Studi sul Cristianesimo Primitivo

Epittèto e i Galilei (Cristiani?), Arr.EpictD. 4,7,6

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Hard-Rain
view post Posted on 17/6/2010, 20:23     +1   -1




Situazione coeva? E allora i Galilei di cui parla bar kokhba che sono da combattere, al tempo della guerra del 132-135 dopo Cristo, chi sono? Gli abitanti della Galilea (tutti quanti) o un gruppo religioso? Ma qui cerchiamo di dare risposte prima di aver letto tutte le fonti e pesato i singoli giudizi. Aspettiamo a vedere cosa salta fuori.
 
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Saulnier
view post Posted on 17/6/2010, 23:39     +1   -1




Cit Hard Rain
CITAZIONE
Per quanto riguarda i Galilei, l'allusione potrebbe fare riferimento ai seguenti tre gruppi:

(1) Galilei intesi come popolo abitante la Galilea;

(2) Semplice denominazione alternativa per i Cristiani, diffusi in tutto l'impero romano a quel tempo;

(3) Una setta giudaica diversa dai Cristiani, o un nome alternativo o poco preciso per zeloti o altri gruppi simili.

In effetti, per quanto riguarda l’ipotesi 3) si confronti Epittèto con Giuseppe Flavio.

A.G. XVIII,23

Giuda il Galileo si pose come guida di una quarta filosofia. Questa scuola concorda con tutte le opinioni dei Farisei eccetto nel fatto che costoro hanno un ardentissimo amore per la libertà, convinti come sono che solo Dio è loro guida e padrone. Ad essi poco importa affrontare forme di morte non comuni, permettere che la vendetta si scagli contro parenti e amici, purché possano evitare di chiamare un uomo “padrone”.

G.G. VII, 417-418

Riguardo a costoro non vi fu alcuno che non restasse ammirato per la loro fermezza e per la forza
d'animo, o cieco fanatismo che dir si voglia; infatti, pur essendo stata escogitata contro di loro ogni forma di supplizio e di tortura soltanto perché dicessero di riconoscere Cesare come loro padrone, nessuno cedette o fu sul punto di cedere, ma tutti serbarono il proprio convincimento al di sopra di ogni costrizione, accogliendo i tormenti e il fuoco con il corpo che pareva insensibile e l'anima quasi esultante.


Giuda il Gaulonita era di Gamala, quindi non un Galileo in senso geografico.
Sull’identificazione dei Galilei come appartenenti alla setta zelota vedere anche Lc 13:1-3

In quello stesso tempo vennero alcuni a riferirgli il fatto dei Galilei il cui sangue Pilato aveva mescolato con i loro sacrifici. Gesù rispose loro: «Pensate che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, perché hanno sofferto quelle cose? No, vi dico; ma se non vi ravvedete, perirete tutti allo stesso modo.

Discusso anche qui:

https://cristianesimoprimitivo.forumfree.it/?t=24765569

il parere di Frances Admin:

CITAZIONE
Io credo che quei Galilei uccisi da Pilato siano gli epigoni di Giuda il Galileo. Luca, a parte qualche svarione sulla cronologia del movimento di Giuda, mostra di conoscerne le vicende. Per quanto riguarda l'aspetto storico, non credo che si tratti di un'aggiunta redazionale: si badi che Gesù non condanna quei Galilei e questo crea già imbarazzo alla chiesa primitiva.

Ancora Galilei come setta giudaica distinta da quella cristiana e probabilmente da identificarsi con quella zelota in Giustino, Dialogo con Trifone, 80:2, uno dei capitoli più interessanti di quest’opera in cui vediamo l’autore credere ancora, da vero cristiano (come Papia) e malgrado i Vangeli, alle folli promesse del Cristo-Messia contenute nel suo manifesto di guerra, l’Apocalisse: il regno di mille anni e la nuova Gerusalemme.


Perché se ti sei imbattuto in alcuni che sono chiamati cristiani, ma che non ammettono questa verità [la resurrezione] e osano bestemmiare il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, in coloro cioè che affermano che non esiste la risurrezione dei morti, e che le loro anime, quando muoiono, vengono portate in cielo: non credere che essi siano dei cristiani, esattamente come uno che, se dovesse prestarci attenzione, non dovrebbe ammettere che i Sadducei, o sette simili come quella dei Genisti, dei Galilei, dei Merisi, degli Ellenisti, dei Farisei, dei Battisti, siano Giudei (non ascoltarmi impazientemente quando ti dico ciò che penso), ma sono solamente chiamati Giudei e figli di Abramo, adorando Dio con le labbra, come Dio stesso ha dichiarato, ma essendo il loro cuore lontano da lui. Ma io ed altri, che siamo i cristiani che pensano correttamente, siamo certi che ci sarà una risurrezione dei morti, e mille anni in Gerusalemme, che sarà allora costruita, ornata e ampliato, come i profeti Ezechiele, Isaia e altri dichiararono.

