Studi sul Cristianesimo Primitivo

Tiberio ed il senatoconsulto del 35, ilaria ramelli, marta sordi

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 10/5/2011, 10:51     +1   -1
Avatar

Celebrità

Group:
Administrator
Posts:
3,155
Reputation:
0
Location:
Roma

Status:


CITAZIONE (Domics @ 10/5/2011, 11:23) 
1) Un'altra possibile fonte ricordata sia da Marta Sordi che da Alberto Barzanò sono gli Atti del processo contro il senatore romano Apollonio al tempo di Commodo.
Negli Atti è scritto che il senatore viene condannato a morte per un senatoconsulto ed in base ad una vecchia legge.
(Eusebio, H.E., V,21,4).

Fonte che, tuttavia non aggiunge nulla a quello che già sappiamo, dal momento che è ovvio che un senatoconsulto doveva esserci stato visto che ai tempi di Commodo erano già più di cento anni che si perseguitavano (anche se a singhiozzi) i cristiani. Sulla base del contesto è del tutto impossibile identificare quel senatoconsulto con quello ipotizzato dalla Sordi, lo si dovrà porre, semmai ai tempi di Nerone, quando sono attestate le prime persecuzioni di cristiani "in quanto tali", dunque percepiti come altro dal giudaismo "ortodosso".

CITAZIONE
4) volevo ricordare anche l'ipotesi di Mazzarino (l'Impero Romano, vol. 1 pag. 255) secondo cui la falsificazione non sarebbe opera di Tertulliano ma sarebbe avvenuta nella corte imperiale al tempo di Domiziano quando gli Acta di Tiberio venivano tenuti in gran conto e a corte c'erano elementi cristiani come Flavio Clemente che avevano interesse a far sfigurare il senato e ad esaltare Tiberio.

Che Tertulliano dipenda da qualcos'altro mi pare abbastanza logico, come già avevo detto. Quella di Mazzarino era un'ipotesi che si muoveva lungo questa direttrice, purtroppo non abbiamo sufficienti elementi per poterla stabilire con alcun ragionevole grado di certezza, ma di certo è ragionevole.

 
Top
Domics
view post Posted on 10/5/2011, 11:24     +1   -1




CITAZIONE (Teodoro Studita @ 9/5/2011, 11:12) 
CITAZIONE
2) Ci sono ottime ragioni per dire che Tertulliano e le fonti cristiane non avessero alcun interesse a far sapere che già dal 35 l'Impero Romano considerasse fuorilegge i seguaci di Gesù (è la conseguenza logica del no del senato).

Questo lo trovo un argomento molto debole, perché la finalità del V capitolo dell'Apologetico sembra essere quella di mostrare che solo gli imperatori "cattivi" avevano perseguitato i cristiani: nella fattispecie Nerone e Domiziano, mentre Tiberio, che non godeva di una cattiva fama presso i contemporanei, aveva votato favorevolmente a quella sessione del senato. Dunque mi sembra che il criterio dell'imbarazzo qui non funzioni, perché Tertulliano mette in risalto il voto favorevole di Tiberio, non tanto quello sfavorevole del senato.

Mazzarino cita il giurista Volterra che scrive che Tiberio "non ha mai goduto la simpatia dei Cristiani" (a parte proprio Tertulliano).
Ora se questo è vero, e Mazzarino non contesta il punto, perchè Tertulliano ha sentito il bisogno di discostarsi dagli altri scrittori cristiani? Non potrebbe essere una prova che la fonte che aveva era corretta?
E proprio il fatto che Tiberio fosse presentato in modo positivo non può aver spinto le altre fonti cristiane a non parlare di questa votazione?
Sembrerebbe quasi che questo senatoconsulto alla fine fosse problematico sia per le fonti cristiane che pagane proprio per la posizione favorevole di Tiberio.
Noto ad esempio che Porfirio tace sull'imperatore e parla solo del Senato.
Riprendendo sempre le opinioni di Volterra citate da Mazzarino: è molto strano che autori tardi come Tertulliano e Porfirio attribuiscano le decisioni al Senato e non all'imperatore come ormai era prassi nell'Impero ai loro tempi.
 
Top
view post Posted on 10/5/2011, 13:44     +1   -1
Avatar

Celebrità

Group:
Administrator
Posts:
2,341
Reputation:
+49

Status:


CITAZIONE (Polymetis @ 9/5/2011, 21:18) 
Non sono certo un sostenitore della storicità di questo senatoconsulto, ma vi prego di non confondere le cose. Tertulliano non dice che i senatori votarono se accettare il cristianesimo come religio licita, ma solo che votarono per includere o meno Cristo come uno dei tanti dèi nel loro pantheon.

Credo che vada accettata l'obiezione di Polymetis.

In tal caso, questo sarebbe pane per L. Hurtado, in quanto ci troveremmo di fronte ad un'"early devotion to Jesus" testimoniata addirittura in ambiente romano...

Ma insomma, abbiamo qualche review del lavoro della Ramelli? E' stato tradotto in inglese?

Ciao,
Talità
 
Web  Top
JohannesWeiss
view post Posted on 10/5/2011, 17:42     +1   -1




CITAZIONE (Polymetis @ 9/5/2011, 21:18) 
Non sono certo un sostenitore della storicità di questo senatoconsulto, ma vi prego di non confondere le cose. Tertulliano non dice che i senatori votarono se accettare il cristianesimo come religio licita, ma solo che votarono per includere o meno Cristo come uno dei tanti dèi nel loro pantheon.
(...)
Il testo tertullianeo non parla di riconoscimenti di nuove religioni, ma solo del riconoscimento di Cristo come uno dei tanti dèi accettati da Roma. L'ipotesi della Sordi è che fosse giunta notizia a Tiberio che alcuni, nelle regioni orientali, adoravano questo Cristo come Dio e andavano in giro compiendo miracoli, e magari gli giunse pure voce che alcuni Giudei ed il sinedrio li osteggiavano. Ma non c'è alcuna necessità di immaginare che Tiberio, per proporre di introdurre una nuova divinità nel pantheon, immaginasse che dietro di essa vi fosse una religione come la intendiamo noi.
Non sarebbe stata la prima volta che il Senato votava per consentire il culto di alcune divinità all'interno del pomerio, successe ad esempio col culto di Cibele ed Attis. Si sa però che prestare un particolare culto ad un dio, nel paganesimo, non equivale ad aderire ad una "religione" diversa, come se gli iniziati ad Eleusi o gli iniziati ai misteri di Iside poi non adorassero più gli altri dèi delle poleis e dell'Impero. Similmente secondo la Sordi l'imperatore Tiberio aveva compreso riguardo a Cristo: c'era della gente che in Palestina lo adorava, e gli tributava culto, e dunque egli volle proporre di inserirlo tra quegli dèi il cui culto era autorizzato a Roma. Ciò non implica che si sognasse qualcosa come "la religione cristiana", monoteismo esclusivista separato dal giudaismo.

Grazie Polymetis per questa opportuna precisazione.
Tuttavia

A) mi sembra che la Ramelli presenti la questione proprio in termini di riconoscibilità della religione cristiana, così almeno nel paragrafo 10 dell'articolo linkato da Domics:
CITAZIONE
In fact, in Apol. 5.2 Tertullian says that the condemnation of Christianity as superstitio illicita resulted from a decision of the Senators when Tiberius, informed by Pilate, in AD 35 proposed in front of the Senate to recognize the Christian religion: the Senators, failing the probatio, refused, and this senatus consultum was probably the first and main juridical basis of the persecutions against the Christians, who, as members of an illegal religion, were liable to death, if accused, tried and found culpable of superstitio illicita.

B) Io non ponevo il problema dal punto di vista della nostra visione moderna del cristianesimo nascente come fenomeno religioso ancora tutto interno al giudaismo, bensì da quello della riconoscibilità sociologica dei cristiani come qualcosa di altro rispetto ai giudei. E questo mi sembra che sia un aspetto rilevante.
Il Tiberio tertullianeo mostra di essere animato da qualcosa di più di un capriccio di aggiungere una nuova esotica divinità al pantheon: egli ha invece a cuore la non-perseguibilità degli adoratori di Cristo. E questo presuppone che ai suoi occhi questi adoratori fossero già una realtà chiaramente identificabile e distinta dagli ebrei.
Ma che le cose stessero così, mi sembra molto improbabile a giudicare dall'informazione di Svetonio sull'editto con cui Claudio decretò l'espulsione di alcuni giudei impulsore Chresto, la quale mi sembra testimoniare ancora un'indiscernibilità dei cristiani dai giudei agli occhi di romani (così la pensa anche Jossa, cfr. Giudei o cristiani?). Ma come potrebbe essere che Claudio percepisca i tumulti causati da (o avvenuti in relazione alla presenza di) alcuni (giudeo)cristiani di Roma semplicemente come tumulti giudaici, se prima di lui Tiberio aveva già potuto distinguere gli uni dagli altri e impiegarsi per l'impedimento delle accuse nei loro confronti?
Non è certo un caso che Marta Sordi (apprendo da Jossa, perché non ho letto i suoi lavori) sia costretta a negare che l'editto di espulsione di Claudio avesse minimamente a che fare con dei cristiani, e a identificare quindi Chresto come un ignoto sobillatore ebreo vivente.
Mi semba quindi che il problema della identificabilità socio-religiosa sia pertinente (e così la pensa anche Jossa, cito dalla traduzione inglese che ho qui con me in questo momento: "It is thus unthinkable that Tiberius was able to distinguish immediatly the Christians from the Jews to the point of proposing to the Senate the recognition of their founder as a god", G. Jossa, Jews or Christians?, Tuebingen, Mohr-Siebeck, 2006, p. 126).

In ogni caso, la tesi Sordi-Ramellli mi sembra faccia acqua anche da altri lati, in quanto presuppone scenari decisamente inverosimili:

A) che Tiberio proponesse al senato il riconoscimento di Cristo come divinità, praticamente "in diretta" rispetto allo spuntare dei primissimi germi di venerazione o "culto binitario" di Gesù tra i gruppi cristiani.
B) che le scaramucce intragiudaiche tra cristiani e sinedrio avessero una rilevanza tale agli occhi di Tiberio al punto da spingerlo fare la proposta al senato come rimedio per pacificare la Palestina.
C) che Tiberio potesse proporre la deificazione di un criminale che Roma aveva condannato per maiestas cinque o due anni prima (faccio fatica a concepire un autogol politico più clamoroso di questo).
 
