Studi sul Cristianesimo Primitivo

Qumran, i Rotoli, gli Esseni: quale rapporto?

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JohannesWeiss
view post Posted on 20/3/2011, 04:01     +1   -1




Leggendo un po’ di pubblicazioni sul tema, mi sono accorto che il dibattito archeologico e storico sul rapporto tra il sito di Khirbet Qumran, i rotoli del Mar Morto, e gli esseni, è di gran lunga più vivace e controverso di quello che pensavo.
La teoria standard è quella della linea DeVaux, Vermes, Vanderkam, Magness e tanti altri, secondo cui negli edifici di Qumran – più meno dal tempo di Giovanni Ircano o Alessandro Janneo in poi - risiedeva una comunità religiosa essena, a cui si deve la stesura dei rotoli ritrovati nelle grotte circostanti.
Ma negli ultimi decenni diversi studiosi – da Golb, a Donceel, a Hirschfeld - hanno criticato questa posizione, formulando ipotesi alternative, in cui Khirbet Qumran viene visto vuoi come un avamposto militare, vuoi come una villa rustica, vuoi come un piccolo complesso industriale per la produzione di balsamo, profumo o ceramica; mentre i rotoli vengono interpretati come parte del contenuto di una biblioteca gerosolimitana (di scritti vari, e non necessariamente esseni) nascosti nelle grotte all’alba della guerra giudaica, per essere preservati.
I fattori in gioco nel dibattito sono tanti: l’interpretazione della testimonianza di Plinio il Vecchio su un abitato di esseni sul lato occidentale del Mar Morto “al di sotto” di cui vi era En-Gedi; la questione della presenza o meno di vie commerciali nei pressi di Qumran; l’interpretazione di alcuni reperti indicanti un tenore di vita agiato; la presenza di un significativo numero di miqvaot; un enorme cimitero in cui sono sepolti prevalentemente (ma non solo) uomini etc. etc. etc.

Di recente è stato pubblicato per le edizioni Dehoniane un agile libretto scritto da Simone Paganini - docente all’Università di Innsbruck, Ph.D. a Vienna con una tesi sul Rotolo del Tempio -, in cui la “teoria standard” dell’ipotesi Qumran-Esseni viene messa fortemente in discussione.
Dialogando criticamente soprattutto con le tesi di DeVaux su Qumran come “scriptorium monastico” esseno, Paganini interpreta l’abitato (in epoca erodiana-romana) come un centro industriale in cui alcuni sacerdoti dissidenti (ma non esseni) producevano recipienti di ceramica ritualmente puri (con le miqvaot che garantivano appunto la purità di coloro che erano impiegati nella lavorazione), destinati al commercio in varie zone della Palestina. Al profilarsi della guerra, questi sacerdoti dissidenti avrebbero offerto la loro disponibilità ai loro colleghi sacerdoti aristocratici gerosolimitani (non dissidenti) per nascondere nelle grotte i preziosi rotoli (uno spaccato della letteratura di vari gruppi dell’epoca, non solo esseni) provenienti da biblioteche di Gerusalemme e di Gerico (ed ecco perché le anfore trovate nelle grotte sono le stesse trovate a Qumran: perché quelle le “offrirono” loro).

Il libro presenta il gravissimo difetto della mancanza di un apparato di note e di riferimenti bibliografici (solo in parte compensato da alcuni “box” informativi, e da una stringatissima bibliografia finale), lacuna che priva il lettore non specializzato della possibilità di avere un panorama adeguato su un dibattito molto complesso e controverso, nonché di potersi indirizzare da sé all’approfondimento ulteriore delle questioni trattate.
Detto questo, trovo che sia comunque una pubblicazione interessante, data soprattutto la “novità” (almeno a livello del panorama editoriale italiano sull’argomento) della tesi che viene sostenuta.

Per dare un’anteprima del libro, e stimolare anche una eventuale discussione, riporto qui una paginetta in cui Paganini elenca una serie di argomenti che vanno contro l’ipotesi di De Vaux.

In Qumran si riscontrano infatti chiare tracce di una produzione industriale di beni di consumo, così come di manufatti destinati al commercio, che testimoniano come gli abitanti di Qumran non siano stati membri di un gruppo dalle tendenze eremitiche, ma abbiano trattenuto rapporti commerciali con il mondo esterno. Inoltre mancano indizi definitivi e assoluti di una condotta di vita ascetica da parte degli abitanti dell’insediamento. Reperti che testimoniano un certo grado di benessere sono decisamente in contraddizione con l’immagine della comunità pseudo-monastica dedita all’attività di copiatura dei manoscritti che de Vaux aveva così coloritamente presentato. Oltre a questi argomenti può essere compilata una lunga lista di osservazioni che contrastano decisamente con l’impostazione dell’ipotesi standard.
Nessuno dei testi ritrovati nelle grotte del Mar Morto può essere messo in relazione diretta con l’insediamento di Qumran.
Il nome dell’insediamento dove gli scritti sarebbero stati composti, come anche dettagli sulla sua storia o sul gruppo dei suoi abitanti, non ritornano in nessuno dei manoscritti.
Il termine “esseno” non viene mai usato all’interno dei manoscritti.
Anche se in Qumran si sono conservati a motivo del clima secco della zona desertica moltissimi reperti di materiale organico – cordame, legname, cuoio, ossa ecc. – non si è ritrovato all’interno dell’insediamento nemmeno un frammento di pergamena o di papiro. Questo a differenza ad esempio di Masada, anch’essa conquistata dai romani, dove invece sono stati ritrovati diversi manoscritti di pergamena.
Se le grotte fossero state un normale luogo di deposito per i manoscritti utilizzati quotidianamente dagli abitanti di Qumran, le analisi archeologiche avrebbero dovuto identificare i resti di una rete di sentieri che conducevano dall’insediamento alle grotte (…).
Non è spiegabile come mai gli abitanti di Qumran avessero depositato scritti per loro sacri in luoghi che la loro legge impediva di raggiungere nel giorno sacro del sabato (…).
L’analisi della grafia dei manoscritti ha chiaramente mostrato che molto raramente – solo in 9 casi – uno scriba ha copiato più di un documento. Se Qumran fosse davvero stato un centro per la produzione di manoscritti, il risultato dell’analisi avrebbe dovuto essere totalmente differente. Scribi esperti, infatti, passavano la loro vita a copiare manoscritti, è inspiegabile che la loro attività a Qumran si sia ridotta al copiare un unico testo (…)
(S. Paganini, Qumran. Le rovine della luna. Il monastero e gli esseni: una certezza o un’ipotesi?, EDB, Bologna, 2011, pp. 162-164).