Tra gli altri profeti Giustino, o chi per lui, evita di nominare Giovanni che pure è abbastanza esplicito (Ap. XX e XXI).

Ancora sui Galilei, distinti dai Cristiani, Egesippo citato da Eusebio (H.E. IV, 22, 7):

Lo stesso scrittore [Egesippo] menziona le antiche eresie che sorsero tra i Giudei con queste parole: “Ci furono, inoltre, varie opinioni sulla circoncisione tra i figli di Israele. Le seguenti furono quelle in opposizione alla tribù di Giuda e al Cristo: Esseni, Galilei, Emerobattisti, Masboteni, Samaritani, Sadducei, Farisei.


Cit Hard Rain
CITAZIONE
Ma Giuliano dovrà pure aver mutuato la tradizione di chiamare Galilei i Cristiani da qualche parte? Ora la mia domanda è: da dove nasce questa tradizione, quanto è antica? Esisteva ai tempi di Epittèto oppure no?

La cronaca di Giovanni Malala (Libro X, 24) ci dice:

All’inizio del regno di Claudio Cesare, dieci anni dopo l’ascensione di Nostro Signore Gesù Cristo, Evodio divenne patriarca nella grande città degli Antiocheni in Siria; egli fu il primo, dopo l’apostolo San Pietro ad essere consacrato vescovo lì. I Cristiani acquisirono questo nome durante il suo officio, poiché il vescovo Evodio diede loro questo nome in una sua predica; precedentemente i Cristiani erano stati chiamati Nazareni e Galilei.

In effetti Edward Gibbon alla fine del 1700 (The history of the decline and fall of the Roman empire, vol.2) scriveva:

Sotto l’appellativo di Galilei, due distinte tipologie di persone erano confuse, le più opposte tra loro quanto a maniere e principi: i discepoli che avevano abbracciato la fede di Gesù di Nazareth e gli zeloti che seguivano le regole di Giuda di Gamala. I primi erano gli amici e i secondi i nemici del genere umano. L’unica somiglianza tra loro consisteva nella stessa inflessibile costanza che, in difesa della loro causa, li rendeva insensibili alla morte e alle torture.

Gibbon tuttavia commette un errore, come ricordato da Talità infatti, per gli storici del tempo ed in particolare Tacito, i cristiani erano considerati i nemici del genere umano (odio humani generis) esattamente come gli zeloti.
Alle tre ipotesi formulate da Hard Rain mi permetto pertanto di aggiungerne una quarta, che ha il vantaggio di mettere d’accordo i sostenitori delle ipotesi 2) e 3):

4) ai tempi di Epitteto tra Cristiani e Zeloti, entrambi detti Galilei, non vi era alcuna differenza e il filosofo greco non aveva alcun motivo di specificare a quale setta avesse intenzione riferirsi.
 
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chimofafà
view post Posted on 18/6/2010, 06:34     +1   -1




CITAZIONE
Situazione coeva? E allora i Galilei di cui parla bar kokhba che sono da combattere, al tempo della guerra del 132-135 dopo Cristo, chi sono? Gli abitanti della Galilea (tutti quanti) o un gruppo religioso? Ma qui cerchiamo di dare risposte prima di aver letto tutte le fonti e pesato i singoli giudizi. Aspettiamo a vedere cosa salta fuori.

Giustino (contemporaneo di Bar Kochba) dice:

"Bar Kochba... ordinò che le feroci punizioni dovessero infliggersi solo ai cristiani, se non rinunciavano a Gesù, in quanto Cristo, e non bestemmiavano". (Brano tratto da Tim Newton, Il Vangelo che la Chiesa non ti farebbe mai leggere, Newton Compton Editori, 2009, pag.144.

Il fatto é che giustino sta facendo un suo commento ai fatti, ma non é certo che i "Galilei" a cui si riferisce Bar Kochba siano dei cristiani. Inoltre se non sbaglio non tutte le lettere di Bar Kochba sono state pubblicate, perché?

CITAZIONE
4) ai tempi di Epitteto tra Cristiani e Zeloti, entrambi detti Galilei, non vi era alcuna differenza e il filosofo greco non aveva alcun motivo di specificare a quale setta avesse intenzione riferirsi.

E' possibile pure che ai tempi di Epitteto la differenza tra una setta di Galilei, oppure di zeloti ed i "cristiani" non fosse ancora stratificata agli occhi del mondo pagano (mi sembra che il fenomeno "Zeloti" fu molto limitato come "esportazione" territoriale), per cui non la specifica perché lui si sta concentrando su un effetto (magari comune), e non sulla causa.

