| A prescindere dall'atteggiamento mentale di Nochiesa (che è stato bannato tempo fa), le cose, tuttavia non sono così facili. In Rm 9,5 tutto dipende dalla punteggiatura (assente). Per un sintetico status quaestionis nella critica fino alla fine del secolo scorso, si veda NGCB, 1120-‐‑1121; una dettagliata descrizione della posizione dei più autorevoli critici del secolo scorso si può trovare in O. KUSS, La Lettera ai Romani, Morcelliana, Brescia, 1981, III, 94-‐‑110. In ogni modo gli autori antichi applicarono la dossologia perlopiù al Figlio (Tra le testimonianze più autorevoli, si vedano: IRENEO, Adversus Haereses, III, 16, 3; IPPOLITO, Contra Noëtum, 6; NOVAZIANO, De Regula Fidei, 13; De Trinitate, 13; TERTULLIANO, Adversus Praxeam, XIII, 9 e XV, 7; CIPRIANO, Testimonia ad Quirinum, II, 6; ATANASIO, In Arianos, 1,10; 4,1; Ep. ad Epictetum, 10; AGOSTINO, De Trinitate, II, 13,23, ID., Le Confessioni, VII, 18; BASILIO, Contra Eunomium, 4; EPIFANIO, Panarion, 57; GREGORIO DI NISSA, Contra Eunomium, 11; ILARIO DI POITIERS, De Trinitate, 8,37; AMBROGIO, De fide 4,6; De Spiritu Sancto 1,3,46; GIOVANNI CRISOSTOMO, Hom. in Rom. 17,3; TEODORO DI MOPSUESTIA, Comm. in Rom. (ad locum); GIROLAMO, Ep. 121, 2; CIRILLO DI ALESSANDRIA, Adv. libros athei Iuliani, 10.). Altre osservazioni sono possibili ma non è questo il topic per parlarne.
Quanto a Filippesi, non è propriamente paolino (E. TESTA, Un inno prepaolino della catechesi primitiva (Fil 2,6-‐‑11), Liber Annuus, 47 (1997), 97-‐‑116.) comunque alla fine è entrato nel testo di Paolo, dunque non si può dire che sia estraneo alla sua visione cristologica.
Fine del (moderato) offtopic.
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