Top
view post Posted on 10/5/2011, 18:40     +1   -1
Avatar

Celebrità

Group:
Member
Posts:
1,826
Reputation:
+7

Status:


Per Weiss

CITAZIONE
Io non ponevo il problema dal punto di vista della nostra visione moderna del cristianesimo nascente come fenomeno religioso ancora tutto interno al giudaismo, bensì da quello della riconoscibilità sociologica dei cristiani come qualcosa di altro rispetto ai giudei. E questo mi sembra che sia un aspetto rilevante.
Il Tiberio tertullianeo mostra di essere animato da qualcosa di più di un capriccio di aggiungere una nuova esotica divinità al pantheon: egli ha invece a cuore la non-perseguibilità degli adoratori di Cristo. E questo presuppone che ai suoi occhi questi adoratori fossero già una realtà chiaramente identificabile e distinta dagli ebrei.

Non capisco quale sia il problema o perché questo dovrebbe implicare che Tiberio comprendesse una distinzione tra Giudei e cristiani. Perché il Tiberio immaginato da Marta Sordi volesse proteggere i seguaci di Gesù non occorre che egli li concepisca distinti dagli Ebrei, anche perché per un romano "ebreo" è una designazione etnica, in prima battuta. Sicché Tibero poteva sapere che c'erano degli Ebrei che, a causa del fatto che c'era stato un certo Cristo che faceva miracoli, avevano preso a venerarlo come un dio, e la cosa non andava bene a degli altri giudei (cioè ai sinedriti). Si può immaginare che per il Tiberio della Sordi si trattasse di una faida intera tra Giudei, cioè tra i Giudei vecchio stampo, e quelli che invece avevano preso ad adorare quest'uomo, ma sempre di Giudei trattavasi. Più che concepirli come nuova religione, forse li concepiva come una setta giudaica vessata dai sinedriti.

CITAZIONE
Ma che le cose stessero così, mi sembra molto improbabile a giudicare dall'informazione di Svetonio sull'editto con cui Claudio decretò l'espulsione di alcuni giudei impulsore Chresto, la quale mi sembra testimoniare ancora un'indiscernibilità dei cristiani dai giudei agli occhi di romani (così la pensa anche Jossa, cfr. Giudei o cristiani?).

Non necessariamente questo passo testimonia una confusione tra Ebrei e cristiani. Ricordiamo che "ebreo" è un designazione etnica, e che cristiani di origine giudaica continuavano a percepirsi come ebrei, cioè come gli Ebrei che avevano creduto al messia. Sicché un testo di Svetonio che parla di Ebrei espulsi da Roma "impulsore Chresto" può al massimo testimoniare che la comunità cristiana di Roma nel 42 era composta in massima parte da Ebrei. Dunque il testo non fa nessuna confusione. Furono effettivamente degli Ebrei ad essere cacciati da Roma, ma erano ebrei che noi oggi chiameremmo cristiani, nel senso che credevano Gesù fosse il messia.

CITAZIONE
"A) che Tiberio proponesse al senato il riconoscimento di Cristo come divinità, praticamente "in diretta" rispetto allo spuntare dei primissimi germi di venerazione o "culto binitario" di Gesù tra i gruppi cristiani."

Il punto è che, secondo la Sordi, questo "spuntare" del culto binario, per quanto iniziato da poco, aveva creato un bel po' di casino nella provincia di Giudea. Se crediamo agli Atti, Cristo apparve a 5000 fratelli, il che implica che in quel solo luogo c'erano 5000 fedeli. Ora, se immaginiamo una persecuzione sinedrita dei cristiani, di cui anche Saulo fu promotore, possiamo ben immaginare che a Roma fossero preoccupati del fatto che una parte dei Giudei perseguitava e vessava non pochi bensì migliaia di loro confratelli aderenti a questa setta. Vale a dire che il problema di ordine pubblico causato dalla precoce repressione del cristianesimo è direttamente proporzionale al successo esplosivo del cristianesimo sin dall'inizio. Pilato secondo la Sordi fece rapporto a Tiberio perché c'erano migliaia di persone perseguitate, e questo era un fattore di instabilità notevole per la regione. Proponendo questo senatoconsulto Tiberio volle cioè rimediare all'instabilità nella regione.

CITAZIONE
" che Tiberio potesse proporre la deificazione di un criminale che Roma aveva condannato per maiestas cinque o due anni prima (faccio fatica a concepire un autogol politico più clamoroso di questo)"

Questa obiezione credo che non sia mai stata fatta alla Sordi o alla Ramelli, e mi pare ben fondata.
Comunque, a mio avviso, il problema non si pone. Di questo senatoconsulto non parla praticamente nessuno, e dunque, l'ipotesi è da scartare a priori.

Ad maiora
 
Top
Saulnier
view post Posted on 10/5/2011, 22:09     +1   -1




CITAZIONE (Polymetis @ 9/5/2011, 21:18) 
La data 35 d.C. non è ricavata dalla Ramelli né da Tertulliano né da Giustino, che pur parlando di relazioni di Pilato a Tiberio non specificano la data, bensì da altre fonti e cioè Chron. Hieron., pp- 176-177 Helm.*

Lo so bene che la data del 35 d.C. arriva dalla traduzione di Gerolamo del Chronicon di Eusebio ed è proprio questo che io contesto, perché ci si dovrebbe riferire invece a quanto ci dice Tertulliano.

La Ramelli non guarda Tertulliano ma Eusebio ed è per questo che discute del riconoscimento del cristianesimo come nuova religione (come ha sottolineato Weiss). Ecco il passo del Chronicon:

Pilato de Christianorum dogmate ad Tiberium referente Tiberius retulit ad senatum, ut inter cetera sacra reciperetur. Verum cum ex consulto patrum Christianos eliminari Urbe placuisset, Tiberius per edictum accusatoribus Christianorum comminatus est mortem. Scribit Tertullianus in Apologetico.

Avendo Pilato riferito a Tiberio della dottrina dei Cristiani, questi la riferì al Senato in maniera tale che essa venisse accettata tra le altre religioni riconosciute. Invece, quando con un decreto dei padri si stabilì che i Cristiani fossero scacciati dalla città, Tiberio con un editto minacciò gli accusatori dei cristiani. Così scrive Tertulliano nel suo Apologeticum.

Tertulliano però non dice nulla del genere.

Tiberius ergo, cuius tempore nomen Christianum in saeculum introivit, adnuntiata sibi ex Syria Palaestina, quae illic veritatem ipsius divinitatis revelaverant, detulit ad senatum cum praerogativa suffragii sui. Senatus, quia non ipse probaverat, respuit, Caesar in sententia mansit, comminatus periculum accusatoribus Christianorum.

Tiberio, sotto il cui regno il nome cristiano ha fatto la sua entrata nel secolo, sottopose al senato i fatti di Siria e Palestina che gli erano stati comunicati, fatti che avevano in quei luoghi rivelato la divinità del Cristo ed egli manifestò il suo parere favorevole. Il senato avendo lui stesso verificato questi fatti votò contro. Cesare persistette nel suo proposito e minacciò gli accusatori dei Cristiani.


CITAZIONE (Polymetis @ 9/5/2011, 21:18) 
Mi sfugge dove tu abbia ricavato che i fatti di cui parla Tertulliano siano avvenuti nel 29-30. Il brano dell'Apologeticum dice solo che Tiberio sottopose al Senato i fatti di Siria e Palestina che gli erano stati comunicati, ma non dice quando questi fatti arrivarono alle orecchie di Tiberio, cioè se immediatamente dopo la crocifissione o anche 5 anni dopo. Per di più, se parla di "fatti di Siria e Palestina" è perché probabilmente Tertulliano non parla della crocifissione di Cristo, bensì della diffusione del cristianesimo in tutta la regione (le prime missioni apostoliche in Samaria e Giudea, e i disordini causati dalla predicazione cristiana fra i Giudei, con la conseguente lapidazione di Stefano).

Mi pare decisamente inverosimile che siano questi i fatti ai quali si sta riferendo Tertulliano.
Non dimenticare che i “fatti di Siria e Palestina” avevano rivelato la verità della divinità del Cristo
(quae illic veritatem ipsius divinitatis revelaverant).

In che maniera le prime missioni apostoliche in Samaria e Giudea, e i disordini causati dalla predicazione cristiana fra i Giudei, con la conseguente lapidazione di Stefano, avrebbero potuto provare una cosa del genere?

I fatti ai quali si riferisce Tertulliano sono quelli che provocano la divinità di Cristo ovvero la sua resurrezione e annessi vari (eclissi, etc.).

CITAZIONE
Questi fatti tumultuosi Pilato riferì a Tiberio, e non la crocifissione di un singolo malfattore

Al contrario, Pilato che in cuor suo era già cristiano naturalmente, si guarda bene dal raccontare a Tiberio di fatti tumultuosi e sottolinea invece all’imperatore tutte le buoni ragioni per le quali Cristo dovesse essere ritenuto dio.

Apologeticum, 21

Cum discipulis autem quibusdam apud Galilaeam, Iudaeae regionem, ad quadraginta dies egit docens eos quae docerent. Dehinc ordinatis eis ad officium praedicandi per orbem circumfusa nube in caelum est receptus, multo verius quam apud vos adseverare de Romulo Proculi solent. Ea omnia super Christo Pilatus, et ipse iam pro sua conscientia Christianus, Caesari tunc Tiberio nuntiavit.

Infatti restò in Galilea, regione della Giudea, con i suoi discepoli per quaranta giorni, insegnando ciò che essi stessi dovevano insegnare. Dopodiché, avendogli data la missione di proclamare il suo Vangelo, si levò al cielo, circondato da una nube, fatto molto più vero di Romolo, per il quale voi avete per garante i Proculi. Pilato, in coscienza sua già cristiano, annunciava queste cose riguardo Cristo a Tiberio Cesare.


Quindi, per rispondere infine alla tua domanda, poiché questi fatti miracolosi sono avvenuti non molto tempo dopo la crocifissione e poiché per Tertulliano la crocifissione è avvenuto sotto il consolato dei due Gemini (ovvero 29 A.D.) ne deduco che Tertulliano intendeva il senato-consulto avvenuto al massimo entro il 30-31 A.D. e non nel 35 A.D. come afferma Eusebio.

Orosio lo sa bene per questo coinvolge Seiano (morto nel 31 A.D.) nella vicenda narrata da Tertulliano.

