Ciò che – ad uno stadio ancora assolutamente acerbo dei miei studi – mi lascia perplesso sia nella teoria di Garcia Martinez sia in quella di Boccaccini, è l’idea di un avvenuto scisma tra Qumran e il movimento apocalittico-esseno (Garcia Martinez) o enochico-esseno (Boccaccini).
Garcia Martinez ritiene di poter individuare una prova diretta di questo scisma nella cosiddetta “lettera halakica” (4QMMT), il cui autore – come è noto – riporta e sostiene una serie di interpretazioni legali peculiari (“noi diciamo che…”) in base alle quali il suo gruppo si è separarato “dalla maggioranza del popolo”, tentando di convincere della loro giustezza un destinatario che viene descritto come uno che ha “intelligenza e conoscenza della Torah” (e che sembra avere un ruolo di guida politica).
Ora, secondo la lettura di Garcia Martinez questo destinatario a cui si indirizza l’autore di 4QMMT – che egli pensa possa essere il Maestro di Giustizia - sarebbe appunto un leader del movimento esseno “genitore”, da cui il gruppo proto-qumranico del Maestro di Giustizia si sarebbe separato per una serie di disaccordi su questioni relative al calendario cultuale, a prescrizioni relative al tempio e alla città, e a posizioni legali su problemi di purità, decime o matrimonio.
I problemi di questa lettura mi sembrano tuttavia molteplici: A) anzitutto non mi torna quale razza di grave contesa calendariale avrebbe dovuto separare i proto-qumranici dal movimento apocalittico-esseno (dato che entrambi adottavano un calendario solare di 364 giorni);
B) Lawrence Schiffman ha dimostrato che il dibattito halakico presente in 4QMMT si sovrappone in misura considerevole alle divergenze che la letteratura rabbinica riporta a proposito di sadducei e farisei (con le posizioni di 4QMMT che coincidono con quelle sadducee); C) il destinatario di 4QMMT sembra in realtà essere un personaggio con un ruolo di potere politico (si parla del bene suo e del suo popolo/Israele; viene invitato a rammentare l’esempio di Davide).
Insomma, tutto farebbe pensare che 4QMMT lungi dall’attestare uno scisma del gruppo proto-qumranico rispetto ad un movimento settario apocalittico-esseno, testimoni una separazione (in cui però i toni sono ancora cordiali e c’è speranza di raggiungere un’intesa) rispetto ad un orientamento di tipo farisaico facente capo ad un sovrano asmoneo.
E a questo riguardo lo stesso Boccaccini dichiara esplicitamente la propria divergenza rispetto a Garcia Martinez, nel ritenere appunto che 4QMMT si rivolga alla casa asmonea, e non ad un’autorità essena.
In effetti, a mio avviso,
Boccaccini adotta una linea abbastanza diversa per sostenere la tesi di uno scisma tra Qumran e l’essenismo. Più che ricercare o far leva su testimonianze dirette, mi sembra che egli tenda a “dedurre” lo scisma a partire dalla sua rappresentazione sistemica complessiva della letteratura del periodo del secondo Tempio.
In sostanza: dal momento che la recezione della letteratura enochico-essena è attestata a Qumran solo fino a un certo punto, egli interpreta l’assenza dalla biblioteca qumranica di opere enochico-essene quali l’Epistola di Enoc (a differenza della proto-Epistola), il Libro delle Parabole di Enoc e il Testamento dei 12 patriarchi, come la prova di un avvenuta separazione tra Qumran e il resto del movimento enochico-esseno.
A ciò si aggiungono ulteriori valutazioni di tipo “dottrinale”, secondo cui le opere in questione manifesterebbero alcuni aspetti teologici esplicitamente anti-qumranici ad es. la valorizzazione della responsabilità umana quale rifiuto del determinismo qumranico.
Questo sarebbe ad es. evidente nel seguente passo della Epistola di Enoc (1En 98,4): “Vi giuro, o peccatori: nello stesso modo in cui una montagna non si è mai trasformata in un servo, né una collina mai diventerà l’ancella di una donna, così neanche il peccato è mai stato diffuso nel mondo. Sono gli uomini ad averlo inventato. E coloro che lo commettono incorreranno in una grave maledizione”
Tuttavia a me pare che più che opporsi al determinismo qumranico questo passo dell’Epistola testimoni solo una messa in discussione della tradizione enochica sui Vigilanti.
Naturalmente Boccaccini ritiene che vi siano anche evidenze dirette dello scisma tra Qumran e gli enochico-esseni, come ad esempio i riferimenti nel Documento di Damasco e nel Pesher di Abacuc alla figura dell’“insolente” o “uomo di menzogna”, e dei traditori della nuova alleanza in Damasco che tornarono al suo seguito.
