una coscienza, e cioè l'embrione, che aspetta solo di svilupparsi?
Così come un' ipotetica persona in stato vegetativo che dovesse recuperare un giorno, anche l'embrione acquisirà la coscienza che ora non ha, anzi con assai più probabilità del primo.


Te l'ho gia' spiegato perche',innanzitutto sono due situazioni qualitativamente diverse,in secondo luogo,non si tratta di un processo unico o fatto di stesse azioni e reazioni , un tale processo, perche' arrivi a compimento, deve dotarsi via via di nuove componenti,di produrre cioe' nuove interazioni,e' un processo che non e' elementare,che abbisogna di molteplici passaggi di trasformazione,un individuo in stato di coma vegetativo permanente possiede tutte le basi biochimiche perche' avvenga un'eventuale ripristino dell'attivita' di coscienza,mentre un'embrione non ne ha perche' le deve ancora acquisire in tali processi di trasformazione,sono percio' due "condizioni" differenti. Forse ti gioverebbe leggerti qualche articolo di embriologia,io ho avuto il buon senso di leggermene qualcuno che mi sono fatto dare da un mio amico (di facile lettura).

La tradizione cristiana non è mai stata dualista (neppure in coloro che sembrano più platonici come Agostino), non c'è mai negli ortodossi la convinzione che l'anima sia qualcosa di completamente indipendente dal corpo, infatti si parla nella teologia neotomista, che è quella “standard”, di ilemorfismo, dicendo cioè che l'anima sta al corpo come la forma di qualcosa sta alla materia. Questo ovviamente dà il problema di come possa sussistere una forma senza la materia di cui è forma, e Aristotele per questo motivo era anti-immortalista di fondo. La teologia cattolica ha sviluppato varie risposte, una delle quali è che l'anima resta comunque in contatto col suo corpo, perché sebbene qui si decomponga, la dimensione dell'anima non è in alcun modo sincronica alla nostra.

E che c'entra questo con il mio discorso? Tu mi tiri in ballo l'Io e ti ho parlato di un fenomeno di distorsione della coscienza e dell'Io legato alla lesione del tronco.
Proprio non capisco che mi tange a me parlare di anima quando stavo ribattendo al tuo accenno all'Io.

Quello che non hai ancora capito è che io sto facendo un ragionamento ad absurdum. Perché ciò che rende persona nel tuo paradigma è l'avere un cervello? Perché il cervello permette la coscienza.

La coscienza e' strettamente legata al cervello,nella mia affermazione,non pavento percio' una nozione di coscienza astratta o di natura metafisica,per me una persona e' tale anche quando dorme o e' in coma in stato vegetativo permanente,percio',non asserisco che la coscienza sia la condizione primaria ma bensi' la presenza di strutture nervose senza la quale non puo' essere esperita.

Ma allora, io chiedo, se questo cervello è rotto, e non permette più comunque la coscienza, come fai a dirmi che costoro sono ancora persone?

Semplicemente perche' hanno tutte le basi affinche' si possa ripristinare il funzionamento cognitivo e cosciente,e' ovvia una tale questione per me,contrariamente ad un'embrione che non e' ancora dotato di nessuna struttura nervosa.

Quello che non hai ancora capito è che io sto facendo un ragionamento ad absurdum. Perché ciò che rende persona nel tuo paradigma è l'avere un cervello? Perché il cervello permette la coscienza. Ma allora, io chiedo, se questo cervello è rotto, e non permette più comunque la coscienza, come fai a dirmi che costoro sono ancora persone? Il tuo paradigma, che dà valore a quegli apparati che rendono capaci di sviluppare una coscienza e la percezione, va in crisi nel momento in cui mi devi giustificare perché sarebbe ancora “persona” chi ha questi apparati che non funzionano più e che rendono una persona un vegetale.

Il tuo ragionamento per absurdum pone una distinzione tra struttura e funzione che non e' l'oggetto delle mie posizioni,in quanto a me interessa il discorso relativo agli embrioni e agli individui acefali,tra l'altro,il fatto che io abbia affermato piu' volte che un'individuo in coma possa ritrovare le sue funzioni,non significa pero' derogare dalle premesse di base,l'importante e' che una tale possibilita' non sia preclusa da danni irreparabili o quando le lesioni sono talmente gravi da precludere ogni altra possiblita' di ripresa.Ovviamente,una struttura nervosa danneggiata ma in grado di avere delle chances,vgode ad ogni modo di una maggiore considerazione rispetto ad una struttura nervosa irrimediabilmente danneggiata.

