Studi sul Cristianesimo Primitivo

Tiberio ed il senatoconsulto del 35, ilaria ramelli, marta sordi

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Domics
view post Posted on 8/5/2011, 13:22     +1   -1




Salve,
essendo al mio primo post intanto vi saluto e ringrazio per l'ottimo lavoro che fate.
Inserisco questo argomento in questa sezione poichè ritengo che sia da considerare una fonte per il Gesù storico.
Per avere un'idea della questione si può consultare questo articolo scritto da Ilaria Ramelli:
terzotriennio.blogspot.com/2009/09/tiberio-limperatore-romano-che-difese-i.html

Volevo sapere cosa ne pensate.
E' una mia impressione o la notizia non ha la diffusione che meriterebbe?
Eppure che già nel 35 il cristianesimo fosse considerato una religio non mi sembra una cosa da poco.
Ad esempio nei testi inglesi non mi è mai capitato di trovarne menzione.
Dipende dal fatto che è una notizia di difficile verifica e questo anche dopo la scoperta del frammento porfiriano?
Grazie.
 
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view post Posted on 8/5/2011, 14:36     +1   -1
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Ciao Domics, ti chiedo la gentilezza ti presentarti nella sezione "Presentazioni", cosi' puoi dirci chi sei, perche' ti appassiona la storia del cristianesimo, che letture hai fatto al riguardo e soprattutto possiamo darti il benvenuto :-)

Grazie, ciao
Talita'
 
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view post Posted on 8/5/2011, 15:51     +1   -1
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È vero che l'articolo è pubblicato su Avvenire, ma trovo decisamente inaccettabile una frase come "ne ho confermato la storicità". Al massimo ha constatato che Porfirio dipende da fonti precedenti, probabilmente dallo stesso Tertulliano che, naturalmente, piega ai suoi fini. Mettersi poi a ricostruire fonti in questo caso dovrebbe essere un'operazione piuttosto pericolosa, perché suppongo che il passo in questione sia riportato in un altro autore, come buona parte della produzione di Porfirio e comunque tutta quella relativa ai cristiani.
Sarebbe interessante vedere quali sarebbero queste "importanti fonti orientali" di cui parla, ma il link su Avvenire non funziona.
Se qualcuno ha visto questi articoli potrebbe illuminarci in proposito.



 
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view post Posted on 8/5/2011, 16:29     +1   -1
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view post Posted on 8/5/2011, 17:36     +1   -1
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Su questa idea di Tiberio e del '35 non fa che riprendere le tesi della sua maestra Marta Sordi...
Comunque, l'idea che questa relazione al Senato esista è controversa.
 
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Domics
view post Posted on 9/5/2011, 08:26     +1   -1




CITAZIONE (Teodoro Studita @ 8/5/2011, 16:51) 
È vero che l'articolo è pubblicato su Avvenire, ma trovo decisamente inaccettabile una frase come "ne ho confermato la storicità". Al massimo ha constatato che Porfirio dipende da fonti precedenti, probabilmente dallo stesso Tertulliano che, naturalmente, piega ai suoi fini. Mettersi poi a ricostruire fonti in questo caso dovrebbe essere un'operazione piuttosto pericolosa, perché suppongo che il passo in questione sia riportato in un altro autore, come buona parte della produzione di Porfirio e comunque tutta quella relativa ai cristiani.
Sarebbe interessante vedere quali sarebbero queste "importanti fonti orientali" di cui parla, ma il link su Avvenire non funziona.
Se qualcuno ha visto questi articoli potrebbe illuminarci in proposito.

1) La Ramelli e la Sordi hanno pubblicato la tesi sulla rivista Aevum che è una rivista scientifica che applica il ‘double-blind peer review’.
2) Ci sono ottime ragioni per dire che Tertulliano e le fonti cristiane non avessero alcun interesse a far sapere che già dal 35 l'Impero Romano considerasse fuorilegge i seguaci di Gesù (è la conseguenza logica del no del senato).
3) Nel caso invece la decisione del Senato venisse considerata da qualcuno una notizia positiva per Cristiani e quindi Tertulliano aveva interesse a farla conoscere (ma ripeto che per me è difficile pensarlo) non si vede perchè ne avrebbe dovuto parlare Porfirio.
4) il F64 Harnack è riportato in Macario di Magnesia; c'è da dire che l'Adversus Christianos di Porfirio non lo conosceremmo senza i brani tratti dagli apologisti cristiani e non vedo motivi per mettere in dubbio proprio questo passo solo perchè dice che subito dopo la morte di Gesù il senato romano condannò i suoi seguaci.