Ciao.
 
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Hard-Rain
view post Posted on 18/6/2010, 07:24     +1   -1




QUOTE
Giustino (contemporaneo di Bar Kochba) dice:

"Bar Kochba... ordinò che le feroci punizioni dovessero infliggersi solo ai cristiani, se non rinunciavano a Gesù, in quanto Cristo, e non bestemmiavano". (Brano tratto da Tim Newton, Il Vangelo che la Chiesa non ti farebbe mai leggere, Newton Compton Editori, 2009, pag.144.

Il fatto é che giustino sta facendo un suo commento ai fatti, ma non é certo che i "Galilei" a cui si riferisce Bar Kochba siano dei cristiani. Inoltre se non sbaglio non tutte le lettere di Bar Kochba sono state pubblicate, perché?

Certo, ma io non alludo a questo noto passaggio, bensì ad una lettera di quelle ritrovate nelle grotte di bar kokhba, probabilmente originale, una lettera di guerra, un dispaccio. Sfortunatamente al momento dispongo solo del seguente riferimento: P. Benoit, J.T. Milik, R. de Vaux, Discoveries in the Judean Desert of Jordan II. Les grottes de Murabba'at, Oxford, Clarendon Press, 1961, pp. 159-160 . I commentatori di questo testo affermano tuttavia che bar kokhba parla di questi "Galilei" come potenziali nemici da combattere. Ma potrebbe trattarsi di una setta giudaica, dei Cristiani oppure, semplicemente, della maggioranza del popolo della Galilea.

Per Saulnier.

Verrebbe da chiedersi come mai Epittèto conosca o alluda, quasi mezzo secolo dopo i fatti, a una setta dei Galilei che operò dal tempo di Giuda sino alla fine della rivolta, quindi attorno al 74. Potrebbe darsi che i Galilei abbiano continuato a sopravvivere anche dopo la rivolta giudaica del 66-74. A questo proposito è interessante notare che Giustino, Dial. 80,4 ed Egesippo (citato da Eusebio di Cesarea, Hist. Eccl. 4,22,7) menzionano diverse sette giudaiche, tra le quali quelle solite (Sadducei, Esseni, ecc...) ed affiancano ad esse la setta dei Galilei. Secondo Giustino ed Egesippo (oltre che Eusebio che cita Egesippo) i Galilei erano dunque una setta eretica ebraica ed erano ancora attivi per tutto il II secolo. Se questi Galilei citati da Giustino siano i seguaci di Giuda il Galileo (che visse al tempo del censimento di Quirinio) e che carattere morale avessero al tempo di Epittèto, Giustino ed Egesippo, è oggetto di discussione. Epittèto avrebbe notato non certo gli zeloti (che furono distrutti nella guerra del 66-74 e furono un movimento politico) ma i Galilei che si originarono da Giuda il Galileo e continuarono ad esistere come setta filosofica. Come il "comunismo" ispirò il movimento politico delle br, quando scomparirono le br in Italia (ammesso siano sparite, sic!) non morì l'idea del comunismo e/o della lotta armata.

Notiamo anche che Epittèto potrebbe essersi riferito, semplicemente, ai Galilei intesi come popolazione, gente che aveva particolari caratteristiche rispetto al resto degli Ebrei, in effetti Flavio Giuseppe afferma che avessero una tempra particolare.

QUOTE
ai tempi di Epitteto tra Cristiani e Zeloti, entrambi detti Galilei, non vi era alcuna differenza e il filosofo greco non aveva alcun motivo di specificare a quale setta avesse intenzione riferirsi.

Che non ci fosse differenza ne dubito, dal momento che "Galileo" può sempre significare semplicemente "abitante della Galilea", in qualunque epoca storica. Inoltre Giustino ed Egesippo, come ho indicato sopra, chiamano "Galilei" una particolare setta ebraica ancora attiva nel II secolo (Giustino ed Egesippo sono vissuti fino a qualche decennio dopo Epittèto). Inoltre se fosse così ovvia l'equazione Galilei = Cristiani = Zeloti, non si spiega per quale motivo gli altri scrittori pagani non abbiano mai usato il nome Galilei per i Cristiani (a parte Giuliano che scrive nel IV secolo d.C., però). Piuttosto, ritengo interessante approfondire quegli scontri che ci furono nella diaspora tra la fine del I e l'inizio del II secolo d.C., tra gruppi ebrei e romani, perchè questo è un periodo storico che potrebbe benissimo aver ispirato Epittèto, tra Domiziano e tutto il regno di Adriano. Scene simili alle torture cui furono sottoposti i Cristiani o i membri della quarta filosofia di Giuda di Gamla sono documentate anche per gli ebrei rivoluzionari subito dopo il 74 d.C., cfr. ad esempio l'episodio avvenuto ad Alessandria in Bell., 7:407-419; tra il 115 e il 117 vi fu inoltre una massiccia rivolta dei Giudei della diaspora che portò alla condanna di molti rivoluzionari (cfr. Eusebio, Storia Eccl., 4,2,4 e Dione Cassio, LXVIII, 30). L'episodio del 115-117 è particolarmente interessante perchè potrebbe essere stato notato in presa diretta da Epittèto. In ogni caso, Epittèto dà prova nelle Diatribe di differenziare tra Giudei e Galilei, l'uso di questo secondo termine mi sembra più specifico.

