CITAZIONE (raptork9 @ 7/5/2009, 10:02)
Raptork9
infondo a causa dei loro incontri furono sospettati come se cospirassero contro l'impero o di chissà quali culti mistici si consumassero (cannibalismo e altre oscenità), la gente li guardava con sospetto. Quindi furono consumate atrocità, ma non ci furono persecuzioni sistematiche.
I CRISTIANI MANGIAVANO I BAMBINI
Minucio Felice verso la fine del II secolo, scrive a riguardo dei cristiani: <<ho inteso dire che essi, in base a non so quale sciocca credenza, adorano dopo averla consacrata una testa d'asino [...]. Altri riferiscono che essi si prosternano dinanzi ai genitali del loro stesso iniziatore sacerdote, quasi ad adorare la forza genetica che li ha procreati>>. La descrizione del rito diventa cruenta quando uno di loro " uccide il fanciullo con ferite impresse alla cieca, incosciamente. E gli astanti - orribile sacrilegio - leccano avidamente il sangue del piccino, se ne spartiscono le membra a gara, stringono tra loro un sacro patto per mezzo di questa vittima, si impegnano vicendevolmente al silenzio di questa correità". Negli stessi anni Terlulliano, stanco di queste accuse di orge incestuose, tenta di difendere i cristiani, scherzandoci su :<< Suppongo che non potrai essere un vero cristiano se non hai ne madre ne sorella>>. La lista degli esempi potrebbe agevolmente allungarsi, e tutti sembrano girare intorno agli omicidi rituali e ai banchetti cannibalici, le stesse accuse di cui saranno fatte oggetto le streghe.
Queste sconcertanti affermazioni da parte dei pagani, oggi vengono valutati dai critici moderni, come esagerazioni che avevano lo scopo di buttare fango sui primi cristiani.
Io rimango sempre del parere, che i vangeli sostanzialmente raccontano eventi veritieri, mentre i critici pagani non hanno fatto altro che esporre tutte le cose negative dei cristiani, omesse nei vangeli e dai padri della chiesa.
Tutti sostanzialmente hanno lasciato per iscritto delle verità, ma in questo momento vorrei spezzare anche una lancia a favore dei pagani.
Per trovare l’origine di questa diceria, basta osservare tutte le fonti giunte fino ai giorni nostri e il gioco è fatto!
Infatti la più antica attestazione di un tale atto, la troviamo in Guerre Giudaiche…qui non parliamo più di una “diceria”, ma di un fatto realmente accaduto, che molto probabilmente generò la “diceria” tra i pagani, ai danni dei cristiani, nei secoli successivi:
Libro VI:201 - 3, 4. Fra gli abitanti della regione al di là del Giordano vi era una donna di nome Maria, figlia di Eleazar, del villaggio di Bethezuba, un nome che significa “casa dell'issopo”, ragguardevole per nascita e ricchezza, che col resto della popolazione si era rifugiata in Gerusalemme rimanendovi assediata.
Libro VI:202 La massima parte delle sostanze che aveva portato seco trasferendosi dalla Perea nella città le erano state depredate dai capi, mentre gli scherani con le loro quotidiane incursioni le avevano sottratto quanto restava dei suoi valori e il poco cibo raggranellato.
Libro VI:203 La donna era in preda a un tremendo furore e con gli insulti e le maledizioni che continuamente scagliava contro i saccheggiatori cercava di aizzarli contro di sé.
Libro VI:204 Nessuno però si decideva ad ucciderla, né per odio né per pietà, e lei era stanca di procurare ad altri il cibo che da nessuna parte era ormai possibile trovare mentre la fame le serpeggiava nelle viscere e nelle midolla, e ancor più della fame la consumava il furore.
Libro VI:205 Allora cedette insieme alla spinta dell'ira e della necessità e si abbandonò ad un atto contro la natura. Afferrò il bambino lattante che aveva seco e gli rivolse queste parole: “Povero figlioletto, a quale sorte dovrei cercare di preservarti in mezzo alla guerra, alla fame, alla rivoluzione?
Libro VI:206 Dai romani non possiamo attenderci che la schiavitù, se pure riusciremo a vivere fino al loro arrivo, ma la fame ci consumerà prima di finire schiavi, mentre infine i ribelli sono un flagello più tremendo degli altri due.
Libro VI:207 E allora, sii tu cibo per me, per i ribelli furia vendicatrice, e per l'umanità la tua storia sia quell'unica che ancora mancava fra le tante sventure dei giudei”.
Libro VI:208 Così disse e, ucciso il figlio, lo mise a cuocere; una metà ne mangiò, mentre l'altra la conservò in un luogo nascosto.