CITAZIONE (barionu @ 8/5/2011, 17:29) 

mi sembra che nella precedente discussione si parlasse di altre tesi della Ramelli e non del senatoconsulto; comunque grazie perchè non conoscevo la situazione personale della studiosa.
 
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view post Posted on 9/5/2011, 09:34     +1   -1
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CITAZIONE
il F64 Harnack è riportato in Macario di Magnesia;

Bisogna dire che non tutti gli studiosi del neoplatonismo accolgono i frammenti di Porfirio tratti da Macario di Magnesia. Nell'opera Apocritico il vescovo Macario di Magnesia risponde alle obiezioni di un anonimo polemista pagano, in cui Harnack volle identificare Porfirio, altri però fecero i nomi di Giuliano, di Celso, ecc. Sicché se è questa la base che identifica Porfirio come fonte, essa è ben controversa.

Ad maiora

P.S. Sei sicuro che sia proprio il frammento 64? Perché il fr. 64 Harnack parla di tutt'altro.
 
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view post Posted on 9/5/2011, 09:38     +1   -1
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CITAZIONE (Domics @ 9/5/2011, 09:26) 
CITAZIONE (Teodoro Studita @ 8/5/2011, 16:51) 
È vero che l'articolo è pubblicato su Avvenire, ma trovo decisamente inaccettabile una frase come "ne ho confermato la storicità". Al massimo ha constatato che Porfirio dipende da fonti precedenti, probabilmente dallo stesso Tertulliano che, naturalmente, piega ai suoi fini. Mettersi poi a ricostruire fonti in questo caso dovrebbe essere un'operazione piuttosto pericolosa, perché suppongo che il passo in questione sia riportato in un altro autore, come buona parte della produzione di Porfirio e comunque tutta quella relativa ai cristiani.
Sarebbe interessante vedere quali sarebbero queste "importanti fonti orientali" di cui parla, ma il link su Avvenire non funziona.
Se qualcuno ha visto questi articoli potrebbe illuminarci in proposito.

1) La Ramelli e la Sordi hanno pubblicato la tesi sulla rivista Aevum che è una rivista scientifica che applica il ‘double-blind peer review’.

Per la precisione, Aevum 2004, vol. 78, no1, pp. 59-67.
Purtroppo non possiedo l'articolo e, soprattutto, non ho trovato alcuna review critica.
Quello che posso dire è che, a quanto mi risulta, tale ipotesi non gode di grande visibilità a livello internazionale (non ne ho visto traccia nei maggiori autori).

Personalmente, ritengo che il 35 dC sia una datazione un pò troppo "alta" perché il movimento cristiano potesse avere già le caratteristiche di una "superstitio illicita" ben distinta dal giudaismo.

Per poter esprimere un giudizio più appropriato, e capire perché tali ipotesi non goda di largo consenso, bisognerebbe innanzitutto leggere la pubblicazione (e/o una review).

Domics, se vuoi presentarti nella sezione "Presentazioni" faresti certamente cosa gradita, oltreché raccomandata dal regolamento.

Grazie, ciao
Talità
 
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view post Posted on 9/5/2011, 10:12     +1   -1
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Rinnovando l'invito (eufemismo) a presentarsi come da Regolamento, rispondo per quel che posso.

CITAZIONE
1) La Ramelli e la Sordi hanno pubblicato la tesi sulla rivista Aevum che è una rivista scientifica che applica il ‘double-blind peer review’.

Questo non implica che allora una ipotesi si trasformi ispo facto in un dogma. Penso dunque che possiamo discuterne in tranquillità

CITAZIONE
2) Ci sono ottime ragioni per dire che Tertulliano e le fonti cristiane non avessero alcun interesse a far sapere che già dal 35 l'Impero Romano considerasse fuorilegge i seguaci di Gesù (è la conseguenza logica del no del senato).