 
Top
JohannesWeiss
view post Posted on 11/5/2011, 00:30     +1   -1




CITAZIONE (Polymetis @ 10/5/2011, 19:40) 
Non capisco quale sia il problema o perché questo dovrebbe implicare che Tiberio comprendesse una distinzione tra Giudei e cristiani. Perché il Tiberio immaginato da Marta Sordi volesse proteggere i seguaci di Gesù non occorre che egli li concepisca distinti dagli Ebrei, anche perché per un romano "ebreo" è una designazione etnica, in prima battuta. Sicché Tibero poteva sapere che c'erano degli Ebrei che, a causa del fatto che c'era stato un certo Cristo che faceva miracoli, avevano preso a venerarlo come un dio, e la cosa non andava bene a degli altri giudei (cioè ai sinedriti). Si può immaginare che per il Tiberio della Sordi si trattasse di una faida intera tra Giudei, cioè tra i Giudei vecchio stampo, e quelli che invece avevano preso ad adorare quest'uomo, ma sempre di Giudei trattavasi. Più che concepirli come nuova religione, forse li concepiva come una setta giudaica vessata dai sinedriti.

Francamente io trovo problematico pensare che Tiberio potesse al tempo stesso vedere i cristiani sia come ebrei (in senso religioso), sia come adoratori di un dio-uomo. I romani avevano ben presente la peculiarità del culto giudaico (oltre che di alcune sue pratiche) nel suo carattere rigidamente monoteista e aniconico.
In ragione di ciò, il provvedimento del Tiberio tertullianeo appare un po' più comprensibile se gli si attribuisce una percezione del culto cristiano come qualcosa di chiaramente ed essenzialmente distinto da quello giudaico, ovvero come una nuova religione (come sembra pensare la Ramelli - ma Jossa interpreta in questo senso anche la tesi della Sordi) - percezione che tuttavia sarebbe storicamente poco plausibile nel 35.
Se invece gli si attribuisce la percezione di un conflitto settario intra-giudaico, allora il provvedimento mi appare sproporzionato e poco comprensibile, anche perché penso che normalmente i romani se ne fregassero altamente dei conflitti dottrinari interni al giudaismo (così, secondo Atti 18,15, il proconsole Gallione: "Ma se sono controversie relative a dottrina, a persone e alla legge che avete, vedetevela da voi!").
A questo si replicherà che nel caso in questione i romani non potevano fregarsene perché era in gioco una persecuzione di cospicua rilevanza numerica e foriera di instabilità politica. Ma sulla verosimiglianza di questo scenario, vedi sotto.

CITAZIONE
Non necessariamente questo passo testimonia una confusione tra Ebrei e cristiani. Ricordiamo che "ebreo" è un designazione etnica, e che cristiani di origine giudaica continuavano a percepirsi come ebrei, cioè come gli Ebrei che avevano creduto al messia. Sicché un testo di Svetonio che parla di Ebrei espulsi da Roma "impulsore Chresto" può al massimo testimoniare che la comunità cristiana di Roma nel 42 era composta in massima parte da Ebrei. Dunque il testo non fa nessuna confusione. Furono effettivamente degli Ebrei ad essere cacciati da Roma, ma erano ebrei che noi oggi chiameremmo cristiani, nel senso che credevano Gesù fosse il messia.

Tu sembri interpretare il passo nel senso che ad essere espulsi furono solo e precisamente dei cristiani, seppur definiti etnicamente come giudei. La Sordi lo interpreta nel modo opposto, nel senso cioè che la faccenda riguardò solo "ebrei ebrei", e nient'affatto dei giudeo-cristiani. Ma stando sempre a Jossa - che è certamente ben informato in merito - "la maggior parte degli studiosi è convinta che (...) il provvedimento d'espulsione abbia riguardato insieme giudei e cristiani" (Giudei o cristiani?, p. 180).
Certamente la notizia non brilla per chiarezza, ma anche a me sembra più probabile interpretarla nel senso di un espulsione che ha coinvolto alcuni giudeo-cristiani insieme ad alcuni "giudei-giudei", dal momento che turbolenze all'interno della comunità giudaica avevano già spinto Claudio ad emanare un editto (non di espulsione, ma di divieto di riunioni) pochi anni prima, nel 41.
Mi sembra quindi che ci siano buone basi per vedere nella notizia di Svetonio su questo (secondo) editto di Claudio l'attestazione di una percezione ancora confusa dei cristiani rispetto ai giudei, da parte dei romani.

CITAZIONE
Il punto è che, secondo la Sordi, questo "spuntare" del culto binario, per quanto iniziato da poco, aveva creato un bel po' di casino nella provincia di Giudea. Se crediamo agli Atti, Cristo apparve a 5000 fratelli, il che implica che in quel solo luogo c'erano 5000 fedeli. Ora, se immaginiamo una persecuzione sinedrita dei cristiani, di cui anche Saulo fu promotore, possiamo ben immaginare che a Roma fossero preoccupati del fatto che una parte dei Giudei perseguitava e vessava non pochi bensì migliaia di loro confratelli aderenti a questa setta. Vale a dire che il problema di ordine pubblico causato dalla precoce repressione del cristianesimo è direttamente proporzionale al successo esplosivo del cristianesimo sin dall'inizio. Pilato secondo la Sordi fece rapporto a Tiberio perché c'erano migliaia di persone perseguitate, e questo era un fattore di instabilità notevole per la regione. Proponendo questo senatoconsulto Tiberio volle cioè rimediare all'instabilità nella regione.

Ma questo scenario postulato dalla Sordi è del tutto fantasioso. Negli anni '30 non ci fu alcuna persecuzione su vasta scala dei gruppi cristiani da parte del sinedrio. Tutto ciò che abbiamo è un acceso conflitto con la fazione specifica degli ellenisti, da cui però non venne affatto toccata (al di là di un paio di blandi arresti, risoltisi "angelicamente") la fazione degli "ebrei" ovvero delle "colonne" Pietro, Giacomo e Giovanni - le cose ovviamente cambiarono piega negli anni 40 sotto Agrippa, ma questa è storia successiva.
La notizia di Atti 8,1 circa una "grande persecuzione contro la comunità a Gerusalemme" in cui "tutti, ad eccezione degli apostoli, furono dispersi" è intrinsecamente problematica proprio in ragione del fatto che l' "eccezione" a questa grande persecuzione è rappresentata proprio dal cuore della comunità gerosolimitana (James Dunn ne conclude che questo passaggio riflette la prospettiva specifica degli ellenisti, che l'autore di Atti riprende da una fonte; cfr. Beginning from Jerusalem, Eerdmans, 2009, p. 276).
A ciò si aggiunga inoltre che l'ostilità del sinedrio verso gli "ellenisti" sembra essere stata causata dall'atteggiamento critico di questi ultimi nei confronti del tempio e della legge, e non dalla loro venerazione di Gesù (che essi verosimilmente condividevano con la fazione di Pietro).

Insomma, questa tesi di un Tiberio superinformato su un culto cristologico che andava appena germogliando, e che propone al senato la divinizzazione di un sedizioso al fine di pacificare la Palestina da una presunta instabilità politica causata da un'inesistente persecuzione su vasta scala dei cristiani - mi sembra faccia veramente acqua da tutte le parti.
 
Top
view post Posted on 11/5/2011, 07:52     +1   -1
Avatar

Celebrità

Group:
Administrator
Posts:
3,155
Reputation:
0
Location:
Roma

Status:


L'unica cosa che posso aggiungere a quello che ha rilevato Weiss (come sempre ottimo!) è che Terulliano quando parla di Pilato " et ipse iam pro sua conscientia Christianus" sembra dipendere dal Vangelondi Nicodemo o comunque da quei testi noti sotto il nome di "ciclo di Pilato", il che avvalora anche l'ipotesi che la sua fonte per questo senatoconsulto non sia altro che una rielaborazione dell'anacronistico Tiberio che emerge da questi scritti.
 
Top
Domics
view post Posted on 11/5/2011, 09:31     +1   -1




CITAZIONE (Teodoro Studita @ 11/5/2011, 08:52) 
L'unica cosa che posso aggiungere a quello che ha rilevato Weiss (come sempre ottimo!) è che Terulliano quando parla di Pilato " et ipse iam pro sua conscientia Christianus" sembra dipendere dal Vangelondi Nicodemo o comunque da quei testi noti sotto il nome di "ciclo di Pilato", il che avvalora anche l'ipotesi che la sua fonte per questo senatoconsulto non sia altro che una rielaborazione dell'anacronistico Tiberio che emerge da questi scritti.

1) bisognerebbe decidere prima a quando risalgono questi scritti del ciclo di Pilato.

2) scusate se torno su una cosa che ho scritto più sopra: ma quando la figura di Tiberio è cominciata ad essere vista con favore dai cristiani se Volterra citato da Mazzarino scrive: "(Tiberio) non ha mai goduto la simpatia dei Christiani ". (Mazzarino, Impero Romano, vol. 1, pag. 253)
 
Top
view post Posted on 11/5/2011, 09:48     +1   -1
Avatar

Celebrità

Group:
Member
Posts:
1,826
Reputation:
+7

Status:


Per Saulnier

CITAZIONE
“Tertulliano però non dice nulla del genere.”

Ma infatti io non ho nominato la Ramelli, parlavo della Sordi, e stabo discutendo di cosa dice Tertulliano. E’ ovvio che autori del IV secolo che scrivono dopo Costantino hanno in mente l’accettazione o meno del cristianesimo in altri termini, e non più l’accettazione di un singolo nume.

CITAZIONE
“Non dimenticare che i “fatti di Siria e Palestina” avevano rivelato la verità della divinità del Cristo
(quae illic veritatem ipsius divinitatis revelaverant).”

Più che altro ci si dovrebbe chiedere cosa c’entri allora la Siria con la resurrezione di Cristo. I fatti che provarono la divinità di Cristo sono sia quelli della sua vita terrena, sia la predicazione dei suoi discepoli accompagnata da miracoli, cioè Pietro che stando agli Atti sanava i malati col solo sfiorarli con la sua ombra, e non mancarono resurrezioni, come quella di Tabita.
E comunque, come ripeto, io non ti sto spiegando quello che penso, ti sto spiegando cosa pensa di ricavare Marta Sordi da quel passo di Tertulliano (p. 29 del suo “I cristiani e l’impero romano”), visto che è la ricostruzione del pensiero di questa studiosa (insieme alla Ramelli) che discutiamo.
Se si vuole criticare i pareri di uno studioso, prima bisogna sapere che cosa ha ricostruito.