Una struttura nervosa irrimediabilmente danneggiata secondo me nemmeno si puo' considerare piu' un vero cervello,a maggior ragione quando cessano completamente le funzioni.Ovvio che un cervello che smette di funzionare non e' piu' tale,ti pare?Un cervello che smette di funzionare e' una condizione che non ha piu 'alcun privilegio.

Edited by pcerini - 14/10/2008, 15:44
 
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view post Posted on 14/10/2008, 16:39     +1   -1
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Per pcerini
CITAZIONE
“Ecco,per l'appunto,sei un negazionista assolutista che pretende di considerare per vera (e addirittura ontologicamente fondata) la propria performance ermeneutica “

Evidentemente non sai la differenza tra vero, falso e intepretazione. Ho detto infatti che dire che “tutto è interpretazione” non rende falso quest'assunto, bensì rende quest'assunto a sua volta un'interpretazione, dunque qualcosa non falso, ma qualcosa che può essere vero o falso. Asserire che tutto è interpretazione, e che questa è una mia interpretazione, non rende la frase falsa, ma neppure vera, io infatti non sto dicendo che posso provare che sia vera.
CITAZIONE
“Vorrei sapere dove diavolo avrei detto cio' , ossia, che tutto e' falso conduce..etc.etc. “

E chi ha mai affermato che tu avresti affermato che tutto è falso? Ho solo cercato di spiegarti, facendo vedere la differenza tra due tipi di frasi, che mentre “tutto è falso” si confuta da solo, “tutto è interpretazione” porta solo a dire che anche quest'ultima è un'interpretazione, e il valore di verità non viene negato bensì solo dichiarato indecidibile, per la realtà stessa.
CITAZIONE
“Il che porta inevitabilmente a negare se stessa,dato che tu poni in senso assoluto il fatto che "tutto sia interpretazione" “

Il fatto che io creda che sia vero che tutto è interpretazione, e cioè che nulla è dimostrabile, è diverso dal credere che tutto sia falso. Un conto è dire “tutto è intepretazione”, altro è dire “tutto è falso”, perché possono esistere interpretazioni vere o fals (anche se non sapremo mai quali sono quelle vere), mentre non esiste un falso vero.
CITAZIONE
“Dici che tutto e' interpretazione e i fatti non esistono “

Io sono realista, il mondo esterno esiste, il problema è nel soggetto. Questo mondo esterno non si dà mai come dato neutro al soggetto.

CITAZIONE
“se non esistono i fatti (e percio' la fattualita' e' un concetto errato secondo te) allora nemmeno le interpretazioni esiston “

Ma infatti io non ho detto che la mia posizione è un fatto, cioè che sia incontestabile, è anch'essa una mia intepretazione.

CITAZIONE
““ asserivo come condizione indispensabile la presenza di strutture nervose,senza le quali nessuno puo' considerarsi "persona" “

Sì ma perché le strutture nervose sarebbero indispensabili a definire una persona? Evidentemente per quello che fanno, cioè produrre la coscienza, ergo quello che conta è la coscienza. Ma se esse non funzionano, come fai nell'intermezzo a salvaguardare la personalità di quest'individuo? Il fatto che le abbia, e che dunque in futuro potrebbe recuperare la coscienza, non toglie il fatto che non ce l'abbia in quell'istante. Allo stesso modo potrei replicare che anche un'embrione, pur non avendo queste strutture, è destinato ad acquisire quella coscienza. Ergo che differenza c'è tra l'averle non funzionanti e il non averle se in tutti e due i casi non c'è coscienza?

CITAZIONE
“altrimenti,mi devi spiegare come si debba considerare "persona" un organismo che nasce acefalo e sulla base di cosa “

Siccome io non baso il mio presupposto di cosa sia persona sul funzionalismo, cioè su cosa un organismo possa fare, la presenza di qualsivoglia pensiero nella testa di quell'individuo è irrilevante.

CITAZIONE

C'entra eccome,ti dimostra in modo inequivocabile come lo stato delle strutture nervose siano fondamentali e ineludibili per poter applicare o meno il concetto di persona. “

Sì ma perché nel tuo paradigma sono ineludibile? Perché sono proprio quelle a dare la coscienza. E dunque, se tale coscienza non c'è, sulla base di che cosa in quell'istante quell'individuo sarebbe una persona?

