Studi sul Cristianesimo Primitivo

IL VATICANO E I SACERDOTI PEDOFILI

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Hannah1
view post Posted on 30/12/2009, 10:38     +1   -1




Non ce la faccio nemmeno a guardare i filmati.


Mt
18:1 In quel momento, i discepoli si avvicinarono a Gesù, dicendo: «Chi è dunque il più grande nel regno dei cieli?» 2 Ed egli, chiamato a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: 3 «In verità vi dico: se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. 4 Chi pertanto si farà piccolo come questo bambino, sarà lui il più grande nel regno dei cieli. 5 E chiunque riceve un bambino come questo nel nome mio, riceve me. 6 Ma chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare.
7 Guai al mondo a causa degli scandali! perché è necessario che avvengano degli scandali; ma guai all'uomo per cui lo scandalo avviene! 8 Se la tua mano o il tuo piede ti fanno cadere in peccato, tagliali e gettali via da te; meglio è per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno. 9 Se il tuo occhio ti fa cadere in peccato, cavalo e gettalo via da te; meglio è per te entrare nella vita con un occhio solo, che aver due occhi ed essere gettato nella geenna del fuoco.

10 Guardatevi dal disprezzare uno di questi piccoli; perché vi dico che gli angeli loro, nei cieli, vedono continuamente la faccia del Padre mio che è nei cieli.
 
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view post Posted on 30/12/2009, 11:52     +1   -1
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CITAZIONE
Ma chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare.

Utile ricordare che qui piccolo ha 2 valenze, è il bambino ma è anche il piccolo nella fede, e il dare scandalo non è la pedofilia, ma il far perdere la fede a qualcuno dandogli scandalo in qualche modo.

Per Barionu

CITAZIONE
Spaventoso.

Roba vecchia...

Molto rumore per nulla. Il Papa, la pedofilia e il documentario "Sex Crimes and the Vatican"
di Massimo Introvigne
(pubblicato come "Preti pedofili, le falsità del video Bbc" su Avvenire del 30 maggio 2007)

Solo la rabbia laicista dopo il Family Day spiega perché, subito dopo la grande manifestazione romana, all’improvviso il documentario dell’ottobre 2006 della BBC “Sex Crimes and the Vatican” abbia cominciato a circolare su Internet con sottotitoli italiani, e i vari Santoro abbiano cominciato ad agitarsi. Il documentario, infatti, è merce avariata: quando uscì fu subito fatto a pezzi dagli specialisti di diritto canonico, in quanto confonde diritto della Chiesa e diritto dello Stato. La Chiesa ha anche un suo diritto penale, che si occupa tra l’altro delle infrazioni commesse da sacerdoti e delle relative sanzioni, dalla sospensione a divinis alla scomunica. Queste pene non c’entrano con lo Stato, anche se potrà capitare che un sacerdote colpevole di un delitto che cade anche sotto le leggi civili sia giudicato due volte: dalla Chiesa, che lo ridurrà allo stato laicale, e dallo Stato, che lo metterà in prigione.

Il 30 aprile 2001 Papa Giovanni Paolo II (1920-2005) pubblica la lettera apostolica Sacramentorum sanctitatis tutela, con una serie di norme su quali processi penali canonici siano riservati alla giurisdizione della Congregazione per la dottrina della fede e quali ad altri tribunali vaticani o diocesani. La lettera De delictis gravioribus, firmata dal cardinale Joseph Ratzinger come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede il 18 maggio 2001 – quella presentata dalla BBC come un documento segreto, mentre fu subito pubblicata sul bollettino ufficiale della Santa Sede e figura sul sito Internet del Vaticano – costituisce il regolamento di esecuzione delle norme fissate da Giovanni Paolo II. Il documentario al riguardo afferma tre volte il falso:

(a) presenta come segreto un documento del tutto pubblico e palese:

(b) dal momento che il “cattivo” del documentario dev’essere l’attuale Pontefice, Benedetto XVI (per i laicisti il Papa “buono” è sempre quello morto), non spiega che la De delictis gravioribus firmata dall’allora cardinale Joseph Ratzinger come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede il 18 maggio 2001 ha l’unico scopo di dare esecuzione pratica alle norme promulgate con la lettera apostolica Sacramentorum sanctitatis tutela, del precedente 30 aprile, che è di Giovanni Paolo II;

(c) lascia intendere al telespettatore sprovveduto che quando la Chiesa afferma che i processi relativi a certi delicta graviora (“crimini più gravi”), tra cui alcuni di natura sessuale, sono riservati alla giurisdizione della Congregazione per la Dottrina della Fede, intende con questo dare istruzione ai vescovi di sottrarli alla giurisdizione dello Stato e tenerli nascosti. Al contrario, è del tutto evidente che questi documenti si occupano del problema, una volta instaurato un giudizio ecclesiastico, a norma del diritto canonico, a chi spetti la competenza fra Congregazione per la Dottrina della Fede, che in questi casi agisce “in qualità di tribunale apostolico” (così la Sacramentorum sanctitatis tutela), e altri tribunali ecclesiastici. Questi documenti, invece, non si occupano affatto – né potrebbero, vista la loro natura, farlo – delle denunzie e dei provvedimenti dei tribunali civili degli Stati. A chiunque conosca, anche minimamente, il funzionamento della Chiesa cattolica è evidente che quando i due documenti scrivono che “questi delitti sono riservati alla competenza esclusiva della Congregazione per la Dottrina della Fede” la parola “esclusiva” significa “che esclude la competenza di altri tribunali ecclesiastici” e non – come vuole far credere il documentario – “che esclude la competenza dei tribunali degli Stati, a cui terremo nascoste queste vicende anche qualora si tratti di delitti previsti e puniti delle leggi dello Stato”. Non è in questione questo o quell’episodio concreto di conflitti fra Chiesa e Stati. Le due lettere dichiarano fin dall’inizio la loro portata e il loro ambito, che è quello di regolare questioni di competenza all’interno dell’ordinamento giuridico canonico. L’ordinamento giuridico degli Stati, semplicemente, non c’entra.

Nella nota 3 della lettera della Congregazione per la dottrina della fede – ma per la verità anche nel testo della precedente lettera di Giovanni Paolo II – si cita l’istruzione Crimen sollicitationis emanata dalla Congregazione per la dottrina della fede, che allora si chiamava Sant’Uffizio, il 16 marzo 1962, durante il pontificato del Beato Giovanni XXIII (1881-1963) ben prima che alla Congregazione arrivasse lo stesso Ratzinger (che quindi, com’è ovvio, con l’istruzione non c’entra nulla: all’epoca faceva il professore di teologia in Germania).

Questa istruzione dimenticata, “scoperta” nel 2001 solo in grazia dei nuovi documenti e oggi non più in vigore, non nasce per occuparsi della pedofilia ma del vecchio problema dei sacerdoti che abusano del sacramento della confessione per intessere relazioni sessuali con le loro penitenti. È vero che dopo essersi occupata per i primi settanta paragrafi del caso di penitenti donne che hanno una relazione sessuale con il confessore in quattro paragrafi, dal 70 al 74, la Crimen sollicitationis, afferma l’applicabilità della stessa normativa al crimen pessimus, cioè alla relazione sessuale di un sacerdote “con una persona dello stesso sesso”, e nel paragrafo 73 – per analogia con il crimen pessimus – anche ai casi (“quod Deus avertat”, “che Dio ce ne scampi”) in cui un sacerdote dovesse avere relazioni con minori prepuberi (cum impuberibus). Il paragrafo 73 del documento è l’unico mostrato nel documentario, il quale lascia intendere che gli abusi sui bambini siano il tema principale del documento, mentre il problema non era all’ordine del giorno nel 1962 e l’istruzione gli dedica esattamente mezza riga. Clamorosa è poi la menzogna del documentario quando afferma che la Crimen sollicitationis aveva lo scopo di coprire gli abusi avvolgendoli in una coltre di segretezza tale per cui “la pena per chi rompe il segreto è la scomunica immediata”. È precisamente il contrario: il paragrafo 16 impone alla vittima degli abusi di “denunciarli entro un mese” sulla base di una normativa che risale del resto al lontano anno 1741. Il paragrafo 17 estende l’obbligo di denuncia a qualunque fedele cattolico che abbia “notizia certa” degli abusi. Il paragrafo 18 precisa che chi non ottempera all’obbligo di denuncia dei paragrafi 16 e 17 “incorre nella scomunica”. Dunque non è scomunicato chi denuncia gli abusi ma, al contrario, chi non li denuncia.

L’istruzione dispone pure che i relativi processi si svolgano a porte chiuse, a tutela della riservatezza delle vittime, dei testimoni e anche degli imputati, tanto più se eventualmente innocenti. Non si tratta evidentemente dell’unico caso di processi a porte chiuse, né nell’ordinamento ecclesiastico né in quelli statuali. Quanto al carattere “segreto” del documento, menzionato nel testo, si tratta di un “segreto” giustificato dalla delicatezza della materia ma molto relativo, dal momento che fu trasmesso ai vescovi di tutto il mondo. Comunque sia, oggi il documento non è più segreto, dal momento che – stimolati dalla lettura dei documenti del 2001 – avvocati in cause contro sacerdoti accusati di pedofilia negli Stati Uniti ne chiesero alle diocesi il deposito negli atti di processi che sono diventati pubblici. Quegli avvocati speravano di trovare nella Crimen sollicitationis materiale per ampliare le loro già milionarie richieste di risarcimento dei danni: ma non trovarono nulla. Infatti, anche l’istruzione Crimen sollicitationis non riguarda in alcun modo la questione se eventuali attività illecite messe in atto da sacerdoti tramite l’abuso del sacramento della confessione debbano essere segnalate da chi ne venga a conoscenza alle autorità civili. Riguarda solo le questioni di procedura per il perseguimento di questi delitti all’interno dell’ordinamento canonico, e al fine di irrogare sanzioni canoniche ai sacerdoti colpevoli. Perfino Tom Doyle, un ex-cappellano militare che appare nel documentario, ha affermato in una lettera del 13 ottobre 2006 a John L. Allen, che è forse il più noto vaticanista degli Stati Uniti, che “benché abbia lavorato come consulente per i produttori del documentario, temo proprio che alcune distinzioni che ho fatto a proposito del documento del 1962 siano andate perdute. Non credo né ho mai creduto che quel documento sia la prova di un complotto esplicito, nel senso convenzionale, orchestrato dai più alti responsabili del Vaticano per tenere nascosti casi di abusi sessuali perpetrati dal clero”. Tom Doyle rimane del tutto ostile alla “cultura radicalmente sbagliata” che vede nella Chiesa di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI: ma anche lui si rende conto che le tesi del documentario sulla Crimen sollicitationis non sono sostenibili e cerca prudentemente, sia pure con un linguaggio che resta ambiguo, di prendere le distanze.

