CITAZIONE (Lucifero ~Sapere Aude~ @ 22/5/2011, 01:03)
Beh, scusa, allora dimmelo tu, come avrei dovuto chiamarla?
"Versione" in filologia vuol dire propriamente "traduzione" (lat.
vertere). Se vuoi riferirti ad una famiglia testuale con caratteri propri è preferibile "recensione" (che pure significa anche altre cose se si parla, ad esempio, di critica testuale). "Edizione" invece va meglio se, ad esempio, hai a che fare con un'opera che ha avuto distinti momenti ecdotici: se, cioè, l'autore stesso ha messo in circolazione due o più edizioni differenti della medesima opera, avendola ritoccata negli anni. Dunque "versione", "recensione" (meno propriamente "redazione"), "edizione" sono termini precisi che vanno utilizzati in maniera acconcia.
Non entro nel merito del discorso che fai sulla LXX vs. TM perché esso è enormemente più complesso di quanto accenni. Per dare un'idea di questo e contemporaneamente mostrare una
pars construens sul merito del nostro topic, faccio qualche riflessione per iniziare a sistematizzare il discorso su un piano strettamente filologico, in ottica comparata.
Parto dai testi. Mi limito all'esame dei vv. 6 e 7a, il primo dei quali è utile per fissare alcune relazioni tra le diverse famiglie testuali. Associo, ad uso dei foristi a digiuno di lingue antiche, delle traduzioni letterali. Intanto i testi base di riferimento:
LXX (Rahlfs)6 μακάριος ἀνήρ, οὗ ἐστιν ἡ ἀντίλημψις αὐτοῦ παρὰ σοῦ, κύριε·
beato l'uomo il cui rifugio è presso di te, Signore
ἀναβάσεις ἐν τῇ καρδίᾳ αὐτοῦ διέθετο
ha disposto nel suo cuore ascensioni
7 ἐν τῇ κοιλάδι τοῦ κλαυθμῶνος εἰς τόπον, ὃν ἔθετο·
nella valle del piangente, al luogo che ha stabilito
BHS
אַשְׁרֵ֣י אָ֭דָם עֽוֹז־ל֥וֹ בָ֑ךְ מְ֝סִלּ֗וֹת בִּלְבָבָֽם
עֹבְרֵ֤י׀ בְּעֵ֣מֶק הַ֭בָּכָא מַעְיָ֣ן יְשִׁית֑וּהוּ
6 Beato l'uomo che (ha) in te la sua forza,
nei loro cuori (ci sono) le vie del pellegrinaggio
7 Passando per la valle del pianto la cambia in una sorgente,
La corruzione sembra iniziare già nel TM al secondo emistico del v.6, dove ci si sarebbe aspettato un singolare (visto che si parla di un אדמ) e invece abbiamo לבבמ al posto di לבב. Il problema naturalmente potrebbe non essere insormontabile, vuoi per la maggiore flessibilità nelle concordanze nelle lingue semitiche, vuoi per un possibile aspetto di collettività in אדמ, ma comunque il fatto è evidente.
La LXX comunque segue una strada diversa: non parla di forza ma di rifugio, e aggiunge κύριε, tanto che Simmaco rivede e rende più letteralmente ἄνθρωπος ὁ ἰσχύων ἐν σοι. Proprio questa revisione testimonia forse che già nel II secolo c'era difficoltà a intendere hoz, probabilmente perché è scritto insolitamente col
waw, che Simmaco trasforma infatti in un participio, così che la frase suona ora: "beato l'uomo che è forte in te". Analoga incertezza sul secondo emistico. Il TM ha letteralmente "nei loro cuori (ci sono) le vie del pellegrinaggio", che Simmaco rende pressoché
verbatim con una costruzione pesante: τῆς τρίβου σου οὔσης αὐτοῖς ἐν τῇ καρδίᾳ αὐτῶν ma interpola σου, segno che sicuramente aveva sotto mano un testo ebraico col pronome suffisso a מסלות.
Ma i guai iniziano a cavallo tra il v. 6 e il 7, giacché la LXX riferisce διέθετο (che tradurrebbe il participio עברי) ai pellegrinaggi (cioè "si dispone in cuor suo ai pellegrinaggi") quando invece nel TM sembra indipendente e riferirsi al nostro lemma della valle misteriosa. Aquila rende esattamente il TM: παρερχόμενοι ἐν κοιλάδι τοῦ κλαυθμοῦ πηγὴν θήσονται αὐτήν (passando nella valle del pianto la trasformeranno in una fonte), mentre Simmaco ἣν παροδεύων κοιλάδα ἔκλαιεν, πηγὴ τάξεται, laddove παροδεύων è una congettura dalla retroversione dalla siroesaplare (Eusebio riferisce a Simmaco προοδεῦων). La frase è stravolta: "attraversando la qual valle piangeva, una fonte sarà stabilita". La LXX percorre una strada ancora diversa: "nella valle del piangente verso un luogo stabilito"
Il parallelo testo ge'ez (
LINK) sembra particolarmente interessante perché sembra non capire il senso del testo, infatti legge (traduzione mia letterale):
beato l'uomo che ha creduto in te suo aiuto, o Signore
e che decide nel profondo del suo cuore, nella valle del pianto, terra presso cui li hai stabiliti
Qui il traduttore mostra di dipendere dai LXX e non dal TM, perché
zaebaelahelu (lett. che nel sopra) mi sembra una incomprensione di ἀναβάσεις. Tuttavia la lettura del v.6 potrebbe suggerire una forma della LXX intermedia tra il
textus receptus (o comunque la debole ricostruzione di Rahlfs) e un ipotetico Ur-text da cui sgorga anche il TM. Ciò potrebbe verificarsi anche (e secondo me è il caso) in cui il salmo etiope dipendesse da un ramo collaterale periferico di una delle prime LXX cristiane.
Se tale ipotesi fosse fondata, ci sarebbe ancora un altro argomento contro il toponimo, giacché il ge'ez si riferisce proprio al pianto, e non a colui che piange, come avrebbe voluto una pedissequa resa della LXX allo stato attuale.
Dunqe da questo primo esame comparato (da prendere per carità con ogni benefico d'inventario!) propenderei per una "valle del pianto", forse così chiamata a causa della sua aridità (ciò che determina l'antitesi con le sorgenti).In questo caso il TM rappresenterebbe un testo preferibile rispetto ai LXX, anche se non esente da problemi.