CITAZIONE
“o in stato di coma vegetativo permanente possiede tutte le basi biochimiche perche' avvenga un'eventuale ripristino dell'attivita' di coscienza “

Si ma perché l'avere una cosa in potenza, dovrebbe farci concludere che deve avere la stessa dignità di chi quella facoltà in atto? Si potrebbe replicare che anche l'embrione ha inscritto in sé tutto il progetto di sviluppo che lo porterà ad acquisire le strutture nervose, anche lui ha la base per sviluppare il tutto, e la madre gli fornisce solo l'ambiente per svilupparsi, esattamente come per noi il pianeta Terra.
CITAZIONE
“non asserisco che la coscienza sia la condizione primaria ma bensi' la presenza di strutture nervose senza la quale non puo' essere esperita. “

Ma perché queste strutture nervose sono importanti? Non in sé stesse, ma per quello che fanno. E se mancano l'obiettivo, e sono cioè come un giradischi rotto che non può più produrre musica, diventa impossibile nel tuo paradigma dirmi perché durante la fase di rottura quell'individuo sarebbe ancora una persona. Le strutture fisiche che tu invochi come contitio sine qua non sono selezionate solo in base al fatto che la coscienza dipende da esse, è dunque questo il punto focale del tuo paradigma. Non riesci a spiegarmi in base a che cosa la materia non funzionante, e senza coscienza di sé, sarebbe ancora persona.
CITAZIONE
“Semplicemente perche' hanno tutte le basi affinche' si possa ripristinare il funzionamento cognitivo e coscient “

Ma perché avere le base perché si ripristini qualcosa implicherebbe che si sia persona prima di questo ripristino? Perché la potenzialità dovrebbe essere garanzia di uno statuto ontologico? Anche l'embrione in potenza può sviluppare la coscienza così come un cervello rotto che si ripara.

CITAZIONE
“l'importante e' che una tale possibilita' non sia preclusa da danni irreparabili o quando le lesioni sono talmente gravi da precludere ogni altra possiblita' di ripresa.Ovviamente,una struttura nervosa danneggiata ma in grado di avere delle chances,vgode ad ogni modo di una maggiore considerazione rispetto ad una struttura nervosa irrimediabilmente danneggiata.Una struttura nervosa irrimediabilmente danneggiata secondo me nemmeno si puo' considerare piu' un vero cervello”

Dunque vedi tu stesso che la tua definizione di persona non si basa sull'avere quella struttura nervosa ma sul fatto che essa funzioni, perché come tu stesso dici, se non potesse recuperare, non lo considereresti persona. Ma dunque questo porta ad ammettere che un individuo in coma sia persona solo in potenza, finché non recupera le sue funzionalità.

Per Rain


CITAZIONE

A parte la solita confusione fra i supporti materiali e l'attività dei medesimi, non capisco perché un insieme di attività elettrochimiche che mostrano di avere come proprietà emergente lo sviluppo di una mente pensante, non dovrebbe avere diritto allo status di persona. “

Non mi sono spiegato forse. Chiedo, a chi affermava che il fatto che ci siano dei ricordi nella mente di una persona in coma la rende degna, se, siccome fisicamente parlando la memoria è solo elettrochimica, perché mai degli agenti chimici, che senza che un cervello che li decodifichi sono per l'appunto solo materia e non immagine mentale, dovrebbe garantire la dignità della persona in un comatoso, che sarebbe dunque solo materia.

CITAZIONE

Quello che tu non hai ancora afferrato è che, infatti, chi ha questi apparati che "non funzionano più" ha già perso tutte quelle attività cerebrali che lo rendevano una persona “

Ma io l'ho afferrato benissimo, ma siccome non c'è solo gente in stato vegetativo permanente, ma anche comatosi con speranza di riprendersi, chiedo a pcerini come nel suo paradigma funzionalistico potesse giustificare che i comatosi sono persone nell'arco di tempo tra la caduta in coma e la ripresa, visto che per l'appunto le strutture che producono la coscienza, e che sono importanti proprio perché la producono, non fanno il loro lavoro. Voglio cioè che si renda conto di come nel suo paradigma non può garantire i diritti umani di un comatoso perché diventa impossibile attribuirgli lo status di persona. Molti bioetici laici come Singer se ne sono resi conto, e infatti assai coerentemente dicono che per loro chi perde la coscienza in quel momento non è persona.


 
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spirito!libero
view post Posted on 14/10/2008, 16:41     +1   -1




E io ribadisco, nel mio paradigma funzionalistico:

Una persona è un soggetto geneticamente classificato come homo sapiens sapiens che abbia un’attività celebrale non nulla. Un corpo che abbia un elettroencefalogramma piatto (confermato da un numero ragionevolmente sufficiente di analisi) non è più persona. Un essere che non abbia ancora attività celebrale non è ancora persona.