Un altro inganno del documentario consiste nel sostenere, a proposito della lettera De delictis gravioribus del 2001 sottoscritta dal cardinale Ratzinger, che si tratti del “seguito” della Crimen sollicitationis, che “ribadiva con enfasi la segretezza, pena la scomunica”. In realtà nella lettera del 2001 non si trova neppure una volta la parola “scomunica”. Si ribadisce, certo, che le procedure per i delicta graviora sono “sottoposte al segreto pontificio”, cioè devono svolgersi a porte chiuse e in modo riservato. Ma in questo non vi è nulla di nuovo, né il segreto si applica solo ai casi di abusi sessuali. Il documentario, al riguardo, confonde maliziosamente sia a proposito della De delictis gravioribus sia a proposito della Crimen sollicitationis segretezza del processo e segretezza del delitto. Il delitto non è affatto destinato a rimanere segreto, anzi se ne chiede la denuncia sotto pena di scomunica; il processo è invece destinato a svolgersi in modo riservato, a tutela – come accennato – di tutte le parti in causa. È questa segretezza del processo che è tutelata con la minaccia di scomunica ai giudici, ai funzionari e allo stesso accusato nei paragrafi 12 e 13 della Crimen sollicitationis (quanto alle vittime e ai testi, prestano giuramento di segretezza ma si prevede che “non siano sottoposti ad alcuna sanzione” salvo provvedimenti specifici da parte dei giudici nei singoli casi). Se c’è qualche cosa di nuovo nella De delictis gravioribus rispetto alla disciplina precedente in tema di abusi sessuali, è il fatto che la lettera crea una disciplina più severa per il caso di abuso di minori, rendendolo perseguibile oltre i normali termini di prescrizione, fino a quando chi dichiara di avere subito abusi quando era minorenne abbia compiuto i ventotto anni (e non i diciotto, come alcuni hanno scritto: infatti il termine è di dieci anni ma nel delitto perpetrato da un clericus con un minore “decurrere incipit a die quo minor duodevicesimum aetatis annum explevit”, cioè “inizia a decorrere nel giorno in cui il minore compie il diciottesimo anno di età”, e da questa data decorre per dieci anni, arrivando così ai ventotto anni di età della vittima). Questo significa – per fare un esempio molto concreto – che se un bambino di quattro anni è vittima di abusi nel 2007, la prescrizione non scatterà fino al 2031, il che mostra bene la volontà della Chiesa di perseguire questi delitti anche molti anni dopo che si sono verificati e ben al di là dei termini di prescrizione consueti. Con questa nuova disciplina la durezza della Chiesa verso i sacerdoti accusati di pedofilia è molto cresciuta con Benedetto XVI, come dimostrano casi dove, nel dubbio, Roma ha preferito prendere provvedimenti cautelativi anche dove non c’erano prove di presunti abusi che si asserivano avvenuti molti anni fa, e la stessa nomina del cardinale americano William Joseph Levada, noto per la sua severità nei confronti dei preti pedofili, a prefetto della Congregazione per la dottrina della fede.

Tutte queste norme riguardano, ancora una volta, il diritto canonico, cioè le sospensioni e le scomuniche per i sacerdoti colpevoli di abusi sessuali. Non c’entrano nulla con il diritto civile, o con il principio generale secondo cui – fatto salvo il solo segreto della confessione – chi nella Chiesa venga a conoscenza di un reato giustamente punito dalle leggi dello Stato ha il dovere di denunciarlo alle autorità competenti. Secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica le autorità civili hanno diritto alla "leale collaborazione dei cittadini" (n. 2238): "la frode e altri sotterfugi mediante i quali alcuni si sottraggono alle imposizioni della legge e alle prescrizioni del dovere sociale, vanno condannati con fermezza, perché incompatibili con le esigenze della giustizia" (n. 1916). L'obbligo di "leale collaborazione" con i poteri civili viene meno solo quando i loro "precetti sono contrari alle esigenze dell'ordine morale, ai diritti fondamentali delle persone o agli insegnamenti del Vangelo" (n. 2242): se questo limite non esistesse, se ne concluderebbe che il cittadino cattolico doveva offrire la sua "leale collaborazione" anche al Terzo Reich e denunciare alla Gestapo le violazioni delle leggi razziali di cui fosse venuto a conoscenza. Dal momento, invece, che le leggi che tutelano i minori dagli abusi non sono affatto contrarie alle "esigenze dell'ordine morale", nei loro confronti vige l'obbligo di "leale collaborazione" prescritto dal Catechismo, e le "frodi e altri sotterfugi" con cui si cercasse di sottrarsi a tali leggi sono "condannate con fermezza". Certo, in passato queste indicazioni non sono sempre state rispettate (ma abusus non tollit usum). Il legittimo desiderio di proteggere sacerdoti innocenti ingiustamente calunniati (ce ne sono stati, e ce ne sono, molti) qualche volta è stato confuso con un “buonismo” che ha ostacolato indagini legittime degli Stati. Benedetto XVI ha più volte stigmatizzato ogni forma di buonismo sul tema (si veda per esempio il discorso ai vescovi dell’Irlanda in visita ad Limina Apostolorum, del 28 ottobre 2006): e in realtà il trasferimento della competenza dalle diocesi, dove i giudici spesso possono avere rapporti di amicizia con gli accusati, a Roma mirava fin dall’inizio a garantire maggiore rigore e severità.

A margine – ma non troppo – di questa controversia si devono menzionare due luoghi comuni. Il primo è quello secondo cui la “colpa” della Chiesa è quella di mantenere il celibato tra i sacerdoti di rito latino: sarebbe appunto il celibato la causa almeno remota degli episodi di pedofilia. Il secondo fa credere a molti che i preti pedofili siano “decine di migliaia”. Prima di discutere le statistiche sul punto, e le relative esagerazioni, si deve essere chiari: anche un solo caso di pedofilia nel clero sarebbe un caso di troppo, nei confronti del quale le autorità civili e religiose hanno non solo il diritto ma il dovere di intervenire energicamente. Tuttavia stabilire quanti sono i preti e religiosi cattolici pedofili non è irrilevante. Le tragedie individuali sono difficilmente descritte dalle statistiche, ma il quadro statistico può aiutare a capire se si tratta di casi isolati o di epidemie, e se c’è qualche cosa nello stile di vita del clero cattolico che rende questi episodi più facili a verificarsi di quanto non avvenga, per esempio, fra i pastori protestanti o fra i maestri di scuola laici debitamente sposati.

È proprio vero che si tratta di un’epidemia dalle proporzioni ormai incontrollabili? Si legge spesso che la Chiesa cattolica almeno in Nord America – dal momento che i casi denunciati, ancorché non irrilevanti, sono in numero minore in Europa e altrove – ospita una percentuale di pedofili elevata e unica rispetto a tutti i gruppi religiosi dotati di ministri ordinati o di attività educative. Le statistiche che sono fatte circolare spesso senza troppo preoccuparsi delle fonti parlano di migliaia o anche di decine di migliaia di casi. Si è sentito dire per esempio ripetutamente in talk show televisivi americani che il cinque o il sei per cento dei preti statunitensi sono “pedofili”. Alcuni talk show studiati dall’illustre sociologo (non cattolico) Philip Jenkins in due sue opere sul tema (la fondamentale Pedophiles and Priests. Anatomy of a Contemporary Crisis, Oxford University Press, Oxford - New York 1996; e Moral Panic. Changing Concepts of the Child Molester in Modern America, Yale University Press, New Haven - Londra 1998; mentre in The New Anti-Catholicism. The Last Acceptable Prejudice, Oxford University Press, Oxford - New York 2003 lo stesso autore studia il contesto dell’anticattolicesimo, l’ultimo pregiudizio socialmente accettato, come brodo di coltura in cui affermazioni palesemente false acquistano l’apparenza della credibilità) hanno citato a ruota libera pseudo-statistiche e cifre da cui emergerebbe che il numero dei “preti pedofili” americani è superiore al numero totale di sacerdoti cattolici degli Stati Uniti. Almeno queste statistiche sono certamente false, e devono insegnare a non prendere per oro colato tutti i dati presentati come “statistici” o “scientifici” in televisione. Negli ultimi trent’anni i casi di sacerdoti cattolici o religiosi condannati per abusi sessuali su bambini negli Stati Uniti e in Canada sono di poco superiori al centinaio. Un autore molto critico sul punto nei confronti della Chiesa cattolica, il sociologo Anson D. Shupe (di cui cfr.In the Name of All That’s Holy. A Theory of Clergy Malfeasance, Praeger, Westport 1995; Wolves within the Fold. Religious Leadership and Abuses of Power, Rutgers University Press, New Brunswick - Londra 1998; e – con William A. Stacey e Susan E. Darnell - Bad Pastors. Clergy Misconduct in Modern America, New York University Press, New York - Londra 2000), ha sostenuto che, nell’ultimo trentennio del ventesimo secolo, i casi di preti nordamericani pedofili possano essere stati superiori al migliaio e raggiungere forse alcune migliaia. Shupe ammette che le statistiche sono difficili perchè, a partire da poche condanne, occorre estrapolare e speculare sulla base di sondaggi su quanti casi non arrivano alla condanna perchè non sono denunciati (il che peraltro, ammette l’autore, oggi avviene meno di ieri) ovvero sono oggetto di transazioni fra le parti. Si deve anche chiarire che non è corretto includere nelle statistiche sulla “pedofilia” i casi di relazioni sessuali che coinvolgono, per esempio, un sacerdote venticinquenne e una fedele minorenne di sedici o diciassette anni. Si tratta certamente di un illecito canonico (in alcuni paesi anche di un reato), che però non corrisponde a nessuna definizione medica o legale di “pedofilia”, che il più diffuso manuale diagnostico e statistico utilizzato dagli psichiatri, il DSM-IV, definisce come “attività sessuale ricorrente con bambini prepuberi”. Su tutta la materia delle statistiche è in corso un’accesa discussione: ma in ogni caso siamo lontani dalle “decine di migliaia” di casi evocati dai talk show.

Sulla base dei pochi dati certi e, molto di più, di quelli ipotetici si e diffusa l’idea secondo cui responsabile del problema sia il celibato (o il voto di castità dei religiosi), non più tollerabile nella società contemporanea. Attivisti contro il celibato, a una riunione della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, protestavano per la presunta esplosione della pedofilia in clergyman con slogan come “È la Chiesa il vero pedofilo”. In realtà, tuttavia, se si usano statistiche omogenee, cioè prodotte dagli stessi ricercatori o istituti o con gli stessi criteri, si scopre che negli Stati Uniti alcune denominazioni protestanti ai cui ministri di culto non è richiesto il celibato o che non hanno neppure una figura di “ministro” ordinato hanno percentuali di condannati e incriminati per pedofilia tra i loro ministri o educatori (considerato il numero globale di pastori o anziani delle loro congregazioni) non troppo dissimili da quelle della Chiesa cattolica, e lo stesso vale per i maestri laici delle scuole pubbliche e degli asili (naturalmente, anche in questi casi sono possibili incriminazioni e accuse ingiuste). Se l’elemento decisivo fosse il celibato, i ministri e pastori cui è permesso sposarsi – per tacere dei maestri laici – dovrebbero avere percentuali di rischio decisamente minori rispetto alla Chiesa cattolica. Jenkins nota poi un dato forse non politicamente corretto ma fondamentale: oltre il novanta per cento delle condanne di sacerdoti cattolici pedofili riguarda abusi su bambini (si noti la “i” finale) e non su bambine. Dal momento dunque che si tratta, piaccia o no, di omosessuali e che l’alternativa al celibato – salvo nuovi significati del termine, in clima di Dico e di matrimoni omosessuali – consiste nello sposare una donna, permettere ai sacerdoti di rito latino il matrimonio (eterosessuale) non risolverebbe i loro casi.