Questo lo trovo un argomento molto debole, perché la finalità del V capitolo dell'Apologetico sembra essere quella di mostrare che solo gli imperatori "cattivi" avevano perseguitato i cristiani: nella fattispecie Nerone e Domiziano, mentre Tiberio, che non godeva di una cattiva fama presso i contemporanei, aveva votato favorevolmente a quella sessione del senato. Dunque mi sembra che il criterio dell'imbarazzo qui non funzioni, perché Tertulliano mette in risalto il voto favorevole di Tiberio, non tanto quello sfavorevole del senato. Questo naturalmente non ci dice nulla sull'autenticità della storia, ma pare comunque un po' strano che solo 4-5 anni dopo i fatti (stando alla cronologia di Meier) a Roma si parlasse di un episodio così... marginale. Anche l'invito di Tertulliano «Consulite commentarios vestros» (V,3) la bellezza di centicinquant'anni dopo non mi pare così decisivo.

CITAZIONE
3) Nel caso invece la decisione del Senato venisse considerata da qualcuno una notizia positiva per Cristiani e quindi Tertulliano aveva interesse a farla conoscere (ma ripeto che per me è difficile pensarlo) non si vede perchè ne avrebbe dovuto parlare Porfirio.

Il problema potrebbe essere posto su basi diverse. Porfirio dipende da Tertulliano, e lo usa per i suoi fini, questo non fa problema. Semmai bisognerebbe capire quali siano le fonti di Tertulliano. È vero che essendo un giurista aveva probabilmente accesso agli archivi (o almeno ad una parte di essi), ma è anche vero che potrebbe dipendere da un'altra fonte o financo aver inventato di sana pianta. Nel secondo caso possiamo citare altri esempi analoghi di forgeries in cui eminenti personaggi politici romani vengono dipinti come filo-cristiani: si pensi (nella letteratura apocrifa) ai vari cicli di Pilato o alla corrispondenza spuria tra Paolo e Seneca; nei primi si mette già in buona luce Tiberio, e le fonti di questi apocrifi rimontano perlappunto al II secolo, forse gli stessi citati da Giustino (Ap.I,XXXV,6). Dunque non sarebbe strano che entrambi questi Padri (Giustino e Tertulliano) dipendano da un'altra forgery cristiana perduta e non da una fonte d'archivio di cui avevano diretta conoscenza.

CITAZIONE
4) il F64 Harnack è riportato in Macario di Magnesia; c'è da dire che l'Adversus Christianos di Porfirio non lo conosceremmo senza i brani tratti dagli apologisti cristiani e non vedo motivi per mettere in dubbio proprio questo passo solo perchè dice che subito dopo la morte di Gesù il senato romano condannò i suoi seguaci.

Infatti nessuno lo mette in dubbio. La cosa che mi sembra più verosimile, come già detto, è che Porfirio usi Tertulliano piegandolo ai suoi scopi, esattamente come Tertulliano aveva piegato ai suoi questa fonte a noi ignota su questa famigerata riunione del senato.

Invece mi sfuggono quali sarebbero le "importanti fonti orientali". L'uso del plurale impone che siano almeno due.
Oggi pomeriggio mi vado a guardare comunque questo Aevum 2004,I e ne saprò di più.
 
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Domics
view post Posted on 9/5/2011, 11:16     +1   -1




Ho trovato l'articolo della Ramelli pubblicato su Hugoye:

syrcom.cua.edu/hugoye/Vol9No1/HV9N1Ramelli.html

in particolare si veda il paragrafo #10 e relative note.

[QUOTE=Talità kum,9/5/2011, 10:38 ?t=55558221&st=0#entry453887714]
CITAZIONE (Domics @ 9/5/2011, 09:26) 
Personalmente, ritengo che il 35 dC sia una datazione un pò troppo "alta" perché il movimento cristiano potesse avere già le caratteristiche di una "superstitio illicita" ben distinta dal giudaismo.

1) Per questo ritengo l'argomento molto interessante.
In ogni caso dobbiamo tenere conto non di quello che si pensava o si conosceva a Roma che era ben lontana ma di quello che il Governatore di Giudea poteva pensare di quel nuovo movimento poichè la richiesta di riconoscimento o meno deve essere partita da lui. E il Governatore prima di fare la richiesta può aver sentito i diretti interessati.