CITAZIONE
“Al contrario, Pilato che in cuor suo era già cristiano naturalmente”

Di solito la frase è spiegata non nel senso di una conversione di Pilato ma nel senso che già al processo s’era reso conto dell’inconsistenza delle accuse dei giudei. Ricordiamo che alcuni, come la Chiesa ortodossa etiopica, lo venerano come santo.

CITAZIONE
“Al contrario, Pilato che in cuor suo era già cristiano naturalmente, si guarda bene dal raccontare a Tiberio di fatti tumultuosi e sottolinea invece all’imperatore tutte le buoni ragioni per le quali Cristo dovesse essere ritenuto dio.”

Il passo vuol dire semplicemente che le missioni apostoliche, ovviamente, predicavano la vita di Cristo, compresi i suoi miracoli. Dunque Pilato riferisce a Tiberio quali erano i fatti che gli apostoli predicavano per convincere la gente a credere a Cristo, e cioè la sua vita. Non ha nessuna rilevanza dunque che siano i fatti della vita di Cristo ad aver smosso Tiberio, perché il testo di Tertulliano non dice quando apprese questi fatti ed in che occasione, dice solo che furono essi la causa del favore imperiale. Sicché la Sordi sostiene che ci fossero dei disordini a causa della resistenza dei sinedriti e che, a causa di queste faide fratricide, Pilato fu costretto a mandare a Tiberio una relazione in cui si spiegava chi era Cristo, e cosa predicava. Questi fatti riportati da Pilato a Tiberio, così ben elencati da Tertulliano, mossero favorevolmente l’imperatore.

CITAZIONE
“Quindi, per rispondere infine alla tua domanda, poiché questi fatti miracolosi sono avvenuti non molto tempo dopo la crocifissione”

Non ha nessuna rilevanza che questi fatti siano avvenuti poco dopo la crocifissione, perché il testo non dice che Pilato abbia riferito questi fatti subito dopo la crocifissione, dice solo che furono questi fatti a convincere Tiberio, ma in quale occasione glieli abbia riferiti resta vago nel testo di Tertulliano. Sulla base delle altre fonti già citate, la Sordi colloca nel 35 questo rapporto, in cui Pilato spiegò a Tiberio la vita di Cristo onde illustrargli i suoi discepoli, e la necessità di questi rapporto a Tiberio fu causato dalle lotte in Giudea.

Per Weiss

CITAZIONE
“Francamente io trovo problematico pensare che Tiberio potesse al tempo stesso vedere i cristiani sia come ebrei (in senso religioso), sia come adoratori di un dio-uomo. I romani avevano ben presente la peculiarità del culto giudaico (oltre che di alcune sue pratiche) nel suo carattere rigidamente monoteista e aniconico”

Credo che tu postuli una chiarezza che non era tale neppure nei cristiani. Chi crede che ci fosse un culto di Cristo non per questo sostiene che chi lo praticava smettesse di considerarsi giudeo. Anzi, i cristiani di origine giudaica sostenitori di questo culto ritenevano di essere il compimento della loro religione. Sicché, se loro non smisero di considerarsi Ebrei, come Paolo del resto, eppure adoravano Cristo, chi era Tiberio per potersi districare meglio in questa situazione e dire a questa gente che non era ebrea? Al massimo Tiberio avrebbe potuto prender atto dal fatto che c’erano dei Giudei che si comportavano diversamente dai loro correligionari, ma non è proprio questo che fa qualsiasi setta? E poi la designazione di ebreo come ripeto è etnica, e dunque, se c’erano degli ebrei che s’erano messi ad adorare Cristo, non è certo questa loro stramberia che poteva renderli meno Ebrei. Ovviamente il discorso si sposta su altro piano se si vuole negare che ci fosse in date così alte una coscienza delle divinità di Cristo. Ma per Marta Sordi, che è abituata a prendere sul serio il Nuovo Testamento, questo problema ovviamente non si pone, né si dovrebbe porre per chi prenda sul serio l’inno cristologico in Fil 2,6.

CITAZIONE
“In ragione di ciò, il provvedimento del Tiberio tertullianeo appare un po' più comprensibile se gli si attribuisce una percezione del culto cristiano come qualcosa di chiaramente ed essenzialmente distinto da quello giudaico, ovvero come una nuova religione (come sembra pensare la Ramelli - ma Jossa interpreta in questo senso anche la tesi della Sordi) - percezione che tuttavia sarebbe storicamente poco plausibile nel 35.”

La Sordi usa proprio la parola “setta”. Cito: “ Informato degli sviluppi della situazione in Giudea, Tiberio decide si intervenire: in effetti la notizia di una nuova setta giudaica, osteggiata dalle autorità ufficiali, ma accolta da una parte del popolo, la cui diffusione eliminava nel messianesimo ogni violenza politica e antiromana e ne accentuava invece il carattere religioso e morale, non poteva che interessare a Tiberio” (p. 25)
CITAZIONE
“Se invece gli si attribuisce la percezione di un conflitto settario intra-giudaico, allora il provvedimento mi appare sproporzionato e poco comprensibile, anche perché penso che normalmente i romani se ne fregassero altamente dei conflitti dottrinari interni al giudaismo”

Non sarebbe la prima volta invece, i romani avevano ad esempio messo sotto protezione i Samaritani per assicurarsene la fedeltà. SI può vedere J. P. Lemonon, Pilate et le gouvernement de la Judée, Paris, 1981, p. 238.

CITAZIONE
« Ma questo scenario postulato dalla Sordi è del tutto fantasioso. Negli anni '30 non ci fu alcuna persecuzione su vasta scala dei gruppi cristiani da parte del sinedrio. Tutto ciò che abbiamo è un acceso conflitto con la fazione specifica degli ellenisti, da cui però non venne affatto toccata (al di là di un paio di blandi arresti, risoltisi "angelicamente") la fazione degli "ebrei" ovvero delle "colonne" Pietro, Giacomo e Giovanni - le cose ovviamente cambiarono piega negli anni 40 sotto Agrippa, ma questa è storia successiva.
La notizia di Atti 8,1 circa una "grande persecuzione contro la comunità a Gerusalemme" in cui "tutti, ad eccezione degli apostoli, furono dispersi" è intrinsecamente problematica proprio in ragione del fatto che l' "eccezione" a questa grande persecuzione è rappresentata proprio dal cuore della comunità gerosolimitana (James Dunn ne conclude che questo passaggio riflette la prospettiva specifica degli ellenisti, che l'autore di Atti riprende da una fonte; cfr. Beginning from Jerusalem, Eerdmans, 2009, p. 276).”

Non vedo come si possa presumere di saperne di più degli Atti degli Apostoli sul clima che si respirava. Indipendentemente dal valore numerico della persecuzione, la situazione era tesa, come mostrano arresti ed esecuzioni abusive come quella di Stefano, e a dire il vero ciò che conta non è che fosse davvero tesa ma che venisse percepita come tale da Pilato. Non vedo cosa ci sia di problematico nel versetto, che parla così chiaro: “In quel giorno, scoppiò una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme; tutti, ad eccezione degli apostoli, si dispersero nelle regioni della Giudea e della Samaria” (At 8,1-2)
Non capisco perché mai il fatto che si dica che gli apostoli restarono dovrebbe inficiare l’attendibilità della notizia. Questo particolare può avere diecimila spiegazioni e non c’è alcun motivo per dire che rifletta solo la percezione degli ellenisti. Forse il versetto vuole semplicemente dire che tutti si defilarono per paura mentre gli apostoli, in considerazione dell’incarico e della responsabilità che pensavano di avere verso la comunità, se ne andarono per ultimi. E’ lo stesso motivo per cui il capitano di una nave è l’ultimo che la abbandona quando sta affondando. Se si hanno delle responsabilità di governo infatti, se si è i punti di riferimento di una comunità, si deve restare per dare l’esempio, e resistere alle avversità testimoniando. Quindi, stando agli Atti degli Apostoli, cioè la fonte migliore che abbiamo, non ritengo che ci siano abbastanza elementi per screditare l’idea di una grande persecuzione.

CITAZIONE
“Tu sembri interpretare il passo nel senso che ad essere espulsi furono solo e precisamente dei cristiani, seppur definiti etnicamente come giudei. La Sordi lo interpreta nel modo opposto, nel senso cioè che la faccenda riguardò solo "ebrei ebrei", e nient'affatto dei giudeo-cristiani. Ma stando sempre a Jossa - che è certamente ben informato in merito - "la maggior parte degli studiosi è convinta che (...) il provvedimento d'espulsione abbia riguardato insieme giudei e cristiani" (Giudei o cristiani?, p. 180).
Certamente la notizia non brilla per chiarezza, ma anche a me sembra più probabile interpretarla nel senso di un espulsione che ha coinvolto alcuni giudeo-cristiani insieme ad alcuni "giudei-giudei", dal momento che turbolenze all'interno della comunità giudaica avevano già spinto Claudio ad emanare un editto (non di espulsione, ma di divieto di riunioni) pochi anni prima, nel 41.
Mi sembra quindi che ci siano buone basi per vedere nella notizia di Svetonio su questo (secondo) editto di Claudio l'attestazione di una percezione ancora confusa dei cristiani rispetto ai giudei, da parte dei romani”

A me invece sembra che tu ragioni al rovescio. Il ragionamento da fare è invece che siccome non sappiamo di che cosa parli questo versetto di Svetonio, cioè non sappiamo chi siano questi ebrei (se “ebrei ebrei” o “ebrei cristiani”) e non sappiamo neppure chi sia Chresto (se Cristo o un altro), allora questo versetto non può essere portato come prova di alcunché. Esso non smuove la tesi della Sordi o per la spiegazione della Sordi (e cioè: non erano cristiani), o per il motivo da me detto (parlare di Ebrei istigati da Cristo non implica una mancata distinzione, perché forse non c’era niente da distinguere, erano davvero ebrei (etnicamente) e cristiani al medesimo tempo). La tua tesi, cioè che questa citazione dimostri una confusione tra ebrei come religione e cristiani come religione richiede che si possa provare che questo versetto abbia un’interpretazione univoca, quella che dai tu, mentre alla Sordi non serve provare che la sua lettura è giusta, le basta provare che non c’è alcuna lettura sicura, al fine di poter dire che questa citazione, poiché equivoca, non la può ostacolare.