Saluti
Andrea
 
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view post Posted on 14/10/2008, 16:49     +1   -1
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Se non fosse chiaro io non sto discutendo della correttezza o meno di questo paradigma, sto facendo un discorso assai più a monte, vorrei che pcerini ammettesse le implicazioni che questo paradigma ha.
Sarei però curioso di sapere perché sarebbe persona chi non ha coscienza, e tuttavia non per questo ha un elettroencefalogramma piatto. Dal punto di vista delle funzioni che il cervello di un malato di coma riesce ad espletare, se il criterio sono queste funzioni, allora ha più diritti il mio gatto, sano e visto, di questo comatoso
 
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spirito!libero
view post Posted on 14/10/2008, 16:52     +1   -1




CITAZIONE (Polymetis @ 14/10/2008, 17:49)
Se non fosse chiaro io non sto discutendo della correttezza o meno di questo paradigma, sto facendo un discorso assai più a monte, vorrei che pcerini ammettesse le implicazioni che questo paradigma ha.
Sarei però curioso di sapere perché sarebbe persona chi non ha coscienza, e tuttavia non per questo ha un elettroencefalogramma piatto. Dal punto di vista delle funzioni che il cervello di un malato di coma riesce ad espletare, se il criterio sono queste funzioni, allora ha più diritti il mio gatto, sano e visto, di questo comatoso

Io non so cosa sia la coscienza in se, quando lo dico in realtà intendo "attività celebrale". Ergo, se un paziente ha attività celebrale è una persona, se non ce l'ha, anche se le macchine lo tengono in vita per me non lo è più, è un cadavere alimentato.

Questo ovviamente non significa che, ad esempio, non si debba in qualche modo rispettare anche il corpo privo di attività celebrale, così come si rispetta un cadavere.

Inoltre c'è uno stato comatoso prolungato deve valere sempre la volontà del paziente, sempre che l'abbia bene e recentemente espressa in vita, anche nel caso di attività celebrale.


Saluti
Andrea
 
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view post Posted on 14/10/2008, 17:02     +1   -1
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Sì ma l'attività cerebrale può essere di vari tipi, non a caso si dice che alcuni sono ridotti a vegetali, o magari a qualcosa di appena superiore. A livello cognitivo ha molta più attività cerebrale il mio gatto rispetto ad un comatoso, non capisco dunque perché, se l'attività cerebrale è il criterio, il mio gatto abbia meno diritti di un comatoso.

Singer, in modo davvero coerente, ha avuto la splendida coerenza di dire che a livello cognitivo è più sviluppato uno scimpanzè adulto di un neonato umano, e dunque per lui ha più diritti uno scimpanzè di un neonato
 
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*Rainboy*
view post Posted on 14/10/2008, 17:12     +1   -1




CITAZIONE (Polymetis @ 14/10/2008, 18:02)
Sì ma l'attività cerebrale può essere di vari tipi, non a caso si dice che alcuni sono ridotti a vegetali, o magari a qualcosa di appena superiore. A livello cognitivo ha molta più attività cerebrale il mio gatto rispetto ad un comatoso, non capisco dunque perché, se l'attività cerebrale è il criterio, il mio gatto abbia meno diritti di un comatoso.

Singer, in modo davvero coerente, ha avuto la splendida coerenza di dire che a livello cognitivo è più sviluppato uno scimpanzè adulto di un neonato umano, e dunque per lui ha più diritti uno scimpanzè di un neonato

Mentre l'affermazione di Singer può avere altre motivazioni degne di considerazione, il modo in cui tu la citi è errato. Le attività cerebrali non sono "intercambiabili", dire che c'è attività cerebrale in una certa area significa soltanto rilevare l'attività metabolica di determinati percorsi neuronali, ma è ovvio che stiamo menzionando quelli umani, i quali sono differenti, geneticamente e strutturalmente, da quelli di uno scimpanzé. Anche quelli di un umano appena nato. Il discorso è qualitativo.

CITAZIONE
Non mi sono spiegato forse. Chiedo, a chi affermava che il fatto che ci siano dei ricordi nella mente di una persona in coma la rende degna, se, siccome fisicamente parlando la memoria è solo elettrochimica, perché mai degli agenti chimici, che senza che un cervello che li decodifichi sono per l'appunto solo materia e non immagine mentale, dovrebbe garantire la dignità della persona in un comatoso, che sarebbe dunque solo materia.

