CITAZIONE
convocò i Giudici del Sinedrio e introdusse davanti a loro un uomo di nome Giacomo, fratello di Gesù,detto Cristo, e certi altri
Ossario di Giacomo il Minore.
Ciao Hard-Rain, ti do del tu, e diamoci del tu, vai, illudiamoci di essere ancora dei ragazzini…
Stavo dicendo, le “fonti” sugli “Scritti sacri” non possono essere che quelle d’epoca sulle quali ragionare con la nostra testa. La documentazione storica pervenutaci delle opere di Giuseppe Flavio non è stata scritta da nessuno di noi, così come i Vangeli, inoltre, per quanto concerne il Talmud non vedo cosa c’entri, tanto più che gli autori di questo Testo non si accorsero che l’eminente sacerdote Gamalièle non poté mai pronunciare quel discorso in difesa degli Apostoli imputati perché Theudas verrà ucciso dopo che Gamalièle aveva dichiarato che era già morto, con le gravi conseguenze per la dottrina cristiana che vedremo più avanti. Lo stesso vale per gli insigni studiosi che ogni tanto citi. La ricerca fatta da loro non preclude che altri la continuino e approfondiscano. Nel forum si è aperto un dibattito incentrato sulla veridicità dei protagonisti del Nuovo Testamento attraverso la comparazione con la storiografia e introdurre nella nostra analisi altri credi serve solo a fare confusione o tergiversare.
L’affermazione fatta dallo storico ebreo che paragona il condottiero Vespasiano al dominatore del mondo, inteso come il salvatore profetato dagli Antichi Padri, un credente è costretto ad irriderla perché dimostra che sino alla morte di Giuseppe non era ancora giunto alcun “Salvatore” di Israele, pur se atteso con ansia dagli Ebrei; peraltro dimostra che quel condottiero messianico era inteso come un Re di vittoria, guerriero sterminatore e vendicativo. Mentre, un osservatore non influenzato da credi si limita a valutare la realtà contingente che per Giuseppe Flavio, in quel momento, era di salvare la pelle e i suoi interessi…e gli andò bene.
Sin dal lontano passato, la Chiesa, al fine di provare l’esistenza del suo “Salvatore” come uomo, ha inteso supportare le verità evangeliche con una documentazione storica inventandosi il “Testimonium Flavianum” e manipolando un episodio totalmente vero riferito ad un tale Giacomo, fratello di Gesù, il Sommo Sacerdote figlio di Damneo, come si evince dallo scritto dello storico.
La dimostrazione dell’alterazione del testo originale segue due percorsi:
1° , la constatazione che la modifica introdotta varia, dai tempi più remoti, da un manoscritto all’altro sempre sullo stesso punto, vitale per la “prova teologica”: la parola “Cristo”.
A comprova di ciò allego fotocopia, tratta dal libro dello storico tradotto dal greco al latino e risalente a cinque secoli addietro, riportante sul frontespizio:
FLAVII IOSEPHII ANTIQVITATVM IVDAICARVM
Per Hier. Frobenium e Nic. Episcopium, Basileae, MDXLVIII (Lib. XX, cap. 8)
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In esso, come già riferito, è riportato “fratello di Gesù Cristo di nome Giacomo”. Poiché queste traduzioni, provenienti da manoscritti “curati” da Episcopi motivati a far risultare vera la dottrina che postulava l’avvento del Messia Gesù, essendo adulterate con modalità diverse in quell’unico punto del brano, si dimostra che quella piccola frase non era originale ma aggiunta posteriormente,
pertanto, se si elimina “Cristo”, rimane un solo Gesù, figlio di Damneo, con un fratello di nome Giacomo; e questo senza pretendere o presumere che Damneo dovesse essere citato in precedenza da Giuseppe Flavio. Peraltro, dalla lettura approfondita dei Vangeli, la presenza di un Giacomo, fratello di Gesù Cristo, in questo Sinedrio è aggravata dalla impossibilità di individuarne il padre, come risulta dalla stessa indagine apologetica fatta dal Pontefice, come stiamo per vedere.
2°, l’analisi critica, peraltro semplice dell’episodio, prova che non vi fu alcuna esecuzione della lapidazione delle persone incriminate dal Sommo Sacerdote ma solo il decreto da lui emesso che viene contestato ed annullato a causa della procedura errata seguita da Anano in contrasto con la normativa voluta da Roma. Tale norma era vigente sin prima dell’epoca di “Gesù” (sotto il Prefetto Coponio), tanto è vero che tu stesso, Hard-Rain (facendoti autogol), lo dichiari con candore, citando i Vangeli, nei quali leggiamo che è pur vero che “Cristo” fu prima consegnato e poi ucciso ma solo grazie alla presenza del legato imperiale Pilato ed il suo intervento nel “processo a Gesù”.
Almeno sotto questo aspetto (l’unico), l’evangelista, prima di inventarsi la sceneggiatura generale, si è informato sulle leggi di Roma.
Un'altra argomentazione che non posso condividere è il deprezzamento delle testimonianze storiografiche in generale e quella di Giuseppe Flavio in particolare. Le vicende che oggi conosciamo ci provengono dagli scrittori di quell’epoca e, soltanto laddove si riscontrano delle contraddizioni, si fa ricerca per chiarire quell’evento.