Io non sono del tutto convinto né della tesi proposta da Paganini (dove alla fine sembra che gli esseni scacciati dalla porta, rientrino dalla finestra come non meglio determinati “sacerdoti dissidenti”, dediti alle ceramiche piuttosto che alle pergamene), né di tutti gli argomenti che ho qui riportato.
Tuttavia almeno i due che ho evidenziato in neretto mi sembra siano piuttosto forti, e mi convincono a dubitare che i Rotoli siano stati effettivamente preparati e poi scritti a Qumran.

Certo, di recente vi è stata la notizia (riportata da Hard in un altro topic) di un team di ricerca italiano che avrebbe dimostrato la provenienza dal Mar Morto dei rotoli di pergamena: www.repubblica.it/scienze/2010/07/0..._morto-5337328/

Ma la portata di questa notizia non è così clamorosa come potrebbe sembrare, perché al di là del fatto che il campione di rotoli esaminato è ridotto (e peraltro proprio il Rotolo del Tempio – da loro analizzato - è visto da vari studiosi come un possibile scritto pre-settario e quindi pre-qumranico), e che l’analisi può dimostrare a rigore solo dove la pergamena fu prodotta, ma non dove fu scritta (per cui sono in programma analisi sull’inchiostro), mi sembra opportuno anche riportare una considerazione dell’archeologo David Stacey, che ho trovato qui: http://robertcargill.com/2010/07/22/though...-temple-scroll/ (nei commenti)

The problem with this research is that it does not address the issue of how much bromine or any other salts would be absorbed by any porous material after it had been in a cave near the Dead Sea for 2000 years. The human bones from the Qumran cemetery had a high bromine content (Rasmussen et al in Kh Q II, Humbert and Gunneweg (eds)) and Crowfoot when dealing with the linen wrappers over 50 years ago never questioned that they had absorbed Dead Sea salts. How about testing the wooden coffins from Ein Gedi for bromine content?

Insomma, i punti di domanda su Qumran, i Rotoli e gli Esseni, restano tanti...
 
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Hard-Rain
view post Posted on 22/3/2011, 14:48     +1   -1




Boccaccini sostiene invece che i testi settari di Qumran provengano dalla produzione di un'unica setta, alcune note su Gabriele Boccaccini, Oltre l’ipotesi essenica – Lo scisma tra Qumran e il giudaismo enochico, Morcelliana, Brescia, 2003 le avevo scritte qui:

https://digilander.libero.it/Hard_Rain/Boccaccini.htm
 
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JohannesWeiss
view post Posted on 23/3/2011, 23:06     +1   -1




Ho visto che anche Avvenire, in data 22 marzo, ha parlato del libro di Paganini:

www.avvenire.it/Cultura/Qumran+quan...11195500000.htm

L'articolo non presenta alcun particolare interesse aldilà dell'esposizione - comprensibilmente approssimativa e, meno comprensibilmente, con accenti alquanto sensazionalistici - delle tesi sostenute nel libro.
L'autore, Roberto Beretta, non è un esperto del settore, bensì un semplice giornalista, e sembra prendere come oro colato tutto quanto afferma Paganini.
Nella versione cartacea, c'era anche un breve pezzo del prof. Corrado Martone, che però mi pare che non si sbilanciasse pro o contro alcuna tesi in particolare.
 
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view post Posted on 23/3/2011, 23:59     +1   -1
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www.ufoforum.it/viewtopic.php?f=44&t=18168

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Weiss , voglio ricordare anche lo studio che è stato fatto sul DNA delle pergamene di Qumran,

na abbiamo parlato qui :

https://cristianesimoprimitivo.forumfree.it/?t=33513128

da cui :

www.aaas.org/news/releases/2006/1108scrolls.shtml

dove risultava che le pelli erano di origine bovina e non caprina, onde la possibilità

che le pelli fossero provenienti da Gerusalemme più che da Qumran.

Sempre più intrigante la questione Qumran.





zio ot :mf_bookread.gif:

 
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JohannesWeiss
view post Posted on 24/3/2011, 02:47     +1   -1




Ciò che – ad uno stadio ancora assolutamente acerbo dei miei studi – mi lascia perplesso sia nella teoria di Garcia Martinez sia in quella di Boccaccini, è l’idea di un avvenuto scisma tra Qumran e il movimento apocalittico-esseno (Garcia Martinez) o enochico-esseno (Boccaccini).