Se avessimo uno strumento magico che è capace di svelarci istantaneamente cosa diventerà il paziente appena entrato in coma, e questo strumento dicesse "qui i danni sono irreparabili - non si riprenderà più", allora potremmo privarlo dello status di persona appena entra in coma. Siccome una simile tecnologia non esiste, dobbiamo considerare il paziente come avesse ancora tutti gli attributi di una persona, visto che non siamo in grado di dare una ragionevole certezza sull'exitus. Il problema è che al termine del coma ci può essere l'exitus infausto dello stato vegetativo. Se questo stato si prolunga oltre un certo limite di tempo e nessuna forma di ripresa neppure parziale avviene, l'osservazione sperimentale ci dice che è ormai pressoché impossibile sperare in un miglioramento: infatti i processi rigenerativi innescati dal danno sono già terminati, ma semplicemente non sono stati in grado di ripristinare ciò che era andato distrutto.
Decretiamo quindi, che la mente di quella persona è formalmente morta, e ciò che ne resta è solo un corpo con una serie di funzioni biologiche e nervose di base.
D'ora in avanti le cose non soltanto non miglioreranno, ma potranno solo peggiorare, perché noi (senza poterlo sapere in anticipo) di fatto abbiamo mantenuto in vita un corpo che sarebbe dovuto morire e questo si è assuefatto alla nuova condizione (nutrizione forzata, etc.). Di conseguenza tutte quelle aree cerebrali che adesso non sono strettamente necessarie alla vita biologica (tutte tranne il tronco in pratica) tenderanno a regredire spontaneamente, non essendo più usate. Perfino quelle che risultavano non gravemente lese e ancora un po' funzionanti, essendo state private del dialogo con il resto del sistema iniziano a considerarsi "non usate" e si atrofizzano.
Terri Schiavo è stata un caso esemplare di tale decorso.

Edited by *Rainboy* - 18/6/2009, 18:17
 
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pcerini
view post Posted on 14/10/2008, 18:34     +1   -1




Porca di quella zozza,ci ho messo un casino di tempo a scrivere questo post,Polymetis,se non sarai sintetico nella prossima replica ti mandero' mille maledizioni.

Dunque,iniziamo.

Evidentemente non sai la differenza tra vero, falso e intepretazione.

A questa affermazione gratuita rispondo altrettanto gratuitamente con l'asserire che tu evidentemente confondi la realta' con il pensiero,idealismo allo stato puro,mitizzazione della logica portata all'ennesima potenza.

Ho detto infatti che dire che “tutto è interpretazione” non rende falso quest'assunto,.

Parlare di vero e falso non e' solo una mera questione di logica,per te invece e' solo una quetione logica che a mio parere si risolve in pura illusione razionale (oltre che in negazionismo ermeneutico).

bensì rende quest'assunto a sua volta un'interpretazione, dunque qualcosa non falso, ma qualcosa che può essere vero o falso.
Asserire che tutto è interpretazione, e che questa è una mia interpretazione, non rende la frase falsa, ma neppure vera, io infatti non sto dicendo che posso provare che sia vera .


Non possono esistere interpretazioni senza fatti,per il semplice fatto che non puoi desumere una verita' o falsita' creata solo dalle asserzioni,e' questo il punto che io ribadisco,altrimenti io mi permetto di dire che Babbo Natale esiste e' vero senza avere la presunzione di una verifica fattuale.Come vedi,ti confuti da solo.

Proponi che tutto sia interpretazione e che il valore di verita' e falsita' sia solo una mera espressione formalistica,cosa che io ti contesto decisamente,in quanto sostenere che alcune asserzioni siano indecidibili non dimostra in alcun modo che il fatto di per se' non esista,altrimenti significherebbe confondere realta' e pensiero,confondere l'indecidibilita' (una posizione semplicemente logica) con la fattualita'.

E chi ha mai affermato che tu avresti affermato che tutto è falso? Ho solo cercato di spiegarti, facendo vedere la differenza tra due tipi di frasi, che mentre “tutto è falso” si confuta da solo, “tutto è interpretazione” porta solo a dire che anche quest'ultima è un'interpretazione, e il valore di verità non viene negato bensì solo dichiarato indecidibile, per la realtà stessa.

