Studi sul Cristianesimo Primitivo

Esistono le traduzioni?, Problema di filosofia del linguaggio

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view post Posted on 9/7/2011, 17:54     +1   -1
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" tuttavia le regole esistono e dovrebbero essere seguite."

Conosco diversi linguisti e filosofi del linguaggio che non sarebbero d'accordo su nessuno dei due membri della frase.

Ad maiora
 
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thebigoak
view post Posted on 9/7/2011, 18:30     +1   -1




CITAZIONE (Polymetis @ 9/7/2011, 18:54) 
CITAZIONE
" tuttavia le regole esistono e dovrebbero essere seguite."

Conosco diversi linguisti e filosofi del linguaggio che non sarebbero d'accordo su nessuno dei due membri della frase.

Ad maiora

Per Polymets:
E tu sei d'accordo in maniera assoluta?
Se fosse così - in modo assoluto - le così dette traduzioni non esisterebbero nemmeno e qualora vi fossero sarebbero inutili.
Non dico che esista una traduzione ad equivalenza formale, sebbene qualcuno le tenti e lì, darei ampia ragione a chi dice che le traduzioni non esistono ecc... Ma almeno quella ad equivalenza dinamica credo che abbia senso. Altrimenti attraverso cosa si potrebbe comunicare con una discreta percentuale di esattezza quantomeno il senso della lingua di partenza con quella di arrivo?


Per Lucifero:
Ok, grazie, cercherò di usarlo come mi hai suggerito.
 
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view post Posted on 10/7/2011, 00:14     +1   -1
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"Se fosse così - in modo assoluto - le così dette traduzioni non esisterebbero nemmeno e qualora vi fossero sarebbero inutili."

Perché? Tu credi che le traduzioni esistano? Il concetto è impossibile. Così come è impossibile la comunicazione trasparente all'interno della stessa lingua.
O forse ti illudi che io capisca quello che tu scrivi, e che tu capisci quel che scrivo io?


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thebigoak
view post Posted on 10/7/2011, 02:08     +1   -1




CITAZIONE (Polymetis @ 10/7/2011, 01:14) 
CITAZIONE
"Se fosse così - in modo assoluto - le così dette traduzioni non esisterebbero nemmeno e qualora vi fossero sarebbero inutili."

Così come è impossibile la comunicazione trasparente all'interno della stessa lingua.

Ad maiora

Di più, a questo punto, se andassi in maniera assoluta nella tua direzione: cioè, quanto sono sicuro di stare esprimendo con la parola ciò che sento? Sono sicuro di stare esprimendo-traducendo quello che voglio esprimere?
In maniera assoluta non si sarebbe qui a cercare di venirne fuori. Il ragionamento stesso non avrebbe senso, e non avrebbe senso nemmeno il ragionamento che vorrebbe in modo assoluto una illusione totale del comprendersi.

Invece un concetto potrebbe esser chiaro: non ci si capirebbe. E allora se un concetto potrebbe esser chiaro, ce ne potrebbero essere forse altri altrettanto chiari... da esseri umani, da esseri relazionali, quali siamo possiamo comunicare e capirci. Forse per speculum et in aenigmate, ma questo compromesso è sufficiente.

Per esempio: Tu hai detto di conoscere linguisti e filosofi del linguaggio che non sarebbero d'accordo su nessuno dei due membri della frase che ho scritto. Ti ho chiesto se eri d'accordo con loro in maniera assoluta, ma non mi è arrivata risposta. Considerando, per un attimo, una risposta implicita affermativa direi così: mi hai detto che è impossibile la comunicazione trasparente all'interno della stessa lingua. Come, dunque, avresti capito e conosciuto il pensiero dei filosofi che non sarebbero d'accordo su nessuno dei due membri della frase che ho scritto, tale da farti affermare che loro hanno effettivamente espresso ciò che hanno scritto?

Di nuovo, allora ti chiedo: sei d'accordo con loro in maniera assoluta?

Sul "trasparente" ci sono, concordo... ma non in maniera assoluta.

Es.
- Quanto segna la temperatura del tuo termometro?
- 38
- Dunque hai la febbre?
- Si

Ci si basa su dei compromessi? La temperatura è a 38 ed indica febbre perché così si è deciso. Si è deciso così perché ci si è comunicati qualcosa, ci si è comunicati qualcosa e ci si è capiti... le generazioni future - a meno che non si decida di cambiare le carte in tavola con i relativi compromessi - continueranno a capirsi su queste basi: quando la linea del mercurio segna 38 si ha la febbre.

Dove ci porta questo discorso?

TBO
 
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Hard-Rain
view post Posted on 10/7/2011, 08:23     +1   -1




Intanto nessuna traduzione ha senso se non in base a un contesto e questo è particolarmente vero nelle lingue antiche. Ciò premesso agli apostoli vengono dati dei poteri soprannaturali del tutto gratuiti da Dio: "guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni". Gesù esorta ad essere generosi nell'esercizio di questi doni che sono stati conferiti in modo gratuito. δωρεα in greco è un sostantivo che significa "dono", "regalo". L'accusativo può essere sia oggetto diretto di un verbo transitivo, sia un avverbio che significa "gratuitamente", "gratis". Di conseguenza il senso della frase è: "[poichè] avete ricevuto (scil. "i doni di cui prima") gratuitamente, date (imper.vo) gratuitamente". Il "poichè" formalmente non c'è nel testo, va intuito dal contesto: la frase infatti dà luogo ad un asyndeton tipico delle sentenze e degli apofthegmata, inteso come accostamento di due segmenti senza congiunzione o altra particella che espliciti più direttamente i rapporti tra i due segmenti della frase.
 
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view post Posted on 10/7/2011, 08:29     +1   -1
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Sono convinto che le traduzioni non esistano, perché ho esperienza di traduttore e mi sono reso conto che la parola che scelgo nella lingua d'arrivo non veicola mai lo stesso spettro semantico della lingua di partenza. Ci sono poi cose, specie del greco, che in italiano non si possono proprio rendere, come alcuni valori della diatesi media, e che ci si deve ridurre a segnalare in nota con delle perifrasi perché non è possibile condensare in una sola frase italiana l'equivocità del greco.
Io non pratico il nichilismo semantico alla Gorgia da Leontini. Penso sia possibile, in una conversazione, una comunicazione non trasparente, nel senso che ci si capisce perché la comprensione, pur essendo imprecisa, spesso è definita a sufficienza per capirsi. Anziché un colore definito bianco o nero, potremmo dire che il linguaggio ci fa percepire quel che dice l'altro attraverso una sfumatura di grigio...
Comunque sia, difendo la specificità dei traduttori, senza voler fare lo scettico radical chic.

Ad maiora
 
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Hard-Rain
view post Posted on 10/7/2011, 09:08     +1   -1




Ci sono anche parole che in italiano devono essere tradotte per forza in modo diverso. Per esempio ακρα qui in un testo di Arriano in alcuni passaggi significa "fortezza", in altri "vetta/sommità" della città senza necessariamente avere una connotazione militare. In italiano non esiste una parola univoca per tradurre ακρα e in greco il senso deve essere dedotto dal contesto. Certo se traducessimo sempre e comunque ακρα con una parola italiana e basta, commetteremmo degli errori. Lo stesso vale per una miriade di altre parole come αρχη, κοσμος, ecc...
 
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6 replies since 9/7/2011, 17:54   125 views
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