Garcia Martinez ritiene di poter individuare una prova diretta di questo scisma nella cosiddetta “lettera halakica” (4QMMT), il cui autore – come è noto – riporta e sostiene una serie di interpretazioni legali peculiari (“noi diciamo che…”) in base alle quali il suo gruppo si è separarato “dalla maggioranza del popolo”, tentando di convincere della loro giustezza un destinatario che viene descritto come uno che ha “intelligenza e conoscenza della Torah” (e che sembra avere un ruolo di guida politica).
Ora, secondo la lettura di Garcia Martinez questo destinatario a cui si indirizza l’autore di 4QMMT – che egli pensa possa essere il Maestro di Giustizia - sarebbe appunto un leader del movimento esseno “genitore”, da cui il gruppo proto-qumranico del Maestro di Giustizia si sarebbe separato per una serie di disaccordi su questioni relative al calendario cultuale, a prescrizioni relative al tempio e alla città, e a posizioni legali su problemi di purità, decime o matrimonio.
I problemi di questa lettura mi sembrano tuttavia molteplici: A) anzitutto non mi torna quale razza di grave contesa calendariale avrebbe dovuto separare i proto-qumranici dal movimento apocalittico-esseno (dato che entrambi adottavano un calendario solare di 364 giorni);
B) Lawrence Schiffman ha dimostrato che il dibattito halakico presente in 4QMMT si sovrappone in misura considerevole alle divergenze che la letteratura rabbinica riporta a proposito di sadducei e farisei (con le posizioni di 4QMMT che coincidono con quelle sadducee); C) il destinatario di 4QMMT sembra in realtà essere un personaggio con un ruolo di potere politico (si parla del bene suo e del suo popolo/Israele; viene invitato a rammentare l’esempio di Davide).
Insomma, tutto farebbe pensare che 4QMMT lungi dall’attestare uno scisma del gruppo proto-qumranico rispetto ad un movimento settario apocalittico-esseno, testimoni una separazione (in cui però i toni sono ancora cordiali e c’è speranza di raggiungere un’intesa) rispetto ad un orientamento di tipo farisaico facente capo ad un sovrano asmoneo.

E a questo riguardo lo stesso Boccaccini dichiara esplicitamente la propria divergenza rispetto a Garcia Martinez, nel ritenere appunto che 4QMMT si rivolga alla casa asmonea, e non ad un’autorità essena.

In effetti, a mio avviso, Boccaccini adotta una linea abbastanza diversa per sostenere la tesi di uno scisma tra Qumran e l’essenismo. Più che ricercare o far leva su testimonianze dirette, mi sembra che egli tenda a “dedurre” lo scisma a partire dalla sua rappresentazione sistemica complessiva della letteratura del periodo del secondo Tempio.
In sostanza: dal momento che la recezione della letteratura enochico-essena è attestata a Qumran solo fino a un certo punto, egli interpreta l’assenza dalla biblioteca qumranica di opere enochico-essene quali l’Epistola di Enoc (a differenza della proto-Epistola), il Libro delle Parabole di Enoc e il Testamento dei 12 patriarchi, come la prova di un avvenuta separazione tra Qumran e il resto del movimento enochico-esseno.
A ciò si aggiungono ulteriori valutazioni di tipo “dottrinale”, secondo cui le opere in questione manifesterebbero alcuni aspetti teologici esplicitamente anti-qumranici ad es. la valorizzazione della responsabilità umana quale rifiuto del determinismo qumranico.
Questo sarebbe ad es. evidente nel seguente passo della Epistola di Enoc (1En 98,4): “Vi giuro, o peccatori: nello stesso modo in cui una montagna non si è mai trasformata in un servo, né una collina mai diventerà l’ancella di una donna, così neanche il peccato è mai stato diffuso nel mondo. Sono gli uomini ad averlo inventato. E coloro che lo commettono incorreranno in una grave maledizione”
Tuttavia a me pare che più che opporsi al determinismo qumranico questo passo dell’Epistola testimoni solo una messa in discussione della tradizione enochica sui Vigilanti.
Naturalmente Boccaccini ritiene che vi siano anche evidenze dirette dello scisma tra Qumran e gli enochico-esseni, come ad esempio i riferimenti nel Documento di Damasco e nel Pesher di Abacuc alla figura dell’“insolente” o “uomo di menzogna”, e dei traditori della nuova alleanza in Damasco che tornarono al suo seguito.
Ma in realtà che questo leader e i suoi seguaci siano da identificari come (ex)membri dello stesso movimento proto-qumranico (CD) o qumranico (1QpHab), è un’ipotesi più che un’evidenza.
John Collins nel suo ultimo libro (Beyond the Qumran Community, 2010) lo ha messo in questione con decisione. E non mi sembra da buttare la tesi di Hartmut Stegemann che vede nell’ “insolente/uomo di menzogna” il fondatore del movimento farisaico, soprattutto se si considera che il Documento di Damasco dice di coloro che si lasciarono deviare dall’Insolente che “essi cercarono interpretazioni facili” – espressione che gli studiosi vedono normalmente come un riferimento ai farisei.
In effetti, se è vero che la lettera halakica 4QMMT – affine a sua volta al Rotolo del Tempio – presuppone un dibattito e una separazione nei confronti di un orientamento di tipo farisaico, mi sembra ragionevole inquadrare nello stesso contesto anche i contrasti testimoniati nel Documento di Damasco (che si colloca appunto nella stessa fase pre-qumranica di 4QMMT e Rotolo del Tempio).