È vero, sottolinea ancora la letteratura scientifica, che comunità religiose più piccole o che non hanno una struttura gerarchica organizzata su base nazionale – per esempio le denominazioni pentecostali – sono state percentualmente meno coinvolte nel problema della pedofilia dei ministri e pastori, anche se non sono mancati singoli incidenti clamorosi. Questo dato fa riflettere sul fatto che decisivo non è il celibato: sono piuttosto aspetti strutturali e economici. Da una parte, è possibile che un vero pedofilo si “nasconda” meglio ed eluda più facilmente la vigilanza all’interno di una grande struttura. Ma è anche vera che gli studi legali specializzati in questo campo – che negli Stati Uniti non mancano – e le grandi società di assicurazioni che spesso determinano l’esito delle cause (talora preferendo pagare e alzare il premio della polizza, anche quando l’accusato e presumibilmente innocente) attaccano più volentieri lo Stato, nel caso dei maestri delle scuole pubbliche, ovvero la Chiesa cattolica a altre comunità religiose con una organizzazione nazionale e gerarchica. Qui si può attingere per i danni alle ricche casse delle diocesi, al di là delle parrocchie, mentre nelle denominazioni più piccole o dove manca una struttura gerarchica, e ogni comunità locale è indipendente, non si può sperare di ottenere più di quanto è sufficiente a vuotare le casse, spesso magre, di una congregazione locale.

II fatto che fare causa alla Chiesa cattolica chiedendo risarcimenti per le presunte molestie di preti “pedofili” sia anche un potenziale buon affare nulla toglie, evidentemente alla gravità dei casi di pedofilia reali e accertati. Ma deve rendere vigilanti nei confronti di casi montati ad arte o fasulli, tutt’altro che infrequenti negli Stati Uniti e di cui qualche segnale fa temere l’“importazione” anche in Italia. Un anticattolicesimo latente in settori importanti della società, ambienti di assistenti sociali e terapisti convinti che tutto quanto i loro pazienti o assistiti raccontano, specie se sono bambini, sia sempre e necessariamente vero – molti episodi decisi dai tribunali mostrano che non sempre è così: i bambini assorbono facilmente le idee dei loro terapisti, o questi ultimi li incalzano e li confondono con domande suggestive – e una mentalità per cui il celibato o i voti non sono politicamente corretti fanno sì che accuse poi dimostrate come false in tribunale siano prese inizialmente sul serio. Tutto questo ripetiamolo ancora una volta non nega certamente la presenza di casi dolorosi, sulle cui cause la Chiesa giustamente indaga e si interroga. Ci si può chiedere, per esempio, perchè proprio negli Stati Uniti il paese dove sono più forti la contestazione nei confronti del Magistero in tema di morale sessuale e una certa tolleranza dell’omosessualità anche da parte di teologi che insegnano nei seminari il problema dei preti pedofili, al di là delle esagerazioni statistiche, sia più diffuso che in Europa. A costo di ripetere l’ovvio, precisiamo subito che solo un folle sosterrebbe che tutti i sacerdoti omosessuali, per non parlare degli omosessuali non sacerdoti, sono pedofili; è invece un fatto statisticamente accertato che la maggior parte dei preti pedofili condannati sono omosessuali. Da questo punto di vista l’apertura del documentario con un pedofilo che parla di “bambine”, al femminile, è a sua volta fuorviante (e i sottotitoli in italiano della prima versione diffusa via Internet aggiungono del loro, dal momento che mentre il documentario inglese parla di “a former Catholic priest”, cioè di un ex prete cattolico, il sottotitolo presenta il poco simpatico pedofilo come “un prete cattolico”, dimenticando l’“ex”, il che non è precisamente la stessa cosa).

La vigilanza in questo delicatissimo campo deve certamente continuare: ma non può essere disgiunta da una parallela vigilanza contro forme di disinformazione laicista e dall’esame attento di ogni singolo caso. Se per i colpevoli in un campo come questo è giusto parlare di “tolleranza zero”, la severità non può essere disgiunta dalla ferma difesa di chi è ingiustamente accusato, ricordando che ogni accusa, tanto più quando è grave e infamante, deve essere adeguatamente provata.

In ogni caso, le misure prese nell’ambito del diritto canonico per perseguire i crimini di natura sessuale commessi dal clero, e la denuncia dei responsabili alle autorità dello Stato, costituiscono due vicende del tutto diverse. La confusione, intrattenuta ad arte per gettare fango sul Papa, è solo frutto del pregiudizio e dell’ignoranza.
 
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view post Posted on 30/12/2009, 12:35     +1   -1
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אריאל פינטור

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Complimenti Polymetis, sei in linea da pochi minuti e hai scritto un trattato di diritto canonico eccezionale, che ad un essere umano normale richiederebbe almeno on'oretta e un ricordare a memoria una marea di dati, citazioni e riferimenti, segno che hai un archivio bell'e pronto per fare un immediato copia e incolla in caso di necessità apologetiche.

Ma non sarebbe dovere preciso di un cristiano condannare con disgusto e basta tutto questo schifo che si verifica quasi solo ed esclusivamente nella chiesa romana?

Possibile che si riesca sofisticamente a giustificare il silenzio vergognoso della chiesa, la copertura dei preti pedofili e la loro impunità con la protezione nello stato sovrano del vaticano?
Queste cose vanno al di là di ogni fanatismo e fondamentalismo religioso. Offendono l'essere umano.
Perfino i preti sono schifati e disgustati da questo andazzo, tranne te.

CITAZIONE
Per Barionu

CITAZIONE
Spaventoso.

Roba vecchia...

Infatti, roba vecchia di secoli ma sempre attuale, anzi quotidiana e sempre coperta dall'ignobile impunità e reticenza vaticana

CITAZIONE
La vigilanza in questo delicatissimo campo deve certamente continuare: ma non può essere disgiunta da una parallela vigilanza contro forme di disinformazione laicista e dall’esame attento di ogni singolo caso. Se per i colpevoli in un campo come questo è giusto parlare di “tolleranza zero”, la severità non può essere disgiunta dalla ferma difesa di chi è ingiustamente accusato, ricordando che ogni accusa, tanto più quando è grave e infamante, deve essere adeguatamente provata.

E che diavolo bisogna ancora provare? Ma diamo veramente i numeri?

CITAZIONE
Utile ricordare che qui piccolo ha 2 valenze, è il bambino ma è anche il piccolo nella fede, e il dare scandalo non è la pedofilia, ma il far perdere la fede a qualcuno dandogli scandalo in qualche modo.

Questa poi è una perla eccezionale. Come dire. "NISI CASTE CAUTE"
Siate pure pedofili, ma non fatelo sapere nè vedere.
ma vi è un limite all'indecenza di certe affermazioni?
 
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view post Posted on 30/12/2009, 13:23     +1   -1
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Roba vecchia ?


Rinfreschiamo




Pedofilia “endemica” nella Chiesa irlandese




Una delle pagine più nere della storia d’Irlanda e della storia della Chiesa cattolica: l’abuso sessuale sistematico e ampiamente diffuso ai danni di migliaia di bambini e adolescenti di entrambi i sessi, in scuole, orfanotrofi, riformatori e altri istituti gestiti da ordini religiosi cattolici irlandesi. È scritta nel dettagliatissimo rapporto della Child Abuse Commission, la commissione governativa istituita dall’allora primo ministro irlandese Bertie Ahern che ha concluso i suoi lavori dopo nove anni di inchieste. Una macchia vergognosa, di cui finora si conosceva l’esistenza attraverso documentari televisivi, film di denuncia come il pluripremiato “Magdalene” di qualche anno fa, inchieste dei giornali e indagini preliminari. Il risultato suscita orrore: un dossier con le testimonianze di 2500 vittime di violenze, avvenute tra gli anni ‘40 e gli anni ‘80, negli istituti gestiti da preti e suore in Irlanda. Racconti atroci, di uomini e donne oggi adulti che ricordano di essere stati picchiati in ogni parte del corpo con le mani e con ogni tipo di oggetti, seviziati, stuprati, talvolta da più persone contemporaneamente. Uno scandalo avvenuto nel paese più cattolico d’Europa, dove la Chiesa ha per lungo tempo sovrastato con la sua influenza ogni aspetto della società civile. Le vittime erano spesso giovani “difficili”, orfani, disabili, abbandonati, che speravano di ricevere dalla Chiesa il conforto che non avevano mai conosciuto e si ritrovavano invece inghiottiti in un feroce cuore di tenebra. La pedofilia e l’abuso sessuale nei confronti dei bambini erano un fatto “endemico”, conclude il documento. La Chiesa cattolica irlandese non ha potuto far altro che ammettere le proprie colpe: il cardinale Sean Brady, si è detto “profondamente dispiaciuto”. Ma il comitato che tutela le vittime delle violenze ha chiesto l’intervento del Papa per punire i colpevoli.

da

http://memoriastorica.wordpress.com/2009/0...iesa-irlandese/


Caro Poly, forse, invece di scivolare pietosamente sugli specchi, il Vaticano dovrebbe cambiare politica.

Ad esempio, anche per contrastare l' omosessualità dilagante all' interno della Chiesa Cattolica, sarebbe il caso di rivedere il celibato forzato dei Sacerdoti e porvi fine.


zio ot
 
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view post Posted on 30/12/2009, 13:27     +1   -1
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Ma non conviene a tutti rivedere il celibato. per alcuni è una comoda copertura

CITAZIONE
Ad esempio, anche per contrastare l' omosessualità dilagante all' interno della Chiesa Cattolica,

Non si tratta di contrastare l'omosessualità che è un fatto di adulti (ognuno faccia ciò che gli pare)
La pedofilia è un altro discorso.
 
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Hannah1
view post Posted on 30/12/2009, 13:31     +1   -1




CITAZIONE
CITAZIONEUtile ricordare che qui piccolo ha 2 valenze, è il bambino ma è anche il piccolo nella fede, e il dare scandalo non è la pedofilia, ma il far perdere la fede a qualcuno dandogli scandalo in qualche modo.

Questa poi è una perla eccezionale. Come dire. "NISI CASTE CAUTE"
Siate pure pedofili, ma non fatelo sapere nè vedere.
ma vi è un limite all'indecenza di certe affermazioni?

Polymetis, impensabile che si possa leggere un trattato di difesa così lungo, sono d'accordo con Negev.

Ingannare ed infangare dei ragazzini con degli abusi sessuali è sempre un crimine, se poi questo crimine viene perpetrato da chi dovrebbe essere deputato a ben altri valori, è ancora più odioso.

