Studi sul Cristianesimo Primitivo

Tiberio ed il senatoconsulto del 35, ilaria ramelli, marta sordi

« Older   Newer »
  Share  
Saulnier
view post Posted on 9/5/2011, 18:57 by: Saulnier     +1   -1




CITAZIONE
Ho trovato l'articolo della Ramelli pubblicato su Hugoye:

syrcom.cua.edu/hugoye/Vol9No1/HV9N1Ramelli.html

in particolare si veda il paragrafo #10 e relative note.

La Ramelli scrive:

A very important point for our present research is that Moses correctly links Abgar's and Tiberius' letters to the mention of the senatus consultum of AD 35, absent from the Doctrina but historical, or at least attested in far more ancient sources: Moses derives this information from Eusebius, who, on his part, has it from Tertullian.

La Ramelli lascia intendere che il senato consulto per decidere la divinità di Cristo (considerato avvenimento storico) si sia tenuto il 35 AD. Mosé deriva questa informazione da Eusebio che, da parte sua, la ottiene da Tertulliano.
Ma prima di disturbare Eusebio leggiamo cosa dice Tertulliano:

Apologeticum, V, II

Tiberius ergo, cuius tempore nomen Christianum in saeculum introivit, adnuntiata sibi ex Syria Palaestina, quae illic veritatem ipsius divinitatis revelaverant, detulit ad senatum cum praerogativa suffragii sui. Senatus, quia non ipse probaverat, respuit, Caesar in sententia mansit, comminatus periculum accusatoribus Christianorum.

Tiberio, sotto il cui regno il nome cristiano ha fatto la sua entrata nel secolo, sottopose al senato i fatti di Siria e Palestina che gli erano stati comunicati, fatti che avevano in quei luoghi rivelato la divinità del Cristo ed egli manifestò il suo parere favorevole. Il senato avendo lui stesso verificato questi fatti votò contro. Cesare persistette nel suo proposito e minacciò gli accusatori dei Cristiani.


In che periodo Tertulliano (che ricordiamolo è la fonte primaria su questa questione) fissa il senato-consulto? Indubbiamente non molto tempo la crocifissione.

Quando è avvenuta la crocifissione secondo Tertulliano?
Sotto il consolato dei due Gemini, nel 29 A.D.

Adversus Iudaeos, 8.

Quae passio Christi [huius exterminium] intra tempora LXX ebdomadarum perfecta est sub Tiberio Caesare, consulibus Rubellio Gemino et Rufio Gemino mense Martio temporibus paschae, die octavo Kalendarum Aprilium, die primo azymorum quo agnum occiderunt ad vesperam, sicut a Moyse fuerat praeceptum.

Tertulliano dunque riteneva questo senato-consulto per decidere sulla divinità di Cristo avvenuto intorno agli anni 30-31 A.D. e non nel 35 A.D.

Orosio (Historiarum Adversum Paganos, Liber VII, 4) riprendendo Tertulliano:

Tiberius cum suffragio magni fauoris rettulit ad senatum, ut Christus deus haberetur senatus indignatione motus, cur non sibi prius secundum morem delatum esset, ut de suscipiendo cultu prius ipse decerneret, consecrationem Christi recusauit edictoque constituit, exterminandos esse urbe Christianos; praecipue cum et Seianus praefectus Tiberii suscipiendae religioni obstinatissime contradiceret.

Quando Tiberio, con grande approvazione, propose al Senato che Cristo dovesse essere considerato un dio, il Senato si indignò perché la questione non gli era stata riferita precedentemente, in modo che potesse essere il primo, secondo costume, a deliberare sul riconoscimento di un nuovo culto e quindi rifiutò di divinizzare Cristo ed emise un editto secondo il quale i cristiani dovessero essere banditi dalla città. Questo fu anche il motivo particolare per cui Seiano, il prefetto di Tiberio, fu inflessibile contro il riconoscimento di questa religione.

Da cui può evincersi, considerando storici questi fatti, che intorno all'anno 30 (Seiano è morto nel 31 A.D.) c'erano già abbastanza cristiani a Roma da rendere necessario un editto per bandirli dalla città.