2) si hanno notizie nello stesso periodo o quanto meno nei primissimi secoli di riconoscimenti come religio lecita o supersitio illecita di altre religioni da parte del Senato?
 
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JohannesWeiss
view post Posted on 9/5/2011, 17:44     +1   -1




Mi allineo anch'io al consensus nel ritenere la tesi anacronistica, in quanto nel 35 nessuno degli agenti in questione (Pilato, Caifa e sinedrio, senatori romani e, naturalmente, in primis i cristiani stessi) avrebbero mai potuto vedere nel movimento cristiano qualcosa di "altro" rispetto al giudaismo. Il problema semplicemente non poteva ancora porsi.
 
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Saulnier
view post Posted on 9/5/2011, 18:57     +1   -1




CITAZIONE
Ho trovato l'articolo della Ramelli pubblicato su Hugoye:

syrcom.cua.edu/hugoye/Vol9No1/HV9N1Ramelli.html

in particolare si veda il paragrafo #10 e relative note.

La Ramelli scrive:

A very important point for our present research is that Moses correctly links Abgar's and Tiberius' letters to the mention of the senatus consultum of AD 35, absent from the Doctrina but historical, or at least attested in far more ancient sources: Moses derives this information from Eusebius, who, on his part, has it from Tertullian.

La Ramelli lascia intendere che il senato consulto per decidere la divinità di Cristo (considerato avvenimento storico) si sia tenuto il 35 AD. Mosé deriva questa informazione da Eusebio che, da parte sua, la ottiene da Tertulliano.
Ma prima di disturbare Eusebio leggiamo cosa dice Tertulliano:

Apologeticum, V, II

Tiberius ergo, cuius tempore nomen Christianum in saeculum introivit, adnuntiata sibi ex Syria Palaestina, quae illic veritatem ipsius divinitatis revelaverant, detulit ad senatum cum praerogativa suffragii sui. Senatus, quia non ipse probaverat, respuit, Caesar in sententia mansit, comminatus periculum accusatoribus Christianorum.

Tiberio, sotto il cui regno il nome cristiano ha fatto la sua entrata nel secolo, sottopose al senato i fatti di Siria e Palestina che gli erano stati comunicati, fatti che avevano in quei luoghi rivelato la divinità del Cristo ed egli manifestò il suo parere favorevole. Il senato avendo lui stesso verificato questi fatti votò contro. Cesare persistette nel suo proposito e minacciò gli accusatori dei Cristiani.


In che periodo Tertulliano (che ricordiamolo è la fonte primaria su questa questione) fissa il senato-consulto? Indubbiamente non molto tempo la crocifissione.

Quando è avvenuta la crocifissione secondo Tertulliano?
Sotto il consolato dei due Gemini, nel 29 A.D.

Adversus Iudaeos, 8.

Quae passio Christi [huius exterminium] intra tempora LXX ebdomadarum perfecta est sub Tiberio Caesare, consulibus Rubellio Gemino et Rufio Gemino mense Martio temporibus paschae, die octavo Kalendarum Aprilium, die primo azymorum quo agnum occiderunt ad vesperam, sicut a Moyse fuerat praeceptum.

Tertulliano dunque riteneva questo senato-consulto per decidere sulla divinità di Cristo avvenuto intorno agli anni 30-31 A.D. e non nel 35 A.D.

Orosio (Historiarum Adversum Paganos, Liber VII, 4) riprendendo Tertulliano:

Tiberius cum suffragio magni fauoris rettulit ad senatum, ut Christus deus haberetur senatus indignatione motus, cur non sibi prius secundum morem delatum esset, ut de suscipiendo cultu prius ipse decerneret, consecrationem Christi recusauit edictoque constituit, exterminandos esse urbe Christianos; praecipue cum et Seianus praefectus Tiberii suscipiendae religioni obstinatissime contradiceret.

Quando Tiberio, con grande approvazione, propose al Senato che Cristo dovesse essere considerato un dio, il Senato si indignò perché la questione non gli era stata riferita precedentemente, in modo che potesse essere il primo, secondo costume, a deliberare sul riconoscimento di un nuovo culto e quindi rifiutò di divinizzare Cristo ed emise un editto secondo il quale i cristiani dovessero essere banditi dalla città. Questo fu anche il motivo particolare per cui Seiano, il prefetto di Tiberio, fu inflessibile contro il riconoscimento di questa religione.