Al di la' del fatto che di una simile distinzione non me ne puo' importare nulla,dato che parlavamo solo di una precisa asserzione,l'indecidibilita' che tu poni alla base porta dritto dritto alla negazione di se' stessa se non pone come criterio di base la fattualita',infatti,l'indecidibilita',se non si pone come tale,diventa essa stessa inesistente,annulla se' stessa,e ti diro' che l'indecidibilita' come viene concepita nei sistemi matematici non ha alcun senso se non all'interno di sistemi complessi in cui convivono enunciati decidibili assieme ad altri indecidibili,l'indecidibilita' e' il prodotto di un preciso grado di dedidibilita' (a meno che io non abbia preso un'abbaglio nella comprensione delle teorie di Godel).Ora,dire che solo l'interpetazione esiste,significa guarda caso porre una fattualita',questa asserzione con cio' e' tutta una contraddizione,non solo logica,ma anche di natura ontologica.

Il fatto che io creda che sia vero che tutto è interpretazione, e cioè che nulla è dimostrabile, è diverso dal credere che tutto sia falso. Un conto è dire “tutto è intepretazione”, altro è dire “tutto è falso”, perché possono esistere interpretazioni vere o fals (anche se non sapremo mai quali sono quelle vere), mentre non esiste un falso vero.

Di nuovo,se credi che sia vero che tutto e' interpretazione,allora devi per forza di cose porre un minimi criterio di fattualita',dato che le asserzioni non potrebbero mai essere dette vero o false senza fattualita', se avessero mera valenza logica,
si autoannullano oppure sono insignificanti,non hanno alcun valore,(altrimenti potrei dire che Babbo Natale esiste e' vero senza colpo ferire).Anche l'indecidibilita',come dicevo prima,e' inprescindibile dalla fattualita'.

Io sono realista, il mondo esterno esiste, il problema è nel soggetto. Questo mondo esterno non si dà mai come dato neutro al soggetto.

E che c'entra questo con il problema della negazione della fattualita'?

Ma infatti io non ho detto che la mia posizione è un fatto, cioè che sia incontestabile, è anch'essa una mia intepretazione.

Una interpretazione che si autoannulla dato che non gode di alcuna fattualita' (visto che l'indecidibilita' non ha alcun valore se non sul piano meramente logico e cioe' nullo

Sì ma perché le strutture nervose sarebbero indispensabili a definire una persona? Evidentemente per quello che fanno, cioè produrre la coscienza, ergo quello che conta è la coscienza.

Il cervello strutturalmente parlando non e' subordinato alla coscienza,se la coscienza smettesse di agire (come nei casi di certi stati di coma temporaneo) non significa che il cervello smetta di funzionare,non e' che il cervello abbia come unica funzione l'espletamento delle attivita' cognitive.Anche qui,se certe funzioni cessano e' perche' certe strutture nervose sono danneggiate.

Ma se esse non funzionano, come fai nell'intermezzo a salvaguardare la personalità di quest'individuo?

Se le analisi mostrano un notevole grado di distruzione delle strutture nervose,tali da non consentirne piu' in alcun modo un ripristino delle attivita' cerebrali generali,ovvio che non puo' essere piu' tutelato in alcun modo,altrimenti dovremmo tenere in vita tutti quegli infartuati la cui carenza prolungata di ossigeno al cervello determina devastazioni importanti.

Il fatto che le abbia, e che dunque in futuro potrebbe recuperare la coscienza, non toglie il fatto che non ce l'abbia in quell'istante. Allo stesso modo potrei replicare che anche un'embrione, pur non avendo queste strutture, è destinato ad acquisire quella coscienza.
Ergo che differenza c'è tra l'averle non funzionanti e il non averle se in tutti e due i casi non c'è coscienza?


Nel caso dell'embrione la differenza non e' funzionale (che razza di differenza potresti porre se non ha nessuna struttura in grado di espletare funzioni cognitive?) ma bensi' qualitativa,una funzione cognitiva non e' presente in alcun modo in un'embrione privo di strutture nervose,come fai a parlare di differenza funzionale? Mancano completamente le basi organiche (ossia,biochimiche e nervose).Di per se' e' improponibile la differenza che poni.
Invece,nel caso di un'organismo in stato di coma vegetativo permanente,la differenza potrebbe essere limitatamente funzionale,dipende dalle condizioni delle lesioni,ovviamente, ti ricordo che il cervello di un comatoso vegetativo permanente ha gia' tutte le basi e le condizioni predisposte,non che devono ancora formarsi come nell'embrione,questo perche' quei fasci nervosi in alcuni rari casi tendono a ricostituirsi grazie alla presenza di interazioni preesistenti che non sono andate completamente distrutte e che in qualche maniera hanno ripreso a funzionare,ma nei casi in cui tali interazioni biochimiche alterate dalle lesioni scompaiano del tutto allora la ricostituzione di simili fasci e' impossibile a meno che la medicina del futuro non sara' in grado di farlo (forse grazie alle staminali del futuro,se non dico una stronzata).