Negli Annales, alla fine del libro V, Tacito ci narra degli avvenimenti accaduti sotto il consolato dei due Gemini (A.D. 29). In quest’anno si colloca la morte della madre di Tiberio, Livia che provocò un forte cambiamento nel suo carattere e un incremento di potere da parte di Seiano.
Improvvisamente il testo presenta delle anomalie:

nec ultra deliberatum quo minus non quidem extrema decernerent id enim vetitum, sed paratos ad ultionem vi principis impediri testarentur [lacuna]

L'ultima decisione presa dal senato fu che, se non deliberavano pene estreme, era per il divieto posto dall'imperatore, ma attestavano la loro disponibilità alla vendetta, da cui si sentivano impediti solo dall'autorità vincolante del principe[lacuna]

Dopo questa frase troncata, il testo riprende con :

Quattuor et quadraginta orationes super ea re habitae, ex quis ob metum paucae, plures adsuetudine [lacuna]

Furono pronunciati ben quarantaquattro discorsi sull'argomento, di cui pochi dettati da serie preoccupazioni e i più dall'abitudine all'adulazione[lacuna]

Ancora una lacuna e poi il testo riprende con un discorso diretto:

'mihi pudorem aut Seiano invidiam adlaturum censui'

ho pensato che ciò significasse attirare vergogna su di me e odio addosso a Seiano.”


E come per magia ci ritroviamo in un discorso che si riferisce alle conseguenze del complotto di Seiano, il quale fu giustiziato nell’ottobre del 31 A.D.
La lacuna degli Annales interessa dunque la fine dell’anno 29, tutto l’anno 30, e quasi tutto l’anno 31 A.D. (anni cruciali per la comprensione delle vicende cristiane.) e gli anni in cui si sarebbe svolto questo senato-consulto sulla divinità di Cristo.

La frase, con ogni probabilità appartenente al Tacito originale, così estrapolata dal suo contesto poteva lasciare credere che i discorsi in questione, riguardassero proprio la faccenda discussa al senato concernente la divinità del Cristo, dando credito in questo modo alla storia di Tertulliano.

D'altra parte, l'unico altro storico romano che avrebbe potuto darci notizie su questi anni è Velleius Paterculus, che scrisse in quegli anni una Storia Romana, dedicata al console Vinicius al potere nell’anno 30 A.D.

Riporto di seguito l’introduzione di Jules Pierrot all’Histoire Romaine di Velleius Paterculus, tradotta da Després.

“Il libro di Velleius ci è pervenuto più corrotto di qualsiasi altra opera dell’antichità. Un solo manoscritto della sua Storia Romana si era conservato al convento di Murbach, nell’Alta Alsazia. E’ lì che esso fu scoperto da Beatus Rhenanus. Una prima edizione, fatta secondo questo manoscritto, comparve a Basle nel 1520. Il manoscritto si perse qualche tempo dopo, probabilmente, dice M Schoell, nel trasferimento dalla biblioteca di Murbach al castello di Guebwiler, che i principi-abbati di Murbach costruirono per risiedervi, di modo che non resta più di Velleius che l’edizione originale di Rhenanus, e una collazione del manoscritto, fatta a Basle da Burer, prima che il manoscritto fosse stato inviato a Murbach”

La Storia Romana si arresta, nello stato in cui ci è pervenuta alla morte di Livia nel 29 A.D. ma i critici concordano sul fatto che in particolare la parte finale dell’opera presenti gravi alterazione e risulta visibilmente troncata.
A titolo di esempio riporto la nota nella traduzione di JeanBaptiste Denis Després.

La fine dell’opera di Velleius è piena di frasi inintellegibili. Il primo testo riporta “deinde, ut Silium Pisonemque tam alterius dignitatem, etc. Vi è senza dubbio una lacuna dopo Pisonemque: ognuno l’ha riempita alla sua maniera.

La dedica al console Vinicius, al potere nel 30 A.D. fa presumere che l’opera di Velleius arrivasse almeno fino a quell’anno.
La lacuna di Tacito fa scopa con quella di Velleius.
 
Top
31 replies since 8/5/2011, 13:22   3322 views
  Share