Riepilogando: le testimonianze dirette su uno scisma tra Qumran ed essenismo sono quanto meno dubbie.
Quanto poi all’argomento di Boccaccini che conclude lo scisma a partire da un’interpretazione complessiva dei rapporti ideologici tra gli scritti enochici e gli scritti qumranici, mi pare che esso non solo si fondi su diversi elementi tutt’altro che certi (si pensi solo al Libro delle Parabole, la cui datazione è estremamente incerta e dibattuta, con molti che lo collocherebbero a metà o alla fine del I secolo – nel qual caso la sua assenza dalle grotte di Qumran non indicherebbe assolutamente nulla al di là del fatto che ancora non esisteva),
ma più ancora mi sembra “viziato” dal presupposto che la storia delle idee sia pacificamente convertibile nella storia sociale e sociologica, in modo da sentirsi autorizzati a concludere la ramificazione dei gruppi a partire dalla ramificazione che noi riusciamo a individuare tra le idee di una serie di documenti.
Io non condivido questo presupposto (o almeno non nel modo massimalista di Boccaccini), e benché le affinità e le divergenze ideologiche siano certamente elementi importanti, ritengo che sia preferibile parlare di scismi e separazioni sociologiche solo in presenza di testimonianze dirette interpretabili in tal senso.

Quanto a me, tendo ancora a pensare (contro Paganini) che l’insediamento di Khirbet Qumran potesse ospitare una comunità essena, ma non credo che i rotoli nascosti nelle grotte siano da interpretare strettamente come un loro esclusivo prodotto, sia dal punto di vista materiale (rotoli prodotti e scritti a Qumran), sia dal punto di vista ideologico (dottrine esclusive di Qumran).
Penso cioè che il tipo di essenismo testimoniato negli scritti di Qumran (compresi quelli specificamente settari), fosse diffuso anche nell'essenismo extra-qumranico, e che nelle grotte trovarono rifugio non solo eventuali rotoli scritti a Khirbet Qumran (se ve ne furono - vedi sopra gli argomenti di Paganini), bensì rotoli provenienti da altre comunità essene sparse per la Palestina.

[e con ciò non esito a riconoscere l’influenza su di me delle tesi di Collins]


CITAZIONE (barionu @ 23/3/2011, 23:59) 
dove risultava che le pelli erano di origine bovina e non caprina, onde la possibilità
che le pelli fossero provenienti da Gerusalemme più che da Qumran.

Sì, su queste questioni tecniche non sono molto informato. Di per sé comunque non mi pare che la questione della provenienza materiale dei rotoli possa essere definitivamente decisiva in un senso come nell'altro.
Come diceva Hard-Rain nella discussione che hai linkato: "i qumraniti potevano aver acquistato nel corso del tempo altrove le pelli, oppure effettivamente la biblioteca potrebbe essere non uniforme".
Comunque, una volta che si guardi a Qumran come un insediamento esseno integrato (anziché scismatico) nel resto delle comunità essene palestinesi, mi sembra che venga a cadere l'aut-aut "Qumran o Gerusalemme".
E' probabile che a Gerusalemme - come in tante altre località - ci fosse una comunità essena (magari una delle più importanti), e posso ben concepire che all'alba della guerra questi esseni gerosolimitani abbiano portato i loro rotoli in salvo nelle grotte dei loro colleghi di Qumran.
 
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Hard-Rain
view post Posted on 24/3/2011, 09:11     +1   -1




Io sono stato a Qumran e ho visitato il sito. Il complesso degli edifici in muratura non è molto grande, non so quante persone potesse ospitare ma non certo delle centinaia di persone, probabilmente 50-100 al massimo, forse anche meno. Le "sale" così come sono state riportate alla luce sono relativamente piccole. La cosa che balza all'occhio è appunto il grande numero di vasche per purificazione rituale, tutte fatte alla stessa maniera. Una identica a queste si trova anche a Nazareth nella attuale chiesa di S. Giuseppe, a 200 metri dalla basilica dell'Annunciazione con una simbologia già giudeo-cristiana. Poichè l'insediamento è relativamente piccolo, si è supposto addirittura che la maggior parte dei qumraniti vivesse all'aperto in tende, nello spazio circostanze, ma non è mai stato ritrovato niente che da un punto di vista archeologico possa portare a questa conclusione. Le grotte poi sono difficilmente raggiungibili dal sito e non hanno tracce evidenti che siano state abitate regolarmente, quindi sembrano dei rifugi di emergenza in cui furono depositati i manoscritti. Se non ricordo male furono però trovate delle impalcature di legno persostenere le giare dei manoscritti.
 
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JohannesWeiss
view post Posted on 25/3/2011, 02:49     +1   -1




CITAZIONE (Hard-Rain @ 24/3/2011, 09:11) 
Io sono stato a Qumran e ho visitato il sito. Il complesso degli edifici in muratura non è molto grande, non so quante persone potesse ospitare ma non certo delle centinaia di persone, probabilmente 50-100 al massimo (...) Poichè l'insediamento è relativamente piccolo, si è supposto addirittura che la maggior parte dei qumraniti vivesse all'aperto in tende, nello spazio circostanze, ma non è mai stato ritrovato niente che da un punto di vista archeologico possa portare a questa conclusione. Le grotte poi sono difficilmente raggiungibili dal sito e non hanno tracce evidenti che siano state abitate regolarmente, quindi sembrano dei rifugi di emergenza in cui furono depositati i manoscritti. Se non ricordo male furono però trovate delle impalcature di legno persostenere le giare dei manoscritti.

Sì. Personalmente considero questi elementi come favorevoli (o comunque, siano meglio comprensibili) all'ipotesi che l'eccezionale raccolta di testi depositati nelle grotte sia "qualcosa di più" della biblioteca privata di una isolatissima comunità ultra-settaria numericamente irrisoria.
Mi sembra più verosimile pensare che nelle grotte siano stati nascosti rotoli provenienti sia da Qumran, sia da altre comunità essene.
 