Da cui può evincersi, considerando storici questi fatti, che intorno all'anno 30 (Seiano è morto nel 31 A.D.) c'erano già abbastanza cristiani a Roma da rendere necessario un editto per bandirli dalla città.

Negli Annales, alla fine del libro V, Tacito ci narra degli avvenimenti accaduti sotto il consolato dei due Gemini (A.D. 29). In quest’anno si colloca la morte della madre di Tiberio, Livia che provocò un forte cambiamento nel suo carattere e un incremento di potere da parte di Seiano.
Improvvisamente il testo presenta delle anomalie:

nec ultra deliberatum quo minus non quidem extrema decernerent id enim vetitum, sed paratos ad ultionem vi principis impediri testarentur [lacuna]

L'ultima decisione presa dal senato fu che, se non deliberavano pene estreme, era per il divieto posto dall'imperatore, ma attestavano la loro disponibilità alla vendetta, da cui si sentivano impediti solo dall'autorità vincolante del principe[lacuna]

Dopo questa frase troncata, il testo riprende con :

Quattuor et quadraginta orationes super ea re habitae, ex quis ob metum paucae, plures adsuetudine [lacuna]

Furono pronunciati ben quarantaquattro discorsi sull'argomento, di cui pochi dettati da serie preoccupazioni e i più dall'abitudine all'adulazione[lacuna]

Ancora una lacuna e poi il testo riprende con un discorso diretto:

'mihi pudorem aut Seiano invidiam adlaturum censui'

ho pensato che ciò significasse attirare vergogna su di me e odio addosso a Seiano.”


E come per magia ci ritroviamo in un discorso che si riferisce alle conseguenze del complotto di Seiano, il quale fu giustiziato nell’ottobre del 31 A.D.
La lacuna degli Annales interessa dunque la fine dell’anno 29, tutto l’anno 30, e quasi tutto l’anno 31 A.D. (anni cruciali per la comprensione delle vicende cristiane.) e gli anni in cui si sarebbe svolto questo senato-consulto sulla divinità di Cristo.

La frase, con ogni probabilità appartenente al Tacito originale, così estrapolata dal suo contesto poteva lasciare credere che i discorsi in questione, riguardassero proprio la faccenda discussa al senato concernente la divinità del Cristo, dando credito in questo modo alla storia di Tertulliano.

D'altra parte, l'unico altro storico romano che avrebbe potuto darci notizie su questi anni è Velleius Paterculus, che scrisse in quegli anni una Storia Romana, dedicata al console Vinicius al potere nell’anno 30 A.D.

Riporto di seguito l’introduzione di Jules Pierrot all’Histoire Romaine di Velleius Paterculus, tradotta da Després.

“Il libro di Velleius ci è pervenuto più corrotto di qualsiasi altra opera dell’antichità. Un solo manoscritto della sua Storia Romana si era conservato al convento di Murbach, nell’Alta Alsazia. E’ lì che esso fu scoperto da Beatus Rhenanus. Una prima edizione, fatta secondo questo manoscritto, comparve a Basle nel 1520. Il manoscritto si perse qualche tempo dopo, probabilmente, dice M Schoell, nel trasferimento dalla biblioteca di Murbach al castello di Guebwiler, che i principi-abbati di Murbach costruirono per risiedervi, di modo che non resta più di Velleius che l’edizione originale di Rhenanus, e una collazione del manoscritto, fatta a Basle da Burer, prima che il manoscritto fosse stato inviato a Murbach”

La Storia Romana si arresta, nello stato in cui ci è pervenuta alla morte di Livia nel 29 A.D. ma i critici concordano sul fatto che in particolare la parte finale dell’opera presenti gravi alterazione e risulta visibilmente troncata.
A titolo di esempio riporto la nota nella traduzione di JeanBaptiste Denis Després.

La fine dell’opera di Velleius è piena di frasi inintellegibili. Il primo testo riporta “deinde, ut Silium Pisonemque tam alterius dignitatem, etc. Vi è senza dubbio una lacuna dopo Pisonemque: ognuno l’ha riempita alla sua maniera.