Con riferimento ai versetti citati, beh se è vero che una parte dei versetti citati, vale anche per i piccoli nella fede, non c'è dubbio che quando si parla di occhio o mano che dà occasione di peccato, non stiamo certo parlando di fede ma proprio di atti peccaminosi. Poi chi ha orecchie per intendere, intenda.


P.S.chiedo scusa a Waylander (avevo confuso con Polymetis) per il refuso ma io con i nomi sono una tragedia...

Edited by Hannah1 - 30/12/2009, 16:23
 
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view post Posted on 30/12/2009, 13:38     +1   -1
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CITAZIONE (Negev @ 30/12/2009, 13:27)
Ma non conviene a tutti rivedere il celibato. per alcuni è una comoda copertura

CITAZIONE
Ad esempio, anche per contrastare l' omosessualità dilagante all' interno della Chiesa Cattolica,

Non si tratta di contrastare l'omosessualità che è un fatto di adulti (ognuno faccia ciò che gli pare)
La pedofilia è un altro discorso.

Ovviamante, ma il problema mi sembra connesso.

zio ot
 
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view post Posted on 30/12/2009, 13:39     +1   -1
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אריאל פינטור

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Attenzione Hahhah, non è l'ottimo ed equilibrato Waylander, ma Polymetis.

La lunghezza del trattato di diritto canonico esposto con dovizia di citazioni latine è stata realizzata nei pochi minuti in cui l'eccezionale Polymetis è stato online.
Senza dubitare della strabiliante cultura in diritto canonico ed ecclesiastico di Polymetis, della sua eccezionale memoria, già solo per redigere, un essere umano di buona intelligenza ci avrebbe messo un po' di tempo.
E' lampante che il "nostro" dispone di trattati apologetici su misura, per le varie occasioni che, con un veloce copia e incolla permettono di rispondere alle questioni, in maniera rapida ed efficace (efficace secondo lui).
A parte la noia mortale a causa della lungaggine, è evidente che le sfere curiali demandano ai loro specialisti il compito di ergersi a baluardo difensivo delle posizioni più sconce e indecenti.
Basterebbe un onesto riconoscimento del marciume che è nella chiesa, così come in altre istituzioni, religiose e non.
Ma è una speranza inutile.
la chiesa romana è maestra di falsità ed ipocrisie.

Edited by Negev - 30/12/2009, 14:19
 
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view post Posted on 30/12/2009, 14:54     +1   -1
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Cit da Polymetis

Utile ricordare che qui piccolo ha 2 valenze, è il bambino ma è anche il piccolo nella fede, e il dare scandalo non è la pedofilia, ma il far perdere la fede a qualcuno dandogli scandalo in qualche modo.



zio ot

Scusa Poly, quindi il crimine è far perdere la Fede piuttosto che praticare la pedofilia ?

Questa considerazione da delirium tremens è apologia di reato.

Chiarisci.

Ti annoto che il latinorum non serve.

zio ot
 
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view post Posted on 30/12/2009, 15:02     +1   -1
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אריאל פינטור

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CITAZIONE
zio ot

Scusa Poly, quindi il crimine è far perdere la Fede piuttosto che praticare la pedofilia ?

come al solito barionu non ha capito niente.
Te l'ho già detto, anche se il latinorum non serve: NISI CASTE CAUTE.
Se non con castità, almeno cautamente.
L'importante non è non praticare la pedofilia, ma non farlo sapere in giro, cioè farlo con discrezione, senza chiasso e pubblicità.
Ma che ti aspetti zio ot?
Una parola di ferma condanna?
La condanna c'è, ma è all'indirizzo di quegli sprovveduti che si fanno scoprire.

ma forse siamo noi a non essere troppo addentro alla cultura ellenica del Polymetis, lui che è un grecista famoso può comprendere con maggiore facilità queste tematiche comuni a quell'epoca
 
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Hannah1
view post Posted on 30/12/2009, 16:22     +1   -1




CITAZIONE (Negev @ 30/12/2009, 13:39)
Attenzione Hahhah, non è l'ottimo ed equilibrato Waylander, ma Polymetis.

La lunghezza del trattato di diritto canonico esposto con dovizia di citazioni latine è stata realizzata nei pochi minuti in cui l'eccezionale Polymetis è stato online.
Senza dubitare della strabiliante cultura in diritto canonico ed ecclesiastico di Polymetis, della sua eccezionale memoria, già solo per redigere, un essere umano di buona intelligenza ci avrebbe messo un po' di tempo.
E' lampante che il "nostro" dispone di trattati apologetici su misura, per le varie occasioni che, con un veloce copia e incolla permettono di rispondere alle questioni, in maniera rapida ed efficace (efficace secondo lui).
A parte la noia mortale a causa della lungaggine, è evidente che le sfere curiali demandano ai loro specialisti il compito di ergersi a baluardo difensivo delle posizioni più sconce e indecenti.
Basterebbe un onesto riconoscimento del marciume che è nella chiesa, così come in altre istituzioni, religiose e non.
Ma è una speranza inutile.
la chiesa romana è maestra di falsità ed ipocrisie.

P.S.chiedo scusa a Waylander per il refuso ma io con i nomi sono una tragedia... ho modificato il messaggio.
Comunque, l'articolo è di Massimo Introvigne, ma cui prodest?
(e anch'io metto la mia citazione in latino...) ;)
 
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paola860
view post Posted on 30/12/2009, 18:34     +1   -1




Solo a vedere la faccia di quello mi mette disgusto, sembra un agnellino indifeso come se la cosa fosse normale.

Provo disgusto anche per chi appoggia questo crimine.





 
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view post Posted on 30/12/2009, 18:38     +1   -1
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אריאל פינטור

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e anche per chi lo giustifica. mi associo a Paola
 
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view post Posted on 31/12/2009, 02:42     +1   -1
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אילון

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La Chiesa Cattolica
condannata in USA

10 giugno 2005: l'Arcidiocesi di San Francisco patteggia un risarcimento di 21 MILIONI DI DOLLARI per le famiglie dei bambini VITTIME DI ABUSI SESSUALI DA PARTE DI 6 PRETI.
Molti altri procedimenti sono in arrivo......

Il Portavoce dell'Arcivescovo ha precisato che 6,6 milioni saranno pagati direttamente dall'Arcidiocesi, mentre il rimanente dovrà essere coperto da non meglio identificate compagnie assicurative. Tuttavia, le assicurazioni non risarciscono i DANNI MORALI dovuti ad atti sessuali su minori. Riteniamo quindi più probabile che gli OLTRE 14 MILIONI DI DOLLARI MANCANTI saranno inviati direttamente dalla "chiesa madre" romana. Ma a questo punto sorge un altro sospetto:
Vuoi vedere che le scorrerie sessuali dei preti pedofili americani saranno risarcite con il ricchissimo "8 per 1000" pagato dai contribuenti italiani?

Inutile cercare la notizia sui portali italiani (tranne noi di cristianesimo.it ).
La notizia, pubblicata anche dall'agenzie REUTERS, è riportata solo in alcuni siti esteri:

IN INGLESE
The Archdiocese of San Francisco agreed to pay $21.2 million to people who were molested by five clergymen
San Francisco Chronicle
IN SPAGNOLO
La archidiócesis de San Francisco anunció ayer el pago de 21,2 millones de dólares (17 millones de euros) para zanjar demandas por abusos sexuales
Diario Córdoba (España)
InfoBAE.com
Terra Chile

Ecco come Ratzinger
difende i PRETI PEDOFILI

"I PRETI PEDOFILI?
SOLO SOLO L'1%!"

L'intervista completa (in Inglese) si trova nel sito cattolico
australiano cathnews ed è riportata anche in americablog

Vedi anche:
Ratzinger imputato per favoreggiamento del reato di pedofilia

Parola di Ratzinger:

"Sono personalmente convinto che la presenza costante nella stampa dei peccati commessi da preti cattolici, particolarmente negli Stati Uniti, è una campagna voluta, poichè la percentuale di queste deviazioni fra i preti non è superiore alle altre categorie e forse è ancora più bassa."

"Negli Stati Uniti, ci sono notizie costanti su questo soggetto, ma meno dell' 1% dei preti sono colpevoli degli atti di questo tipo"

"La presenza costante di queste notizie non corrisponde all'obiettività delle informazioni né all'obiettività statistica dei fatti. Di conseguenza, si giunge alla conclusione che c'è un desiderio intenzionale di screditare la chiesa. È una conclusione logica."

COMMENTO
A parte il fatto che anche l'1% di preti pedofili è COMUNQUE una percentuale INTOLLERABILE (si tratterebbe pur sempre di migliaia di casi), e benché problemi di questo tipo esistano occasionalmente anche in altre organizzazioni educative e religiose, la Chiesa cattolica – almeno in Nord America - ospita una percentuale di pedofili elevata e unica rispetto a tutti i gruppi religiosi dotati di un clero.

Le stime parlano di migliaia di casi. Si è sentito dire ripetutamente in talk show televisivi americani che il cinque o il sei per cento dei preti statunitensi sarebbero "pedofili" in modo continuativo.

Le spiegazioni che sono offerte per questa situazione sono di due tipi opposti. L’idea prevalente – non soltanto nei media ma anche nell’analisi di intellettuali influenti come Andrew Greeley, egli stesso un sacerdote cattolico e autore nel 1993 di un romanzo best seller sul tema, Fall from Grace, è che responsabile del problema sia il celibato (o comunque il voto di castità), non più tollerabile nella società contemporanea.

All’estremo opposto della polemica ideologica, ambienti conservatori prendono per buone le statistiche dei media ma denunciano la tolleranza delle diocesi americane nei confronti dei preti omosessuali e il lassismo dei seminari. E’ un fatto che si abusa di bambini molto più che di bambine. Ne deducono che la mancata vigilanza nei confronti dei sacerdoti omosessuali è la principale responsabile della pedofilia.

Secondo i dati della diocesi cattolica di Boston, gli abusi sessuali da parte di preti sono aumentati vertiginosamente. Addirittura nel biennio 2002-2003 si sono avuti più casi che nei 50 anni precedenti!

PEDOFILIA- AREZZO, ARRESTATO DAI
CARABINIERI PARROCO DI FARNETA

Accusato di violenza sessuale nei confronti di un minore

Arezzo, 12 lug. 2005 - (Adnkronos) - Arrestato con l'accusa di pedofilia per una presunta violenza sessuale nei confronti di un bambino di eta' compresa tra 11 e 12 anni. Protagonista e' il parroco dell'abbazia di Farneta, nel comune di Cortona, in provincia di Arezzo. L'uomo, don Pierangelo Bertagna, di 44 anni, e' stato arrestato dai carabinieri, che hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal sostituto procuratore aretino Ersilia Spena.

I contorni della vicenda sono per il momento poco chiari. Dalla Procura non trapelano molti particolari. La denuncia sarebbe stata fatta dai parenti di un bambino della zona che avrebbe subito dal parroco la presunta violenza. Don Pierangelo Bertagna ha ottenuto gli arresti domiciliari. Il parroco, originario della Lombardia, era arrivato a Farneta nel 2000 e dal 2003 era stato nominato parroco.