Libro VI:209 Ben presto arrivarono i banditi e, fiutando quell'odore esecrando, la minacciarono di ucciderla all'istante se non avesse mostrato ciò che aveva preparato. Ella rispose di averne conservata una bella porzione anche per loro e presentò i resti del bambino:
Libro VI:210 un improvviso brivido percorse quegli uomini paralizzandoli, ed essi restarono impietriti a una tal vista. “Questo è il mio bambino” disse la donna “e opera mia è questa. Mangiatene, perché anch'io ne ho mangiato.
Libro VI:211 Non siate né più pavidi di una donna né più compassionevoli di una madre. Ma se provate scrupoli e rifuggite dalla mia vittima sacrificale, allora sarà come se io avessi mangiato per conto vostro e l'avanzo rimanga per me”
Libro VI:212 A tali parole quelli uscirono tutti tremanti - fu l'unica scelleratezza di cui non ebbero il coraggio di macchiarsi, lasciando sia pure a malincuore che la madre si cibasse di un simile cibo - ma istantaneamente la città fu piena della notizia di quella nefandezza e, raffigurandosi la scena raccapricciante, tutti inorridirono come fossero stati loro a compierla.
Libro VI:213 Morsi dalla fame essi non vedevano l'ora di morire, stimando fortunato chi se n'era andato prima di sentire e di vedere simili atrocità.
Libro VI:214 - 3, 5. Ben presto la raccapricciante notizia raggiunse anche i romani. Fra questi alcuni si mostrarono increduli, altri diedero segni di commiserazione, mentre i più furono presi da un odio ancora più grande per i giudei.
Libro VI:215 Anche di questa infamia Cesare si protestò innocente dinanzi al Dio, dichiarando che da parte sua erano state offerte ai giudei pace e autonomia oltre che il perdono per tutte le colpe commesse; ma poiché essi avevano preferito la ribellione all'accordo,
Libro VI:216 la guerra alla pace, la fame all'abbondanza e al benessere, e con le proprie mani avevano cominciato a incendiare il tempio che i romani s'erano sforzati di conservare per loro, ormai erano ben degni anche di un simile cibo.
Libro VI:217 Egli avrebbe avuto cura di seppellire l'empio misfatto della madre divoratrice del figlio sotto le macerie della sua patria, senza permettere che sulla faccia della terra il sole vedesse una città in cui le madri prendevano tale cibo.
Libro VI:218 Ma, più che alle madri, quei pasti si addicevano ai padri, che dopo tanti orrori restavano ancora in armi.
Libro VI:219 Pur esprimendo questi pensieri egli si rendeva conto della disperazione di quegli uomini: ormai non poteva più rinsavire chi aveva già sofferto tutte quelle sventure per sfuggire alle quali avrebbe appunto dovuto rinsavire.
La città di provenienza di Maria e il fatto che fosse la figlia e non sorella di Lazzaro, potrebbero essere dei dati manipolati dai copisti cristiani.
Dico questo perché i passi sicuramente sono passati sotto la cesoia del solito falsario Eusebio di Cesarea, il primo padre della chiesa che cita quest’evento che così commenta:
Questo fu il castigo per l'iniquità e l'empietà dei Giudei verso il Cristo di Dio. A quanto già esposto, conviene aggiungere anche la profezia veritiera del Salvatore nostro nella quale furono così preannunciati tutti questi fatti: “Guai alle donne che saranno incinte ed a quelle che allatteranno in quei giorni. E pregate che la vostra fuga non avvenga d'inverno, né di sabato, perché allora vi sarà una grande afflizione, quale non v'è stata dal principio del mondo fino ad ora, né mai più vi sarà”.
In ogni modo questa Maria, fu una delle tante donne che seguirono Giovanni figlio di Levi, accogliendo il suo invito di aiutare i poveri e di difendere Gerusalemme e il suo Tempio (per la redenzione o la Salvezza di Gerusalemme, così ha fatto scrivere Giovanni sulle monete coniate da lui "durante il suo regno") in attesa dell’arrivo imminente del regno di Dio.
Probabilmente questa Maria era anche la figlia di Eleazar (Lazzaro) figlio di Simone ( il discepolo amato da Giovanni – capo degli zeloti – capo supremo di Gerusalemme prima dell’arrivo in città di Giovanni), visto che era “ragguardevole per nascita e ricchezza” e visto ” che col resto della popolazione si era rifugiata in Gerusalemme rimanendovi assediata”.
Tuttavia non sappiamo con certezza se questa Maria fosse storicamente la moglie di Giovanni o la compagna “che egli amava”, così come alludono alcuni Vangeli.