CITAZIONE
“A ciò si aggiunga inoltre che l'ostilità del sinedrio verso gli "ellenisti" sembra essere stata causata dall'atteggiamento critico di questi ultimi nei confronti del tempio e della legge, e non dalla loro venerazione di Gesù (che essi verosimilmente condividevano con la fazione di Pietro).”

Il discorso di Stefano contiene un po’ di tutto, dunque è un po’ difficile stabilire cosa rese furibondi i Giudei. Comunque, se fosse stata solo l’osservanza della legge, non si spiegano gli arresti degli apostoli, come Pietro, che precedono il martirio di Stefano.

CITAZIONE
“Insomma, questa tesi di un Tiberio superinformato su un culto cristologico che andava appena germogliando”

Nell’ipotesi della Sordi, non è che a Tiberio servisse sapere poi tanto, sarebbe bastato che Pilato gli comunicasse con una riga che c’erano dei Giudei che avevano iniziato a prestar culto a questo Gesù, e che venivano perseguitati. La profondità di comprensione non è richiesta.

CITAZIONE
“che propone al senato la divinizzazione di un sedizioso al fine di pacificare la Palestina “

Come già detto quest’obiezione è assai rilevante. Ovviamente, la Sordi, se fosse ancora tra noi, suppongo ti risponderebbe che i romani, Pilato i primis, essendosi lavati le mani, non consideravano un autogol divinizzare un sedizioso perché non si ritenevano responsabili dell’esecuzione né avevano mai ritenuto Gesù un sedizioso (Pilato avrebbe cioè scritto a Tiberio che Gesù fu condannato solo per le insistenze dei Giudei, ma che in realtà era un operatore di pace).

Ad maiora
 
Top
Saulnier
view post Posted on 11/5/2011, 15:19     +1   -1




CITAZIONE (Polymetis @ 11/5/2011, 10:48) 
Più che altro ci si dovrebbe chiedere cosa c’entri allora la Siria con la resurrezione di Cristo. I fatti che provarono la divinità di Cristo sono sia quelli della sua vita terrena, sia la predicazione dei suoi discepoli accompagnata da miracoli, cioè Pietro che stando agli Atti sanava i malati col solo sfiorarli con la sua ombra, e non mancarono resurrezioni, come quella di Tabita.

Infatti la Siria non c'entra proprio nulla e non è neppure menzionata da Tertulliano.
Ho tradotto io in maniera errata il passo dell'Apologetico.
I fatti che dimostravano la divinità di Cristo erano avvenuti nella provincia di Syria Palaestina, che è il nome della Giudea da Adriano in avanti.

CITAZIONE
I fatti che provarono la divinità di Cristo sono sia quelli della sua vita terrena, sia la predicazione dei suoi discepoli accompagnata da miracoli, cioè Pietro che stando agli Atti sanava i malati col solo sfiorarli con la sua ombra, e non mancarono resurrezioni, come quella di Tabita.

Qual è la fonte? Tertulliano non dice nulla di tutto ciò.

CITAZIONE (Polymetis @ 11/5/2011, 10:48) 
Il passo vuol dire semplicemente che le missioni apostoliche, ovviamente, predicavano la vita di Cristo, compresi i suoi miracoli. Dunque Pilato riferisce a Tiberio quali erano i fatti che gli apostoli predicavano per convincere la gente a credere a Cristo, e cioè la sua vita. Non ha nessuna rilevanza dunque che siano i fatti della vita di Cristo ad aver smosso Tiberio, perché il testo di Tertulliano non dice quando apprese questi fatti ed in che occasione, dice solo che furono essi la causa del favore imperiale. Sicché la Sordi sostiene che ci fossero dei disordini a causa della resistenza dei sinedriti e che, a causa di queste faide fratricide, Pilato fu costretto a mandare a Tiberio una relazione in cui si spiegava chi era Cristo, e cosa predicava. Questi fatti riportati da Pilato a Tiberio, così ben elencati da Tertulliano, mossero favorevolmente l’imperatore.

Idem come sopra. Sono affermazioni completamente gratuite.

Io devo attenermi quanto dice Tertulliano che invece è molto preciso e parla di tutt'altro (Ap.21).

Pilato infatti racconta a Tiberio di come Cristo, una volta risorto, avesse insegnato ai suoi discepoli per 40 giorni dandogli la missione di proclamare il suo Vangelo, e di come si fosse levato al cielo circondato da una nube.

Sono questi i soli fatti menzionati da Tertulliano e bastano e avanzano per convincere Tiberio della divinità di Cristo.

CITAZIONE (Polymetis @ 11/5/2011, 10:48) 
Non ha nessuna rilevanza che questi fatti siano avvenuti poco dopo la crocifissione, perché il testo non dice che Pilato abbia riferito questi fatti subito dopo la crocifissione, dice solo che furono questi fatti a convincere Tiberio, ma in quale occasione glieli abbia riferiti resta vago nel testo di Tertulliano. Sulla base delle altre fonti già citate, la Sordi colloca nel 35 questo rapporto, in cui Pilato spiegò a Tiberio la vita di Cristo onde illustrargli i suoi discepoli, e la necessità di questi rapporto a Tiberio fu causato dalle lotte in Giudea.

Pilato avrebbe dunque aspettato 5-6 anni prima di riferire a Tiberio della resurrezione e dell'ascensione di Cristo, ai quali aveva avuto la fortuna di assistere in diretta.
Molto improbabile.

Dal mio punto di vista, l'unica rilevanza di tutta questa questione del senato-consulto, sta nel fatto che chi ha praticato la censura negli Annali di Tacito (e in Velleio Patercolo) tra gli anni 29 e 31 A.D., riteneva, sulla base del racconto di Tertulliano di poter collocare questo senato-consulto proprio in quegli anni ed è giustamente quanto si può evincere in maniera naturale dal testo dell'Apologetico.
 
Top
view post Posted on 11/5/2011, 19:49     +1   -1
Avatar

Celebrità

Group:
Member
Posts:
1,826
Reputation:
+7

Status:


CITAZIONE
“dem come sopra. Sono affermazioni completamente gratuite.

Io devo attenermi quanto dice Tertulliano che invece è molto preciso e parla di tutt'altro (Ap.21).

Pilato infatti racconta a Tiberio di come Cristo, una volta risorto, avesse insegnato ai suoi discepoli per 40 giorni dandogli la missione di proclamare il suo Vangelo, e di come si fosse levato al cielo circondato da una nube.

Sono questi i soli fatti menzionati da Tertulliano e bastano e avanzano per convincere Tiberio della divinità di Cristo.”

Ma guarda che sei tu a fare affermazioni gratuite. Tu presumi che questa relazione di Pilato a Tiberio sia stata fatta del 29-30, e io t’ho semplicemente chiesto da dove l’ha ricavato visto che non sta scritto da nessuna parte. Il testo di Tertulliano dice solo quali sono i fatti raccontati da Pilato che hanno convinto Tiberio, non dice quando glieli abbia raccontati, se subito o 5 anni dopo. Sicché, semplicemente, stavo rispondendo alla tua accusa secondo cui la Sordi sbaglierebbe a collocare il senatoconsulto nel 35, visto che a tuo dire Tertulliano lo collocava nel 30. Io t’ho semplicemente risposto che la tua affermazione è campata per aria, e che dal testo di Tertulliano, che è ambiguo, non si può dedurre un emerito nulla, né che la relazione sia del 30, né che sia del 35, e infatti ho altresì precisato che la Sordi dichiara Tertulliano ambiguo circa la data, e che ricava il 35 da un paio di fonti del IV secolo. Sicché, dal testo tertullianeo non si deduce nulla, ma a differenza di te, che sostieni il 30 senza nessuna fonte, la Sordi ha invece due fonti che dicono 35.

CITAZIONE
Pilato avrebbe dunque aspettato 5-6 anni prima di riferire a Tiberio della resurrezione e dell'ascensione di Cristo, ai quali aveva avuto la fortuna di assistere in diretta.
Molto improbabile.”

E perché mai? Sconvolgente semmai sarebbe che gli abbia riferito subito di un fatto senza importanza, cioè la crocifissione di un malfattore. Nell’ipotesi della Sordi invece Pilato spiega a Tiberio la dottrina di Gesù 5 anni dopo perché in quel tempo ciò è reso necessario dai disordini causati dalla repressione del sinedrio sulle migliaia di seguaci di Cristo. Questo è il motivo per cui Pilato, 5 anni dopo, fa questa relazione.

CITAZIONE
“Infatti la Siria non c'entra proprio nulla e non è neppure menzionata da Tertulliano.
Ho tradotto io in maniera errata il passo dell'Apologetico.”

Il che non cambia di una virgola la mia argomentazione. Che Tiberio si dica persuaso della divinità di Cristo non base ai fatti della sua vita, non ci dice nulla su quando tali fatti gli siano stati riportati. Quindi non c’è alcuna prova interna a Tertulliano che dica che questa relazione sia da collocare nel 29-30, anzi, l’autore non dice un emerito nulla. Sicché di un ipotetico buco di Tacito in quegli anni non ce ne importa nulla.
CITAZIONE
“Qual è la fonte? Tertulliano non dice nulla di tutto ciò.”

Come sto spiegando la Sordi semplicemente si chiede cosa avesse potuto spingere Pilato a fare una relazione a Tiberio, e, visto che il testo di Tertulliano non dice quando avvenne, le possibilità sono ovviamente che l’abbia spedita dopo la morte di Gesù, o che l’abbia spedita anni dopo per via di altri tumulti. La Sordi sceglie la II opzione, sia perché suffragata dalle succitate fonti del IV secolo, a differenza del 30 che non è suffragato da nulla, sia perché trova che una relazione sulla morte di un singolo malfattore non costituisse un motivo valido per una relazione, mentre assai più rilevante da comunicare all’imperatore sarebbe stata una situazione di instabilità sociale in fieri causata dalle persecuzioni di migliaia di persone.

Ad maiora


 
Top
JohannesWeiss
view post Posted on 11/5/2011, 23:29     +1   -1




CITAZIONE
Credo che tu postuli una chiarezza che non era tale neppure nei cristiani. Chi crede che ci fosse un culto di Cristo non per questo sostiene che chi lo praticava smettesse di considerarsi giudeo. Anzi, i cristiani di origine giudaica sostenitori di questo culto ritenevano di essere il compimento della loro religione. Sicché, se loro non smisero di considerarsi Ebrei, come Paolo del resto, eppure adoravano Cristo, chi era Tiberio per potersi districare meglio in questa situazione e dire a questa gente che non era ebrea? Al massimo Tiberio avrebbe potuto prender atto dal fatto che c’erano dei Giudei che si comportavano diversamente dai loro correligionari, ma non è proprio questo che fa qualsiasi setta? E poi la designazione di ebreo come ripeto è etnica, e dunque, se c’erano degli ebrei che s’erano messi ad adorare Cristo, non è certo questa loro stramberia che poteva renderli meno Ebrei.