QUOTE
Sull’identificazione dei Galilei come appartenenti alla setta zelota vedere anche Lc 13:1-3

Questo proverebbe che Gesù non aveva alcuna relazione con i Galilei di Giuda il Galileo ma che apparteneva a un gruppo diverso. Si veda anche At. 5,37.

Edited by Hard-Rain - 18/6/2010, 09:27
 
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chimofafà
view post Posted on 18/6/2010, 08:05     +1   -1




CITAZIONE
commentatori di questo testo affermano tuttavia che bar kokhba parla di questi "Galilei" come potenziali nemici da combattere.

Anch'io dispongo del testo della lettera del dispaccio (o.c.), se la lettera é la stessa, ma un estratto dice:"qualche uomo dei Galilei", sai qualcosa sugli inediti delle lettere di bar Kochba non pubblicate?

Ciao.
 
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Hard-Rain
view post Posted on 18/6/2010, 08:09     +1   -1




Una traduzione in inglese della lettera di bar Kokhba che menziona i Galilei (Mur. 43) si trova qui, in H.J. Klauch, D.P. Bailey, Ancient Letters and New Testament: a guide to context and exegesis, Baylor University Press, 2006, pag. 293:

http://books.google.it/books?id=x6hAOwiOr9...2043%22&f=false

From Shimon ben Kosiba to Yeshua
ben Ga[l]gula and to the men of Ha-Baruk (Pardee: “the men of your company”):
Greetin[gs] (shalom). I swear by the heavens:
Should harm co[me] to any one of the Galileans
who are with you, I’ll put your feet
in fetters as I di[d]
to ben Aflul.
[Sh]imon be[n Kosiba, writer.]


Edited by Hard-Rain - 18/6/2010, 10:16
 
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Saulnier
view post Posted on 18/6/2010, 09:35     +1   -1




cit. Hard Rain
CITAZIONE
Verrebbe da chiedersi come mai Epittèto conosca o alluda, quasi mezzo secolo dopo i fatti, a una setta dei Galilei che operò dal tempo di Giuda sino alla fine della rivolta, quindi attorno al 74. Potrebbe darsi che i Galilei abbiano continuato a sopravvivere anche dopo la rivolta giudaica del 66-74. A questo proposito è interessante notare che Giustino, Dial. 80,4 ed Egesippo (citato da Eusebio di Cesarea, Hist. Eccl. 4,22,7) menzionano diverse sette giudaiche, tra le quali quelle solite (Sadducei, Esseni, ecc...) ed affiancano ad esse la setta dei Galilei. Secondo Giustino ed Egesippo (oltre che Eusebio che cita Egesippo) i Galilei erano dunque una setta eretica ebraica ed erano ancora attivi per tutto il II secolo.

Io credo che vi sia continuità tra la setta zelota fondata da Giuda di Gamala e il movimento che portò con Bar Kokhba alla distruzione di Gerusalemme nel 135 d.C.. Una continuità rafforzata anche da legami di parentela.
In alto ho citato in extenso i due passaggi in questione (Egesippo e Giustino). Interessante anche confrontare le sette eresie giudaiche di Giustino ed Egesippo con quelle menzionate da Epifanio nel Panarion: Sadducei, Scribi, Farisei, Emerobattisti, Osseni, Nazareni, Erodiani.
Appoggiandosi anche su Malalas che ci dice che i Cristiani erano detti Galilei o Nazareni (vedi sopra) è possibile inferire che la setta dei Nazareni menzionata da Epifanio coincida proprio con la setta dei Galilei di Egesippo e Giustino. Tale setta a mio parere, coincide fino alla rivolta di Bar Kokhba (135 d.C.), con la setta giudaica detta anche cristiana.
Vedi anche Atti (XXIV, 5) i Giudei che accusano Paolo davanti a Felice.