Preti pedofili, America delusa
LA CHIESA TUTELA I PRETI PEDOFILI
ANZICHE' I BAMBINI VITTIME DI VIOLENZE
Accolte con amarezza le misure decise dalla Santa Sede

NEW YORK - Di ritorno dal summit sulla pedofilia in Vaticano, Bernard Law e gli altri undici cardinali americani sono stati accolti da cartelloni di protesta e da un clima scettico, insoddisfatto, irritato.

Negli Stati Uniti, infatti, i risultati del vertice non sono piaciuti: giornali, gruppi di cattolici e associazioni delle vittime della pedofilia non hanno perso tempo nel manifestare la loro rabbia.

"I cardinali - ha scritto il New York Times in un editoriale - non sono riusciti ad adottare quelle riforme disciplinari che avrebbero consentito alla chiesa di distanziarsi dagli errori del passato".

"I due documenti approvati a Roma - ha commentato il quotidiano più diffuso, Usa Today - aumentano la confusione". Dietro a questi toni c'è la delusione per il mancato varo, a dispetto delle promesse, della linea della cosiddetta "tolleranza zero", cioè dell'isolamento e denuncia dei sacerdoti pedofili al loro primo errore. In realtà i documenti dei cardinali americani si limitano a prevedere severe norme disciplinare solo nei casi "noti" di preti colpevoli di abuso sessuale "di tipo seriale e predatorio". Una formulazione, questa, che lascia molta discrezionalità.

"Che cosa succederebbe - si è chiesto Scott Appleby, direttore dell'istituto sullo studio del cattolicesimo nella cattolicissima università di Notre Dame - se i peccati sessuali di un sacerdote non fossero ancora "seriali" ma rischiassero di diventarlo?" Roderick MacLeish, l'avvocato che ha difeso 180 vittime di preti pedofili, è stato ancora più duro: "La chiesa non diventerà mai un luogo sicuro per i bambini fino a quando non avrà riflettuto in modo serio sulle cause della pedofilia".

Un altro dubbio - questo sollevato da Thomas Reese, direttore della rivista Catholic magazine - riguarda i sacerdoti che si sono macchiati di reati sessuali 20 o 30 anni fa, senza più commetterne. Come comportarsi? Dovranno essere denunciati alla magistratura oppure no?

Dure reazioni anche in Europa. A Londra, le vittime di abusi sessuali compiuti da sacerdoti hanno espresso la loro indignazione per le procedure indicate a Roma. Dice Colm O'Gorman, del gruppo britannico One in Four: "La risposta della Chiesa mostra che deve ancora capire la serietà del problema". E John Kelly, fondatore dell'organizzazione irlandese Survivors of Child Abuse: "Non vedo né trasparenza, né giustizia da parte della Chiesa".

Intanto, per i dodici cardinali americani, tornati ieri alla base, si prospetta un periodo di fuoco. Continua la raffica di richieste di risarcimento-danni da parte delle vittime: si calcola che la chiesa cattolica degli Stati Uniti dovrà sborsare 1 miliardo di dollari di indennizzi.

Resta poi aperta la questione delle dimissioni del cardinale di Boston, Law, accusato di aver trasferito - ma non neutralizzato - un sacerdote pedofilo, permettendogli così di mietere altre vittime. Law ha riferito che a Roma non si era mai discusso delle sue dimissioni. Ma nella sua diocesi, 7 fedeli su 10, secondo un sondaggio del "Boston Globe", sono favorevoli al suo allontanamento.
La Chiesa Cattolica non solo difende i preti pedofili
ma perseguita le vittime che osano ribellarsi
ABUSATO IN SEMINARIO PERSEGUITATO DALLA CURIA

Marco Marchese ha denunciato le violenze subite a 12 anni, il sacerdote colpevole ha patteggiato la pena. Ma la diocesi di Agrigento chiede alla vittima 200 mila euro per i danni d’immagine.

DAL PROGRAMMA TELEVISIVO
MI MANDA RAI TRE
DEL 15.11.2006

Servizio a cura di Letizia Maurelli

“Mi Manda Raitre” ha raccolto il drammatico racconto di Marco Marchese, che a 12 anni ha subito abusi sessuali nel seminario che frequentava e che oggi deve combattere contro l’indifferenza di una curia che sulla vicenda vorrebbe calasse il silenzio. Tutto inizia nel 1994 quando Marco decide di intraprendere un percorso spirituale per diventare sacerdote.

Entrato nel seminario minorile di Favara, vicino Agrigento, conosce don Bruno, all’epoca non ancora prete, che conquistando la sua fiducia e diventando il suo vero riferimento spirituale, abusa sessualmente di lui.

Nel ‘95 don Bruno diventa sacerdote e lascia il seminario, ma mantiene un rapporto molto stretto con il ragazzo, continua a incontrarlo e diventa anche il suo padrino di cresima. Marco è confuso, sempre più chiuso in se stesso, avverte un forte disagio che manifesta attraverso problemi di salute, fino a quando decide di raccontare questa terribile esperienza e di lasciare il seminario.

Confida tutto prima ad un diacono, poi al rettore del seminario, infine al vescovo stesso che lo rassicura dicendogli che deve essere tranquillo perché tutto si risolverà. Marco chiede solo che don Bruno sia aiutato perché è una persona malata e potrebbe molestare altri ragazzini.

Tutti lo rassicurano ma tutto rimane sommerso e don Bruno resta al suo posto. Nel 2000 Marco racconta ai genitori questa terribile storia e denuncia quanto gli è accaduto alla Procura.

Iniziano le indagini e a luglio del 2004 il sacerdote viene condannato a 2 anni e 6 mesi, con patteggiamento, per abusi nei confronti di Marco e di altri 6 minorenni. La vicenda non si conclude, comincia il procedimento civile con la richiesta di risarcimento danni, il ragazzo chiede per sé e per i suoi genitori 65 mila euro.

Per tutta risposta la curia vescovile di Agrigento chiede un risarcimento danni di 200 mila euro in quanto considera lesi la sua immagine e il suo operato.

20/12/2006 Porto Empedocle (AG) - Il mese successivo allo scandalo sollevato dalla trasmissione televisiva, il vescovo di Agrigento sig. Carmelo Ferraro benedice la madonnina della centrale di porto Empedocle. Ancora una volta la credulità popolare viene sapientemente utilizzata dal clero cattolico per rinforzare il proprio potere sulle menti e sulle coscienze, per cancellare la realtà che si nasconde dietro queste apparenti devozioni.

In studio il legale di Marco Marchese, Salvino Pantuso, l’associazione “Telefono Arcobaleno”, che da anni si occupa del problema della pedofilia e si è costituita parte civile in difesa di Marco, rappresentata dall’avv. Oriana Ortisi e il professor Ugo Ruffolo. In collegamento dalla sede Rai di Palermo l’avvocato Antonino Gaziano che rappresenta legalmente la curia vescovile di Agrigento, il seminario e lo stesso don Bruno.

Ad una settimana di distanza dalla trasmissione, il Vescovo di Agrigento – riferisce il Giornale di Sicilia - ha annunciato un cambiamento nella posizione assunta fino ad oggi sulla vicenda: la curia revocherà la richiesta di danni presentata nei confronti di Marco Marchese.

[N.d.R.: E se non ci fosse stato lo scandalo in TV cosa sarebbe successo? La richiesta sarebbe stata ugualmente ritrattata? Ancora una volta prevale la logica tipica della chiesa cattolica: fare un passo indietro solo quando ciò è conveniente o inevitabile.]



COSA HA AVUTO DA DIRE COSTUI
SU QUESTA ORRIBILE VICENDA?

ASSOLUTAMENTE NULLA!

Storie di bimbi violati nelle nostre parrocchie,
ma i sacerdoti, a volte, sono protetti dai vescovi

Lo scandalo è anche italiano
ma spesso cala il silenzio
Così, dopo la condanna, il violentatore
torna a occuparsi della sua chiesa!


ROMA - Mentre la Chiesa americana ha denunciato lo scandalo e il Vaticano ha lanciato la linea dura, in Italia i predatori di sesso infantile rimangono sommersi e sono ancora protetti dal silenzio. Eppure nel nostro paese il fenomeno dei preti pedofili esiste. Anche se non ci sono dati ufficiali e complessivi che ne fotografano la portata; anche se, ogni volta che una piccola vittima ha osato puntare il dito su qualcuno di loro, tutto è stato sminuito o stemperato nel tempo. Quando non è finito addirittura nel nulla. "Una realtà sommersa di cui non conosciamo né la gravità né la consistenza numerica, un tabù difficile da intaccare", conferma Antonio Marziale, sociologo e presidente dell'Osservatorio sui diritti dei Minori. Tempo fa un ex prete rivelò su un giornale di provincia che la Chiesa pagava abitualmente gli avvocati per la difesa dei preti accusati di pedofilia.

Ad offrire uno squarcio aberrante del fenomeno dei preti pedofili è però internet. "Proprio in queste ore abbiamo scoperto sul web una sorta di Chiesa cattolica virtuale all'interno della quale si trova un forum che fa proselitismo fra cattolici pedofili conclamati", rivela Marziale. "I messaggi sono a livello internazionale, ma una parte consistente sono in lingua italiana". E, quanto a pedofilia on line, questa non è la sola iniziativa multimediale denunciata dall'Osservatorio. "E' stata individuata una "Associazione preti pedofili" che cerca via internet soci e simpatizzanti. La pagina è stata ideata da qualcuno che si firma Padre Filippo - sottolinea Marziale - e, poiché l'immissione in rete è precedente al conclave-denuncia indetto dal Papa con i prelati americani, non si presta a speculazioni. Noi ci siamo arrivati seguendo le performance di personaggi aderenti all'Associazione".

Dal web alla realtà. Che cosa accade quando un prete viene denunciato per molestie sessuali? O quando viene condannato? Uno sguardo sui casi italiani prova che troppo spesso, sia al nord che al sud del paese, la preoccupazione dello scandalo fa scempio della giustizia e mette a tacere le coscienze. E che spesso il prete accusato o giudicato, al di là delle sacrosante preoccupazioni di garantismo, continua la sua opera sacerdotale come se niente fosse accaduto.

Come nel recente caso del parroco di San Giuliano Milanese, condannato a quattro anni e mezzo con rito abbreviato anche per aver comprato il silenzio della sua vittima. Nonostante la sentenza, il sacerdote svolge tuttora il suo sacro ruolo nella stessa parrocchia. Mentre è stato almeno sospeso dal ministero sacerdotale Don Marco, prete della Val di Susa al quale vennero trovate in casa foto polaroid che lo ritraevano in pose oscene con due ragazzini. Ammise: "Frequentavano l'oratorio e all'inizio erano solo piccoli amici. Poi ho cominciato ad accarezzarli, sempre meno castamente". Condannato a quattro anni e mezzo con le attenuanti generiche per aver risarcito i famigliari delle vittime, è rimasto in circolazione ed è ora in attesa della sentenza della Cassazione.