Va bene, non ho molto tempo per continuare la discussione, quindi lascio cadere questo punto della individuabilità socio-religiosa dei cristiani agli occhi di Tiberio (che pure resta di per sé rilevante se, come fanno abitualmente gli studiosi, si considera la notizia di Svetonio come la prova che a Roma i cristiani non erano ancora percepiti distintamente rispetto ai giudei: e se ciò valeva al tempo di Claudio, non poteva essere diversamente al tempo di Tiberio).
Ammettiamo quindi pure che Tiberio avesse semplicemente saputo da Pilato dell’esistenza di gruppi ebraici messianisti che consideravano il loro messia alla stregua di un Dio ed erano per questo perseguitati dall’autorità giudaica, e che egli abbia ritenuto di dover pacificare la situazione, magari individuando nella situazione un’occasione per valorizzare un messianismo ebraico puramente religioso e non-antiromano e, di converso, inibire quello politico e antiromano. Questo non sembra essere il modo in cui la Ramelli interpreta la cosa (dal momento che parla esplicitamente del riconoscimento di una nuova religione), ma va bene, proseguiamo con la tesi in versione-Sordi.

CITAZIONE
Ovviamente il discorso si sposta su altro piano se si vuole negare che ci fosse in date così alte una coscienza delle divinità di Cristo. Ma per Marta Sordi, che è abituata a prendere sul serio il Nuovo Testamento, questo problema ovviamente non si pone, né si dovrebbe porre per chi prenda sul serio l’inno cristologico in Fil 2,6.

Il discorso sullo sviluppo della venerazione cultuale di Cristo è molto complesso e sfumato. Hurtado (che va per la maggiore in materia, ma le cui posizioni dovrebbero comunque essere confrontate con quelle rivali di Maurice Casey e James Dunn) chiarisce molto bene che la venerazione cultuale di Gesù nel cristianesimo paolino si configura come un’associazione di Gesù al (o un’estensione a Gesù del) culto rivolto all’unico Dio, che conserva chiaramente una posizione di supremazia.
Ma possiamo qui esimerci dall’addentrarci nei dibattiti sull’esegesi dell’inno di Filippesi, come pure delle altre testimonianze congruenti paoline e pre-paoline. Il punto non è infatti se nel NT siano individuabili delle concezioni cristologiche all’insegna della divinità di Gesù, e nemmeno è in discussione che vi sia stata una precoce cristologia alta o della pre-esistenza (o meglio, lo è per Dunn, che vede nell’inno di Filippesi un esempio di cristologia adamitica – ma non addentriamoci) – preesistenza che comunque non equivale ipso facto a divinità, dato che anche la Sapienza e il Messia in certi settori giudaici potevano essere visti come preesistenti, senza per questo smettere di essere creature.
Il punto invece è questo: su quali basi possiamo affermare che l’Inno ai Filippesi o altre espressioni di cristologia in qualche modo “divina”, si fossero sviluppate non presto (perché questo lo concediamo quasi tutti) ma così presto da poter avere come effetto la proposta di deificazione di Gesù al senato romano nel 35?
E si badi bene a ciò che questo scenario implica, perché i tasselli del domino che devono precedere la proposta di Tiberio nel 35 sono i seguenti:
A) si deve dare a Tiberio il tempo di ricevere l’informazione da Pilato e di meditare il provvedimento;
B) si deve dare a Pilato il tempo di raccogliere bene le sue informazioni (dato che buona parte dell’anno se ne stava a Cesarea Marittima), valutarle e comunicarle a Tiberio;
C) si deve assegnare alle persecuzioni una durata congrua con l’estensione che vi si attribuisce, necessaria al fine di poter risultare politicamente significative agli occhi dei romani;
D) si deve concedere un certo tempo di dibattito e conflitto pre-persecutorio tra autorità e fazioni giudaiche (sinedrio e giudei ellenisti, poiché è da questi ultimi che parte la disputa contro Stefano) e giudeo-cristiani.
Solo a questo punto si arriva al tassello “proclamazione pubblica della divinità di Cristo” che innesca la serie, ma che suppone a sua volta il tempo di sviluppo che lo divide da quella che è la cristologia più antica in assoluto: la cristologia dell’esaltazione di Gesù e della sua costituzione a Messia da parte di Dio sulla base della risurrezione.
Considerato tutto questo (e ricordando anche che è tutto fuor che certo che Gesù sia stato crocifisso nel 30: senza arrivare al 36 di Kokkinos, c’è chi propende per il 31 o il 33, e francamente non sembra esserci modo di dirimere la questione con certezza) ritengo la tesi Sordi-Ramelli improponibile.

CITAZIONE
Non vedo come si possa presumere di saperne di più degli Atti degli Apostoli sul clima che si respirava. Indipendentemente dal valore numerico della persecuzione, la situazione era tesa, come mostrano arresti ed esecuzioni abusive come quella di Stefano, e a dire il vero ciò che conta non è che fosse davvero tesa ma che venisse percepita come tale da Pilato. Non vedo cosa ci sia di problematico nel versetto, che parla così chiaro: “In quel giorno, scoppiò una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme; tutti, ad eccezione degli apostoli, si dispersero nelle regioni della Giudea e della Samaria” (At 8,1-2)
Non capisco perché mai il fatto che si dica che gli apostoli restarono dovrebbe inficiare l’attendibilità della notizia. Questo particolare può avere diecimila spiegazioni e non c’è alcun motivo per dire che rifletta solo la percezione degli ellenisti. Forse il versetto vuole semplicemente dire che tutti si defilarono per paura mentre gli apostoli, in considerazione dell’incarico e della responsabilità che pensavano di avere verso la comunità, se ne andarono per ultimi. E’ lo stesso motivo per cui il capitano di una nave è l’ultimo che la abbandona quando sta affondando. Se si hanno delle responsabilità di governo infatti, se si è i punti di riferimento di una comunità, si deve restare per dare l’esempio, e resistere alle avversità testimoniando. Quindi, stando agli Atti degli Apostoli, cioè la fonte migliore che abbiamo, non ritengo che ci siano abbastanza elementi per screditare l’idea di una grande persecuzione.

La presunzione di “saperne più di Atti” è semplicemente la presunzione – se vogliamo chiamarla così – della critica storica. Ti sarà certamente noto che l’utilizzabilità di Atti come fonte storica è molto dibattuta (è una fonte tarda, variamente datata tra fine anni 80 e primo quarto del II secolo [così Pervo], e soprattutto è un’opera con la sua propria “agenda” teologica, bla bla bla).
Diciamo che, avendoti citato James Dunn con il suo recente Beginning from Jerusalem, io mi sono rifatto alla posizione più conservatrice all’interno dello spettro delle valutazioni accademiche.
Soprattutto la questione specifica – ovvero che la grande persecuzione generale di cui parla At 8,1b debba essere interpretata come un’iperbole, e che in realtà, sul piano storico, la persecuzione toccò solamente la fazione degli “ellenisti”, e nient’affatto quella degli “ebrei” – è oggetto di un consenso davvero molto vasto tra gli studiosi.
Riguardo ai nomi, posso farti i seguenti:
Barrett (Acts of the Apostles vol. 1, p. 390), Dunn (Beginning from Jerusalem, 274-277), Gnilka (I primi cristiani, pp. 320-321), Jossa (Giudei o cristiani?, p. 114), Lupieri (“Fra Gerusalemme e Roma” nella Storia del cristianesimo di Laterza, pp. 91-92) Marguerat “Ebrei e cristiani: la separazione” nella Storia del Cristianesimo di Borla, p. 195), Penna (Le prime comunità cristiane, p. 70), Pesch (Atti degli Apostoli, p. 352), Wedderburn (A History of the First Christians, pp. 56-58).
Ma, al di là dei nomi (che pure sono tanti e autorevoli) a me bastano le seguenti osservazioni: A) nelle persecuzioni di comunità e movimenti, si prendono solitamente di mira anzitutto i leader; il fatto che Atti, nel riferire di una grande persecuzione non menzioni la benché minima vessazione nei confronti degli apostoli (dei quali cii si era in precedenza premurati di riferire gli incarceramenti) significa che non ci fu alcuna persecuzione diretta contro costoro e la loro fazione (gli “ebrei”); B) di fatto, dopo aver riferito dei perseguitati dispersi che vanno per il paese ad annunciare la Parola, l’autore segue le vicende dell’ellenista Filippo; C) da Atti 9,26 risulta chiaro che in Gerusalemme non erano rimasti solo gli apostoli, ma anche dei “discepoli”.
Queste considerazioni inducono, a mio avviso giustamente, la maggioranza degli studiosi a concludere che solo la fazione ellenista della comunità gerosolimitana sperimentò conflitto e persecuzione da parte ebraica.

CITAZIONE
A me invece sembra che tu ragioni al rovescio. Il ragionamento da fare è invece che siccome non sappiamo di che cosa parli questo versetto di Svetonio, cioè non sappiamo chi siano questi ebrei (se “ebrei ebrei” o “ebrei cristiani”) e non sappiamo neppure chi sia Chresto (se Cristo o un altro), allora questo versetto non può essere portato come prova di alcunché. Esso non smuove la tesi della Sordi o per la spiegazione della Sordi (e cioè: non erano cristiani), o per il motivo da me detto (parlare di Ebrei istigati da Cristo non implica una mancata distinzione, perché forse non c’era niente da distinguere, erano davvero ebrei (etnicamente) e cristiani al medesimo tempo). La tua tesi, cioè che questa citazione dimostri una confusione tra ebrei come religione e cristiani come religione richiede che si possa provare che questo versetto abbia un’interpretazione univoca, quella che dai tu, mentre alla Sordi non serve provare che la sua lettura è giusta, le basta provare che non c’è alcuna lettura sicura, al fine di poter dire che questa citazione, poiché equivoca, non la può ostacolare.