Abbiamo scoperto che quest'uomo è una peste, fomenta continue rivolte tra tutti i Giudei che sono nel mondo ed è capo della setta dei Nazorei.

Cit. Hard Rain
CITAZIONE
Purtroppo no, non ho neppure al momento una traduzione decente della lettera, ci sto lavorando al fine di reperire le informazioni.

Se utile, posso riportare il testo della lettera tradotto da Yigael Yadin in "Bar-Kokhba. The rediscovery of the legendary hero of the last Jewish revolt against Imperial Rome." A memoria mi pare che i problemi di interpretazione erano legati alla traduzione di una parola quasi illeggibile nel testo originale, tale parola non era ‘Galilei’ bensì un verbo che stava ad indicare cosa Bar Kokhba ordinasse che dovesse essere fatto a questi Galilei.

Cit. Hard Rain
CITAZIONE
Questo proverebbe che Gesù non aveva alcuna relazione con i Galilei di Giuda il Galileo ma che apparteneva a un gruppo diverso. Si veda anche At. 5,37.

Il Gesù-Dio che parla nei vangeli ex eventu non doveva avere alcuna relazione con i Galilei di Giuda di Gamala, tuttavia è interessante notare come nel testo evangelico Gesù neppure li condanni.
 
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Hard-Rain
view post Posted on 18/6/2010, 10:15     +1   -1




Grazie Saulnier, nel frattempo ho trovato una traduzione affidabile della lettera di bar Kokhba (vedi sopra).

Su Lc. 13,1-2 se il passo ha qualche autenticità storica (l'episodio è menzionato dal solo Luca), comunque biosgna concludere che Gesù non faceva parte di quel gruppo di Galilei, cioè non ammazzarono qualcuno dei suoi seguaci, indipendentemente da come la pensi Gesù. Inoltre l'episodio potrebbe semplicemente alludere ad abitanti della Galilea. Lo stesso Flavio Giuseppe afferma di scontri tra Galilei e Samaritani, senza che questi Galilei di cui parla siano seguaci di Giuda il Galileo o Zeloti, probabilmente erano semplicemente abitanti della Galilea (cfr. Bell. 2,232). La questione, dunque, è particolarmente complessa per il sovrapporsi di tutte queste faccende.

Sull'identificazione tra Galilei, Cristiani e rivoluzionari ebrei, dobbiamo tener conto che Giustino è comunque un uomo che ha vissuto il periodo antecedente la rivolta di bar Kokhba, era nato attorno al 100 dopo Cristo. Di conseguenza doveva ben sapere che i Galilei erano .... i Cristiani o che c'era identità tra quei Galilei e i Cristiani. Per questo sono dubbioso che prima della rivolta di bar Kokhba Giudei e Cristiani fossero da identificarsi sic et simpliciter. Gli sarebbe convenuto tacere, per non correre il rischio di far passare i Cristiani per un gruppo socialmente pericoloso o facinoroso: dopotutto nel contesto del suo discorso non serviva minimamente parlare dei Galilei.

Una spiegazione potrebbe essere questa: i Galilei potrebbero essere dei Giudeo-Cristiani, derivati dal movimento di Giuda questo non so e credo sia difficile da stabilire, particolarmente intransigenti e testardi. I Cristiani, invece, erano quelli sparsi per tutto il mondo, di derivazione anche gentile. Un Cristiano convertitosi a Roma e proveniente dal paganesimo, che relazione poteva avere con la Palestina? Va però segnalato che Giustino li menziona tra le sette ebraiche, non allude minimamente all'eventualità che fossero dei Giudeo-cristiani eretici, cioè avessero qualche punto di contatto con Gesù.

Edited by Hard-Rain - 18/6/2010, 12:18
 
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view post Posted on 18/6/2010, 10:18     +1   -1
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Celebrità

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Potrebbe anche subentrare un fattore geografico: quali furono i "Galilei" conosciuti al di fuori dalla Palestina?
Voglio dire, Flavio e gli evangelisti mostrano di conoscere questi "Galilei" e sono certo in grado di operare distinzioni. Anche Bar Kokhba pdoveva essere presumibimente in grado di distinguerli. Giustino era anche lui geograficamente vicino, e - pur nella scarsità di informazioni - si ipotizza che Egesippo fosse un ebreo palestinese.

Ma Epitteto? Ierapoli in Frigia, dove lui nacque, era alquanto lontana dalla galilea e successivamente fondo' la sua scuola a Nicopoli in Epiro - ancora più distante.

Mi viene anche in mente la lettera di un altro stoico siriano, Mara bar Serapion, che sembrerebbe conoscere la vicenda di Gesù (il saggio re ucciso dai Giudei e che sopravvive nelle sue leggi) che tuttavia associa ai Giudei - e non ai Galilei. La figura di Gesù come legislatore è la medesima proposta da Luciano di Samostata.