Siccome io non baso il mio presupposto di cosa sia persona sul funzionalismo, cioè su cosa un organismo possa fare, la presenza di qualsivoglia pensiero nella testa di quell'individuo è irrilevante.

E toppi alla grande,perche' la presenza essenziale di strutture nervose sono basilari,confondi funzione e struttura.Di per se' e' molto discutibile proporre il concetto di persona ad un'organismo acefalo,dato che non puo' esprimere assolutamente nulla venendo a mancare le basi nervose.Visto che a te non te ne importa nulla,allora perche' non vai a proporre la nozione di persona anche per
le feci o per i liquidi seminali?

Sì ma perché nel tuo paradigma sono ineludibile? Perché sono proprio quelle a dare la coscienza.

Il sistema nervoso che si sviluppa al solo scopo di produrre coscienza? Ma ti sei ammattito? Il cervello non e' soggiogato ad un simile scopo,e' la coscienza che deve soggiogarsi , non viceversa,e' la coscienza che ha lo scopo primario di garantire la sopravvivenza del cervello,non che il cervello non sopravviva senza coscienza.

E dunque, se tale coscienza non c'è, sulla base di che cosa in quell'istante quell'individuo sarebbe una persona?

Sulla base del fatto che alcune zone sono ancora intatte,e non irrimediabilmente danneggiate,e dunque alcune strutture si possono ricostituire.

Si ma perché l'avere una cosa in potenza, dovrebbe farci concludere che deve avere la stessa dignità di chi quella facoltà in atto?
Si potrebbe replicare che anche l'embrione ha inscritto in sé tutto il progetto di sviluppo che lo porterà ad acquisire le strutture nervose, anche lui ha la base per sviluppare il tutto, e la madre gli fornisce solo l'ambiente per svilupparsi, esattamente come per noi il pianeta Terra.


Ritenere che qualcosa sia in potenza e' una banalizzazione dei processi,dimentichi che il processo di sviluppo non e' qualcosa di banale o di semplificato ma intervengono molti fattori , si sviluppano sempre NUOVE interazioni biochimiche,e' solo ad un certo punto della fase di sviluppo che si puo' ritenere la presenza di certe strutture nervose,non prima,le fasi anteriori non hanno nulla di cosi' peculiare dal punto di vista biochimico,pensare che questi processi abbiano uno scopo,non risolve il problema delle differenze qualitative.


Ma perché queste strutture nervose sono importanti? Non in sé stesse, ma per quello che fanno.

Il cervello non e' che abbia come scopo principale quello di soggiogarsi alla coscienza,dal punto di vista scientifico e' una banalizzazione,semmai,sara' la coscienza un'escamotage evolutiva atta a garantire meglio la sopravvivenza e il funzionamento del cervello.Se per autoproteggersi,per sopravvivere ha bisogno di sviluppare talune funzioni,non e' detto che farne senza significhi la sua distruzione completa,il cervello sarebbe in grado di sopravvivere anche senza ricorrere necessariamente a talune funzioni,altrimenti,tutti coloro che entrano in stato di come temporaneo morirebbero all'istante.

E se mancano l'obiettivo, e sono cioè come un giradischi rotto che non può più produrre musica, diventa impossibile nel tuo paradigma dirmi perché durante la fase di rottura quell'individuo sarebbe ancora una persona. Le strutture fisiche che tu invochi come contitio sine qua non sono selezionate solo in base al fatto che la coscienza dipende da esse, è dunque questo il punto focale del tuo paradigma. Non riesci a spiegarmi in base a che cosa la materia non funzionante, e senza coscienza di sé, sarebbe ancora persona.

Te l'ho gia' spiegato,se un cervello e' danneggiato in modo irrimediabile,e' inutile considerare persona quell'organismo,continuerebbe ad essere un cervello,ma nulla di piu',non una persona,perche' ormai le strutture non ci sono piu'.

Ma perché avere le base perché si ripristini qualcosa implicherebbe che si sia persona prima di questo ripristino?

Perche' senza quelle basi necessarie,certe funzioni non potrebbero nemmeno avere luogo,ma perche' insisti tanto nel confondere funzione e struttura?La struttura,le interazioni biochimiche sono assolutamente indispensabili,altrimenti,te l'ho gia' detto,se non lo fossero,allora potrei considerare persona anche le feci e i liquidi seminali.