Non ho mai detto che il passo di Svetonio sia passibile di un’interpretazione univoca, anzi, al contrario, ho evidenziato subito la sua oscurità. Ho semplicemente detto che mi sembra ci siano buone basi per ritenere probabile che esso si riferisca ad un editto di espulsione che colpì “ebrei ebrei” insieme ad “ebrei cristiani”, e che perciò attesti una percezione ancora confusa dei cristiani da parte dei romani, riportando l’affermazione di Jossa secondo cui questa è l’interpretazione maggioritaria.
Se poi si vuole dire che la discutibilità del passo di Svetonio fa sì che esso non possa essere usato come argomento contro la tesi della Sordi, allora direi che nemmeno la Sordi può invocare la grande persecuzione di Atti 8,1 (non so se lo faccia, ma devo presumere di sì) nella propria argomentazione, dal momento che l’interpretazione “generalista” del passo di Atti è non solo controversa ma anche ampiamente rifiutata.
Voglio dire che non si può pretendere che le obiezioni siano valide solo se fondate su evidenze irrefutabili, perché le evidenze irrefutabili in questo campo sono estremamente rare. L’argomento dal passo di Svetonio non sarà un’obiezione irrefutabile, ma è un’obiezione ragionevole, dal momento che l’interpretazione del passo maggioritaria tra gli studiosi è che esso attesti un’indiscernibilità dei cristiani dagli ebrei agli occhi dei romani.

CITAZIONE
Il discorso di Stefano contiene un po’ di tutto, dunque è un po’ difficile stabilire cosa rese furibondi i Giudei. Comunque, se fosse stata solo l’osservanza della legge, non si spiegano gli arresti degli apostoli, come Pietro, che precedono il martirio di Stefano.

Perché sarebbe difficile? Atti è molto chiaro su questo: “Costui non cessa di proferire parole contro questo luogo sacro e contro la legge” (At 6,12). E tutti gli studiosi che ho letto non hanno difficoltà ad accettare che sia stato appunto un atteggiamento in qualche modo critico verso la legge e il tempio da parte degli “ellenisti” a causare il conflitto. In ogni caso, se l’autore di Atti avesse pensato che la causa del martirio di Stefano e della seguente persecuzione fosse la proclamazione cristologica, non si sarebbe certo fatto pregare due volte per metterlo in evidenza.
Che poi la proclamazione cristologica petrina – ma, attenzione!, di una cristologia ancora incentrata sulla risurrezione e la messianità, e non certo sulla divinità - sia stata all’origine di alcuni blandi arresti subiti dagli apostoli, è chiaro tanto quanto è chiaro che questa proclamazione cristologica non costituì di fatto per il sinedrio una ragione valida per passare a provvedimenti più drastici (vedi At 4,21 “…non trovando motivi per punirli”) e difatti fino ad Agrippa le “colonne” non saranno oggetto di alcuna vessazione significativa.
Quindi, gli arresti degli apostoli (sempre a voler concedere la loro storicità, dato il modo angelico in cui si risolvono) si spiegano perfettamente in ragione di una loro proclamazione messianica comprensibilmente fastidiosa agli occhi delle autorità; un fastidio che però non condusse ad alcuna vessazione degna di nota.


Riepilogando, ritengo la tesi Sordi-Ramelli storicamente inverosimile (se non impossibile) per le seguenti ragioni:

A) Attribuisce a Tiberio un progetto assurdo quale divinizzare un criminale pubblicamente condannato come sedizioso l’altro ieri (e se anche volessimo pensare, contro ogni verosimiglianza storica, che Pilato sia stato un povero burattino nelle mani dei sanguinari sinedriti, che poi va a piagnucolare da babbo Tiberio, bisognerebbe comunque presumere che babbo Tiberio gli dicesse “Caro Ponzio, quel che hai scritto, hai scritto. La minchiata ormai l’hai fatta: se io ora mi metto a divinizzare il buon Gesù che condannasti l’altro ieri, con quale credibilità e autorevolezza potremo mai governare i riottosi giudei?)
B) Presuppone, anzi esige, un processo cristologico che raggiunge lo stadio del culto divino a Gesù in modo talmente veloce e precoce che praticamente non è nemmeno un processo, ma una produzione istantanea all’indomani della risurrezione.
C) Attribuisce ai romani la percezione di un’instabilità politica palestinese causata da presunte massicce persecuzioni contro i cristiani, delle quali non vi è in realtà la benché minima traccia, dal momento che negli anni 30 l’unico conflitto serio che si registra è quello che coinvolse esclusivamente la fazione “ellenista” di Stefano & Co.

Mi fa piacere che tu riconosca la solidità della A), ma sinceramente ritengo che anche la solidità della B) e della C) non sia affatto inferiore. Ho lasciato invece cadere l’obiezione della non-individuabilità socio-religiosa dei cristiani agli occhi dei romani nel 35 (che pur ritengo valida), in quanto da come presenti la tesi della Sordi non appare rilevante (mentre mi sembra che lo sia rispetto al modo in cui la Ramelli presenta la tesi nell’articolo in inglese linkato).

Con ciò penso di terminare qui la discussione, o meglio devo promettermi di farlo, perché in questi giorni ho delle incombenze e la discussione si è fatta un po’ onerosa. Naturalmente però rispondi pure.
 
Top
view post Posted on 12/5/2011, 09:59     +1   -1
Avatar

Celebrità

Group:
Member
Posts:
1,826
Reputation:
+7

Status:


Per Weiss

CITAZIONE
“Va bene, non ho molto tempo per continuare la discussione, quindi lascio cadere questo punto della individuabilità socio-religiosa dei cristiani agli occhi di Tiberio (che pure resta di per sé rilevante se, come fanno abitualmente gli studiosi, si considera la notizia di Svetonio come la prova che a Roma i cristiani non erano ancora percepiti distintamente rispetto ai giudei: e se ciò valeva al tempo di Claudio, non poteva essere diversamente al tempo di Tiberio).

Che questo passo provi una confusione tra ebrei e cristiani dipende dall’identificazione previa di Chresto con Cristo (che io approvo), ma dipende pure dal dimenticare che se questi cristiani erano Ebrei allora che degli Ebrei siano scacciati in nome di Chresto non dimostra nessuna confusione.

CITAZIONE
CITAZIONE
Il punto invece è questo: su quali basi possiamo affermare che l’Inno ai Filippesi o altre espressioni di cristologia in qualche modo “divina”, si fossero sviluppate non presto (perché questo lo concediamo quasi tutti) ma così presto da poter avere come effetto la proposta di deificazione di Gesù al senato romano nel 35?”

Suppongo perché la chiarezza della divinità di Cristo avvenne con la resurrezione del medesimo. Stando ad una frase giovannea messa in bocca a Tommaso, a lungo considerata impossibile in base al solo pregiudizio che una cristologia alta fosse tarda, l’apostolo scettico avrebbe proclamato Gesù suo Signore e Dio.

CITAZIONE
“Il discorso sullo sviluppo della venerazione cultuale di Cristo è molto complesso e sfumato. Hurtado (che va per la maggiore in materia, ma le cui posizioni dovrebbero comunque essere confrontate con quelle rivali di Maurice Casey e James Dunn) chiarisce molto bene che la venerazione cultuale di Gesù nel cristianesimo paolino si configura come un’associazione di Gesù al (o un’estensione a Gesù del) culto rivolto all’unico Dio, che conserva chiaramente una posizione di supremazia.”

La supremazia la riconosce pure la moderna teologia, si chiama “monarchia del Padre”, ma si interpreta nel senso di una subordinazione fontale, vale a dire che dipende dal fatto che Cristo riceve tutto il suo essere dal Padre che l’ha generato. Ciò tuttavia non scalfisce l’uguaglianza in termini di condizione e potere tra generante e generato. Infatti si può leggere l’arpagmnon di Filippesi come “aggrapparsi”, e del resto è ciò che fa la CEI, e dunque tradurre con qualcosa del tipo: “non considerò l'essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma spogliò se stesso”. Sicché si può interpretare una fonte in modo da intendere che già in questo antico inno Gesù era considerato uguale a Dio.
CITAZIONE
“preesistenza che comunque non equivale ipso facto a divinità, dato che anche la Sapienza e il Messia in certi settori giudaici potevano essere visti come preesistenti, senza per questo smettere di essere creature.”

La frase “en morphe theou”, cioè “in forma di Dio”, giacché “forma” era nella filosofia post-aristotelica l’essenza e la sostanza di un individuo, impone come lettura più probabile di dire che “en morphe theou” vada tradotto con “pur essendo di natura divina” o “di condizione divina”.

CITAZIONE
Il punto invece è questo: su quali basi possiamo affermare che l’Inno ai Filippesi o altre espressioni di cristologia in qualche modo “divina”, si fossero sviluppate non presto (perché questo lo concediamo quasi tutti) ma così presto da poter avere come effetto la proposta di deificazione di Gesù al senato romano nel 35?”

Generalmente quest’inno viene considerato non paolino ma pre-paolino. Anzi, viene da chiedersi come sia possibile inventarsi che qualcuno è Dio in così pochi anni, e con i suoi apostoli ancora in vita. Una cosa del genere o c’è ab origine, oppure, in un tempo così breve, non si sviluppa. Ne è prova il fatto che quando nell’ottocento si poteva fantasticare con la datazione dei Vangeli, stante il fatto che non avevamo papiri come il P52, si datava il Vangelo di Giovanni al II secolo solo per il fatto che si riteneva impossibile che una cristologia tanto alta avesse avuto il tempo di svilupparsi nel I secolo.

CITAZIONE
“La presunzione di “saperne più di Atti” è semplicemente la presunzione – se vogliamo chiamarla così – della critica storica.”

La quale ha delle ragioni validissime, che vanno discusse, quando trova delle incoerenze o delle cose che non si spiegano altrimenti, e che tu hai provato ad elencare, ma non ha nessuna ragione quando i particolari che le stonano sono invece spiegabilissimi presumendo invece che le fonti abbiano ragione. Specie perché, essendo gli Atti praticamente l’unica fonte utilizzabile per stabilire la natura di questi conflitti, non abbiamo altre fonti per smentirli, e dobbiamo solo fare delle congetture basate su ipotetiche incongruenze nel testo.