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JohannesWeiss
view post Posted on 25/3/2011, 03:05     +1   -1




Lasciando un attimo da parte il discorso archeologico (per poi riprenderlo magari in seguito), e riallacciandomi invece al mio precedente post su Garcia Martinez e Boccaccini, ho scoperto - giusto oggi - che anche James Vanderkam - oltre al già citato Collins - è decisamente critico verso l'ipotesi enochico-essena.
Ho appena letto infatti il suo articolo "The Book of Enoch and the Qumran Scrolls", pubblicato in J.J. Collins - T.H. Lim, The Oxford Handbook of the Dead Sea Scrolls, Oxford University Press, 2010, pp. 254-277.
Dal momento che quest'opera (davvero ottima) non sembra ancora disponibile nelle biblioteche universitarie nostrane, e che il suo prezzo è al momento proibitivo (ho avuto il culo di trovare una copia al prezzo "stracciato" di 60 sterline, e non me la sono fatta sfuggire), ho pensato di riportare una sintesi dell'ampia valutazione critica che Vanderkam fa della tesi di Boccaccini (pp. 268-275).

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MERITI
Vanderkam riconosce a Boccaccini il merito di aver reso giustizia all’importanza della letteratura enochica all’interno del giudaismo del secondo Tempio. A ciò si aggiunge una nota di apprezzamento per l’approccio di analisi sistemica, che può offrire dei validi contributi ad integrazione degli approcci più strettamente letterari, filologici e storici.

PROBLEMI GENERALI
Questo apprezzamento è però immediatamente seguito da ben più consistenti riserve. Fatta salva l’importanza del compito esegetico di identificare le teologie dei testi, Vanderkam rimarca tuttavia che la forma specifica di questi testi non è mai quella di una “teologia sistematica”: quand’anche essi riportano affermazioni dottrinali, non lo fanno in modo completo e sistematico, così come non è detto che gli autori ne realizzassero le implicazioni. Il tentativo di analisi sistemica si risolve quindi inevitabilmente in un’estrapolazione da fonti inadeguate.
Vanderkam puntualizza inoltre che occorrerebbe considerare meglio la specificità dei vari generi letterari e il modo in cui essi influenzano la presentazione dei contenuti. Ad esempio, è prevedibile che un “testamento” enfatizzi la libertà di scelta di coloro a cui si rivolge, laddove da un’apocalisse ci si può invece ben aspettare la sottolineatura che gli eventi storici siano predeterminati (ad es. in quanto già scritti sulle tavole celesti). Questo esempio – osservo io – è molto importante perché uno dei principali argomenti di Boccaccini a sostegno dello scisma Qumram-enochismo, è proprio che le opere enochiche successive allo scisma (come il Testamento dei 12 patriarchi e l’Epistola di Enoc – che ha un chiaro carattere esortativo) evidenzierebbero il tema della libertà di scelta precisamente in opposizione polemica a Qumran.
Un altro problema nella tesi di Boccaccini è che in realtà i testi in questione non offrono alcun supporto a pensare che il gruppo di Qumran si sia separato a causa di divergenze ideologiche o teologiche. Al contrario, ad essere oggetto di contesa nei Rotoli sono questioni di natura prettamente legale (o calendariale).
Vanderkam esprime poi una forte riserva – affine a quella che ho espresso anch’io nel post precedente - verso il procedimento di trarre conclusioni sociologiche da testi che sono quasi completamente privi di informazioni in questo senso. E altrettanto problematico è l’assunto secondo cui insegnamenti che a noi appaiono contrastanti, non potessero essere accolti e fatti propri dalle stesse persone (Vanderkam rifiuta la rigida e reciprocamente esclusiva tripartizione ideologico-sociale tra “sadociti”, “sapienziali” ed “enochici”, sostenuta da Boccaccini), e questo dovrebbe suggerircelo già il solo fatto che opere sadocite, sapienziali ed enochiche siano state trovate una accanto all’altra nelle grotte intorno a Qumran. Se i membri del gruppo qumranico potevano conciliare queste diverse prospettive, perché postulare necessariamente gruppi sociali differenti dietro alle varie tradizioni teologico-letterarie?
Pur considerando probabile l’esistenza di un particolare gruppo dietro alla tradizione enochica, Vanderkam ritiene nondimeno altrettanto probabile che questa gente – nonostante la de-enfatizzazione della Legge e una chiara critica al Tempio – apprezzasse il Pentateuco e altre opere che Boccaccini assegnerebbe al giudaismo sadocita.