La dedica al console Vinicius, al potere nel 30 A.D. fa presumere che l’opera di Velleius arrivasse almeno fino a quell’anno.
La lacuna di Tacito fa scopa con quella di Velleius.
 
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view post Posted on 9/5/2011, 19:34     +1   -1
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CITAZIONE (JohannesWeiss @ 9/5/2011, 18:44) 
Mi allineo anch'io al consensus nel ritenere la tesi anacronistica, in quanto nel 35 nessuno degli agenti in questione (Pilato, Caifa e sinedrio, senatori romani e, naturalmente, in primis i cristiani stessi) avrebbero mai potuto vedere nel movimento cristiano qualcosa di "altro" rispetto al giudaismo. Il problema semplicemente non poteva ancora porsi.

Questo è veramente il punto, sono completamente d'accordo. Oggi pomeriggio ho letto l'articolo della Sordi/Ramelli – non quello del link, ma quello su Aevum, 1(2004)intitolato "Il senatoconsulto del 35 contro i cristiani in un frammento porfiriano" cui fa riferimento l'articolo di Avvenire – e l'ho trovato totalmente deludente.

Tutto ruota intorno a questo Αποκριτος di Macario di Magnesia II,14 che porta un frammento di Porfirio (Contro i Cristiani) in cui si dice che Gesú

[...] non apparve a molti uomini contemporanei e degni di fede, e soprattutto al senato e al popolo di Roma onde essi, stupiti dei suoi prodigi, non potessero, per comune consenso, emettere sentenza di morte, sotto accusa di empietà contro coloro che erano obbedienti a lui?

Tutto qua. Il riferimento è debole ma soprattutto non sono note persecuzioni ai cristiani in quanto tali fino a Nerone, dunque tutto rimane piuttosto fumoso.

Le "importanti fonti orientali" sarebbero rappresentate dallo storico armeno Mosè di Corene, che cita palesemente Tertulliano ma anche un'altra fonte indipendente, l'epistolario tra Tiberio e Abgar Ukkama, toparca di Edessa, confluite nella Doctrina Addai, 9 (IV sec). In queste lettere Abgar esorta Tiberio a vendicare la morte di Cristo e Tiberio risponde di aver già provveduto alla deposizione di Pilato.
Ma il sapore è manifestamente quello della letteratura apocrifa, né vi è una menzione (implicita o tantomeno esplicita) del senatoconsulto.
Questo in estrema sintesi, non ce n'è assolutamente per poter definire la storicità di questo senatoconsulto. La tesi sembra ignorare completamente la visione, oggi largamente predominante, del cristianesimo nascente come un fenomeno del giudaismo, come opportunamente rimarcato da Weiss.

A valle di queste considerazioni e dalla inconsistenza delle fonti citate, personalmente ritengo che la tesi della Sordi debba essere senz'altro rigettata.
 
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view post Posted on 9/5/2011, 20:18     +1   -1
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Per Saulnier

CITAZIONE
In che periodo Tertulliano (che ricordiamolo è la fonte primaria su questa questione) fissa il senato-consulto? Indubbiamente non molto tempo la crocifissione.

Mi sfugge dove tu abbia ricavato che i fatti di cui parla Tertulliano siano avvenuti nel 29-30. Il brano dell'Apologeticum dice solo che Tiberio sottopose al Senato i fatti di Siria e Palestina che gli erano stati comunicati, ma non dice quando questi fatti arrivarono alle orecchie di Tiberio, cioè se immediatamente dopo la crocifissione o anche 5 anni dopo. Per di più, se parla di "fatti di Siria e Palestina" è perché probabilmente Tertulliano non parla della crocifissione di Cristo, bensì della diffusione del cristianesimo in tutta la regione (le prime missioni apostoliche in Samaria e Giudea, e i disordini causati dalla predicazione cristiana fra i Giudei, con la conseguente lapidazione di Stefano). Questi fatti tumultuosi Pilato riferì a Tiberio, e non la crocifissione di un singolo malfattore.
La data 35 d.C. non è ricavata dalla Ramelli né da Tertulliano né da Giustino, che pur parlando di relazioni di Pilato a Tiberio non specificano la data, bensì da altre fonti e cioè Chron. Hieron., pp- 176-177 Helm.*

Per Weiss

CITAZIONE
Mi allineo anch'io al consensus nel ritenere la tesi anacronistica, in quanto nel 35 nessuno degli agenti in questione (Pilato, Caifa e sinedrio, senatori romani e, naturalmente, in primis i cristiani stessi) avrebbero mai potuto vedere nel movimento cristiano qualcosa di "altro" rispetto al giudaismo. Il problema semplicemente non poteva ancora porsi.