Perché la potenzialità dovrebbe essere garanzia di uno statuto ontologico?
Il concetto di persona non ha nulla di scientifico,perche' mai si dovrebbe confondere ontologia con funzione e struttura?



Dunque vedi tu stesso che la tua definizione di persona non si basa sull'avere quella struttura nervosa ma sul fatto che essa funzioni, perché come tu stesso dici, se non potesse recuperare, non lo considereresti persona. Ma dunque questo porta ad ammettere che un individuo in coma sia persona solo in potenza, finché non recupera le sue funzionalità.

No,sbagli il senso del mio discorso,di nuovo confondi struttura e funzione,devi tenere conto della specificita' di simili strutture che consentono certe funzioni,per me persona e' tale non solo perche' ha le funzioni di coscienza e di pensiero ma anche perche' esse sono strettamente dipendenti dalle sue strutture,infatti,se mancassero simili strutture,vengono a mancare anche quelle funzioni,sono due elementi che non possono essere confusi nel concetto di persona,tu invece mi attribuisci il concetto di persona essenzialmenmte legato all'espletamento delle funzioni,sbagliato,hai toppato,io vado ancora piu' oltre,e affermo che e' la struttura il fucro di tutto.Un'acefalo,percio',non e' Persona,non solo perche' non puo' espletare funzioni cognitive e di coscienza ma anche perche' non ha nessuna struttura nervosa adatta ad espletarle,ci sono percio' due elementi che concorrono,ma quello funzionale e' soggiogato da quello strutturale.Strutturale e funzionale concorrono percio' alla definizione,congiuntamente,non separatamente.



Edited by pcerini - 14/10/2008, 20:19
 
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*Rainboy*
view post Posted on 14/10/2008, 21:14     +1   -1




CITAZIONE
nei casi in cui tali interazioni biochimiche alterate dalle lesioni scompaiano del tutto allora la ricostituzione di simili fasci e' impossibile a meno che la medicina del futuro non sara' in grado di farlo (forse grazie alle staminali del futuro,se non dico una stronzata).

Non dici nulla di eretico, visto che in realtà sembra che esistano delle popolazioni di staminali che rigenerano già naturalmente il tessuto nervoso (con grande lentezza ovviamente). Ma per adesso mettere le mani su questi processi è fantascienza. Comunque rigenerare delle cellule significa al limite ripristinare le facoltà cognitive, non significa restituire i ricordi o le informazioni che queste avevano accumulato nel corso della vita.
 
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spirito!libero
view post Posted on 15/10/2008, 08:43     +1   -1




E siamo alle solite.

CITAZIONE
“Si ma l'attività cerebrale può essere di vari tipi”

Non ha nessuna importanza la “qualità”, non stiamo infatti discutendo di intelligenza, stiamo parlando di “persona”. Ergo le domande a cui bisogna rispondere per classificare un essere come “persona” sono solo 2 e sono le seguenti:

è geneticamente un essere umano ?

Presenta attività celebrale ?

Se ad entrambe le domande si risponde SI, abbiamo di fronte una persona.

Che poi abbia “tanta” o “poca” attività non cambia di nulla la sua qualità di persona e non capisco come tu non possa cogliere un concetto così semplice e ti faccia delle paranoie mentali cercando esempi e sotterfugi per uscire da questa semplicità genetico-funzionale.

CITAZIONE
“non a caso si dice che alcuni sono ridotti a vegetali, o magari a qualcosa di appena superiore”

Certo, ma se vi è minima attività celebrale lo si mantiene in vita proprio perchè è persona. Ripeto, se è geneticamente un essere umano e non è morto, cioè non ha cessato tutta l'attività celebrale, rimane una persona, non è così difficile.

Se poi il soggetto quando era in grado di intendere e volere avesse espresso liberamente e chiaramente il desiderio di non essere tenuto in vita da una macchina nel caso si trovasse in condizioni comatose, allora occorrerebbe rispettare la volontà del paziente e staccare la spina alla “persona”.

EDIT:
dimenticavo, il gatto è tassonomicamente classificato come Felis Catus, l'uomo come Homo sapiens. Quindi, di nuovo, la discriminante è sempre genetico-funzionale non solo funzionale.


Saluti.
Andrea

Edited by spirito!libero - 15/10/2008, 10:28
 
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12 replies since 13/10/2008, 21:15   180 views
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