Ma in realtà che questo leader e i suoi seguaci siano da identificari come (ex)membri dello stesso movimento proto-qumranico (CD) o qumranico (1QpHab), è un’ipotesi più che un’evidenza.
John Collins nel suo ultimo libro (
Beyond the Qumran Community, 2010) lo ha messo in questione con decisione. E non mi sembra da buttare la tesi di Hartmut Stegemann che vede nell’ “insolente/uomo di menzogna” il fondatore del movimento farisaico, soprattutto se si considera che il Documento di Damasco dice di coloro che si lasciarono deviare dall’Insolente che “essi cercarono interpretazioni facili” – espressione che gli studiosi vedono normalmente come un riferimento ai farisei.
In effetti, se è vero che la lettera halakica 4QMMT – affine a sua volta al Rotolo del Tempio – presuppone un dibattito e una separazione nei confronti di un orientamento di tipo farisaico, mi sembra ragionevole inquadrare nello stesso contesto anche i contrasti testimoniati nel Documento di Damasco (che si colloca appunto nella stessa fase pre-qumranica di 4QMMT e Rotolo del Tempio).
Riepilogando: le testimonianze dirette su uno scisma tra Qumran ed essenismo sono quanto meno dubbie.
Quanto poi all’argomento di Boccaccini che conclude lo scisma a partire da un’interpretazione complessiva dei rapporti ideologici tra gli scritti enochici e gli scritti qumranici, mi pare che esso non solo si fondi su diversi elementi tutt’altro che certi (si pensi solo al Libro delle Parabole, la cui datazione è estremamente incerta e dibattuta, con molti che lo collocherebbero a metà o alla fine del I secolo – nel qual caso la sua assenza dalle grotte di Qumran non indicherebbe assolutamente nulla al di là del fatto che ancora non esisteva),
ma più ancora mi sembra “viziato” dal presupposto che la storia delle idee sia pacificamente convertibile nella storia sociale e sociologica, in modo da sentirsi autorizzati a concludere la ramificazione dei gruppi a partire dalla ramificazione che noi riusciamo a individuare tra le idee di una serie di documenti.
Io non condivido questo presupposto (o almeno non nel modo massimalista di Boccaccini), e benché le affinità e le divergenze ideologiche siano certamente elementi importanti, ritengo che sia preferibile parlare di scismi e separazioni sociologiche solo in presenza di testimonianze dirette interpretabili in tal senso.
Quanto a me, tendo ancora a pensare (contro Paganini) che l’insediamento di Khirbet Qumran potesse ospitare una comunità essena, ma non credo che i rotoli nascosti nelle grotte siano da interpretare strettamente come un loro esclusivo prodotto, sia dal punto di vista materiale (rotoli prodotti e scritti a Qumran), sia dal punto di vista ideologico (dottrine esclusive di Qumran).
Penso cioè che il tipo di essenismo testimoniato negli scritti di Qumran (compresi quelli specificamente settari), fosse diffuso anche nell'essenismo extra-qumranico, e che nelle grotte trovarono rifugio non solo eventuali rotoli scritti a Khirbet Qumran (se ve ne furono - vedi sopra gli argomenti di Paganini), bensì rotoli provenienti da altre comunità essene sparse per la Palestina.
[e con ciò non esito a riconoscere l’influenza su di me delle tesi di Collins]
CITAZIONE (barionu @ 23/3/2011, 23:59)
dove risultava che le pelli erano di origine bovina e non caprina, onde la possibilità
che le pelli fossero provenienti da Gerusalemme più che da Qumran.
Sì, su queste questioni tecniche non sono molto informato. Di per sé comunque non mi pare che la questione della provenienza materiale dei rotoli possa essere definitivamente decisiva in un senso come nell'altro.
Come diceva Hard-Rain nella discussione che hai linkato: "i qumraniti potevano aver acquistato nel corso del tempo altrove le pelli, oppure effettivamente la biblioteca potrebbe essere non uniforme".
Comunque, una volta che si guardi a Qumran come un insediamento esseno integrato (anziché scismatico) nel resto delle comunità essene palestinesi, mi sembra che venga a cadere l'aut-aut "Qumran o Gerusalemme".
E' probabile che a Gerusalemme - come in tante altre località - ci fosse una comunità essena (magari una delle più importanti), e posso ben concepire che all'alba della guerra questi esseni gerosolimitani abbiano portato i loro rotoli in salvo nelle grotte dei loro colleghi di Qumran.