PROBLEMI SPECIFICI
Dopo questi rilievi critici generali, Vanderkam affronta una serie di problemi più specifici all’interno della teoria enochico-essena.
Anzitutto, ridimensiona l’eccessiva centralità che Sacchi e Boccaccini attribuiscono alla dottrina del male come realtà autonoma, stabilitasi con il peccato degli angeli, e precedente la capacità umana di scelta, idea che viene considerata dai due studiosi italiani alla stregua di un vero e proprio “marchio” dell’enochismo.
In particolare, Vanderkam punta l’attenzione sul fatto che non vi sia la minima traccia della storia degli angeli in un’opera antichissima (tanto, se non più ancora, del Libro dei Vigilanti) quale il Libro Astronomico. Tale mito figura, oltre che nel Libro dei Vigilanti, anche nell’Apocalisse degli Animali e nella storia della nascita di Noè nell’Epistola di Enoc: ma aldilà di queste occorrenze non sembra figurare in modo preminente all’interno della letteratura enochica. Per cui si può certamente dire che sia un tema importante, ma non necessariamente “il” tema principale dell’enochismo.
Più ancora Vanderkam mette in questione la convinzione di Boccaccini che gli enochici si opponessero radicalmente ai sadociti nella misura in cui ritenevano la creazione completamente guastata dal peccato degli angeli e dal diluvio che ne seguì, al punto che solo una nuova creazione alla fine dei tempi avrebbe potuto restaurare l’ordine originario. Vanderkam afferma che questa tesi è incompatibile con diversi passi della letteratura enochica, in cui si presuppone chiaramente che l’ordine naturale originario sia ancora valido e funzionante: ad es. la parenesi di 1 En 2-5 è precisamente fondata sull’assunto della costanza e infallibilità dell’ordine naturale (corpi celesti, terra, stagioni, alberi, mari e fiumi) nel seguire le leggi imposte dal creatore, in contrasto alla disobbedienza umana.
Vi è poi l’importantissima questione dell’identificazione che Boccaccini istituisce tra enochici ed esseni: un punto questo che viene ritenuto da Vanderkam del tutto insostenibile alla luce delle testimonianze che degli esseni ci danno scrittori classici quali Flavio Giuseppe e Filone: nessuno degli elementi più caratteristici che costoro attribuiscono agli esseni – la loro singolare forma di fraternità, la condivisione dei beni, la stretta osservanza della Torah – figura in modo significativo all’interno della letteratura enochica (mentre chiare affinità vi sono con il gruppo che si riflette nel Rotolo della Comunità ed altri testi settari qumranici).
Infine, Vanderkam contesta sia a Boccaccini sia a Garcia Martinez l’idea secondo cui il gruppo di Qumran sarebbe una frangia scismatica del movimento (enochico)esseno. Sia il Documento di Damasco che il Pesher di Abacuc attestano indubbiamente l’esistenza di conflitti tra Maestro di Giustizia e seguaci, da un lato, e l’Insolente/Uomo di menzogna e seguaci dall’altro: ma ciò che non è affatto evidente è che queste dispute fossero dispute interne al medesimo gruppo o movimento – come dimostra un’analisi attenta dei passi che vengono invocati a sostegno di ciò (soprattutto da Garcia Martinez): “These passages indicate that a community was associated with the Liar or Scoffer, but none of them offers evidence that he and the Teacher were once part of the same community within Israel. The thesis that finds a hostile split in the Essene order revolving around the Teacher’s claims consequently is not sustained by evidence” (274).

La conclusione di Vanderkam è che certamente la letteratura enochica godette di grande considerazione all’interno del gruppo responsabile dei Rotoli del Mar Morto, al punto che alcune sue idee influirono direttamente su determinati scritti settari. Egli respinge però come insostenibile la tesi che l’enochismo fosse il movimento da cui emerse direttamente l’essenismo – e successivamente, in seguito allo scisma, l’essenismo qumranico –, se non addirittura l’essenismo stesso (non-qumranico).
 
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view post Posted on 25/3/2011, 07:25     +1   -1
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אריאל פינטור

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Tutte le teorie sulla varietà dei generi letterari e sulla presenza di testi e di insegnamenti contrastanti dovrebbero tenere conto di un nfatto molto elementare:
dovunque e da sempre in terra d'israele esistono le Ghenizot.
la Ghenizà è il cimitero dei testi sacri.
E' proibito distruggere un testo dove compaia il nome di Dio, anche se quel testo è stato scritto da un non Ebreo (goy). Qualunque testo deteriorato, sbiadito, corrotto, invecchiato viene sepolto e archiviato.
oggi esistono appositi edifiìci adibiti a Ghenizà. Un tempo venivano conservati in grotte.
E' ovvio che il sito di Qumran era una Ghenizà, dove confluirono testi vari ed è quanto ritiene la gran parte degli studiosi in Israele. Su questa base va valutata la varietà di scritti che probabilmente provenivano da varie fonti e varie comunità, sia ebraiche tradizionali sia non ebree, di varie popolazioni che vivevano lì.
Per questo non deve meravigliare il contrasto di alcuni contenuti
 
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JohannesWeiss
view post Posted on 25/3/2011, 20:15     +1   -1




Che le grotte (più che il sito) fossero delle genizot, è una possibilità... che però penso presenti anch'essa i suoi problemini.
In primo luogo, dal momento che non mi sembra esistano altri casi attestati per un'epoca così antica, bisognerebbe pensare che la genizah multipla (essendo le grotte sparpagliate) di Qumran, sia la più antica mai scoperta.

Ma sopratutto chi erano queste varie comunità e popolazioni che seppellivano regolarmente i loro testi nelle grotte di Qumran? E' evidente che la realizzazione di un così gran numero di rotoli presuppone un certo grado di ricchezza e di cultura: certamente la comunità di una città come Gerico risponderebbe benissimo a questi requisiti... e tuttavia, per quale ragione percorrere 15 chilometri anziché creare una Genizah direttamente a Gerico?

A questo punto si potrebbe cercare di sostenere l'ipotesi-genizah mettendola relazione diretta all'abitato di Qumran quale sede di una specifica comunità religiosa, per cui le grotte intorno a Qumran sarebbero state le genizot speciali dei residenti (esseni?) di Qumran.
Ma non mi sembra credibile che una piccola comunità (50-100 persone) che abitò il sito per un periodo di circa 150 anni (dalla rifondazione del sito di Qumran intorno al 100-70 aev - dal momento che oggi si tende ad abbandonare il periodo Ia [130-100] postulato da deVaux - fino alla distruzione romana), abbia potuto non tanto produrre quanto "sciupare" e "cestinare" 900 manoscritti.