Ciao, Talità
 
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Hard-Rain
view post Posted on 18/6/2010, 10:36     +1   -1




Epittèto conosce bene e sa cosa sono, in generale, i Giudei. C'è un altro passaggio che parla di tenacia e ostinazione e addirittura di un rito battesimale con abluzione, nello stesso Epittèto, che alcuni commentatori riferiscono ai Cristiani. Ma io sono dubbioso, su questo punto, anche per diventare semplicemente Ebrei e convertirsi essendo pagani occorre sottoporsi a un rito che prevede abluzioni con acqua. Di conseguenza Epittèto ha voluto differenziare questi Galilei, chiunque essi siano, dai Giudei intesi come popolo o come religione.

Epittèto alle volte si riferiva a fatti di cronaca, può darsi che quando gli venne in mente questa lezione da poco si fosse svolto qualche episodio particolare. Nel 115-117 pare ci siano state delle rivolte, cercate in rete "war of Qitos" e vedrete. Il periodo è compatibile con le lezioni di Epittèto che in un altro passaggio delle "Diatribe" menziona l'imperatore Adriano, dunque Arriano assistette alle lezioni almeno fino al regno di Adriano (117-138 d.C.) In generale poi, Epittèto quando spiega e fa degli esempi tratti da fatti relativamente recenti, è solito prenderli dalla vita di Roma, fatti politici che riguardano senatori, imperatori o altri personaggi. Se gli sono venuti in mente i Galilei, deve essere successo qualcosa che ha attirato la sua attenzione.

Vi è poi anche un ulteriore elemento da considerare. Il riferimento a questi Galilei doveva essere abbastanza noto, Epittèto infatti sta parlando al suo pubblico, costituito dai giovani che venivano a lezione da lui. Anche se Epittèto avesse avuto una conoscenza dettagliata ed erudita di qualche fatto o setta particolare, come Giuda il Galileo, ecc..., difficilmente lo avrebbe portato come esempio in un discorso. Infatti si avvale di esempi abbastanza noti a un pubblico greco-romano di quel tempo.

Edited by Hard-Rain - 18/6/2010, 12:30
 
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chimofafà
view post Posted on 18/6/2010, 13:33     +1   -1




CITAZIONE (Hard-Rain @ 18/6/2010, 09:09)
Una traduzione in inglese della lettera di bar Kokhba che menziona i Galilei (Mur. 43) si trova qui, in H.J. Klauch, D.P. Bailey, Ancient Letters and New Testament: a guide to context and exegesis, Baylor University Press, 2006, pag. 293:

http://books.google.it/books?id=x6hAOwiOr9...2043%22&f=false

From Shimon ben Kosiba to Yeshua
ben Ga[l]gula and to the men of Ha-Baruk (Pardee: “the men of your company”):
Greetin[gs] (shalom). I swear by the heavens:
Should harm co[me] to any one of the Galileans
who are with you, I’ll put your feet
in fetters as I di[d]
to ben Aflul.
[Sh]imon be[n Kosiba, writer.]

La traduzione che ho io recita così:

Da Simeone ben Kosbah a Yeshua ben Galgolah e agli uomini del luogo fortificato [ovvero della tua associazione], salve. Chiamo i cieli a miei testimoni che se qualche uomo dei Galilei che hai salvato causerà del male [Ovvero "a qualche uomo... che io ho salvato viene fatto del male"], ti metterò ai piedi ceppi di ferro, come ho fatto con Ben Aflul. Simeone ben Kosbah, principe di Israele. (Brano tratto da: Tim Newton, Il Vangelo che la Chiesa non ti farebbe mai leggere, Newton Compton Editori, 2009, pag.144).

Ciao.
 
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Hard-Rain
view post Posted on 18/6/2010, 14:03     +1   -1




QUOTE
Chiamo i cieli a miei testimoni che se qualche uomo dei Galilei che hai salvato causerà del male [Ovvero "a qualche uomo... che io ho salvato viene fatto del male"], ti metterò ai piedi ceppi di ferro, come ho fatto con Ben Aflul

Quindi in realtà bar Kokhba qui intendere proteggere certi Galilei, non metterli a morte.
 
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chimofafà
view post Posted on 18/6/2010, 14:36     +1   -1




Ho riportato in esteso (tra parentesi), quello che era una nota dell'autore. Il libro é facilmente reperibile.

Se lo leggi senza nota il significato cambia.