Non sempre però si arriva al giudizio. Le cronache raccontano che più spesso la Chiesa fa quadrato intorno ai sospetti e, a volte, sono anche i fedeli a proteggere i sacerdoti. Sono loro i primi a non credere alle affermazioni delle piccole vittime.

In Sicilia, a Partinico, il paese si divise quando padre Margarito Reyes Marchena fu spedito in Messico perché accusato da quattro ragazzini. Lui si era sempre detto innocente, in sua difesa si era mosso il vicario generale della diocesi di Monreale e 1500 firme in suo favore erano state consegnate al magistrato. E' rimasto invece addirittura al suo posto, nella sua parrocchia dello stesso piccolo paese del Chianti, il sacerdote di 65 anni accusato di aver abusato di un ragazzino oligofrenico al quale sembra regalasse camicie in cambio di rapporti sessuali. Il processo si deve ancora celebrare e tra i testimoni ci sarà il cardinale Silvano Piovanelli, ex arcivescovo di Firenze. Già in passato l'anziano sacerdote era stato accusato di molestie sessuali. Eppure, sebbene trasferito da una parrocchia all'altra, mai la Curia aveva ritenuto di dover avvisare i fedeli.

Ma se i preti predatori la fanno franca, a pagare sono spesso le vittime. Il trauma dell'abuso segna le loro vite di ragazzini o ragazzine e a volte non reggono al peso di non essere creduti. In Calabria, in un paese nei pressi di Soverato, mentre su un anziano frate sospettato di aver dedicato attenzioni morbose ad una sua pronipote dodicenne è calato il silenzio, la bambina abusata ha tentato il suicidio. Maria (il nome è di fantasia) si è tagliata le vene dei polsi. Per fortuna l'ha trovata in tempo sua madre e si è salvata.

Un'altra storia: in Liguria Don Pino, ex parroco settantenne di Santa Margherita Ligure, fu accusato di atti di libidine su una ragazzina di quattordici anni, ora ventenne e suora di clausura. Lei, la chiameremo Teresa, si era sempre rifiutata di confermare i fatti. In paese, per lui che si dichiarava innocente, erano state raccolte un migliaio di firme e tutti avevano puntato il dito sulla vittima e sulla sua famiglia. Finché, durante un'udienza in tribunale Teresa, sconvolta, rivelò che Don Pino aveva una cicatrice sotto l'ombelico. L'aveva vista quando il prete l'aveva portata in canonica per "confessarla". Don Pino venne considerato colpevole, ma non gli accadde nulla. La querela era stata "tardiva". Condannato civilmente a pagare trenta milioni, il sacerdote non ha ancora onorato la sentenza. Intanto Teresa è fuggita dal mondo e si è chiusa in convento.

"Un anno fa sono stato al centro di una violenta polemica perché avevo sostenuto in un articolo che dentro la Chiesa esiste il problema della pedofilia", chiosa Pietro Forno, magistrato storico del pool milanese che si occupa delle violenze sui minori "ora però il fenomeno sta emergendo". Forno racconta di aver spesso tentato di indagare in ambienti cattolici. E dice: "Ci siamo trovati a operare in un settore molto coperto in cui è difficile svolgere indagini.

Di recente - racconta - mi sono dovuto occupare di un sacerdote accusato di molestie. Durante l'inchiesta convocai i superiori ecclesiastici come persone informate dei fatti. Sostennero che non sapevano nulla e non ho elementi per credere il contrario. Ricordo però con chiarezza che da parte loro non ebbi alcuna percezione di sdegno."
IL MANUALE DEL PRETE PEDOFILO

ARRESTATI PRETI PEDOFILI

Come negli USA, anche in Italia si moltiplicano gli episodi di pedofilia da parte di preti. Solo quando le vittime diventano adulte trovano però il coraggio di denunciare questi maniaci criminali. Nel frattempo, questi personaggi continuano la loro funzione "educativa" nelle scuole, negli oratori, persino nelle scuole materne e negli ospedali, senza alcuna vigilanza e senza alcun controllo, anzi, godendo addirittura di un reverenziale e timoroso rispetto nonché di laute retribuzioni.

Un prete viene arrestato e portato in carcere per abusi sessuali di tipo pedofilo.
Veramente meritevole questa coraggiosa operazione di Polizia, in una situazione dove perfino le vittime tendono spesso a difendere il loro carnefice, a causa dell'asservimento mentale nei confronti dei preti, della Chiesa cattolica e del Vaticano.
In analoghi episodi di questo tipo, le autorità politiche e la magistratura si sono adoperati per trovare scappatoie per liberare questi mostri, o quantomeno per ridurre la carcerazione il più possibile, onde compiacere il padrone assoluto dell'Italia, cioè il Vaticano.
Riusciranno questa volta questi eroici poliziotti a mantenere questi criminali dietro le sbarre di una bella prigione? Ci permettiamo di dubitare.

Al di là di questo episodio, che comunque è solo la punta di un iceberg, qualcuno finalmente si accorgerà dell'URGENZA con cui affrontare un dibattito sull'OPPORTUNITA' che questi signori preti possano morbosamente accudire i bambini, con la scusa del catechismo, dell'ora di religione, ecc., senza alcun controllo pubblico e senza alcuna vigilanza?

fonte: repubblica.it

Non solo pedofili.........
Prelato fermato mentre cerca una trans. Prima scappa, poi picchia i poliziotti.

ROMA - maggio 2006 - Si era tolto l'abito talare, l'aveva riposto in macchina ed era in procinto di incontrarsi con una transessuale a Valle Giulia, a Roma. Fermato da alcuni poliziotti per un controllo, ha cercato prima precipitosamente di fuggire, tamponando così tre vetture. Poi, quando i poliziotti sono riusciti a raggiungerlo, li ha aggrediti, tanto che gli agenti si sono dovuti far medicare in ospedale. Il prelato ora dovrà rispondere al magistrato, a cui sono stati inviati ieri gli atti, di oltraggio e resistenza.

Il prelato lavora per la Segreteria di Stato del Vaticano. nello stesso giorno, guarda caso, il Vaticano aveva ribadito la sua opposizione politica alla concessione dei PACS per le coppie di fatto e le coppie gay.

L'articolo completo si trova su Repubblica.it

PERCHE’ MOLTI PRETI SONO
PEDOFILI?
Intervento di uno psicoterapeuta

Sempre più spesso, nonostante la censura di Stato si affanni per impedire la divulgazione di questo genere di notizie, vengono riferiti dalla stampa, ma soprattutto dai siti internet italiani ed esteri, episodi di pedofilia che hanno come protagonisti dei preti.

Che si tratti di una vera e propria “epidemia” lo dimostra anche lo zelante interessamento del signor Giuseppe Ratzinger il quale, qualche anno fa, da cardinale, interveniva con veemenza contro i media americani che “osavano” diffondere questo genere di notizie, che potevano turbare i fedeli e gettare discredito sulla Chiesa cattolica.

Evidentemente già da allora il modello di “informazione corretta” adottato da Ratzinger era quello italiano, enfatico e trionfalistico quando si tratta di osannare il papa, omertoso e mistificatorio quando si tratta di nascondere le malefatte della chiesa o dei suoi funzionari.

La mancanza di pudore da parte del signor Ratzinger giunse persino a fargli teorizzare che, poiché la percentuale di preti con esperienze di pedofilia (che in America viene stimata fra l’1 e il 6%) non sarebbe superiore a quella della popolazione generale (il che è tutto da dimostrare), ciò dovrebbe indurre i giornalisti a considerare del tutto “ovvio” che debbano esistere dei preti pedofili, quantomeno in quantità tollerabile e statisticamente “inevitabile”, al punto da non creare più “inutili” e inopportuni scandalismi di fronte a tali eventi che, sempre secondo Ratzinger, non dovrebbero nemmeno “fare notizia”, essendo in qualche modo già “scontati”.

Ora, ci si potrebbe domandare come mai la Chiesa non ha mai spiegato perché fare il prete cattolico non attenui, o perlomeno non ponga un freno morale, a queste disinvolte tendenze che, non dimentichiamolo, producono veri e propri crimini e non peccatucci veniali. Da coloro che si proclamano predicatori di verità divine nonché strenui difensori di inconsapevoli embrioni, sempre pronti a condannare tutto e tutti, ci si dovrebbe attendere quantomeno un minimo di coerenza e di comportamenti esemplari, ma evidentemente così non è.

Sta di fatto che questo atteggiamento di copertura verso i preti pedofili sarebbe costato a Ratzinger un procedimento giudiziario negli Stati Uniti, per oggettivo favoreggiamento, se non fosse che la nomina a papa ha fatto decadere la possibilità di proseguire l’iter, ed arrivare magari ad una condanna. Questo è avvenuto non in quanto Ratzinger è divenuto capo di una chiesa, ma in quanto “capo di Stato” estero, ovvero del Vaticano, quindi, secondo le leggi vigenti negli USA, “immune” dalla competenza dei tribunali.

Quanto alla situazione americana, vale la pena ricordare che la sola diocesi di San Francisco, in California, ha patteggiato risarcimenti alle famiglie dei bambini vittime di preti pedofili, per ben 21 milioni di dollari. Per tutti gli Stati Uniti le cifre dei risarcimenti si aggirano intorno al miliardo di dollari. Un vero disastro economico per il cattolicesimo americano, che oltretutto non gode di alcun finanziamento pubblico.

***

Al di là di queste notizie viene da chiedersi: perché i preti diventano pedofili? Molti penseranno che sia uno degli effetti del celibato forzato, ma se dipendesse semplicemente da questo, dovremmo osservare somiglianze statistiche con analoghe situazioni di castità obbligatoria, cosa che non risulta. Del resto, se la condizione di celibato diventasse insostenibile per il prete, perché non ripiegare nella normale eterosessualità adulta, più o meno clandestina?

No, certamente il comportamento pedofilo non può essere spiegato con la semplice repressione sessuale, nemmeno se esasperata e prolungata negli anni.

Sebbene la pedofilia sia un crimine particolarmente odioso perché colpisce le vittime più indifese e disarmate, va tuttavia detto che essa evidenzia uno stato di regressione psichica da parte di chi la mette in atto.

Un pedofilo non è mai completamente adulto, bensì cerca, a livello inconscio, di rievocare simbolicamente la sua stessa infanzia. La mancanza di maturità sessuale da parte dei preti, che l’esperienza del seminario non ha certo potuto permettere, potrebbe aver “fissato” lo stato evolutivo psichico ad uno stadio preadolescenziale.

Questa interpretazione narcisistica del comportamento pedofilo dei preti sarebbe confermata dall’osservazione dell’età media delle vittime, spesso compresa fra gli 8 e i 12 anni. Va anche sottolineato che nella quasi totalità dei casi si tratta di pedofilia omosessuale, ed anche questo elemento ci fa capire come il prete pedofilo abbia pesanti conflitti da risolvere con sé stesso, con la propria sessualità, con la propria storia e soprattutto con la propria identità.