Insomma, a me l'ipotesi-genizah non pare così "ovvia"...
 
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view post Posted on 25/3/2011, 21:21     +1   -1
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אריאל פינטור

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per quale ragione percorrere 15 chilometri anziché creare una Genizah direttamente a Gerico?

le ghenizot erano generalmente fuori città

CITAZIONE
non tanto produrre quanto "sciupare" e "cestinare" 900 manoscritti.

Non è necessario che un testo sia sciupato per andare alla ghenzà.
Qualsiasi imperfezione del testo sacro, anche una sbavatura, un piccolo errore, un carattere sbiadito non lo rende più Kasher e viene destinato al cimitero, in quanto non è permesso distruggerlo.
Questo vale ancora oggi, anche per una stampa dal computer dove sia scritto il Nome di HaShem
Se vai nel sito torah.it nella sezione delle parashot leggerai questa raccomandazione alla fine di ogni file pdf
 
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a_ntv
view post Posted on 25/3/2011, 22:37     +1   -1




CITAZIONE (JohannesWeiss @ 25/3/2011, 03:05)
La conclusione di Vanderkam è che certamente la letteratura enochica godette di grande considerazione all’interno del gruppo responsabile dei Rotoli del Mar Morto, al punto che alcune sue idee influirono direttamente su determinati scritti settari. Egli respinge però come insostenibile la tesi che l’enochismo fosse il movimento da cui emerse direttamente l’essenismo – e successivamente, in seguito allo scisma, l’essenismo qumranico –, se non addirittura l’essenismo stesso (non-qumranico).

Ma... l'obbiettivo dichiarato del Boccaccini è fare storia delle idee, non certo trarre conclusioni storiche su divisioni / litigi / scismi etc e neppure conclusioni sociologiche o geo-religiose.

E mi pare che ci sia accordo tra il Vanderkam e il Boccaccini sul fatto di base, ovvero che l'enochismo abbia influenzato sia il gruppo responsabile dei Rotoli del Mar Morto, sia testi non-qumranici quali LP o i Salmi di Salomone.
Che poi l'enochismo sia stato una setta, un movimento culturale, una moda d'importazione babilonese, un gruppo di fanatici o le profezie di un visionario pazzo, questo poco importa per chi fa storia delle idee, cosi come non interessa al Boccaccini identificare il Maestro di Giustizia: non è questo il punto.

Approfitto poi per commentare un tuo post di qualche tempo, che non ritrovo, fa in cui, se ricordo bene, facevi notare la differenza tra la durezza del rispetto della legge tra gli esseni-qumranici e il movimento gesuano.
Questo è ovviamente un ostacolo da risolvere per chiarire il rapporto essenismo-Gesù, sul quale mi par di capire hai perplessità.
Come è possibile che in così poco tempo sia abbia avuto una così grande variazione delle norme legali/morali?
Abbiamo però un esempio recente: penso alla grande svolta liberale del mondo protestante nel xx secolo: in pochi decenni si è passato dal proibizionismo imperante all'ordinazione di vescovi gay. Cosa è successo? Forse gli anglicani del 1990 non sono più anglicani? Certo che se si giudica in base alle norme "halakhiche" può sembrare che non ci sia nessun legame tra gli anglicani degli anni '30 e quelli degli anni '90. Invece essi sono al 98% uguali, solo una piccola variazione, o forse più semplicemente un cambiamento di peso in alcuni elementi può in certi casi portare a variazioni assolutamente strabilianti nei comportamenti.
Non è quindi solo importante verificare quali siano le norme di comportamento, ma anche quali siano le motivazioni di tali norme. Un cattolico è rigoroso per raccogliere punti per andare in paradiso, mentre un riformato lo era per dimostrare la propria elezione. Differenze di motivazione che possono dar luogo a comportamenti analoghi, o a grandi differenze: se arriva la convinzione che tutti sono già predestinati al cielo, di colpo cade la motivazione di voler dimostrare la propria elezione. Ma la religione rimane la stessa.

E leggendo i test di Qumran una cosa che mi ha colpito è proprio l'assenza di qualsiasi segno di confessione/perdono dei peccati come elemento ricorrente della vita religiosa. C'erano norme per riottenere la purità, ma i peccatori erano scacciati di fatto dalla comunità. Come nelle comunità riformate del 16 e 17 secolo.

PS Tra l'altro, dottissimo JW, cosa pensi dei Salmi di Salomone (posti all'inizio del vol 2 del Sacchi)?. Per me sono interessantissimi e ben più utili del LP nei confronti del movimento Gesuano.

CITAZIONE (JohannesWeiss @ 25/3/2011, 20:15)
Insomma, a me l'ipotesi-genizah non pare così "ovvia"...

e anche se fossero genizah, rimarrebbe il problema di quale/i comunità alimentassero tali genizah, ovvero il problema dell'identità del gruppo responsabile dei Rotoli del Mar Mort non cambia
 
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JohannesWeiss
view post Posted on 25/3/2011, 23:29     +1   -1




CITAZIONE (Negev @ 25/3/2011, 21:21) 
le ghenizot erano generalmente fuori città

Per quel che ho avuto modo di leggere io le genizot facevano generalmente parte degli edifici sinagogali (in epoca certamente più tarda, rispetto a quella di cui stiamo parlando) in alternativa, i testi potevano essere seppelliti sottoterra, oppure riposti in vere e proprie tombe.
Se sei in grado di offrire maggiori informazioni, specialmente riguardo eventuali genizot in età antica, ben vengano.