Ti do qualche credenziale di Tim Newton:

Bibliofilo, studioso dell'antichità classica e professore di greco, vive a Dartmoor, in Inghilterra, dove si dedica alla ricerca e all'insegnamento, se hai la possibilità di contattarlo potrebbe darti lui le dovute spiegazioni.

Ciao.

Edited by chimofafà - 18/6/2010, 15:36
 
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Saulnier
view post Posted on 18/6/2010, 14:36     +1   -1




Cit. Hard Rain
CITAZIONE
Una spiegazione potrebbe essere questa: i Galilei potrebbero essere dei Giudeo-Cristiani, derivati dal movimento di Giuda questo non so e credo sia difficile da stabilire, particolarmente intransigenti e testardi. I Cristiani, invece, erano quelli sparsi per tutto il mondo, di derivazione anche gentile. Un Cristiano convertitosi a Roma e proveniente dal paganesimo, che relazione poteva avere con la Palestina? Va però segnalato che Giustino li menziona tra le sette ebraiche, non allude minimamente all'eventualità che fossero dei Giudeo-cristiani eretici, cioè avessero qualche punto di contatto con Gesù.

Giustino certamente ha tutto l’interesse a scollegare il cristianesimo dai movimenti (zeloti) di liberazione della Palestina e in questo senso va la sua affermazione nella prima Apologia (citata da chimofafà) in cui dice bar Kocheba aveva ordinato “che solo i Cristiani dovevano essere sottoposti a crudeli punizioni a meno che non avessero rinunciato a Gesù Cristo”.
Cristiani dunque non solo distinti dagli zeloti di bar Kokhba ma addirittura perseguitati da questi.
Ma qual è l’episodio storico reale che si nasconde dietro quanto riferito da Giustino?
Una traccia in Orosio (Libro VII, 13), che rielabora Giustino avendo sotto mano i testi degli storici romani che purtroppo non ci sono pervenuti.

Egli (Adriano) governò lo stato in maniera giusta e condusse una guerra vittoriosa contro i Sauromati. In un massacro finale egli soggiogò i Giudei, i quali, eccitati dai disordini causati dai propri crimini, stavano saccheggiando la provincia palestinese, che una volta era stata loro. In questa maniera egli vendicò i Cristiani, che i Giudei, sotto il comando di Cocheba, stavano torturando in quanto essi non si univano a loro contro i Romani. L’imperatore diede l’ordine che a nessun Giudeo fosse consentito di entrare in Gerusalemme e che ai soli Cristiani fosse permesso di occupare la città. Egli la restaurò in tale maniera in grande prosperità ricostruendo le mura e nominandola Aelia, dal suo primo nome.

Orosio calca la mano: i Cristiani torturati da bar Kocheba in quanto essi non si univano a loro nella lotta contro i Romani. Il legame con i movimenti di liberazione risulta dunque completamente reciso, i Cristiani sono protetti da Roma (Adriano) contro i malvagi Giudei (eccitati dai disordini causati dai propri crimini) secondo una tendenza (facilmente spiegabile) che si riscontra ovunque nell’opera di Orosio.
Tuttavia, lo stesso episodio ci viene raccontato da Sulpicio Severo in dei termini molto differenti (e secondo me molto più vicini alla verità storica).

Poi sotto Adriano i Giudei tentarono di ribellarsi e tentarono di saccheggiare sia la Siria che la Palestina, ma essendo stato mandato un esercito contro di loro, essi furono soggiogati.
In quel momento Adriano, pensando che avrebbe distrutto la fede cristiana infliggendogli un danno sul luogo, piazzò delle immagini di demoni, sia nel tempio, sia nel luogo in cui il Signore aveva sofferto. E poiché i cristiani erano creduti essere una setta composta principalmente di ebrei (infatti la chiesa di Gerusalemme di allora non aveva un sacerdote non circonciso), ordinò che una coorte di soldati montasse una guardia costante al fine di evitare a tutti i Giudei di avvicinarsi a Gerusalemme. Questo, invece piuttosto beneficiò alla fede cristiana, perché quasi tutti dopo credettero in Cristo come Dio, pur continuando nel rispetto della legge.


Nel racconto di Sulpicio Severo (avente probabilmente la stessa 'source' di Orosio) è il contrario che vediamo accadere. Adriano distrugge Gerusalemme ed il tempio per colpire in modo speciale la fede cristiana, cosa che si spiega solamente se la ‘fede cristiana’ aveva effettivamente un interesse politico e fosse collegata in Giudea al movimento di liberazione della Palestina.
Le parole di Sulpicio Severo indicano in maniera evidente un coinvolgimento diretto dei Cristiani anche nell’ultima grande rivolta giudaica.
Coinvolgimento totalmente scomparso nella rielaborazione di Orosio che capovolge la questione partendo da una frase di Giustino.