La pedofilia è comunque un fenomeno estremamente complesso, non è semplicemente espressione di tendenze regressive infantili negli adulti (altrimenti i pedofili sarebbero milioni!).

Va considerato un altro fondamentale aspetto: il rapporto sado-masochistico. Anche qualora non vi sia violenza, è innegabile che il pedofilo, per sottomettere la vittima, faccia leva sul suo potere adulto e sulla sua superiorità fisica e psicologica.

E’ anche evidente che lo scopo del pedofilo non è di procurare piacere, ma di ottenerlo, anche usando la propria preda come fosse un giocattolo inerme. C’è dunque una notevole componente ideologicamente autoritaria nella pedofilia. Un autoritarismo che si esprime come un bisogno di possessivismo morboso, invincibile, da cui non ci si può sottrarre.

E’ estremamente significativo che in molti episodi riportati dalle cronache, si nota che i preti pedofili generalmente non prendono particolari precauzioni per nascondere i propri perversi comportamenti. Nel loro delirio di onnipotenza (che è anch’esso di origine infantile) essi preferiscono contare sulla omertà delle proprie vittime piuttosto che sul mettere in atto i comportamenti devianti in contesti protetti, magari lontano dal proprio ambiente.

***

A questo punto possiamo avanzare un’ipotesi che forse dà un senso logico a tutto quanto esposto precedentemente, e che potrebbe almeno in parte spiegare il ricorrente nesso fra comportamento pedofilo e condizione di prete.

Riepilogando, abbiamo analizzato le principali componenti della pedofilia e abbiamo riscontrato regressione, autoritarismo, possessivismo morboso. Guarda caso, si tratta dell’essenza più intima della teologia cattolica!

Il cattolicesimo, fra tutte le religioni del mondo, è infatti quella che offre al popolo il maggior numero di simboli infantili: non a caso il personaggio più proposto, più venerato, più rappresentato e rispettato è una mamma. Poi, proprio come si fa con i bambini, vengono continuamente propinate promesse, minacce, premi e punizioni. Raramente, o forse mai, si parla di responsabilità personale o di libere decisioni, quelli sono comportamenti troppo adulti, i cattolici possono solo osservare, seguire, credere, aderire, obbedire, confessare, pentirsi, ecc.

Sempre a proposito di regressione infantile, si osservi che il principale rito cattolico, nonché il comportamento più meritorio e sacro, è un comportamento “orale”, cioè l’eucarestia. Che i buoni cristiani debbano fare la comunione tutte le domeniche ricorda incredibilmente un vecchio luogo comune: “i bambini buoni mangiano tutta la pappa”. Non solo: nella liturgia cattolica si insiste, non a caso, sul fatto che l’ostia debba essere “imboccata” dalle mani del sacerdote, e non presa in mano dall’adepto. Come accade con una mamma che nutre un bambino che non sa ancora tenere in mano il cucchiaino.

Pochi hanno notato che, a suo tempo, ci fu un richiamo di papa Wojtyla proprio su questo argomento, ovvero dell’ostia “imboccata” dal prete, dato che molte chiese si stavano disinvoltamente protestantizzando su questa formalità apparentemente insignificante, distribuendo ostie direttamente nelle mani dei fedeli. Ma alla chiesa certi dettagli non sfuggono, perché ne conoscono l’enorme portata psicologica.

Ed è infatti così che la chiesa vuole che siano i suoi sottoposti: inermi, inconsapevoli, bambini che si abbandonano ciecamente nelle mani di una autorità protettiva e consolatoria. Bambini che non sanno nemmeno usare le proprie mani. Guarda caso, anche i pedofili hanno bisogno di soggetti passivi ed inconsapevoli. Curioso vero?

Sta di fatto che il bambino stuprato, vittima del pedofilo, magari del prete-pedofilo, è quindi una metafora del cattolico perfetto: sottomesso, timoroso, silenzioso, fiducioso che ciò che accade è per il suo bene.

***

Il prete pedofilo non cessa dunque di essere prete (“Tu es sacerdos in aeternum”), anzi, forse esprime nella forma più eloquente ed esplicita quella ideologia che la sua mente ha assorbito da anni e anni, finendo per identificarsi con essa. Avete notato? I preti pedofili se scoperti non lasciano mai il sacerdozio, a differenza dei preti che hanno avuto delle “banali” relazioni con donne. Inoltre, difficilmente vengono sospesi dalle celebrazioni religiose, tutt’al più vengono trasferiti “per non dare scandalo”.

Ora sappiamo perché: la pedofilia esprime in realtà ruoli e significati profondamente ed intimamente “cattolici”, sebbene il prete pedofilo abbia il paradossale ruolo di essere contemporaneamente vittima (sia dei suoi problemi personali che di una ideologia oggettivamente nociva per l’equilibrio psichico) e carnefice (perché commette abusi senza preoccuparsi dei danni indelebili che procura agli altri).

La dinamica “prete pedofilo-bambino” è dunque una efficace metafora del rapporto fra la chiesa e i suoi fedeli, fra l’istituzione possessiva e autoritaria, e i suoi seguaci ingenui e “bambini”.

Tra l’altro la chiesa, battezzando bambini inconsapevoli, e indottrinandoli sin dalla scuola materna, a ben vedere mette in atto le stesse tecniche di adescamento usate dai pedofili, che infatti fondano la loro seduzione proprio sulla non conoscenza, sulla non consapevolezza e persino sul senso di timore riverenziale che la vittima avverte “dopo” l’avvenuto “battesimo” (in questo caso il termine va interpretato con un doppio senso).

In entrambi i casi, questi bambini “vittime” (sia di pedofili che di chiese pedofile) sanno provare solo sensi di colpa, e non l’opportuno e sacrosanto diritto alla propria integrità mentale e fisica. Infatti, come tutti gli psicoterapeuti sanno bene per esperienza professionale, ricevere una educazione rigidamente cattolica non lascia minori conseguenze negative nella personalità rispetto agli effetti dei traumi psicologici che derivano dal subire episodi di pedofilia. Anzi forse questi ultimi, essendo tutto sommato più circoscritti, possono essere superati più facilmente.

***

Un’altra analogia simbolica fra pedofilia e cattolicesimo la troviamo, nientemeno, nella messa. Che cos’è la messa? La rievocazione del sacrificio di una vittima innocente! Il rito del cosiddetto “agnello” che viene sacrificato sull’altare “per l’espiazione dei nostri peccati”.

Un prete, dunque, che celebra la messa, drammatizza simbolicamente (per la teologia cattolica addirittura materialmente) il “sacrificio di una vittima innocente”. Potremmo paradossalmente dire che anche i pedofili “sacrificano vittime innocenti”. Questo è molto importante perché è il cuore dell’ideologia cattolica. Abituare la propria mente a pensare che sacrificare vittime innocenti sia un rituale sacro, positivo, espiatorio, purificatore e da cui scaturisce il bene, può certamente confondere l’inconscio, “abituandolo” a concezioni sottilmente perverse e sacralizzate.

Il prete pedofilo, stuprando bambini, per quanto spaventoso e deviante possa sembrare, non fa altro che “celebrare una messa”, usando simboli diversi ma evocando significati analoghi, ovvero: la vittima innocente va sacrificata. Il suo sangue non è la prova della violenza umana, al contrario, esso ci “lava” e ci purifica! Del resto, cose simili accadevano anche in molti antichi riti religiosi. Quanti poveri animali sono stati torturati, dissanguati e uccisi affinché i sacerdoti si illudessero, in tal modo, di ripulire sia la propria coscienza che quella altrui!

***

Possiamo infine concludere che il pedofilo, sia esso prete o no, è una persona con gravi problemi, che in modo irrazionale, deviante e purtroppo dannoso per gli altri, cerca sé stesso e la sua perduta identità sessuale. Nel caso in cui il pedofilo sia un prete, la situazione è resa ancora più complessa a causa della nefasta influenza psichica di quella teologia che è stata oggetto dei suoi studi, della sua formazione e della sua vita.

L’omertà della chiesa, e le sue solite negazioni dell’evidenza, oltretutto, impediscono a questi preti di essere curati, supportati da specialisti della psicologia, magari portati in psicoterapia. E perché no, studiati di più, affinché si possa tentare di prevenire il continuo ripetersi di questi fenomeni.

Evidentemente la chiesa preferisce tenersi dei preti pedofili, che continueranno a fare vittime innocenti, piuttosto che correre il rischio di confrontarsi con delle menti liberate.

PERCHE’ MOLTI PRETI SONO
PEDOFILI?
Intervento di uno psicoterapeuta

Sempre più spesso, nonostante la censura di Stato si affanni per impedire la divulgazione di questo genere di notizie, vengono riferiti dalla stampa, ma soprattutto dai siti internet italiani ed esteri, episodi di pedofilia che hanno come protagonisti dei preti.

Che si tratti di una vera e propria “epidemia” lo dimostra anche lo zelante interessamento del signor Giuseppe Ratzinger il quale, qualche anno fa, da cardinale, interveniva con veemenza contro i media americani che “osavano” diffondere questo genere di notizie, che potevano turbare i fedeli e gettare discredito sulla Chiesa cattolica.

Evidentemente già da allora il modello di “informazione corretta” adottato da Ratzinger era quello italiano, enfatico e trionfalistico quando si tratta di osannare il papa, omertoso e mistificatorio quando si tratta di nascondere le malefatte della chiesa o dei suoi funzionari.

La mancanza di pudore da parte del signor Ratzinger giunse persino a fargli teorizzare che, poiché la percentuale di preti con esperienze di pedofilia (che in America viene stimata fra l’1 e il 6%) non sarebbe superiore a quella della popolazione generale (il che è tutto da dimostrare), ciò dovrebbe indurre i giornalisti a considerare del tutto “ovvio” che debbano esistere dei preti pedofili, quantomeno in quantità tollerabile e statisticamente “inevitabile”, al punto da non creare più “inutili” e inopportuni scandalismi di fronte a tali eventi che, sempre secondo Ratzinger, non dovrebbero nemmeno “fare notizia”, essendo in qualche modo già “scontati”.

Ora, ci si potrebbe domandare come mai la Chiesa non ha mai spiegato perché fare il prete cattolico non attenui, o perlomeno non ponga un freno morale, a queste disinvolte tendenze che, non dimentichiamolo, producono veri e propri crimini e non peccatucci veniali. Da coloro che si proclamano predicatori di verità divine nonché strenui difensori di inconsapevoli embrioni, sempre pronti a condannare tutto e tutti, ci si dovrebbe attendere quantomeno un minimo di coerenza e di comportamenti esemplari, ma evidentemente così non è.

Sta di fatto che questo atteggiamento di copertura verso i preti pedofili sarebbe costato a Ratzinger un procedimento giudiziario negli Stati Uniti, per oggettivo favoreggiamento, se non fosse che la nomina a papa ha fatto decadere la possibilità di proseguire l’iter, ed arrivare magari ad una condanna. Questo è avvenuto non in quanto Ratzinger è divenuto capo di una chiesa, ma in quanto “capo di Stato” estero, ovvero del Vaticano, quindi, secondo le leggi vigenti negli USA, “immune” dalla competenza dei tribunali.