In ogni caso, i 15 chilometri che separano da Gerico (ossia il centro più vicino a Qumran in cui risiedesse una comunità che presentasse condizioni culturali e di ricchezza materiale tali per produrre il numero di rotoli ritrovati nelle grotte) restano sempre decisamente troppi. Faccio proprio fatica a immaginare che la comunità di Gerico sentisse il bisogno di andare regolarmente fino a Qumran per seppellire i suoi testi.

CITAZIONE
Non è necessario che un testo sia sciupato per andare alla ghenzà.
Qualsiasi imperfezione del testo sacro, anche una sbavatura, un piccolo errore, un carattere sbiadito non lo rende più Kasher e viene destinato al cimitero, in quanto non è permesso distruggerlo.

Ok. Però non so se sia possibile sostenere che i testi ritrovati nelle grotte erano "imperfetti". Ci vorrebbe qualcuno che abbia diretta competenza in materia.

Ad ogni modo, sto facendo un po' di ricerche per individuare sostenitori dell'ipotesi-Genizah.
Finora ho accertato solo i nomi di Henri Del Medico e Eleazar Sukenik (quest'ultimo limitatamente alla grotta n. 1), entrambi studiosi che scrivevano negli anni '50.
Chiunque sappia di più, aggiunga.

CITAZIONE
e anche se fossero genizah, rimarrebbe il problema di quale/i comunità alimentassero tali genizah, ovvero il problema dell'identità del gruppo responsabile dei Rotoli del Mar Mort non cambia

Bentornato al non meno dotto antv!

Sono d'accordo. L'ipotesi genizah non ci illumina molto. Il problema infatti è "genizah di chi"? Di una super-produttiva piccola comunità di esseni che facevano compagnia alle palme (Plinio) ? Di circoli sacerdotali di Gerico o di Gerusalemme?

(dopo magari rispondo al resto...)
 
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view post Posted on 25/3/2011, 23:44     +1   -1
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אריאל פינטור

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Sono d'accordo. L'ipotesi genizah non ci illumina molto. Il problema infatti è "genizah di chi"? Di una super-produttiva piccola comunità di esseni che facevano compagnia alle palme (Plinio) ? Di circoli sacerdotali di Gerico o di Gerusalemme?

Ma è proprio questo il punto. Da quanto ascolto in Israele, la Ghenizà non era necessariamente legata ad un circolo o a una comunità. Qualunque testo contenente il Nome Sacro, anche se scritto da non Ebrei veniva sepolto in Ghenizà. Quindi un ritrovamento archeologico non è indicativo di una determinata comunità, ma solo che in quel luogo venivano depositati i testi. Quanto al deteriorato, non si tratta di un degrado necessariamente molto avanzato.
L'halachà prevede che qualsiasi minima imperfezione che possa dar luogo ad un errore nella lettura, rende il testo non kasher e in ebraico questo è molto evidente: un daghesh, un accento d'intonazione, una sbavatura o sbiaditura che cambia una bet in caf, o una mem in samech e viceversa, può cambiare completamente il senso, specialmente in una lingua non vocalizzata. Sistematicamente, da tempo immemorabile, dopo un certo lasso di tempo, i rotoli della Torah vengono sostituiti. Questa è una delle ragioni per la quale gli ebrei non attibuiscono chissà quale valore alla datazione di un manoscritto, perché sanno che prima di quello ve ne era un altro e prima ancoro un altro, che veniva sostituito dopo accurata copia e innumenrevoli verifiche da parte di una serie di esperti che ne garantissero la validità (kasherut).
Il meccanismo e l'accuatezza della copia e di controlli è talmente maniacale che il costo di un sefer Totah arriva ad alcune migliaia di euro.
Come sempre Abramo potrà venire in aiuto su questa questione che conosce bene
 
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a_ntv
view post Posted on 26/3/2011, 00:13     +1   -1




CITAZIONE (Negev @ 25/3/2011, 23:44) 
Ma è proprio questo il punto. Da quanto ascolto in Israele, la Ghenizà non era necessariamente legata ad un circolo o a una comunità. Qualunque testo contenente il Nome Sacro, anche se scritto da non Ebrei veniva sepolto in Ghenizà.

Rimane il problema della lontananza. Anche ammettendo che la Ghenizà fosse un uso anche nel primo secolo BC (cosa da dimostrare), non è plausibile pensare che quella delle cave di Qumran raccogliesse un'utenza oltre qualche kilometro. Già Gerico mi sembra lontano (e nei prossimi dintorni di Gerico non è certo difficile trovare posti isolati e non calpestabili dove locare una Ghenizà).
Oppure si hanno traccie storiche che esistevano solo poche Gheniz° in tutto Israele e che si facevano anche giorni di cammino per arrivarci?
E se la Ghenizà di Qurman serviva anche Gerico, possiamo chiederci quali potevano essere i testi posseduti all'epoca di una cittadina come Gerico? Fin che si tratta di libri biblici ok, ma a Qumran si sono trovate moltissime opere e in una quantità che assai difficilmente potevano trovarsi negli scaffali usuali di una sinagoga di una cittadina o nelle case dei più ricchi. Altre cittadine intorno non ce ne sono. Anche se le cave erano una Gheniza, rimane sempre assai probabile la presenza vicino di un monastero (per usare un termine moderno) ove tali testi venivano prodotti in abbondanza. Il problema rimane.

PS nel libro di Esther non compare mai il nome di Dio, e tale libro non è stato trovato a Qurman, unico tra tutti i libri del canone ebraico. Caso?
 
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77 replies since 20/3/2011, 04:01   2297 views
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