Cit. Hard Rain
CITAZIONE
In generale poi, Epittèto quando spiega e fa degli esempi tratti da fatti relativamente recenti, è solito prenderli dalla vita di Roma, fatti politici che riguardano senatori, imperatori o altri personaggi. Se gli sono venuti in mente i Galilei, deve essere successo qualcosa che ha attirato la sua attenzione.
Vi è poi anche un ulteriore elemento da considerare. Il riferimento a questi Galilei doveva essere abbastanza noto, Epittèto infatti sta parlando al suo pubblico, costituito dai giovani che venivano a lezione da lui. Anche se Epittèto avesse avuto una conoscenza dettagliata ed erudita di qualche fatto o setta particolare, come Giuda il Galileo, ecc..., difficilmente lo avrebbe portato come esempio in un discorso. Infatti si avvale di esempi abbastanza noti a un pubblico greco-romano di quel tempo.

Ma il movimento dei Galilei, tutt’altro che marginale, era ben conosciuto a Roma e proprio nella capitale alla fine del primo secolo aveva fatto vittime illustri tra cui il console Tito Flavio Clemente, (il papa Clemente il Romano) che si era fuorviato nell’esiziale superstizione giudaica agognante la distruzione della Bestia Romana. Vedere:

https://cristianesimoprimitivo.forumfree.it/?t=42173237

La stessa morte dell’imperatore Domiziano pare in qualche modo (vedi Filostrato) correlata alla vicenda, mi pare molto difficile credere che Epitteto non ne fosse a conoscenza.
 
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Hard-Rain
view post Posted on 18/6/2010, 14:55     +1   -1




Ma in quelle fonti dove compare mai la parola "Galilei"? L'anomalia risiede nel fatto che tutte le fonti pagane parlano di "Cristiani" mentre invece Epittèto parla di "Galilei" e di "Giudei". Anche Marco Aurelio, che ammirava Epittèto, parla di Cristiani e non di Giudei o Galilei confusi con i Cristiani. E' dunque molto strano che Epittèto non parli di "Cristiani", se non altro per non rendere così criptica una voce che altri potevano non conoscere: ricodiamo, infatti, che sta parlando a dei giovani ragazzi dentro la sua scuola filosofica a Nicopoli (tra questi era presente Arriano che assisteva alle sue lezioni e le mise per iscritto). Quanto alle persecuzioni e alle espulsioni non possiamo dimenticare poi che lo stesso Epittèto si trovava esiliato a Nicopoli per opera di Domiziano che aveva bandito da Roma tutti i filosofi. Questi provvedimenti persecutori ed epurazioni non riguardarono certo solo dei Cristiani ma colpirono anche gli intellettuali. La stessa sorte fu subita dal maestro di Epittèto, il filosofo neostoico Musonio Rufo, pare per ben due volte: una al tempo di Nerone e una al tempo di Vespasiano. La fine che fece Seneca, l'altro rappresentante dello stoicismo romano assieme ad Epittèto e Musonio Rufo, la conosciamo bene. Non solo i Cristiani subirono epurazioni ma anche diverse figure intellettuali del tempo. E non solo i filosofi stoici di un certo prestigio, Epittèto ben ricorda proprio nelle "Diatribe" i casi di Elvidio Prisco, Trasea Peto e anche altri personaggi che furono condannati a morte, esiliati o messi a tacere dai vari imperatori, per i motivi più disparati. Queste epurazioni, all'epoca, erano quasi ordinaria amministrazione quando qualcuno, a qualunque titolo, si opponeva o non si conformava al potere imperiale.

QUOTE
La stessa morte dell’imperatore Domiziano pare in qualche modo (vedi Filostrato) correlata alla vicenda, mi pare molto difficile credere che Epitteto non ne fosse a conoscenza.

Non saprei perchè all'epoca Epittèto già da tempo risiedeva a Nicopoli ed era lontano, almeno fisicamente, dalle questioni romane.

Per quanto concerne la discordanza tra Orosio e Sulpicio Severo, notiamo comunqe che quest'ultimo, comunque, alla fine conclude dicendo: "Questo, invece piuttosto beneficiò alla fede cristiana, perché quasi tutti dopo credettero in Cristo come Dio, pur continuando nel rispetto della legge." Probabilmente Adriano non si curava minimamente di questioni religiose differenziando tra Giudei e Cristiani, gli interessava solo reprimere la rivoltà: così ciascuno storico ha interpretato quanto accaduto come meglio ha creduto ma dietro non c'era nessun disegno di Adriano per favorire o sfavorire i Cristiani rispetto ai Giudei.

Edited by Hard-Rain - 18/6/2010, 16:18
 
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