CITAZIONE
“Ma, al di là dei nomi (che pure sono tanti e autorevoli) a me bastano le seguenti osservazioni: A) nelle persecuzioni di comunità e movimenti, si prendono solitamente di mira anzitutto i leader; il fatto che Atti, nel riferire di una grande persecuzione non menzioni la benché minima vessazione nei confronti degli apostoli (dei quali cii si era in precedenza premurati di riferire gli incarceramenti) significa che non ci fu alcuna persecuzione diretta contro costoro e la loro fazione (gli “ebrei””

Oppure significa semplicemente che, come ho spiegato, perseguitare e riuscire a prendere sono cose diverse. Gli apostoli possono essere rimasti a Gerusalemme anche per il semplice fatto che, come capi, hanno sentito la responsabilità di resistere in loco per essere colonne della comunità perseguitata e un sostegno nelle difficoltà (esattamente come il capitano di una nave che affonda è l’ultimo ad abbandonarla).
Il fatto che furono incarcerati, dimostra invece che la persecuzione era diretta anche contro di loro, il fatto che poi abbiano resistito a Gerusalemme e non li abbiano più presi, significa solo che si sono nascosti bene. Questo è un modo di leggere le fonti senza usare un criterio del sospetto preventivo.

CITAZIONE
B) di fatto, dopo aver riferito dei perseguitati dispersi che vanno per il paese ad annunciare la Parola, l’autore segue le vicende dell’ellenista Filippo;”

Non vedo proprio cosa provi se non il fatto che è quella vicenda quella più rilevante e temporalmente successiva a quella che aveva appena raccontato.

CITAZIONE
“ da Atti 9,26 risulta chiaro che in Gerusalemme non erano rimasti solo gli apostoli, ma anche dei “discepoli”.”

Visto che i due versetti, cioè 8,1 e 9,26 non si riferiscono allo stesso momento temporale, nulla vieta che nel frattempo la situazione si fosse modificata. Come sempre, noi non abbiamo il binocolo sul I secolo e un testo non è obbligato a raccontarci tutto.

CITAZIONE
“Queste considerazioni inducono, a mio avviso giustamente, la maggioranza degli studiosi a concludere che solo la fazione ellenista della comunità gerosolimitana sperimentò conflitto e persecuzione da parte ebraica”

Viene da chiedersi anche che giurisdizione potesse mai avere il sinedrio su dei gentili convertiti al cristianesimo. La lapidazione di Stefano apre il più grande problema di come conciliare questa esecuzione con la frase dei sinedriti a Pilato secondo cui ai Giudei non era possibile mettere a morte nessuno. Se dunque in questo caso accadde, è perché fu una “lapidazione” spontanea ed incontrollata, partita dalle viscere degli auditori scandalizzati. Se dunque tale lapidazione su abusiva, come sembra, non si dovrebbe tornare all’idea generale che il sinedrio può occuparsi solo delle manchevolezze degli Ebrei e dunque non avrebbe alcun potere per perseguire dei Gentili, o peggio, i soli Gentili? Più probabile mi sembra è che abbiano deciso di perseguitare il movimento cristiano in generale, sapendo che era di matrice ebraica per lo più, e che nelle maglie della persecuzione siano caduti anche dei Gentili. Perché il contrario, cioè che si mettano a perseguitare specificatamente dei gentili, e che “Saulo entrava nelle case, prendeva uomini e donne e li metteva in carcere” sia un atteggiamento decisamente improbabile se rivolto a delle persone su cui i sinedriti non avevano nessuna giurisdizione.

CITAZIONE
Ho semplicemente detto che mi sembra ci siano buone basi per ritenere probabile che esso si riferisca ad un editto di espulsione che colpì “ebrei ebrei” insieme ad “ebrei cristiani”, e che perciò attesti una percezione ancora confusa dei cristiani da parte dei romani, riportando l’affermazione di Jossa secondo cui questa è l’interpretazione maggioritaria.”

Non ho capito quali sarebbero le buone basi, tutte e tre le idee concorrenti mi sembrano senza prove.

CITAZIONE
“Se poi si vuole dire che la discutibilità del passo di Svetonio fa sì che esso non possa essere usato come argomento contro la tesi della Sordi, allora direi che nemmeno la Sordi può invocare la grande persecuzione di Atti 8,1 (non so se lo faccia, ma devo presumere di sì) nella propria argomentazione, dal momento che l’interpretazione “generalista” del passo di Atti è non solo controversa ma anche ampiamente rifiutata”

E’ una faccenda molto diversa. Nel caso di Svetonio è la fonte ad essere oscura, nel caso degli Atti invece la fonte è chiara, ma semplicemente si sceglie di non prenderla sul serio, cioè alla lettera. Sono due fatti cioè molto diversi. In un caso è la fonte primaria ad essere oscura, nell’altro al contrario la fonte è chiara , ma semplicemente alcuni studiosi non la ritengono plausibile e dunque la ignorano.
CITAZIONE
“Voglio dire che non si può pretendere che le obiezioni siano valide solo se fondate su evidenze irrefutabili, perché le evidenze irrefutabili in questo campo sono estremamente rare”

Non ho mai detto questo. Sto solo dicendo che, in linea di principio, io tendo ad avvicinarmi con simpatia alle fonti, e se ci sono modi per salvaguardarle, senza pensare che dicano il falso, percorro queste vie volentieri. In questo modo si ha il notevole pregio di avere un’interpretazione che tiene insieme un maggior numero di fonti, cioè che rende conto di più indizi, piuttosto che un’intepretazione che ne scarta di più.
CITAZIONE
“Perché sarebbe difficile? Atti è molto chiaro su questo: “Costui non cessa di proferire parole contro questo luogo sacro e contro la legge” (At 6,12)”

C’è anche il passo prima “Lo abbiamo udito pronunciare parole blasfeme contro Mosè e contro Dio”. Cosa siano queste blasfemie contro Dio, non è dato sapere, esattamente come non è dato sapere cosa siano le parole “contro il luogo santo”, cioè contro il tempio del culto yahwista. Forse un’eccessiva esaltazione di Gesù era ipso facto una bestemmia anti-monoteista. E’ noto infatti che il Gesù dei Vangeli identifica se stesso come “tempio”.

CITAZIONE
“E tutti gli studiosi che ho letto non hanno difficoltà ad accettare che sia stato appunto un atteggiamento in qualche modo critico verso la legge e il tempio da parte degli “ellenisti” a causare il conflitto. In ogni caso, se l’autore di Atti avesse pensato che la causa del martirio di Stefano e della seguente persecuzione fosse la proclamazione cristologica, non si sarebbe certo fatto pregare due volte per metterlo in evidenza.”

La persecuzione contro i cristiani non è solo il caso di Stefano. Che Stefano per ipotesi sia stato condannato solo per alcuni suoi discorsi sulla Legge ed il Tempio (o per quello che i suoi interlocutori avevano capito circa questi temi), non toglie che il ventaglio delle accuse contro i cristiani in generale potesse esser più vasto.

CITAZIONE
“Che poi la proclamazione cristologica petrina – ma, attenzione!, di una cristologia ancora incentrata sulla risurrezione e la messianità, e non certo sulla divinità - sia stata all’origine di alcuni blandi arresti subiti dagli apostoli, è chiaro tanto quanto è chiaro che questa proclamazione cristologica non costituì di fatto per il sinedrio una ragione valida per passare a provvedimenti più drastici (vedi At 4,21 “…non trovando motivi per punirli”) e difatti fino ad Agrippa le “colonne” non saranno oggetto di alcuna vessazione significativa.”

A me mettere in galera, in attesa di chissà che cosa tra l’altro, pare alquanto significativo invece, perché spesso mettere in prigione è solo il primo passo verso un’esecuzione capitale. Che poi siano fuggiti ci ha privato del diletto di sapere che cosa ne avrebbero fatto di loro. Comunque, inquietante, è che Pietro non fa che dire che stesse cose che, proclamate da Gesù davanti al sinedrio, gli procurarono la condanna a morte. Sicché forse nella semplice dichiarazione di messianicità e resurrezione, si nasconde qualcosa di più grave tra le pieghe.
CITAZIONE
"Con ciò penso di terminare qui la discussione, o meglio devo promettermi di farlo, perché in questi giorni ho delle incombenze e la discussione si è fatta un po’ onerosa. Naturalmente però rispondi pure"

Io non credo a questo senatoconsulto, ma come ripeto i motivi per cui non ci credono solo solo che c'è solo Tertulliano a parlarne. Mi sembra invece che le altre obiezioni avanzate non reggano. Tutto qui.
 
Top
Saulnier
view post Posted on 14/5/2011, 10:52     +1   -1




CITAZIONE (Polymetis @ 11/5/2011, 20:49) 
Io t’ho semplicemente risposto che la tua affermazione è campata per aria, e che dal testo di Tertulliano, che è ambiguo, non si può dedurre un emerito nulla, né che la relazione sia del 30, né che sia del 35, e infatti ho altresì precisato che la Sordi dichiara Tertulliano ambiguo circa la data, e che ricava il 35 da un paio di fonti del IV secolo.

Appunto, la tesi della Sordi e della Ramelli, si basa non sul testo di Tertulliano ma su quello di Eusebio del Chronicon, che in due righe riesce a distorcere completamente il testo dell’Apologetico e a fargli dire cose che in realtà non dice e che potevano essere d’attualità forse al III-IV secolo (il che la dice lunga sull’attendibilità di questa testimonianza).

Pilato de Christianorum dogmate ad Tiberium referente Tiberius retulit ad senatum, ut inter cetera sacra reciperetur. Verum cum ex consulto patrum Christianos eliminari Urbe placuisset, Tiberius per edictum accusatoribus Christianorum comminatus est mortem. Scribit Tertullianus in Apologetico.

Ovvero:

1) Che secondo Tertulliano, Tiberio riferì al Senato della dottrina dei Cristiani, affinché fosse accettata tra le altre religioni riconosciute.

2) Che ci fu, in seguito a questa richiesta, un decreto dei padri che intimava l’espulsione dei cristiani dalla città di Roma

CITAZIONE (Polymetis @ 11/5/2011, 20:49) 
Sicché, dal testo tertullianeo non si deduce nulla, ma a differenza di te, che sostieni il 30 senza nessuna fonte, la Sordi ha invece due fonti che dicono 35.

E’ qui che ti sbagli, Polymetis, siamo io, Orosio e il monaco che ha censurato Tacito contro di te, la Sordi ed Eusebio. :033.gif:

CITAZIONE
Io non credo a questo senatoconsulto

Dopo lunghe ricerche, ho scovato, nelle pieghe della discussione, un’ affermazione che condivido.
 
Top
31 replies since 8/5/2011, 13:22   3321 views
  Share