Per rimanere in tema, riguardo allo scrittore ebreo, riporto cosa ha dichiarato Benedetto XVI nella Udienza Generale tenuta il 28 Giugno 2006 proprio in merito all’Apostolo Giacomo il Minore
“Cari fratelli e sorelle, accanto alla figura di Giacomo “il Maggiore, figlio di Zebedeo”, nei Vangeli compare un altro Giacomo, che viene detto “il Minore”. Anch’egli fa parte delle liste dei dodici Apostoli scelti personalmente da Gesù, e viene sempre specificato come “figlio di Alfeo” (Mt 10,3; Mc 3,18; Lc 5). E’ stato spesso identificato con un altro Giacomo, detto “il Piccolo” (Mc 15,40), figlio di una Maria (ibid) che potrebbe essere la “Maria di Cleofa” presente, secondo il Quarto Vangelo, ai piedi della Croce insieme alla Madre di Gesù (Gv 19,25). Anche lui era originario di Nazaret e probabile parente di Gesù (Mt 13,55; Mc 6,3), del quale alla maniera semitica viene detto “fratello” (Mc 6,3; Gal 1,19).
…Tra gli studiosi si dibatte la questione dell’identificazione di questi due personaggi dallo stesso nome: Giacomo figlio di Alfeo e Giacomo “fratello del Signore”. Le tradizioni evangeliche non ci hanno conservato alcun racconto né sull’uno né sull’altro. La più antica informazione sulla morte di questo Giacomo ci è offerta dallo storico Flavio Giuseppe. Nelle sue “Antichità Giudaiche”
(20, 201 s), redatte a Roma verso la fine del I° secolo, egli ci racconta che la fine di Giacomo fu decisa con iniziativa illegittima dal Sommo Sacerdote Anano, figlio dell’Annas attestato nei Vangeli, il quale approfittò dell’intervallo tra la deposizione di un Procuratore romano (Festo) e l’arrivo del successore (Albino) per decretare la sua lapidazione nell’anno 62.”…
Come i fedeli utenti possono constatare, l’impossibilità di dare un certificato anagrafico è più che evidente allo stesso Papa. Infatti se quel “Giacomo” fosse stato identificato dallo storico con il patronimico, prassi rispettata dall’ebreo per tutti i protagonisti dell’episodio sopra esaminato, in riferimento al Giacomo, fratello di Gesù Cristo, avrebbe dovuto dichiarare che erano entrambi figli di San Giuseppe, il quale, sappiamo tutti, era sposato con Maria, perché la “maniera semitica” riferita da Papa Benedetto non ha rappresentato alcun problema a Giuseppe Flavio per distinguere tra numerosi fratelli, cugini o fratellastri, da lui citati, poiché scrisse le sue opere prima in aramaico (la lingua di Gesù) e poi la tradusse in greco come gli scritti evangelici.
Pertanto si è capito benissimo quale contraddizione si sarebbe palesata per la dottrina cristiana se avessimo trovato scritto “Giacomo figlio di Cleofa”, sposato con “Maria” sorella di “Maria” la Madonna (Gv. 19, 25) - che Benedetto XVI, consapevole del rischio, ha opportunamente evitato di ricordare ai fedeli credenti - a sua volta imparentata , o addirittura sorella di “Maria” moglie di Alfeo; uomini che diverrebbero tutti potenziali padri di “Gesù”, essendo Giacomo loro figlio e nello stesso tempo fratello di Cristo. Ricordiamoci che, da quanto sinora evidenziato dai Sacri Testi e dalla Storia Ecclesiastica, stiamo parlando di un fratello di Cristo, suo Apostolo e Vescovo di Gerusalemme.
In sintesi: le deposizioni di Eusebio di Cesarea e degli evangelisti, già contrastanti e quindi contraddittorie fra loro, diventano incompatibili con la testimonianza di Giuseppe Flavio che si rivela falsificata per fare apparire vera una persona mai esistita. Giacomo il Minore è una figura ideologica creata dai Padri inventori del cristianesimo in modo scoordinato.
Di questo la Chiesa ne è consapevole, infatti, quando fu rinvenuto l’ossario di Giacomo, prima ancora che le autorità di Israele scoprissero l’inganno, senza scomporsi più di tanto ne denunciò la menzogna: gli esegeti ecclesiastici sanno che Giacomo il Minore, o il Piccolo, o il Giusto, furono inventati dai loro predecessori ideologici per non far risultare che Giacomo, uno dei veri fratelli di “Gesù Cristo”, fu ucciso dal Procuratore Tiberio Giulio Alessandro nel 46/48 d.C.
“Gesù” e “Cristo” furono appellativi scelti per designare con due titoli divini “Salvatore” e “Messia” un uomo con un suo nome proprio: Giovanni il Nazireo. Come si può affermare ciò ? Andiamo avanti con l’analisi iniziatasi col falso discorso fatto pronunciare da San Luca a Gamalièle all’interno del Sinedrio prima che morisse Re Erode Agrippa I ...
Edited by Emilio Salsi - 26/12/2008, 17:04