Non sono certo un sostenitore della storicità di questo senatoconsulto, ma vi prego di non confondere le cose. Tertulliano non dice che i senatori votarono se accettare il cristianesimo come religio licita, ma solo che votarono per includere o meno Cristo come uno dei tanti dèi nel loro pantheon.
E' noto che Gesù non volle fondare alcuna nuova religione, ma questo non per i motivi solitamente detti, bensì perché il concetto di "religione" che noi abbiamo in mente è moderno, e non corrisponde a quella che in latino si chiama "religio". Cristo non voleva fondare una religione perché una religione non sapeva neppure cosa fosse. Ma non è questo il punto... Il testo tertullianeo non parla di riconoscimenti di nuove religioni, ma solo del riconoscimento di Cristo come uno dei tanti dèi accettati da Roma. L'ipotesi della Sordi è che fosse giunta notizia a Tiberio che alcuni, nelle regioni orientali, adoravano questo Cristo come Dio e andavano in giro compiendo miracoli, e magari gli giunse pure voce che alcuni Giudei ed il sinedrio li osteggiavano. Ma non c'è alcuna necessità di immaginare che Tiberio, per proporre di introdurre una nuova divinità nel pantheon, immaginasse che dietro di essa vi fosse una religione come la intendiamo noi.
Non sarebbe stata la prima volta che il Senato votava per consentire il culto di alcune divinità all'interno del pomerio, successe ad esempio col culto di Cibele ed Attis. Si sa però che prestare un particolare culto ad un dio, nel paganesimo, non equivale ad aderire ad una "religione" diversa, come se gli iniziati ad Eleusi o gli iniziati ai misteri di Iside poi non adorassero più gli altri dèi delle poleis e dell'Impero. Similmente secondo la Sordi l'imperatore Tiberio aveva compreso riguardo a Cristo: c'era della gente che in Palestina lo adorava, e gli tributava culto, e dunque egli volle proporre di inserirlo tra quegli dèi il cui culto era autorizzato a Roma. Ciò non implica che si sognasse qualcosa come "la religione cristiana", monoteismo esclusivista separato dal giudaismo.

Ad maiora

*R. Helm Eusebius Werke, 7, Die Chronik des Hieronymus, 3a ed., con Introduzione di U. Treu, Berlin 1984. Si trova anche in S. EUSEBII HIERONYMI Interpretatio Chronicae Eusebii Pamphili PL 27.
 
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Domics
view post Posted on 10/5/2011, 10:23     +1   -1




1) Un'altra possibile fonte ricordata sia da Marta Sordi che da Alberto Barzanò sono gli Atti del processo contro il senatore romano Apollonio al tempo di Commodo.
Negli Atti è scritto che il senatore viene condannato a morte per un senatoconsulto ed in base ad una vecchia legge.
(Eusebio, H.E., V,21,4).

2) Sul silenzio di Tacito la Sordi argomenta che proprio per quegli anni lo storico romano afferma che non si occupa di affari domestici (Ann, VI,38,1) ma questo non significa che Tiberio non facesse nulla visto che si trovava a Roma e non a Capri (ibid, 45,2)

3) che non ci fossero state persecuzioni specifiche contro i Cristiani al tempo di Tiberio (e tra l'altro stiamo parlando di due anni dal 35 al 37) lo dice lo stesso Tertulliano che parla di un sostanziale veto dell'imperatore sulla decisione del Senato.

4) volevo ricordare anche l'ipotesi di Mazzarino (l'Impero Romano, vol. 1 pag. 255) secondo cui la falsificazione non sarebbe opera di Tertulliano ma sarebbe avvenuta nella corte imperiale al tempo di Domiziano quando gli Acta di Tiberio venivano tenuti in gran conto e a corte c'erano elementi cristiani come Flavio Clemente che avevano interesse a far sfigurare il senato e ad esaltare Tiberio.

Edited by Domics - 10/5/2011, 11:51
 
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