Quanto alla situazione americana, vale la pena ricordare che la sola diocesi di San Francisco, in California, ha patteggiato risarcimenti alle famiglie dei bambini vittime di preti pedofili, per ben 21 milioni di dollari. Per tutti gli Stati Uniti le cifre dei risarcimenti si aggirano intorno al miliardo di dollari. Un vero disastro economico per il cattolicesimo americano, che oltretutto non gode di alcun finanziamento pubblico.

***

Al di là di queste notizie viene da chiedersi: perché i preti diventano pedofili? Molti penseranno che sia uno degli effetti del celibato forzato, ma se dipendesse semplicemente da questo, dovremmo osservare somiglianze statistiche con analoghe situazioni di castità obbligatoria, cosa che non risulta. Del resto, se la condizione di celibato diventasse insostenibile per il prete, perché non ripiegare nella normale eterosessualità adulta, più o meno clandestina?

No, certamente il comportamento pedofilo non può essere spiegato con la semplice repressione sessuale, nemmeno se esasperata e prolungata negli anni.

Sebbene la pedofilia sia un crimine particolarmente odioso perché colpisce le vittime più indifese e disarmate, va tuttavia detto che essa evidenzia uno stato di regressione psichica da parte di chi la mette in atto.

Un pedofilo non è mai completamente adulto, bensì cerca, a livello inconscio, di rievocare simbolicamente la sua stessa infanzia. La mancanza di maturità sessuale da parte dei preti, che l’esperienza del seminario non ha certo potuto permettere, potrebbe aver “fissato” lo stato evolutivo psichico ad uno stadio preadolescenziale.

Questa interpretazione narcisistica del comportamento pedofilo dei preti sarebbe confermata dall’osservazione dell’età media delle vittime, spesso compresa fra gli 8 e i 12 anni. Va anche sottolineato che nella quasi totalità dei casi si tratta di pedofilia omosessuale, ed anche questo elemento ci fa capire come il prete pedofilo abbia pesanti conflitti da risolvere con sé stesso, con la propria sessualità, con la propria storia e soprattutto con la propria identità.

La pedofilia è comunque un fenomeno estremamente complesso, non è semplicemente espressione di tendenze regressive infantili negli adulti (altrimenti i pedofili sarebbero milioni!).

Va considerato un altro fondamentale aspetto: il rapporto sado-masochistico. Anche qualora non vi sia violenza, è innegabile che il pedofilo, per sottomettere la vittima, faccia leva sul suo potere adulto e sulla sua superiorità fisica e psicologica.

E’ anche evidente che lo scopo del pedofilo non è di procurare piacere, ma di ottenerlo, anche usando la propria preda come fosse un giocattolo inerme. C’è dunque una notevole componente ideologicamente autoritaria nella pedofilia. Un autoritarismo che si esprime come un bisogno di possessivismo morboso, invincibile, da cui non ci si può sottrarre.

E’ estremamente significativo che in molti episodi riportati dalle cronache, si nota che i preti pedofili generalmente non prendono particolari precauzioni per nascondere i propri perversi comportamenti. Nel loro delirio di onnipotenza (che è anch’esso di origine infantile) essi preferiscono contare sulla omertà delle proprie vittime piuttosto che sul mettere in atto i comportamenti devianti in contesti protetti, magari lontano dal proprio ambiente.

***

A questo punto possiamo avanzare un’ipotesi che forse dà un senso logico a tutto quanto esposto precedentemente, e che potrebbe almeno in parte spiegare il ricorrente nesso fra comportamento pedofilo e condizione di prete.

Riepilogando, abbiamo analizzato le principali componenti della pedofilia e abbiamo riscontrato regressione, autoritarismo, possessivismo morboso. Guarda caso, si tratta dell’essenza più intima della teologia cattolica!

Il cattolicesimo, fra tutte le religioni del mondo, è infatti quella che offre al popolo il maggior numero di simboli infantili: non a caso il personaggio più proposto, più venerato, più rappresentato e rispettato è una mamma. Poi, proprio come si fa con i bambini, vengono continuamente propinate promesse, minacce, premi e punizioni. Raramente, o forse mai, si parla di responsabilità personale o di libere decisioni, quelli sono comportamenti troppo adulti, i cattolici possono solo osservare, seguire, credere, aderire, obbedire, confessare, pentirsi, ecc.

Sempre a proposito di regressione infantile, si osservi che il principale rito cattolico, nonché il comportamento più meritorio e sacro, è un comportamento “orale”, cioè l’eucarestia. Che i buoni cristiani debbano fare la comunione tutte le domeniche ricorda incredibilmente un vecchio luogo comune: “i bambini buoni mangiano tutta la pappa”. Non solo: nella liturgia cattolica si insiste, non a caso, sul fatto che l’ostia debba essere “imboccata” dalle mani del sacerdote, e non presa in mano dall’adepto. Come accade con una mamma che nutre un bambino che non sa ancora tenere in mano il cucchiaino.

Pochi hanno notato che, a suo tempo, ci fu un richiamo di papa Wojtyla proprio su questo argomento, ovvero dell’ostia “imboccata” dal prete, dato che molte chiese si stavano disinvoltamente protestantizzando su questa formalità apparentemente insignificante, distribuendo ostie direttamente nelle mani dei fedeli. Ma alla chiesa certi dettagli non sfuggono, perché ne conoscono l’enorme portata psicologica.

Ed è infatti così che la chiesa vuole che siano i suoi sottoposti: inermi, inconsapevoli, bambini che si abbandonano ciecamente nelle mani di una autorità protettiva e consolatoria. Bambini che non sanno nemmeno usare le proprie mani. Guarda caso, anche i pedofili hanno bisogno di soggetti passivi ed inconsapevoli. Curioso vero?

Sta di fatto che il bambino stuprato, vittima del pedofilo, magari del prete-pedofilo, è quindi una metafora del cattolico perfetto: sottomesso, timoroso, silenzioso, fiducioso che ciò che accade è per il suo bene.

***

Il prete pedofilo non cessa dunque di essere prete (“Tu es sacerdos in aeternum”), anzi, forse esprime nella forma più eloquente ed esplicita quella ideologia che la sua mente ha assorbito da anni e anni, finendo per identificarsi con essa. Avete notato? I preti pedofili se scoperti non lasciano mai il sacerdozio, a differenza dei preti che hanno avuto delle “banali” relazioni con donne. Inoltre, difficilmente vengono sospesi dalle celebrazioni religiose, tutt’al più vengono trasferiti “per non dare scandalo”.

Ora sappiamo perché: la pedofilia esprime in realtà ruoli e significati profondamente ed intimamente “cattolici”, sebbene il prete pedofilo abbia il paradossale ruolo di essere contemporaneamente vittima (sia dei suoi problemi personali che di una ideologia oggettivamente nociva per l’equilibrio psichico) e carnefice (perché commette abusi senza preoccuparsi dei danni indelebili che procura agli altri).

La dinamica “prete pedofilo-bambino” è dunque una efficace metafora del rapporto fra la chiesa e i suoi fedeli, fra l’istituzione possessiva e autoritaria, e i suoi seguaci ingenui e “bambini”.

Tra l’altro la chiesa, battezzando bambini inconsapevoli, e indottrinandoli sin dalla scuola materna, a ben vedere mette in atto le stesse tecniche di adescamento usate dai pedofili, che infatti fondano la loro seduzione proprio sulla non conoscenza, sulla non consapevolezza e persino sul senso di timore riverenziale che la vittima avverte “dopo” l’avvenuto “battesimo” (in questo caso il termine va interpretato con un doppio senso).

In entrambi i casi, questi bambini “vittime” (sia di pedofili che di chiese pedofile) sanno provare solo sensi di colpa, e non l’opportuno e sacrosanto diritto alla propria integrità mentale e fisica. Infatti, come tutti gli psicoterapeuti sanno bene per esperienza professionale, ricevere una educazione rigidamente cattolica non lascia minori conseguenze negative nella personalità rispetto agli effetti dei traumi psicologici che derivano dal subire episodi di pedofilia. Anzi forse questi ultimi, essendo tutto sommato più circoscritti, possono essere superati più facilmente.

***

Un’altra analogia simbolica fra pedofilia e cattolicesimo la troviamo, nientemeno, nella messa. Che cos’è la messa? La rievocazione del sacrificio di una vittima innocente! Il rito del cosiddetto “agnello” che viene sacrificato sull’altare “per l’espiazione dei nostri peccati”.

Un prete, dunque, che celebra la messa, drammatizza simbolicamente (per la teologia cattolica addirittura materialmente) il “sacrificio di una vittima innocente”. Potremmo paradossalmente dire che anche i pedofili “sacrificano vittime innocenti”. Questo è molto importante perché è il cuore dell’ideologia cattolica. Abituare la propria mente a pensare che sacrificare vittime innocenti sia un rituale sacro, positivo, espiatorio, purificatore e da cui scaturisce il bene, può certamente confondere l’inconscio, “abituandolo” a concezioni sottilmente perverse e sacralizzate.

Il prete pedofilo, stuprando bambini, per quanto spaventoso e deviante possa sembrare, non fa altro che “celebrare una messa”, usando simboli diversi ma evocando significati analoghi, ovvero: la vittima innocente va sacrificata. Il suo sangue non è la prova della violenza umana, al contrario, esso ci “lava” e ci purifica! Del resto, cose simili accadevano anche in molti antichi riti religiosi. Quanti poveri animali sono stati torturati, dissanguati e uccisi affinché i sacerdoti si illudessero, in tal modo, di ripulire sia la propria coscienza che quella altrui!

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Possiamo infine concludere che il pedofilo, sia esso prete o no, è una persona con gravi problemi, che in modo irrazionale, deviante e purtroppo dannoso per gli altri, cerca sé stesso e la sua perduta identità sessuale. Nel caso in cui il pedofilo sia un prete, la situazione è resa ancora più complessa a causa della nefasta influenza psichica di quella teologia che è stata oggetto dei suoi studi, della sua formazione e della sua vita.

L’omertà della chiesa, e le sue solite negazioni dell’evidenza, oltretutto, impediscono a questi preti di essere curati, supportati da specialisti della psicologia, magari portati in psicoterapia. E perché no, studiati di più, affinché si possa tentare di prevenire il continuo ripetersi di questi fenomeni.

Evidentemente la chiesa preferisce tenersi dei preti pedofili, che continueranno a fare vittime innocenti, piuttosto che correre il rischio di confrontarsi con delle menti liberate.


Infine disgusto per quelle chilometriche filippiche di pennaioli vaticanensi che
arrampicandosi su specchi cercano di coprire con oceani di parole, col dire e il
contraddire, (classica tecnica per confondere la plebe con cortine fumogene),
ma fortunatamente il medioevo è passato, il re è nudo, al proposito Poly, volevo
dirti che il giallo pallido del fiore, si intona molto con la tua camicia lilla.

Aialon




 
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208 replies since 29/12/2009, 02:46   3905 views
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